In questo romanzo, che per le
riflessioni del protagonista è anche qualcosa di più di un romanzo, i fatti
sono raccontati direttamente da Eugenio che li inquadra nelle vicende del suo
tempo e li accompagna con le sue considerazioni, le sue speranze, le sue
delusioni. Lungo la sua vita, da un’iniziale, quasi esclusiva, riflessione
sulle vicende palermitane e siciliane, i fatti e le esperienze allargano
l’attenzione del protagonista agli eventi e alle situazioni dell’Italia,
dell’Europa e del mondo fino a fargli raggiungere un panorama che guarda
all’umanità nel suo insieme. Eugenio è consapevole dell’insignificanza delle
vicende della sua vita di cui limita i ricordi solo a qualche evento più
significativo. La sua attenzione è rivolta soprattutto a quanto accade attorno
nel contesto globale nel quale ricerca prospettive che lascino aperto l’orizzonte
per quella speranza universale che è nella cultura ricevuta dalla madre. In
conclusione, quanto ho scritto non è soltanto un romanzo né un romanzo storico
sugli eventi degli ultimi settantacinque anni in Europa e nel mondo. Quello che
viene proposto è un tentativo di cogliere, lungo la vita di un protagonista, il
senso complessivo degli avvenimenti mondiali nella prospettiva dei rapporti fra
le genti, le culture e le economie. [...] In queste pagine, nell’analisi della
successione degli eventi dell’ultimo secolo, per tentare di precisarne i
progressivi sviluppi, ho ritenuto utile riprendere argomenti di altri miei
lavori che, in fondo, erano seme di una ricerca costante: capire la fondatezza
della speranza umana di raggiungere la “terra promessa”. (dall’Introduzione
dell’autore)
Mario Moncada di Monforte si è
formato culturalmente presso la Olivetti di Ivrea, in quella irripetibile
atmosfera creata dall’umanesimo di Adriano Olivetti e dall’impegno civile e
culturale di Paolo Volponi. Dopo il 1967 ha costituito e diretto in Sicilia le
prime aziende siciliane di informatica. È socio fondatore e membro del
Consiglio direttivo di “Salvare Palermo”, fondazione onlus per la tutela del patrimonio
culturale e ambientale palermitano. Studioso di problemi storico-sociali, utilizza
un’attenta informazione per guardare agli avvenimenti del nostro tempo con un
realismo costruttivo che non dimentica l’eroica fragilità della dimensione
umana. Ha pubblicato i seguenti saggi: La nazione siciliana (Palermo, 1973);
L’uomo totale (Palermo, 1996); Occidente senza futuro (Roma, 1998); Palermo
domani (Palermo, 2000); Israele, fine della speranza? (Roma, 2002); Guerra al
terrorismo? (Roma, 2003); Vite parallele: Giuseppe Mazzini e Osama Bin Laden
(Roma, 2005); Palermo umiliata (Palermo, 2007); Israele, un progetto fallito
(Roma, 2009); Israele, uno Stato razzista (Roma, 2010); e il romanzo La
profezia del Gattopardo (Roma, 2011). Nel 2012 gli è stato attribuito il 50°
Premio Calabria per il libro Israele, un progetto fallito.
Il Premio Calabria di letteratura
e giornalismo è nato nel 1963 ed ha rappresentato il momento conclusivo di
quell’annata letteraria. Il Premio nasceva nella considerazione che in una
terra isolata e individualista, com’era la Calabria, la premiazione dei soli
calabresi avrebbe accentuato il distacco dalle altre realtà nazionali. Fin dal
suo avvio, il Premio Calabria ha ricevuto lusinghieri consensi in Italia e
all’estero per l’azione di attenta ricerca di nuovi e valenti autori fra i
quali è indicativo ricordare il Premio conferito nel 1966 ad Heinrich Böll che
dopo, nel 1972, ha ricevuto il Premio Nobel. Non meno rilevante il Premio riconosciuto
nel 1999 al Nobel Ilya Prigogine. Nel 1967, il Premio Calabria fu assegnato a
Leonida Répaci, continuando ad arricchire una galleria di premiati di tutto
rispetto sul piano nazionale e su quello internazionale. Fra gli studiosi
siciliani si devono ricordare, fra gli altri, il Premio del 1978 conferito al
giornalista scrittore Giuseppe Fava e quello del 1997 allo storico Francesco
Renda. Nel 2012, anno del cinquantenario, il Premio Calabria è stato attribuito
all’autore.