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giovedì 28 marzo 2019

La Via della Seta passa da Palermo. Sono aperte le iscrizioni la corso base di lingua e cultura cinese “NIHAO!”




L’apprendimento del cinese mandarino, il pǔtōnghuà, oggi la lingua più parlata al mondo e così diversa dalle lingue latine per fonetica, sintassi e morfologia, rappresenta una stimolante sfida personale, oltre che un’opportunità anche dal punto di vista imprenditoriale e lavorativo.

Avere la possibilità di accedere allo studio del cinese, che oggigiorno rappresenta in Europa l’idioma di una delle più numerose comunità di cittadini immigrati, può anche favorire una reale comunicazione interculturale e migliorare i rapporti tra le nuove generazioni, nell’ottica di una formazione che ponga le basi di una pacifica e prolifica convivenza multiculturale, nonché la creazione di una cittadinanza mondiale.

Il corso di lingua e cultura cinese “Nihao!”, organizzato dalle Edizioni la Zisa e dall’associazione culturale La Tenda di Abramo, sarà tenuto da un’insegnate qualificata, inizierà venerdì 3 maggio, alle ore 18, e sarà articolato in una lezione a settimana (sempre alle ore 18,00 e sempre di venerdì), di due ore ciascuna, per un totale di 10 ore, presso la sede della casa editrice in via Vann’Antò 16, a Palermo.

Il costo complessivo è di soli 90,00 (novanta) euro. A richiesta, al termine del corso, verrà rilasciato un attestato.

Il progetto prevede di affrontare un argomento di cultura cinese per ogni lezione, dedicando due ore ad argomento, mettendo in evidenza i punti di incontro o di divergenza tra la cultura cinese e quella italiana.

Gli argomenti trattati, con relativa parte linguistica, saranno:

venerdì 3 maggio: Una lingua tutta da scoprire con il metodo chineasy
venerdì 10 maggio: Feste e tradizioni
venerdì 17  maggio: La Famiglia
venerdì 24 maggio: Tutti a tavola!
venerdì 31 maggio: La letteratura cinese: Dragon Ball e Mulan

Le iscrizioni dovranno essere effettuate entro e non oltre il 30 aprile.

Info: tel. 091 5509295 - cell. 327 9053186 o scrivere a:ass.latendadiabramo@gmail.com

lunedì 2 dicembre 2013

Edizioni La Zisa: da più di vent’anni editori per passione.



La società La Zisa è stata costituita a Palermo nel 1988, nel periodo di maggior vigore culturale che ha avuto inizio a partire dalla fine degli anni Sessanta. L’intento iniziale dei soci fondatori era quello di recuperare e rendere nuovamente fruibili testi di autori siciliani che in passato avevano avuto una eco nazionale e internazionale, e di autori stranieri che avevano affrontato argomenti riguardanti la Sicilia e le sue interne vicende. Vi era, in questo proposito, l’esigenza di riannodare alcuni fili ad un ambito di maggiore respiro europeo e mondiale, che un certo sicilianismo deteriore aveva spezzato, rendendo l'Isola più isolata che mai. La casa editrice pubblicò anche alcuni volumi riguardanti il fenomeno mafioso che cercavano di fornire chiavi di lettura inusuali e scientificamente attendibili, in particolare si ricorda la pubblicazione dell’inedita relazione sulla mafia del territorio corleonese, presentata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla Commissione nazionale antimafia, che diede una certa notorietà anche in ambito nazionale all'azienda editoriale.
A metà degli anni Novanta l’attività editoriale riscontrò anche il plauso e l’incoraggiamento degli ambienti accademici palermitani, e non solo, che si tradusse nella pubblicazione di alcuni volumi di affermati studiosi in diversi ambiti disciplinari. Furono pertanto elaborate nuove collane di storia, sociologia, antropologia, architettura, critica letteraria, economia. Tra gli autori vanno segnalati: i premi Nobel per la letteratura François Mauriac, Maurice Maeterlinck, Ghiorgos Seferis e Lev Tolstoj; i magistrati Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; il fondatore del Partito popolare don Luigi Sturzo; l’archeologo Vincenzo Tusa;  lo storico liberale Antonio Jannazzo; i sociologi Mario Grasso e Alessandra Dino;  l’architetto Giuseppe Esposito e tanti altri. Come appare chiaro da alcuni dei nomi sopra menzionati, sebbene La Zisa abbia privilegiato la saggistica, non di rado ha rivolto il suo interesse alla narrativa mantenendo un livello sempre medio-alto della produzione lanciando talvolta anche nuovi talenti, alcuni dei quali hanno poi proseguito la propria attività culturale con prestigiosi e affermati editori in tutta Italia.
Agli inizi del 2000 il patrimonio della Zisa veniva ceduto ad un nuovo gruppo disponibile a raccoglierne l’eredità e a perpetuare e incrementare i programmi e gli intendimenti del marchio.
In questi ultimi anni, La Zisa ha continuato l’impegno culturale già intrapreso dai fondatori, riscuotendo un buon successo con alcune pubblicazioni come il saggio dei giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano Inganno padano. La vera storia della Lega Nord (Prefazione di Furio Colombo); l’opera dello scrittore Vittorio Gorresio Risorgimento scomunicato (Prefato da Gianni Vattimo); o il pamphlet del giornalista del Sole24Ore, Nino Amadore, La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia; inoltre, vanno menzionati: la relazione della Commissione parlamentare Antimafia sulla ‘Ndrangheta o, ancora, le recenti pubblicazioni di Pompeo Colajanni Le cospirazioni parallele e di Girolamo Li Causi  Terra di frontiera con la prefazione dell’ex ministro della Repubblica Oliviero Di Liberto. Per la casa editrice hanno inoltre scritto, fra gli altri: Margherita Hack, don Vitaliano della Sala, Luciano Violante, Rita Borsellino, Gianni Vattimo, Alda Merini, rav Giuseppe Laras, Marcelle Padovanì, Diego Novelli,  Nicola Tranfaglia…
La Casa Editrice La Zisa si è quindi affermata come tra le più significative realtà editoriali di qualità del nostro Paese, anche attraverso una nuova rete di distribuzione con depositi in tutte le regioni del territorio nazionale e all’estero.

La casa editrice aderisce e collabora con lassociazione “Addiopizzo” per la divulgazione del binomio sviluppo e legalità quale unico mezzo per contrastare la mentalità mafiosa che da troppo tempo soffoca l’economia siciliana e non solo.

giovedì 7 giugno 2012

Palermo 8 giugno, Si presenta la silloge di poesie di Marinella Gennari “Io sono il momento” (Ed. La Zisa)


Palermo, 7 giugno 2012 – “Io sono il momento” è il titolo della silloge poetica di Marinella Gennari, pubblicata dalla casa editrice palermitana La Zisa, che verrà presentata domani (venerdì 8 giugno), alle ore 17:30, presso la sala "Sciascia" del piano nobile di Palazzo Comitini, in via Maqueda 100, a Palermo. Introdurrà il Presidente della Provincia Regionale di Palermo, il Dott. Giovanni Avanti. Interverranno la Dott.ssa Rossella Messina e il Dott. Maurizio Rotolo, direttore della Soprintendenza alla Provincia. Accompagnamento musicale del Maestro Francesco Di Luisi, che eseguirà alcuni brani con l’Hang-drum Sarà presente l’autrice. Seguirà rinfresco.

http://www.lazisa.it/files/invito_gennari_iio_sono_il_momento.jpg

Il libro: Marinella Gennari, “Io sono il momento”, poesie, pp. 80, euro 9,90

La relazione feconda con la scrittura sembra nascere in Marinella insieme all’attività di restauratrice. Non è, quindi, un caso che dalla sua poesia emergano e si trasformino in versi i colori e gli strumenti del suo lavoro. Sembra essere una “restauratrice dell’anima” l’autrice che lavora a intagliare i propri vissuti. La poesia è il luogo dove svuotare le tasche, è l’amica con la quale «scambiare quattro chiacchiere». Costantemente alla ricerca di se stessa e della distanza da se stessa, Mimì «passeggia la vita», Prigioniera felice alla continua scoperta di quella parte del corpo che «chiede un restauro ». E in questo sa essere l’artista completa che, insieme all’arte della vita, ha imparato quella della scrittura e del restauro.

Nata a San Felice sul Panaro (Mo), Marinella Gennari, dopo il lavoro in fabbrica, a 19 anni inizia a frequentare come apprendista una bottega di restauro. Qualche tempo dopo ne apre una sua a Mirandola, sempre nel Modenese. La sua anima irrequieta e costantemente “alla ricerca” la porta a Bologna dove si sottopone a un lungo periodo di psicoterapia, a Milano dove segue due anni di vissuto corporeo, e a Termoli, in provincia di Campobasso, dove termina i suoi studi e, oltre a continuare la sua professione di restauratrice, apre un locale notturno di musica jazz. Infine sbarca a Palermo dove tuttora vive e svolge la sua attività.

venerdì 7 gennaio 2011

Arriva in libreria “Il libro nero della pedofilia” di Massimiliano Frassi, Prefazione di Alessia Sinatra, Edizioni La Zisa, pp. 144, euro 12



I numeri dell’orrore - Le reti dei pedofili - Gli abusi in famiglia, nelle scuole materne e nelle diverse chiese – La pedopornografia in Internet - Le testimonianze delle vittime


Negli ultimi anni la pedofilia è diventata uno dei fenomeni raccapriccianti che più ha occupato le prime pagine dei mezzi di comunicazione. Si tratta certamente di una forma di criminalità non nuova nella storia dell’umanità, ma che in conseguenza dei più moderni e sofisticati ritrovamenti tecnologici (internet, soprattutto) ha facilitato e reso più visibili i contatti tra questi mostri, che si annidano dappertutto e spesso in luoghi ritenuti i più sicuri (scuole, parrocchie, gli stessi nuclei famigliari), e la conseguente diffusione di materiale pedopornografico giunto ormai a livelli di inaudita barbarie. Questo libro-denuncia racconta, senza inutili ipocrisie e infingimenti, tutto ciò che si muove dentro e attorno a questo mondo disumano, non escluse le potenti coperture di cui gode a livello internazionale, in aggiunta alle tante omertà di cui si circonda, tali da renderlo, ancora e purtroppo, un morbo di difficile estirpazione.

Massimiliano Frassi, giornalista e scrittore, è da anni impegnato in attività sociali di scottante attualità. Le sue denunce, spesso scomode e per questo mal tollerate dai corifei del potere, hanno, al contrario, raccolto il consenso di migliaia di cittadini. Autore di numerose pubblicazioni di successo sull’argomento e del blog più consultato tra quelli dedicati all’infanzia violata, è presidente della Associazione Prometeo Onlus. Negli ultimi anni ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.

Le Edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e a "Libera" di don Ciotti e tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".

lunedì 25 ottobre 2010

Libri, esce "Inganno Padano" (La Zisa) di Bonasera e Romano


Roma, 23 OTT (Il Velino) - "Da oltre vent'anni - scrive un comunicato delle Edizioni La Zisa - la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d'ordine, la balzana simbologia. Sono pressoche' ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all'inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si e' passati alla gestione del potere. Diventano altresi' chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d'acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista professionista. Gli esordi professionali nella sua citta' natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, e' direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista pubblicista. Ha lavorato per molti anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate ed e' stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l'altro: Nella citta' opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009)".
(com/gda) 231122 OTT 10 NNNN

mercoledì 20 ottobre 2010

L'OPERAIO "Squillo" (PIERO MACALUSO, “Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat”, Edizioni La Zisa)


L'OPERAIO "Squillo" (PIERO MACALUSO, “Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat”, Edizioni La Zisa)

di GIULIO GIALLOMBARDO (la Repubblica, 17 ottobre 2010)

Sono tempi duri per chi lavora in fabbrica. Chi vi trascorre gran parte della propria vita, sa bene chi cosa parliamo. Sono proprio alcuni operai ad aver fornito la viva testimonianza della loro esperienza a Piero Macaluso, autore del monologo teatrale Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat, edito da La Zisa. Il regista- attore di Termini Imerese descrive con taglio quasi cinematografico la parabola proletaria di Giosuè Carducci, operaio segnato dalla
beffarda omonimia con l'illustre poeta. Nel protagonista dell'opera, vive, in effetti, un'anima lirica. Viene fuori nell'ingenuo candore con cui osserva il mondo: gli eventi scorrono passandogli accanto e lui ci si ritrova in mezzo quasi per caso, da spettatore inconsapevole.
La sua vicenda si svolge in quattro fasi che seguono un ideale e paradigmatico ordine cronologico. L'assunzione in Fiat è vissuta con l'entusiasmo di chi crede di entrare in una «fabbrica che non chiuderà mai». Poi arriva il lavoro vero, che si rivela duro, rischioso e sempre più opprimente. Segue, quindi, la lotta operaia, che giunge improvvisa e quasi per caso: «A Roma - dice Giosuè – era come stare dentro un lago blu». La storia del poeta-operaio, non può che concludersi col licenziamento, quarto ed ultimo inevitabile capitolo: ormai è il tempo dell’ "operaio squillo", ovvero «lavori quando ti pare, quando ti chiamano». Il monologo, che alterna siciliano ed italiano, è breve e forse un po' didascalico, ma, si sa, i testi teatrali si completano solo in scena.

PIERO MACALUSO, “Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat”, Edizioni La Zisa, Pagine 48, Euro 4,90

venerdì 12 marzo 2010

Il numero di marzo di “Focus Storia” parla del “Maestro del Sonno Eterno” (Edizioni La Zisa) di Dario Piombino Mascali


Il numero di marzo di “Focus Storia” parla del “Maestro del Sonno Eterno” (Edizioni La Zisa) di Dario Piombino Mascali

(…) Naturali sono anche le migliaia di corpi che riposano nella cripta dei Cappuccini di Palermo (la stessa della "bella addormentata" di Salafia). «La nascita delle catacombe dei Cappuccini risale alla fine del 'Soo, quando furono scoperti casualmente, in una fossa comune, i corpi di 45 frati perfettamente conservati. Da allora si sviluppò un grande sito di sepoltura in uso fino alla fine dell'8oo, inizialmente riservato ai Cappuccini e poi esteso a nobili, alti prelati e borghesi» riprende Piombino Mascali. «La stessa Rosalia aveva un permesso solo provvisorio per rimanere nelle catacombe. Ma le peregrinazioni della sua famiglia in Italia e all'estero non consentirono di darle diversa sistemazione».
Le condizioni ambientali di questo luogo (e di altri in Sicilia), come l'assenza di umidità e una temperatura costante, consentivano l'essiccazione naturale. «Favorita tra l'altro da una tecnica rudimentale ma efficace, chiamata "scolatura": i corpi erano a volte posizionati seduti o in piedi per permettere il drenaggio dei liquami cadaverici».
PIETRIFICATI. Avvolti nel più profondo mistero sono stati invece, per anni, i metodi dei "pietrificatori". «Tra la fine del '700 e la prima metà del '900 alchimisti e medici fuori dagli ambienti accademici si misero in testa di pietrificare tessuti animali (e poi corpi) fino a ottenere una durezza simile alla roccia» spiega Luigi Garlaschelli, chimico dell'Università di Pavia.
Il maestro della "pietrificazione", il bellunese Girolamo Segato (1792-1836), fu osannato dai contemporanei: «Gli dedicarono opere teatrali e odi, e quando morì fu sepolto a Firenze, accanto a Michelangelo e Machiavelli» racconta lo studioso. «Alcuni suoi preparati sembrano impregnati di sostanze minerali, altri sembrano più che altro disidratati: di sicuro Segato non rivelò nulla del suo procedimento, nonostante i tanti tentativi di imitazione».
All'epoca l'imbalsamazione era tornata in auge dopo secoli di stop, coincisi col diffondersi del cristianesimo che la riteneva incompatibile con la risurrezione. «Nel 392 d. C. l'imperatore Teodosio vietò riti e pratiche sui cadaveri che andassero oltre la semplice unzione» spiega Piombino Mascali. Anche nel Tardo Medioevo prevalse il rifiuto di ogni tipo di violazione del cadavere limitandosi alla cosiddetta "clisterizzazione" ovvero all'immissione di decotti aromatici nel retto.
«Ma esisteva anche un altro sistema che consisteva nella bollitura e nella separazione dei tessuti molli dalle ossa: era riservato ai crociati caduti in battaglia e ne permetteva il rientro e la sepoltura in patria. Anche il "santo" re di Francia Luigi IX (morto nel 1270) e il teologo Tommaso d'Aquino (morto nel 1274) non sfuggirono al calderone bollente» conclude Piombino Mascali.
E oggi? Chi, per il proprio cadavere, aspirasse a qualcosa di più di una comparsata in tv, può offrirsi volontario all'anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens, il "re" della plastinazione. Con la tecnica da lui brevettata i liquidi corporei sono sostituiti con molecole di silicone e le salme si induriscono diventando opere d'arte. In pose "viventi" per l'eternità.

Anita Rubini

PER SAPERNE DI PIÙ
“Il maestro del sonno eterno”, Dario Piombino Mascali (Edizioni La Zisa). I segreti di Alfredo Salafia, mummificatore.

venerdì 29 gennaio 2010

QUANDO L' ISOLA ERA FRONTIERA. GLI ANNI RUGGENTI DI LI CAUSI






L' EDITRICE La Zisa pubblica "Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 19441960", opera inedita di Girolamo Li Causi, terminata nel 1974, e non più rivista dall' autore. Il libro (a cura di Davide Romano, interventi di Italo Tripi e Oliviero Di Liberto, 224 pagine, 9,90 euro) è una lunga riflessione critica, ed autocritica, sull' attività svolta dal Pci e dalle classi dirigenti siciliane, negli anni della ricostruzione post-bellica, dai mesi immediatamente successivi allo sbarco delle truppe anglo-americane sino alla formazione dei governi Milazzo. Un arco di tempo lungo un quindicennio, durante il quale Li Causi assolse anche l' incarico di segretario regionale del partito. Da questo suo osservatorio privilegiato emerge il ritratto vivo e spesso pungente di uomini e vicende che hanno segnato la storia passata e presente dell' Isola. Li Causi (nato Termini Imerese nel 1906, morto a Roma nel 1977) è stato uno dei massimi dirigenti nazionali del Partito comunista italiano, al quale aderì giovanissimo poco dopo la sua fondazione. Parlamentare per diverse legislature, è stato per alcuni anni vice presidente della Commissione nazionale antimafia. Collaboratore e direttore di numerosi periodici, ha pubblicato: "Il lungo cammino. Autobiografia 19061944" (Editori Riuniti, 1974). «Il merito di ridare oggi voce ad un uomo politico come Girolamo Li Causi - scrive Italo Tripi nella prefazione - non risiede soltanto nella ricognizione storica di un periodo straordinariamente importante come il quindicennio 1944-1960, ma serve anche a mettere in luce il profilo e la consistenza di un politico lungimirante e tenace nel sostenere le ragioni di una scelta. Il sempre più diffuso bisogno di "ritorno alla Storia" è indicativo delle difficoltà che stiamo attraversando e serve a recuperare il senso di un percorso, di un cammino, di una storia appunto che ci riguarda, ci appartiene». (Repubblica, 25 marzo 2009)

giovedì 21 gennaio 2010

Gian Antonio Stella recensisce “La zona grigia” di Nino Amadore (ed. La Zisa)



Corriere della Sera
Opinioni & CommentiTuttifrurri
di Gian Antonio Stella


IL DISORDINE CHE FA COMODO AGLI ORDINI


A cosa servono gli Ordini se non tengono ordine tra i loro iscritti, pretendendo il rispetto delle regole deontologiche? Era una domanda lecita dopo la scelta dell'Ordine degli Avvocati di non muover foglia contro i neo-colleghi imputati della truffa all'esame di Catanzaro, quando copiarono in 2.295 su 2.301 lo stesso tema. E legittima dopo la scoperta che l'Ordine dei Medici non si era mai accorto (in venti anni!) che Girolamo Sirchia aveva al Policlinico una segretaria pagata non dall'ospedale ma da un'industria farmaceutica fornitrice. Ma è una domanda obbligata oggi dopo la lettura di La zona grigia / Professionisti al servizio della mafia edizioni «La Zisa». In cui Nino Amadore, del Sole 24 Ore, ricostruisce le ambiguità e i silenzi dei vari Ordini nei confronti degli associati coinvolti in faccende di mafia, camorra, 'ndrangheta. Colletti bianchi che, a sentire il presidente di Cassazione Gaetano Nicastro, sono indispensabili ai criminali: «Cosa Nostra gode purtroppo di una vasta rete di fiancheggiatori nell'ambito di una certa borghesia mafiosa, fatta di tecnici, di professionisti, di imprenditori, di esponenti politici e della burocrazia». Come potrebbero certi padrini potentissimi ma semi- analfabeti investire nell'edilizia in Lussemburgo, nell'acquisto di un pacchetto azionario alle Cayman o nell'acquisto di 12 miliardi di metri cubi di gas dall'azienda ucraina Revne per «un valore di mercato di tre miliardi di euro» senza «un'accorta analisi fatta da gente preparata, che conosce i mercati »? Come potrebbero appropriarsi degli appalti pubblici senza la complicità di architetti, ingegneri, commercialisti, funzionari regionali e comunali ben decisi a regolarsi sul loro lavoro come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano? Amadore ricorda, tra gli altri, il caso del tributarista coinvolto nell'«operazione Occidente » che vide l'arresto di 46 persone appartenenti in parte al giro di Salvatore Lo Piccolo. «Accusato di aver riciclato il denaro delle 10 famiglie mafiose si è difeso: "Ho solo fatto il mio lavoro di consulente, di certo non vado a chiedere la fedina penale di tutti i miei clienti". » Tema: i suoi «probiviri» non han niente da dire? Sempre lì torniamo: «quando» un Ordine può intervenire? Nel caso del processo per il riciclaggio del «tesoro » (stima: 150 milioni di euro) di Vito Ciancimino, il libro segnala come i professionisti condannati siano stati due: il tributarista palermitano Gianni Lapis e l'avvocato internazionalista romano Giorgio Ghiron. Cinque anni e 4 mesi a testa. Ma se Lapis è stato subito sospeso dall'Ordine di Palermo, Ghiron risulta, molti mesi dopo la sentenza, ancora al suo posto. O così dice il sito dell'Ordine di Roma. Come mai? Il destino personale dell'uomo, va da sé, non c'entra: se è innocente lo dimostrerà in Appello. Auguri. Ma resta il tema: perché, come sostiene il presidente dell'Ordine dei Medici Annibale Bianco, un Ordine dovrebbe attendere la sentenza in Cassazione per censurare un iscritto? Che ce ne facciamo di una sanzione supplementare se c'è già una sentenza che magari espelle il condannato dalla professione? Se un Ordine non serve a tenere ordine «al di là» degli iter giudiziari, a cosa serve? A organizzare belle cene in compagnia?

lunedì 23 novembre 2009

In libreria - Anna Mauro, “Stracchiolitudine”, Edizioni La Zisa, pp. 128, euro 12


Accanto al mondo dei potenti e dei conformisti ne esiste un altro parallelo. È il mondo degli invisibili, di tutti coloro che non hanno voce in capitolo, eppure eccedono nei gesti, nella voce, nell’uso delle parole, come a volersi imporre su una società che tende ad ignorarli e che per loro nutre un profondo disprezzo.
La protagonista, Franca, è una donna spassosa, esilarante, che ai margini della società non ci vuole stare “manco scannata morta” e che per questo decide, alla pari di politici, assassini e presentatori televisivi, di scrivere il suo libro per averlo pubblicato. Un solo, piccolo neo: è semianalfabeta...

Nata e radicata a Palermo dal lontano 1957, dove vive ed insegna (per la precisione vive a casa sua ed insegna in un liceo cittadino) sostiene di essere l’unica eccezione che conferma la regola “L’ironia è delle persone intelligenti”. Si definisce scriborroica e femminopatica.