“Le piccole battaglie quotidiane di chi combatte l'handicap”
di Antonella Filippi (“Giornale di Sicilia”, 26 novembre 2010)
Viene in mente una scena del film “Il pianista” di Roman Polanski: durante un'irruzione in una casa di ebrei, la prima azione che le SS compiono è quella di sollevare un invalido, con annessa sua sedia a rotelle, e gettarlo velocemente dalla finestra. Molto velocemente. Senza perdere inutile tempo. Per carità, il riferimento è a un caso limite ma i rapporti tra chi è portatore di un handicap mentale o fisico e il mondo attorno è complesso. Ruota attorno a due fratelli, uno sano e l'altro con problemi psichici, il libro dell'avvo¬cato penalista Ennio Tinaglia, “Terzapersona” (Edizioni La Zisa), presentato ieri a Palermo con gli interventi del magistrato Lorenzo Matassa, che ha curato la prefazione, e della psicologa Virginia Salemi. E’ dura la quotidianità dei malati, come è tanta la fatica di chi, in famiglia, deve assisterli, ancor di più quando è la mente a smarrirsi. Un esercito di genitori, mariti, mogli, fratelli e figli che, giorno dopo giorno, deve confrontarsi con una realtà carica di disperazione. Tanto che spesso chi sta accanto a questi pazienti non si accorge più dei propri bisogni. Ecco allora Giorgio che, nel prendersi cura di Saverio, lotta per conservare degli spazi per sé e si muove tra rabbia, rassegnazione, speranza, rimorsi. Tra i tentacoli dei sensi di colpa che seguono a momenti in cui l'odio sembra prendere il sopravvento, in cui pensieri inconfessabili si fanno strada. Una sorta di battaglia di amore/odio di Giorgio contro Saverio ma, soprattutto, per Saverio, in un intrigante gioco di riflessioni: «Ripercorro - commenta Tinaglia - un bel tratto di vita dei due fratelli, Giorgio e Saverio. Dall'infanzia all'adolescenza, dalla presa di coscienza di Giorgio che dovrà farsi carico del fratello più grande, soprattutto dopo la morte del padre, senza però lasciarsi travolgere, mantenendo spazi vitali, a costo di sentirsi un po' mostro. Sono si¬tuazioni comuni più di quanto si pensi: comprendere che si tratta di sentimenti diffusi può fare sentire meno soli e aiuta a lasciare da parte la vergogna che può assalirti. Si tratta di dinamiche complesse che ricadono quasi esclusivamente sulla sfera familiare, poiché l'aiuto esterno è davvero limitato». A trent'anni dalla legge Basaglia.('ANFI')