«La stella mancante» e il viaggio nella Trinacria che poteva
essere
L’avveniristica Sicilia del 2000 ha il treno superveloce che
collega Palermo e Catania, le autostrade senza buche né interruzioni, i
grattacieli e le spiagge tipo Malibù e Miami Beach, il turismo e il mare 365
giorni l’anno, i giovani parlano come lingua madre solo l’inglese, anzi
l’americano, e chiamano italiani gli stranieri, la Patria è a stelle e strisce
e lontana 10mila miglia, ma collegata con re-golari voli di linea diretti. La
Sicilia di Marco Palumbo, 54 anni, dirigente regionale alla sua prima fatica letteraria,
è una stella, la stella che non c’è e che sarebbe potuta essere, «La stella
mancante» (Edizioni La Zisa, 207 pagine, 14 euro, prefazione di Rino
Francaviglia) della bandiera americana. In un romanzo gradevole, ben scritto da
un esordiente, Palumbo immagina la… tanto immaginata e discussa, possibile
annessione della Sicilia agli Stati Uniti, con la sua trasformazione, nel 1950,
nella quarantanovesima stella della bandiera americana. Con un governatore che
si chiama Alfio Caruso, una conturbante bellezza siculo-americana, di Catania,
che si chiama ovviamente Agata, e un professore, il protagonista, Alex Collins,
docente di Harvard, che arriva a Palermo per partecipare alle celebrazioni del
cinquantennale dell’annessione ma si porta dietro, a sua insaputa, un mistero
familiare risalente alla Liberazione da parte delle truppe alleate. Un mistero
che Collins andrà scoprendo a poco a poco, in un crescendo che affronta anche
questioni irrisolte e ancor oggi controverse, come quella del bandito Giuliano.
Perché anche nella Sicilia yankee c’è la mafia. Ma questa è un’altra storia,
anzi la solita storia. Purtroppo. (* RAR*)
Il dirigente regionale all’esordio con un romanzo in cui
l’Isola è annessa agli Stati Uniti, ci sono grattacieli, un treno superveloce fra
Palermo e Catania ma la mafia...