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lunedì 9 luglio 2018

Palermo venerdì 13 luglio, Alla Bottega di Libera si presenta il saggio di Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, Edizioni La Zisa




Appuntamento venerdì 13 luglio, alle ore 17 e 30, presso la Bottega I Sapori ed i Saperi della Legalità di Libera, a piazza Castelnuovo 13, a Palermo, per la presentazione del saggio di Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa.

Insieme all’autore, interverranno: Dino Paternostro, responsabile dipartimento Legalità Cgil Palermo; Ettore De Conciliis, pittore; Aurelio Pes, drammaturgo; Rosario Mangiameli, storico; e Vittorio Teresi, magistrato. Modererà l’incontro il giornalista Rino Giacalone, Libera informazione


In libreria la terza edizione del saggio dello storico Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, presentazione di Pino Arlacchi, prefazione di Enzo Campo, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 12,00

Salvatore Giuliano era semplicemente un bandito oppure un eroe che lottava per l’Indipendenza della Sicilia? Era assoldato dai servizi segreti degli Stati Uniti d’America o apparteneva alle formazioni clandestine neofasciste? Aveva stretti rapporti con la mafia o lui stesso era un uomo di Cosa Nostra? E ancora: non tutti ritengono Salvatore Giuliano esecutore della strage di Portella della Ginestra, ma se una parte degli storici asserisce che con essa si tentò di fermare il primo movimento antimafia di massa, un’altra parte sostiene che gettò le condizioni in Italia per un golpe anticomunista. Numerosi gli interrogativi che avvolgono questo fatto storico e che ancora oggi alimenta dibattiti e crea miti popolari. Con sguardo critico questo saggio cerca di far luce sulla questione che, nonostante gli anni, non risulta ancora sopita.

Francesco Petrotta, studioso della strage di Portella della Ginestra e del movimento contadino e socialista a Piana degli Albanesi. Ha pubblicato diversi lavori, tra i quali: Quando Scelba imperava. Inchiesta sull’uccisione di Damiano Lo Greco (Istituto Poligrafico Europeo, 2016); La strage e i depistaggi. Il castello d’ombre su Portella della Ginestra (Ediesse, 2010); La repubblica contadina di Piana degli Albanesi del 1945 (La Zisa, 2006); Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini (La Zisa, 2001). Ha inoltre curato i volumi: Girolamo Li Causi, Portella della Ginestra. La ricerca della verità (Ediesse, 2007); Mafia e banditismo nella Sicilia del dopoguerra: la sentenza del processo di Viterbo per i fatti di Portella della Ginestra (La Zisa, 2002).


giovedì 21 giugno 2018

“Salvatore Giuliano era mafioso”. L’ultimo mistero negli archivi Usa svelato in un libro pubblicato dalle Edizioni La Zisa




Di SALVO PALAZZOLO (La Repubblica-Palermo, 1 maggio 2018)


Nel libro dello storico Petrotta i documenti dei servizi segreti americani “Mandanti dell’eccidio furono i boss, minacciati dalla lotta per le terre”

«Office of Strategic Services. Report n. J-228/2 gennaio 1944. La mafia si è riorganizzata e ha ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. Fra i suoi membri più pericolosi si segnala Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Firmato: agente Z». Dagli archivi americani emergono nuovi documenti dei servizi segreti che spazzano via, ormai definitivamente, il mito del bandito Salvatore Giuliano. Altro che moderno Robin Hood in lotta per l’indipendenza della Sicilia, Turiddu che ruba ai ricchi per dare ai poveri, già all’inizio della sua ascesa fra le montagne della provincia di Palermo era indicato dall’intelligence statunitense nella lista dei most dangerous leaders” i più temibili delle cosche, assieme a tale «Remigi, ai fratelli Di Maria, a Badalamenti. Ricercati per vari crimini commessi contro la proprietà e le persone — scriveva l’agente Z — i ribelli vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno venti elementi della città». Dopo la strage di Portella della Ginestra, del primo maggio di 41 anni fa, vennero scritte parole ancora più chiare: l’agente speciale del controspionaggio americano George Zappalà definiva la banda Giuliano «un’organizzazione terroristica mafiosa, accusata di aver commesso numerosi crimini in Sicilia».
Un libro riscrive la storia del bandito di Montelepre. Si intitola: “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Edizioni La Zisa). L’autore, Francesco Petrotta, è uno dei maggiori conoscitori della storia del movimento contadino siciliano. Dopo aver recuperato nuovi documenti nei National Archives americani ha riesaminato gli atti dei processi alla banda Giuliano e poi le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta. Tanti tasselli che adesso non descrivono più un bandito aiutato dalla mafia, ma un mafioso vero e proprio, che il primo maggio del 1947 non commise errori o ingenuità sparando sui contadini riuniti a Portella per la festa dei lavoratori. «Piuttosto, ritengo che abbia eseguito delle direttive dell’organizzazione criminale di cui faceva parte», dice Francesco Petrotta. E spiega: «Fino ad oggi, gli storici hanno cercato di scoprire i volti dei mandanti di Portella analizzando i rapporti che Giuliano intratteneva con alcuni uomini politici indipendentisti e del centrodestra. Credo invece che la strage doveva servire a salvaguardare il potere di Cosa nostra, messo in discussione nelle campagne dalle occupazioni delle terre da parte del movimento contadino, che all’epoca era il primo movimento di massa contro la mafia. E con quella strage — aggiunge l’autore della ricerca — Giuliano si schierò a tutela degli interessi della casta degli agrari di cui la mafia era parte integrante».
Ma mancano ancora molti tasselli di questa storia. Nonostante la lettera dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi che nel 1988 invitava alla desecretazione di tutti i documenti riguardanti Portella. Spiega ancora Petrotta: «Non sono a disposizione degli studiosi gli atti istruttori che furono fatti dalla procura di Palermo dopo la denuncia dell’onorevole Giuseppe Montalbano sui mandanti dell’eccidio, il 25 ottobre 1951. E risultano ancora secretati gli atti sull’omicidio del bandito Gaspare Pisciotta, ucciso il 9 febbraio 1954 all’Ucciardone».
Due anni prima dell’ultimo caffè — alla stricnina — il braccio destro di Giuliano aveva svelato in un interrogatorio che il bandito di Montelepre era un uomo d’onore, «battezzato — così avrebbe detto — in un convegno di alti dignitari della mafia». Chi erano quegli alti dignitari? Il verbale è ancora un segreto di Stato.


mercoledì 9 maggio 2018

“Salvatore Giuliano era mafioso”. L’ultimo mistero negli archivi Usa svelato in un libro pubblicato dalle Edizioni La Zisa




Di SALVO PALAZZOLO (La Repubblica-Palermo, 1 maggio 2018)

Nel libro dello storico Petrotta i documenti dei servizi segreti americani “Mandanti dell’eccidio furono i boss, minacciati dalla lotta per le terre”
«Office of Strategic Services. Report n. J-228/2 gennaio 1944. La mafia si è riorganizzata e ha ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. Fra i suoi membri più pericolosi si segnala Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Firmato: agente Z». Dagli archivi americani emergono nuovi documenti dei servizi segreti che spazzano via, ormai definitivamente, il mito del bandito Salvatore Giuliano. Altro che moderno Robin Hood in lotta per l’indipendenza della Sicilia, Turiddu che ruba ai ricchi per dare ai poveri, già all’inizio della sua ascesa fra le montagne della provincia di Palermo era indicato dall’intelligence statunitense nella lista dei most dangerous leaders” i più temibili delle cosche, assieme a tale «Remigi, ai fratelli Di Maria, a Badalamenti. Ricercati per vari crimini commessi contro la proprietà e le persone — scriveva l’agente Z — i ribelli vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno venti elementi della città». Dopo la strage di Portella della Ginestra, del primo maggio di 41 anni fa, vennero scritte parole ancora più chiare: l’agente speciale del controspionaggio americano George Zappalà definiva la banda Giuliano «un’organizzazione terroristica mafiosa, accusata di aver commesso numerosi crimini in Sicilia».
Un libro riscrive la storia del bandito di Montelepre. Si intitola: “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Edizioni La Zisa). L’autore, Francesco Petrotta, è uno dei maggiori conoscitori della storia del movimento contadino siciliano. Dopo aver recuperato nuovi documenti nei National Archives americani ha riesaminato gli atti dei processi alla banda Giuliano e poi le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta. Tanti tasselli che adesso non descrivono più un bandito aiutato dalla mafia, ma un mafioso vero e proprio, che il primo maggio del 1947 non commise errori o ingenuità sparando sui contadini riuniti a Portella per la festa dei lavoratori. «Piuttosto, ritengo che abbia eseguito delle direttive dell’organizzazione criminale di cui faceva parte», dice Francesco Petrotta. E spiega: «Fino ad oggi, gli storici hanno cercato di scoprire i volti dei mandanti di Portella analizzando i rapporti che Giuliano intratteneva con alcuni uomini politici indipendentisti e del centrodestra. Credo invece che la strage doveva servire a salvaguardare il potere di Cosa nostra, messo in discussione nelle campagne dalle occupazioni delle terre da parte del movimento contadino, che all’epoca era il primo movimento di massa contro la mafia. E con quella strage — aggiunge l’autore della ricerca — Giuliano si schierò a tutela degli interessi della casta degli agrari di cui la mafia era parte integrante».
Ma mancano ancora molti tasselli di questa storia. Nonostante la lettera dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi che nel 1988 invitava alla desecretazione di tutti i documenti riguardanti Portella. Spiega ancora Petrotta: «Non sono a disposizione degli studiosi gli atti istruttori che furono fatti dalla procura di Palermo dopo la denuncia dell’onorevole Giuseppe Montalbano sui mandanti dell’eccidio, il 25 ottobre 1951. E risultano ancora secretati gli atti sull’omicidio del bandito Gaspare Pisciotta, ucciso il 9 febbraio 1954 all’Ucciardone».
Due anni prima dell’ultimo caffè — alla stricnina — il braccio destro di Giuliano aveva svelato in un interrogatorio che il bandito di Montelepre era un uomo d’onore, «battezzato — così avrebbe detto — in un convegno di alti dignitari della mafia». Chi erano quegli alti dignitari? Il verbale è ancora un segreto di Stato.

giovedì 3 maggio 2018

In libreria: Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, presentazione di Pino Arlacchi, prefazione di Enzo Campo, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 12,00






Salvatore Giuliano era semplicemente un bandito oppure un eroe che lottava per l’Indipendenza della Sicilia? Era assoldato dai servizi segreti degli Stati Uniti d’America o apparteneva alle formazioni clandestine neofasciste? Aveva stretti rapporti con la mafia o lui stesso era un uomo di Cosa Nostra? E ancora: non tutti ritengono Salvatore Giuliano esecutore della strage di Portella della Ginestra, ma se una parte degli storici asserisce che con essa si tentò di fermare il primo movimento antimafia di massa, un’altra parte sostiene che gettò le condizioni in Italia per un golpe anticomunista. Numerosi gli interrogativi che avvolgono questo fatto storico e che ancora oggi alimenta dibattiti e crea miti popolari. Con sguardo critico questo saggio cerca di far luce sulla questione che, nonostante gli anni, non risulta ancora sopita.


Francesco Petrotta, studioso della strage di Portella della Ginestra e del movimento contadino e socialista a Piana degli Albanesi. Ha pubblicato diversi lavori, tra i quali: Quando Scelba imperava. Inchiesta sull’uccisione di Damiano Lo Greco (Istituto Poligrafico Europeo, 2016); La strage e i depistaggi. Il castello d’ombre su Portella della Ginestra (Ediesse, 2010); La repubblica contadina di Piana degli Albanesi del 1945 (La Zisa, 2006); Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini (La Zisa, 2001). Ha inoltre curato i volumi: Girolamo Li Causi, Portella della Ginestra. La ricerca della verità (Ediesse, 2007); Mafia e banditismo nella Sicilia del dopoguerra: la sentenza del processo di Viterbo per i fatti di Portella della Ginestra (La Zisa, 2002).


venerdì 27 aprile 2018

Piana degli Albanesi (Pa) 30 aprile, Si presenta “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Ed. La Zisa) di Francesco Petrotta





In occasione della ricorrenza della Strage di Portella, avvenuta il primo maggio del 1947, lunedì 30 aprile, alle ore 18, presso l’aula consiliare del Comune di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, si presenterà il saggio di Francesco Petrotta “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Insieme all’autore, interverranno Dino Paternostro, Leandro Salvia, Serafino Petta e Matteo Mandalà.

Il libro svela, grazie a nuovi documenti inediti del servizio segreto statunitense dell’Office of strategic services (Oss),  e alle rivelazioni di Gaspare Pisciotta e di diversi collaboratori di giustizia (Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo, Francesco Di Carlo, Francesco Marino Mannoia, Giovanni Vincenzo Mazzola), che Salvatore Giuliano non era semplicemente un bandito che fu aiutato dalla mafia ma un mafioso, un uomo d’onore, che faceva parte dell’organizzazione criminale Cosa Nostra e che la sua banda non era altro che “un’organizzazione terroristica della MAFIA” (the terrorist organization “MAFIA” knows as the Giuliano gang) così come lo definivano, nel 1947, i servizi segreti americani.

A Portella della Ginestra Giuliano sparò personalmente sulla folla inerme di donne, bambini, anziani e contadini su ordine della mafia e degli agrari per fermare il primo movimento antimafia di massa della storia dell’Italia che lottava per i diritti dei lavoratori, la riforma agraria e per l’eliminazione della mafia dalle campagne siciliane.

Con la strage di Portella la mafia volle anche minacciare il governo nazionale per indurlo a disapplicare in Sicilia i decreti Gullo-Segni sulle terre incolte, vissuto dagli agrari come «spogliazione e annullamento del diritto di proprietà».

Il libro mette in luce anche la prima trattativa tra la mafia e pezzi rilevanti dello Stato, del 1949/50, per liberare la madre di Salvatore Giuliano, Maria Lombardo, arrestata per estorsione, in cambio della cessazione degli attacchi sanguinari alle forze dell’ordine. Trattativa che andò in porto e fu accertata dai giudici di Viterbo, grazie alle rivelazioni di Gaspare Pisciotta, ma che misteriosamente non determinò l’apertura di un fascicolo contro i mafiosi e gli uomini dello Stato per «violenza o minaccia al corpo dello Stato (politico, amministrativo o giudiziario)».

Nel saggio di Petrotta viene ricordata anche con nuovi documenti la figura Emanuele Busellini il campiere dei contadini poveri del feudo Strasatto, che Giuliano uccise il 1° maggio 1947 per eliminare un testimone scomodo che potesse rivelare la verità sulla strage.
Con questa pubblicazione vengono resi pubblici per la prima volta i documenti dei servizi segreti americani su Salvatore Giuliano e il suo foglio matricolare che rivela le sconcertati protezioni di cui godeva che il “Re di Montelepre”.

Mentre i giovani siciliani della sua classe venivano chiamati alle armi egli dal Consiglio di Leva, il 26 febbraio 1941, veniva dichiarato «non idoneo temporalmente per debolezza di costituzione» e lasciato a casa.

L’anno successivo, il 14 marzo 1942, venne arruolato nella Regia aeronautica ma incredibilmente venne dichiarato «rivedibile» e lasciato a Montelepre «in congedo illimitato provvisorio».
Il primo febbraio 1945, il Distretto Militare un anno e mezzo dopo l’omicidio di Antonio Mancino, quando già gli venivano attributi ben 10 omicidi tra cui quello del tenente dei carabinieri di Partinico Felice Testa lo trasferì «nei ruoli del R. Esercito» e lo lasciò con la sua banda criminale nelle montagne di Montelepre di nuovo «in congedo illimitato provvisorio».

Solo dopo la fine della guerra, il 20 marzo 1946, Giuliano venne chiamato alle armi e denunciato per diserzione quando ormai la mafia separatista aveva creato il “mito dell’eroe siciliano” e su di lui pendeva una taglia di 800.000 lire del Ministero dell’Interno.


martedì 27 marzo 2018

I misteriosi intrecci nella Sicilia del dopoguerra fra gli Usa e il bandito Salvatore Giuliano




Arriva in libreria il romanzo di Marco Palumbo, “La stella mancante”, prefazione di Rino Francaviglia, Edizioni La Zisa, pp. 212, euro 14,00

In una Sicilia a stelle e strisce, un professore dell’Università di Harvard conduce un’indagine storica sul banditismo e i suoi più celebri esponenti, ignaro, però, dello squarcio che sta aprendo sulla ricerca della sua stessa origine e identità. Immaginando un secondo dopoguerra diverso, l’autore mette in scena un racconto che si tinge di giallo e che ha come palcoscenico una Sicilia indipendente e annessa agli Stati Uniti d’America nel 1950, quando, in seguito all’iniziativa dei movimenti indipendentisti, l’isola si prepara ad un cinquantennio di sviluppo e prosperità. È in questo contesto che un professore venuto da Boston indagherà sulle vicende di un famigerato bandito Salvatore creduto morto dai più.

Marco Palumbo è nato a Palermo nel 1964. Conseguita la laurea in Scienze Politiche e la specializzazione in Diritto Regionale, intraprende la carriera nella pubblica amministrazione. In seguito a esperienze ministeriali svolte in continente, torna definitivamente in Sicilia nel 1996, dove svolge tuttora mansioni dirigenziali presso gli uffici della Regione.

mercoledì 25 gennaio 2012

Premio Nobokov 2011: Menzione speciale per la saggistica a Salvatore Badalamenti autore di Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano, La Zisa


Lecce, 25 gen. (Adnkronos) - Atto conclusivo, a Novoli in provincia di Lecce, per l'edizione 2011 del Concorso Nobokov. A vincere, nella sezione narrativa, e' il giornalista Osvaldo Piliego con 'Fino alla fine del giorno', Lupo editore. Nella sezione poesia a vincere e' Cinthia De Luca, con 'Penombra d'oltre', Aletti Editore. Nella sezione saggistica il podio e' per Daniela Musini, 'I 100 piaceri di d'Annunzio', Stampa Alternativa. Durante la cerimonia, che si e' svolta al teatro comunale, sono state poi assegnate alcune menzioni speciali. Per la narrativa: Flavio Venditti con 'Amore in Saldi', Prospettiva editrice e Stefania Jade Trucchi con 'Il candore dell'anima', Sperling Kupfer editori; La menzione speciale per la saggistica e' andata a Gustavo Rinaldi autore di 'Garibaldi, l'avventuriero, il massone, l'opportunista', Controcorrente edizioni e a Salvatore Badalamenti che ha firmato 'Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano', La Zisa. La giuria presieduta da Piergiorgio Leaci ha assegnata anche alcune menzione speciale per la poesia: a riceverle sono Caterina Davinio con 'Fenomenologie seriali', Campanotto editore e Michele Di Virgilio autore di 'Ho visto uomini cadere', Sentieri Meridiani Edizioni. Al termine e' stato reso noto il bando del 2012 che prevede un montepremi per quasi 7000 euro.

lunedì 9 agosto 2010

SALVATORE GIULIANO: IL GIALLO RACCONTATO IN TRE LIBRI (UNO DEI QUALI PUBBLICATO DALLA ZISA)



DIVERSE LE SOLUZIONI: NELLA TOMBA UN SOSIA O SOLO SPECULAZIONI (ANSA) - ROMA, 8 AGO - Giuliano: tre libri di siciliani dedicati al 'segreto' morte Due libri pubblicati da concittadini di Giuliano in tempi recenti e uno, il piu' sconcertante e al contempo interessante, pubblicato da uno scrittore di Castelvetrano. Sono i libri, ben poco conosciuti al grande pubblico (due pubblicati in proprio) che toccano il tema del 'segreto' della morte di Salvatore Giuliano. A Castelvetrano ha pubblicato il suo libro a proprie spese Luigi Simanella che sostiene attraverso una stringente analisi che Giuliano, come sostenuto da tanti negli anni , sarebbe fuggito a New York.
'L'uomo che giace nella tomba di Giuliano e' un sosia', dice.
'Da una disamina dei fatti, delle molte testimonianza raccolte, dai verbali delle forze dell'ordine e dai due colloqui che ho avuto con l'avvocato De Maria, nel cui cortile mori' ufficialmente Giuliano oltre che con il nipote, Giuseppe Sciortino Giuliano, emergono verita' contrastanti. Ho incontrato a New York Giacomo Caiola che mi ha raccontato che Giuliano e' stato ucciso a Monreale la notte tra il 3 e il 4 luglio, per mano di Nunzio Badalamenti che guidava un commando composto Mommo Vittorini, Nitto Minasola e Gaspare Pisciotta. Il cadavere fu poi portato a Castelvetrano. Anche questa versione pero' non trova riscontro con le informazione che ho avuto. Giuliano quella notte rimase vivo e con l'aiuto dei servizi Usa ando' negli Usa grazie a Mike Stern, l'uomo chiave della strage di Portella della ginestra del 1947.
Giuseppe Mazzola, figlio di un componente della banda, ha pubblicato due libri: uno dedicato alla ' Verita' sulla morte di Salvatore Giuliano', l'altro alla mafia e al banditismo.
'Qui da noi era come il Libano. Molti stenteranno a credere cosa e' stato fatto a questo Paese. Mio padre era della banda e ho scritto solo dopo la sua morte'. Mazzola e' molto scettico sulla vicenda del sosia.
' Da sempre - dice - si e' speculato sulla vera o presunta morte perche' a qualcuno e' convenuto mantenere un alone di mistero per mitizzare il personaggio. Purtroppo fanno sempre notizia il 'falso' o le ricostruzioni fantasiose, mentre spesso viene occultata la verita', perche' questa fa sicuramente male a chi detiene il potere. Non capisco, dopo 60 anni, a chi possa giovare rimettere in discussione una delle poche certezze che abbiamo. L'Ufficiale di Stato Civile del Comune di Montelepre, che ben conosceva Giuliano, ne ha riconosciuto ufficialmente la salma al Cimitero di Castelvetrano dopo avere riscontrato una leggera cicatrice al labbro superiore, a lui ben nota, causata, dopo un'accesa discussione al tavolo di biliardo, da un colpo di stecca. Il quasi contemporaneo svenimento della madre alla vista del cadavere nudo del figlio, ne confermo' l'autenticita'.
D'altronde, Giuliano sapeva fin troppo per restare vivo e non potevano rischiare di destabilizzare il Governo. A che pro il doppio cadavere? Per non fare scoprire che era stato drogato?
Pietro Pisciotta, per giustificare l'azione del fratello Gaspare, disse testualmente a mio padre, capo mafia di Montelepre in quegli anni e alla mia presenza, che 'suo fratello, con quello che aveva fatto, aveva salvato la Sicilia'. Salvatore Badalamenti e' anche lui di Montelepre e ha pubblicato con La Zisa un bel libro: “Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano”. Anche lui storce il naso sulla vicenda del sosia e del cadavere doppio. ' Il corpo senza vita che i giornalisti hanno fotografato nel cortile Mannone ( e poi all'obitorio di Castelvetrano) sotto casa dell'avvocato De Maria e' proprio quello del 'sire di Montelepre'', dice Badalamenti. 'Sarebbe stato insensato, e contro qualsiasi logica, lasciare in giro (magari con false generalita') questa pericolosissima bomba ad orologeria. Alcune teste coronate, alcuni inquilini dei piani alti del Palazzo, sarebbero dovuti vivere con questa, perenne, spada di Damocle sulla testa. Impensabile: non sta ne' in cielo, ne' in terra'. I morti hanno il diritto di riposare in pace. Persino il bandito Giuliano. Se si vuole riaprire il 'caso Giuliano' (cosa quanto mai opportuna) non e' dalla sua morte che bisogna ripartire'.
(ANSA).

CP 08-AGO-10 14:16 NNNN

venerdì 30 luglio 2010

Apc-Cultura/ Libri: Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano, Edizioni La Zisa


Al centro il paese vittima inconsapevole della fama del bandito

Milano, 28 lug. (Apcom) - La Procura di Palermo ha recentemente aperto un nuovo fascicolo sulla morte del bandito Salvatore Giuliano, ucciso in circostanze mai del tutto chiarite a Castelvetrano (Trapani) il 5 luglio del 1950. Tutto è nato da un esposto presentato dallo storico Giuseppe Casarrubea, che in passato si è spesso occupato del caso Giuliano.
Dal 1943 al 1950, l'anno della sua morte, Giuliano è stato un protagonista di assoluto rilievo del banditismo siciliano. Tra le decine di delitti che gli sono stati attribuiti, spicca la strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947, di cui ancora oggi non si conoscono i mandanti e i favoreggiatori. Ma, vittima inconsapevole della sua trista fama, è anche Montelepre, il piccolo in provincia di Palermo che gli ha dato i natali. E proprio a questo paese, che ancora oggi non è riuscito a scrollarsi la fama che lo circonda, è dedicato il lavoro di Salvatore Badalamenti, "Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano", Edizioni la Zisa. Badalamenti infatti è nato e cresciuto a Montelepre. Attualmente vive a Palermo e lavora nella segreteria di una scuola statale. Dal 1980 al 1985 è stato consigliere comunale Pci del comune di Montelepre.

Red/Gfp - 281519 lug 10

mercoledì 28 luglio 2010

In libreria: Salvatore Badalamenti, “Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano”, Edizioni la Zisa


In libreria: Salvatore Badalamenti, “Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano”, Edizioni la Zisa, pp.160, euro 13,00 (ISBN 978-88-95709-34-5)

Dal 1943 al 1950, anno della sua morte, Salvatore Giuliano è stato un protagonista di assoluto rilievo del banditismo siciliano. Tra le decine di delitti che gli sono stati attribuiti, spicca la strage di Portella della Ginestra del I maggio 1947, di cui ancora oggi non si conoscono i mandanti e i favoreggiatori. Ma, vittima inconsapevole della sua trista fama, è anche Montelepre, il piccolo e povero comune in provincia di Palermo che gli ha dato i natali. A questo paese, che ancora oggi non è riuscito a scrollarsi pienamente la sgradevole fama che lo circonda, è soprattutto dedicato il lavoro di Salvatore Badalamenti.
Salvatore Badalamenti è nato e cresciuto a Montelepre. Attualmente vive a Palermo e lavora nella segreteria di una scuola statale. Dal 1980 al 1985 è stato Consigliere comunale, per il Pci, del comune di Montelepre.

Le Edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e a "Libera" di don Ciotti e tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".


UCCISIONE BANDITO GIULIANO: PROCURA PALERMO APRE FASCICOLO

(ANSA) - PALERMO, 27 LUG - La Procura di Palermo ha aperto un fascicolo di 'atti relativi' sulla morte del bandito Salvatore Giuliano, ucciso in circostanze mai chiarite a Castelvetrano (Trapani) il 5 luglio del 1950. A dare l'input ai magistrati e' stato un esposto presentato dallo storico Giuseppe Casarrubea, che gia' in passato si e' piu' volte occupato del caso Giuliano.
I pm, coordinati dall'aggiunto Antonio Ingroia, hanno sentito come testimoni lo stesso Casarrubea, il ricercatore argentino Mario Jose' Cereghino, il giornalista dell'Ansa Paolo Cucchiarelli e il dottor Alberto Bellocco, il medico-legale che ha comparato le foto del cadavere del bandito. Sulla vicenda non e' stata ancora aperta alcuna indagine.
Non e' la prima volta che Giuseppe Casarrubea, figlio di una vittima della banda Giuliano, sollecita la riapertura delle indagini su queste torbide vicende. Nel dicembre del 2004 lo storico aveva consegnato un dossier di 67 pagine alla Procura di Palermo sulla strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947. Secondo Casarrubea, centinaia di documenti desecretati e rintracciati dallo studioso negli archivi americani e italiani provano che il contesto politico e sociale siciliano, a partire dal 1944, sarebbe stato dominato da un patto scellerato tra neofascismo, servizi segreti, mafia e bande paramilitari. Nel dossier sono contenuti anche nomi e cognomi di militari ed ufficiali della Decima Mas di Junio Valerio Borghese. (ANSA).