La casa editrice La Zisa nasce nel 1988 a Palermo e in breve tempo si afferma nel settore dell'editoria di qualità proponendo classici ormai dimenticati e nuovi autori di talento.
martedì 8 gennaio 2019
“PICCOLI E BELLI LA SCOMMESSA DEGLI EDITORI” di Marta Occhipinti (Repubblica-Palermo, 28/12/2018)
mercoledì 19 marzo 2014
Ebraismo, Nasce in Sicilia la sezione dell’associazione Amici d’Israele – Adi
Nasce la sezione siciliana dell’associazione Amici d’Israele (Adi). Promotore dell’iniziativa è il giornalista ed editore palermitano Davide Romano. “L’associazione Amici d’Israele, Adi, - spiega - è una realtà apartitica, senza pregiudiziali di sorta, e accoglie persone di ogni estrazione, sociale, religiosa e ideologica. Il suo scopo è quello di offrire, a chi lo desidera, la possibilità d’informare e d’informarsi, di capire e di aiutare a capire, tentando di contrastare la propaganda di odio contro Israele”. E aggiunge: “Siamo, infatti, convinti che l’antisionismo non sia altro che una nuova forma di antisemitismo. Per questo lottiamo con passione e con determinazione affinché vengano riconosciute dall’opinione pubblica le ragioni di Israele. Per questo scopo l’associazione organizza convegni, studi, manifestazioni, ricerche, occasioni d’incontro, di relazioni, d’interscambi che rafforzino un clima di reciproco rispetto e di pace fra cittadini italiani ed israeliani”. “Chi volesse iscriversi e prendere parte alle attività dell’associazione – conclude Romano – può contattarci all’indirizzo e-mail amicidisraelesi@gmail.com o al numero di cell. 3279053186”.
martedì 19 marzo 2013
“Bambino per sempre” di Antonella Scandone (la Repubblica, domenica 10/03/2013)
lunedì 12 novembre 2012
“Abusi a Ballarò” di Patrizia Gariffo (Repubblica, 11/11/2012)
martedì 8 novembre 2011
Sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze presentazione del libro "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord"
INVITO - Sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze presentazione del libro "Inganno Padano - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa)
Care amiche, cari amici,
abbiamo il piacere di invitarvi, sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze, alla presentazione del libro "Inganno Padano - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa). Il libro, come si legge nella quarta di copertina, racconta "alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all'inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere".
Interverranno, oltre agli autori Fabio Bonasera e Davide Romano, il nostro Capogruppo alla Camera dei Deputati, Massimo Donadi, la Consigliera regionale Idv Maria Luisa Chincarini, il giornalista de La7 David Parenzo e il giornalista di Controradio Domenico Guarino.
Al termine della presentazione, è previsto un aperi-cena presso la caffetteria della Biblioteca delle Oblate, via dell'Oriuolo 26, a Firenze.
Si prega di dare conferma della partecipazione alla Segreteria regionale (055 55 35 056 - eventi.toscana@italiadeivalori.it).
Vi aspettiamo numerosi! Passate parola!
Daniela Sgambellone
Responsabile Comunicazione Idv Toscana
Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
e-mail: stampa@lazisa.it
sito web: www.lazisa.it
Blog: http://edizionilazisa.blogspot.com/
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martedì 22 febbraio 2011
Politica, Lega Nord, "Inganno padano. La vera storia della Lega Nord" recapitato a casa di Umberto Bossi
Si tratta di un’inchiesta che costituisce un unicum nel panorama editoriale italiano, tracciando una sorta di cronologia dell’evoluzione della Lega, dagli albori ai nostri giorni, evidenziandone l’ambiguità dovuta alla sua perdurante veste di partito di lotta e di governo al contempo.
In libreria: "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90 (www.lazisa.it)
2a ristampa in una settimana!
Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista professionista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.
Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista pubblicista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).
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mercoledì 24 novembre 2010
Palermo 25 novembre, Presentazione del romanzo di Ennio Tinaglia, "Terzapersona", Edizioni La Zisa
Palermo, 24 novembre 2010 - "Terzapersona" è il titolo del romanzo, scritto dal noto penalista palermitano Ennio Tinaglia e pubblicato dalle Edizioni La Zisa, che verrà presentato domani giovedì 25 novembre, alle ore 17,30, presso il salone della Chiesa valdese di via dello Spezio 43 (dietro teatro Politeama), a Palermo. Interverranno: Lorenzo Matassa, magistrato; e Virginia Salemi, psicologa. Modererà: Alessia Franco, giornalista. Accompagnamento musicale del sassofonista. Franco Caliò. Sarà presente l'autore
IL LIBRO: Ennio Tinaglia, "Terzapersona", Prefazione di Lorenzo Matassa, Edizioni La Zisa, pp. 176, euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-75-8)
È il romanzo di due fratelli, dei loro destini incrociati, spesso in un abbraccio mortale. È la storia di Giorgio e di Saverio, di quattro anni più grande di lui, affetto da una grave malattia mentale. Una vera e propria cambiale, il disagio psichico, durissima da pagare. Un percorso doloroso e spesso scomodo, quello che negli anni intraprende Giorgio, fatto di rabbia, rassegnazione, speranza, rimorsi, sensi di colpa, odio e pensieri inconfessabili. Ma anche di amore: per i suoi spazi vitali conquistati a fatica, per la sua famiglia, per la vita. E per Saverio, la sua cambiale. Accanto alla vita dei due fratelli, la tragedia sorda della malattia mentale, dei manicomi vecchi e di quelli nuovi, una piaga ancora aperta nel tessuto sociale a trent'anni dalla legge Basaglia. Un acuto romanzo di formazione, in tempi in cui tutti i dubbi sembrano destinati a soccombere.
Ennio Tinaglia (Palermo, 1955) vive e lavora nel capoluogo siciliano, dove esercita la professione di avvocato penalista. Sposato, padre di due figli, debutta nella narrativa proprio con Terzapersona.
Le Edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e a "Libera" di don Ciotti e tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".
lunedì 22 novembre 2010
“LA CONTADINA E CORRADINO” di GIANFRANCO PERRIERA (“la Repubblica”, 21 novembre 2010)
UN VOLTO dal nobile aspetto grondante di sangue dalla fronte, è l'immagine dominante e ricorrente di “Corradino”, ultimo romanzo storico di Dora Angela Ruvolo, ambientato all'epoca dei Vespri siciliani, sul finire del 1200. Il volto è quello dell'ultimo imperatore della casa di Hohenstaufen, Corredino di Svevia, metafora di una Sicilia che potrebbe esser bella ma è sfigurata dai "felloni". Braccato dalle milizie angioine, questi troverà effimero rifugio nella casa di una giovane contadina marsicana, che, orfana di padre, con madre e fratelli «facea vita dura, grama» e incolta. Ma tale incontro opererà una profonda trasformazione del suo animo: la donna parteciperà da protagonista nel 1282 alla rivolta di Palermo e di tutta la Sicilia contro la barbara dominazione della casa d'Angiò e compirà insieme un processo di maturazione personale conoscendo i dolori più estremi e le gioie più intense.
Scritto in una lingua che vuol apparire «in parte e solo in parte» antica, come sottolinea l'autrice, il romanzo echeggia i modi delle cronache agiografiche e delle novelle popolari. «Macchina gratificante per il lettore», Umberto Eco definiva la letteratura popolare. E di tale macchina l'autrice si fa passeggera disinvolta. Se i buoni stanno solo da una parte, se i cattivi sono perfidi, se l'eroina, che prenderà nel corso della storia il nome di Costanza, vivrà per il lettore esperienze ardite e, in ultimo, consolatorie, la scrittura scorre comunque con una fluidità accattivante e l'atmosfera fiabesca richiama i colori ora smaltati ora pastello delle pale dei "cuntisti".
Dora Angela Ruvolo, “Corradino”, Edizioni La Zisa, Pagine 170, Euro 9,90
martedì 14 settembre 2010
In libreria: Alessandro Citarrella Fiore, “I ribelli della luna”, Edizioni La Zisa
Vita in una Palermo notturna autentica e sognante, crudele e thrash, contraddittoria e speciale come solo questa città sa essere. “I ribelli della luna” è questo e molto di più, con le sue vie e le vite di personaggi che sembrano usciti da un film di Tarantino eppure sono straordinariamente siciliani: il Grande Capo, 'u Panzuni, Ax e Tigrero, le guardie del corpo Emanuelle e Selen, la splendida Marlene. Un sottobosco di prostitute, spacciatori, killer professionisti che è insieme un ironico dramma e una favola di oggi.
Alessandro Citarrella Fiore è nato a Palermo il 5 giugno 1976. I ribelli della luna è il suo primo romanzo. Ha pubblicato alcuni racconti e poesie su una fanzine di Roma. Come nella migliore tradizione della narrativa d’Oltreoceano, attualmente affianca il lavoro in una pizzeria alla passione per la scrittura.
venerdì 30 luglio 2010
Apc-Cultura/ Libri: Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano, Edizioni La Zisa
Milano, 28 lug. (Apcom) - La Procura di Palermo ha recentemente aperto un nuovo fascicolo sulla morte del bandito Salvatore Giuliano, ucciso in circostanze mai del tutto chiarite a Castelvetrano (Trapani) il 5 luglio del 1950. Tutto è nato da un esposto presentato dallo storico Giuseppe Casarrubea, che in passato si è spesso occupato del caso Giuliano.
Dal 1943 al 1950, l'anno della sua morte, Giuliano è stato un protagonista di assoluto rilievo del banditismo siciliano. Tra le decine di delitti che gli sono stati attribuiti, spicca la strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947, di cui ancora oggi non si conoscono i mandanti e i favoreggiatori. Ma, vittima inconsapevole della sua trista fama, è anche Montelepre, il piccolo in provincia di Palermo che gli ha dato i natali. E proprio a questo paese, che ancora oggi non è riuscito a scrollarsi la fama che lo circonda, è dedicato il lavoro di Salvatore Badalamenti, "Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano", Edizioni la Zisa. Badalamenti infatti è nato e cresciuto a Montelepre. Attualmente vive a Palermo e lavora nella segreteria di una scuola statale. Dal 1980 al 1985 è stato consigliere comunale Pci del comune di Montelepre.
Red/Gfp - 281519 lug 10
martedì 9 marzo 2010
L'IMBALSAMATORE CHE FINI' IN UN MUCCHIO DI CENERE. UN LIBRO DELLE EDIZIONI LA ZISA NE RACCONTA LA STRAORDINARIA VICENDA UMANA
(LA STAMPA - VENERDÌ 5 MARZO 2010)
L'IMBALSAMATORE CHE FINI' IN UN MUCCHIO DI CENERE
di LAURA ANELLO - PALERMO
Nella città che ha generato Cagliostro, il mago della truffa e dell'impostura, molti dubitavano che quella bambina addormentata da novant'anni fosse di carne e di ossa. È di cera, è una bambola, è una replica recente, è frutto di un incantesimo, peggio, di una diavoleria. Tutto si è scritto su Rosalia, l'ospite più celebre delle catacombe dei Cappuccini di Palermo, dove centinaia di corpi sono esposti a sfidare titanicamente il tempo e i suoi sfregi. L'incursione più choccante e profonda nella sicilianità che odora di muffe, di incenso e di morte.
E invece Rosalia Lombardo, spirata i16 dicembre 1920, una settimana prima di compiere due anni, è «la più bella mummia del mondo, superiore a quelle di Lenin e di Evita Peron, un capolavoro assoluto». Parola di Dario Piombino-Mascali, il ricercatore dell'Istituto Eurac di Bolzano che ha appena portato alla luce la storia del suo autore - Alfredo Salafia, classe 1869 - e i segreti del suo «Fluido della Perfezione», finora sconosciuto. Non un prodigio, ma una miscela di glicerina, formalina, zinco, alcol saturo di acido salicilico.
La storia l'aveva dimenticato, Dario Piombino-Mascali l'ha disseppellito, interpellando i pronipoti, mettendo le mani sulle sue memorie incompiute (titolo: «Nuovo metodo speciale per la conservazione del cadavere umano allo stato permanentemente fresco»), seguendone la storia fino alla tomba. Gli esiti della ricerca sono finiti in un libretto agile e a tratti sbalorditivo, “Il maestro del sonno eterno” (Edizioni La Zisa), tributo a un uomo che ha dedicato la sua vita alla «consuetudine gentile di tramandare alla posterità intatte le sembianze dei nostri più cari».
Uno scienziato (anche se i suoi studi di chimica e anatomia furono da autodidatta), ma anche un artista. Il suo momento di gloria con la «rimessa in forma» del cadavere dello statista siciliano Francesco Crispi, morto nell'agosto 1901 a Napoli e sottoposto lì a un procedimento non efficace. «Salafia, nove mesi dopo, gli fece una serie di iniezioni sottocutanee - racconta Piombino-Mascali -: riempì di paraffina disciolta in etere le porzioni temporali e le guance, sostituì i bulbi oculari con protesi vitree, rimodellò naso, orecchie e labbra, chiuse la bocca, reinnestò capelli e baffi ormai caduti». La vedova era strabiliata.
Tre mesi dopo, nell'agosto 1902, quel cadavere sul catafalco faceva un figurone. E così in tutte le commemorazioni successive in cui il povero corpo-feticcio veniva mostrato al pubblico: nel 1904, nel 1905, nel 1910 e ancora nel 1914. Inorriditi? Già. Adesso è difficile parlare di morte, superare la rimozione collettiva, vincere il tabù. Ma dagli antichi Egizi agli anni Trenta del Novecento le cose sono andate diversamente, attraverso tecniche di pietrificazione, eviscerazione, disidratazione, bendaggi. «Un'arte millenaria - dice Piombino-Mascali - interrotta con le due guerre mondiali, quando le perdite umane all'ordine del giorno segnano una caduta di interesse verso i costumi funebri, verso la dignità del corpo».
Da Crispi in poi, per le mani di Salafia, passarono prelati, aristocratici e altoborghesi, mentre i poveracci continuavano a finire nelle fosse comuni senza alcun maquillage. Inevitabile allora nel 1909, lo sbarco a New York, dove l'imbalsamatore fondò una società, garantendo pure il servizio «soddisfatti o rimborsati». Qui congreghe di scienziati e cassamortari si stupirono compiaciuti dei prodigi del professore, ispezionando cadaveri ed eccependo su colorito, consistenza, aspetto. Parabola veloce, che si concluse nel 1912. Poi il ritorno in Sicilia e altri corpi da eternare.
Tra questi, Rosalia, la bambina delle catacombe. La sua radiografia rivela la presenza di tutti gli organi interni, di una struttura ossea intatta e pure di una boccetta di vetro collocata dietro la testa, probabilmente riempita di illuministici elisir di lunga morte, sostanze anti-muffa. Sulle cause della sua fine è ancora mistero: nel verbale necroscopico si parla di broncopolmonite, ma altre testimonianze si dividono tra difterite e tifo addominale.
«Se fosse stata difterite - scrive Piombino-Mascali - l'imbalsamazione del corpo sarebbe stata vietata dal regolamento igienico-sanitario del tempo. La causa di morte, quindi, fu forse ridimensionata per conservare per sempre il corpo della piccola». Per Salafia la morte non fu meno inattesa: arrivò il 31 gennaio 1933, tre mesi dopo le sue seconde nozze, per emorragia cerebrale. Aveva 62 anni. Delle sue spoglie, esumate nel 2007, non era rimasto quasi nulla: pochi frammenti dentro un abito blu. Cenere di cenere.
«Se fosse stata difterite - scrive Piombino-Mascali - l'imbalsamazione del corpo sarebbe stata vietata dal regolamento igienico-sanitario del tempo. La causa di morte, quindi, fu forse ridimensionata per conservare per sempre il corpo della piccola». Per Salafia la morte non fu meno inattesa: arrivò il 31 gennaio 1933, tre mesi dopo le sue seconde nozze, per emorragia cerebrale. Aveva 62 anni. Delle sue spoglie, esumate nel 2007, non era rimasto quasi nulla: pochi frammenti dentro un abito blu. Cenere di cenere.
«Se fosse stata difterite - scrive Piombino-Mascali - l'imbalsamazione del corpo sarebbe stata vietata dal regolamento igienico-sanitario del tempo. La causa di morte, quindi, fu forse ridimensionata per conservare per sempre il corpo della piccola». Per Salafia la morte non fu meno inattesa: arrivò il 31 gennaio 1933, tre mesi dopo le sue seconde nozze, per emorragia cerebrale. Aveva 62 anni. Delle sue spoglie, esumate nel 2007, non era rimasto quasi nulla: pochi frammenti dentro un abito blu. Cenere di cenere.
L'autrice:
LAURA ANELLO VIVE A PALERMO E SCRIVE PER «LA STAMPA» DI CRONACA, COSTUME E CULTURA. E' AUTRICE DI «AMORE DI MADRE», DEDICATO ALLA MADRE DI FULVIO FRISONE, IL FISICO NUCLEARE CATANESE IN SEDIA A ROTELLE DALLA NASCITA, DALLA CU I STORIA È STATA TRATTA UNA FICTION RAI.
mercoledì 20 gennaio 2010
Giancarlo Santi, “Ego Rosalia. La vergine palermitana tra santità e impostura”, Ed. La Zisa
La devozione dei palermitani, e non solo, verso la vergine Santa Rosalia è universalmente nota, meno nota è invece la vicenda che riguarda l’invenzione, assai probabile, della sua figura…
Il titolo del saggio è stato suggerito dalle due parole che danno inizio all’iscrizione incisa da santa Rosalia nella grotta della Serra Quisquina, eremo in cui, secondo la leggenda, la romita visse a lungo prima di trasferirsi nella più nota cavità del Monte Pellegrino. Attraverso il nome Sinibaldi, la terza parola dell’iscrizione, il gesuita Giordano Cascini riuscì nel ‘600 a ricostruire alcuni tratti della sconosciuta vita della Santa, soprattutto la sua discendenza da Carlo Magno. Per avvalorare l’autenticità dell’incisione, Cascini raccontò nella sua celebre opera, Di Santa Rosalia Vergine Palermitana, come avvenne la casuale scoperta del graffito da parte di due muratori palermitani. La narrazione di Cascini ha fatto storia divenendo una diffusa e radicata credenza garantita dalla Compagnia di Gesù.
Da sempre tuttavia sono stati avanzati dubbi sulla veridicità dell’iscrizione, l’unico documento che prova la storicità di Rosalia “Sinibaldi”.
L’ipotesi del falso è sostenuta in una coraggiosa opera, Santa Rosalia nella storia e nell’arte di monsignor Paolo Collura, che sin dal suo apparire, nel 1977, ha suscitato molte polemiche ma ha pure segnato una svolta negli studi rosaliani. Nel 1988 Valerio Petrarca ha poi colmato alcune lacune del discorso di Collura individuando non solo un realistico artefice dell’impostura ed il suo movente, ma chiarendo anche il contesto storico e devozionale in cui sarebbe maturato il sospettato imbroglio. Con la suggestiva ricostruzione di Petrarca, l’affaire Quisquina diventa un autentico romanzo giallo in cui si narra di un intrigo palermitano inatteso e sconcertante. Se risultasse provato per via documentale quanto ipotizza lo studioso, ovvero che l’iscrizione fu incisa dalla Compagnia di Gesù per costruire una degna Patrona di Palermo, ci troveremmo innanzi al più clamoroso falso religioso del ‘600 siciliano.
L’incisione della Quisquina, ritenuta da alcuni una impostura e da altri un indelebile segno della santità di Rosalia, è dunque l’ambigua protagonista della ricerca qui condotta.
Quanto c’è di attendibile nelle affermazioni di chi sostiene l’autenticità del graffito e di chi invece ne denunzia la falsità? I fatti che portarono alla sua avventurosa scoperta si svolsero davvero nel modo in cui sono stati raccontati dai gesuiti? E se alla Quisquina si perpetrò un falso, chi fu il colpevole?
L’Autore trova le difficili risposte in un inedito manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo riuscendo così a colmare un secolare vuoto negli studi rosaliani.
Ego Rosalia si svolge come un’intrigante detective story in cui, partendo dal dubbio, si indaga per svelare l’enigma nascosto nell’iscrizione. Ben documentato e di facile lettura, il saggio si rivolge sia allo studioso, sia al lettore interessato ai segreti che si celano nella sfuggente vicenda di Rosalia “Sinibaldi”, illusoria immagine creata dagli uomini, caricatura della poco conosciuta ma storica santa Rosalia.
Giancarlo Santi, nato a Siracusa nel 1946, vive a Catania; giornalista pubblicista, ha collaborato con il Touring Club Italiano, con la terza pagina del quotidiano La Sicilia e con varie riviste scrivendo di feste popolari, di tradizioni religiose, di itinerari culturali siciliani. Nel 2001 ha pubblicato La strada dei Santi, viaggio sentimentale per le feste religiose di Sicilia. Si interessa di speleologia ed è coautore dei libri Le grotte del territorio di Melilli (1997) edito dal Comune di Melilli e Dentro il Vulcano, le grotte dell’Etna (1999) edito dall’Ente Parco dell’Etna.
venerdì 30 ottobre 2009
In libreria - “I campieri di Cristo” di Nonuccio Anselmo (Ed. La Zisa - pp.192 - euro 13,00)
Il romanzo - come gli altri due precedenti dello stesso autore ('Farmacia Bisagna' e 'I leoni d'oro') - si nutre delle suggestioni della provincia, di un altro mondo al crepuscolo, quello della fine degli anni Cinquanta del Novecento, che sta per essere cancellato dal boom economico e dal benessere. Sono comunque ancora anni duri, in cui - pur se ormai lontani - non sono stati dimenticati le lotte per la terra con l'occupazione dei feudi e il sangue dei capipopolo assassinati dalla mafia e dal potere rurale. Un potere che si identifica ancora nei nobili 'feudatari'. E sono proprio loro, in questo paesino annegato nel feudo, a gestire anche i riti della Passione e del Venerdi' santo, affidati alla loro confraternita, la compagnia dei Bianchi della Maddalena. In altri termini, sono anche i padroni di Cristo, della statua che ogni anno si va ad appendere alla croce, che non puo' essere toccata dai componenti delle altre confraternite di braccianti e artigiani. Cosi' si accende un altro scontro, perche' - sostengono questi ultimi - Cristo e' di tutti. Scontro che si concludera' con il 'furto' del Cristo da parte dei 'Rossi', i piu' accesi antagonisti dei 'Bianchi'. (Ansa)
lunedì 26 ottobre 2009
Palermo 29 ottobre, Tommaso Romano presenta ANALISI di Francesco Galioto
ore 18:00 Auditorium RAI
viale Strasburgo 19 - Palermo
Il prof. Tommaso Romano presenta la silloge di poesie
ANALISI
(Ed. La Zisa - Palermo)
di Francesco Galioto
Modera il giornalista Davide Romano
E’ presente l’autore
Segue rinfresco
Queste liriche di Francesco Galioto possiedono, secondo il giudizio di Salvatore Rizzo, “una forza evocativa potente […], il cui distillato è una nostalgia non struggente, amara semmai, come di grandi e piccoli valori che si sono perduti e che si dispera di ritrovare. A volte, però, è come se risorgessero, almeno nello spasimo della memoria, come se, grazie a un’inattesa resipiscenza, trovassero nuovamente la forza di dichiararsi, di proclamare il proprio diritto di cittadinanza in una terra desolata che pare non conoscere più sentimenti né regole. C’è, in questa Analisi poetica di Francesco Galioto, in parte scovata per caso dal passato […] il leit-motiv del bilancio, attraverso una riflessione esistenziale o la semplice osservazione quotidiana, […] il raffronto severo, tra il fosco e il nuvoloso […] tra ieri e oggi, il grumo che lascia nell’anima una piccola sconfitta forse senza possibilità di rivincita […], lo smarrimento verso cui fa scivolare lentamente la consapevolezza di una rotta ormai difficile, se non impossibile, da correggere”.
Francesco Galioto (Palermo 1948), impiegato in una Azienda municipalizzata cittadina, pubblicista, vanta una lunga esperienza teatrale come autore, regista e attore in diverse compagnie filodrammatiche. Direttore responsabile del periodico “Arenella News”, ha pubblicato il volume Il presepe nella grotta, che trae spunto da alcune proprie scoperte archeologiche.
giovedì 27 agosto 2009
Maria La Corte, “Caste confessioni su presunti atti impuri. Poesie erotiche”, La Zisa-Palermo
Lussuria, furia, malinconia…
I versi proibiti di una ragazza dei nostri giorni…
“Caste confessioni su presunti atti impuri”, è una raccolta di stralci di vita, amore, passione e dolore. Un’opera disegnata a violente pennellate, dai toni contrastanti, che si rincorrono furiose tra le pagine, fondendosi e confondendosi, dando vita così ad un lirismo dal colore senza eguali: rosso intenso come l’amore, viola come il proibito, giallo come l’energia, grigio come l’attesa, nero come il dolore. Questo, l’arcobaleno di sensazioni che viene fuori dalle poesie di Maria La Corte: poesie scritte con lussuria e delicatezza, poesie di ardore e indugio, di furia e malinconia, poesie calde ma anche, a volte, così sapientemente raggelanti.
Maria La Corte è nata e vive a Palermo. Ha studiato pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo dove ha conseguito la laurea. Nella vita, oltre dipingere e scrivere, ama leggere, fotografare e…