"Pubblicato il
secondo libro del sacerdote ridotto allo stato laicale: denuncia la durezza
utilizzata solo con i preti sposati" di Gianni Biasetto (“Il mattino di Padova”, 3 febbraio 2015)
«Un
atto di coscienza». Sante Sguotti, ex parroco di Monterosso, reso allo stato
laicale dalla Santa Sede a seguito della scelta maturata nell 2007 di farsi una
famiglia con una parrocchiana dalla quale ha avuto un figlio, definisce così il
suo secondo lavoro editoriale dal titolo: “Prete pedofilo si diventa. Pedofilia
e celibato nella Chiesa di Papa Francesco”. Un libro di 224 pagine finito di
stampare giovedì scorso dalle edizioni La Zisa di Palermo (prezzo di copertina
16 euro).
«Questo
libro doveva uscire prima de “Il mio amore non è peccato”, solo che la
Mondadori nel 2007 ha preferito pubblicare un libro sulla mia esperienza di
vita di quel momento, in cui comunque avevo messo in risalto sia il problema
della pedofilia nella Chiesa che l’obbligo al celibato da cui la pedofilia a
mio avviso deriva. Del problema dei preti pedofili ho cominciato a interessarmi
dopo lo scandalo scoppiato in America».
Vuole
dire che la piaga della pedofilia nel clero è figlia dell’obbligo imposto dalla
Chiesa cattolica ai propri ministri di non prendere moglie?
«I
preti sono messi in condizione di diventare pedofili, questa è l’amara realtà.
I due fenomeni, quello del divieto di sposarsi e della pedofilia sono
strettamente legati tra loro».
A
chi le chiede chi è il prete pedofilo, lei risponde che è il miglior prete che
si possa immaginare. Cosa vuole dire con questa affermazione così forte?
«Che
per la gente che non lo sa il prete pedofilo è una persona insospettabile,
bravo a parlare e intessere relazioni con tutti. Insomma il miglior prete che
si può immaginare».
Parliamo
del suo secondo libro. Perché ha scelto una casa editrice siciliana?
«Al
Nord non ho trovato nessuno disposto a pubblicarlo. Temo che succeda perché c’è
il timore di mettersi contro i poteri forti su un tema scottante, come quello
della pedofilia nel clero. In questo caso, è chiaro, non ci si vuole mettere
contro la Chiesa. Ho saputo che la casa editrice La Zisa in passato aveva
pubblicato un altro libro su questo tema e l’ho contattata. Dopo aver letto la
bozza mi hanno risposto che erano interessati. Le difficoltà però non sono
finite. Ora che il libro è pronto, mi è giunta voce che alcuni distributori del
Nord si sono rifiutati di proporlo alle librerie. Il problema non è ancora risolto».
Lei
dice che si tratta per la maggior parte di un’opera autobiografica. Significa
che riporta episodi di pedofilia di alcuni suoi confratelli vissuti in
seminario o quand’era parroco a Monterosso?
«Riporto
articoli di giornale che evidenziano il problema ma anche esperienze personali.
Fatti successi anche nella Chiesa padovana negli anni in cui ero parroco.
Racconto anche di confidenze che mi sono state fatte da sacerdoti della Diocesi
di Padova che hanno vissuti momenti tremendi a causa di questa piaga».
Per
la prefazione del libro ha scelto un prete famoso, uno battagliero come lei
sulla problematica della pedofilia nella chiesa.
«Si,
don Franco Barbero, un prete di Pinerolo che si trova nelle mie stesse
condizioni per aver combattuto contro questa “Chiesa delle ipocrisie”,
dimostrando con i fatti che un parroco con moglie può dedicarsi alla vita
pastorale con efficacia. Lui ha fondato una sua chiesa e lavora per portare
avanti questa causa».
Oggi
Papa Francesco è sulla sua stessa linea, ha dichiarato che i pedofili vanno
condannati senza se e senza ma. Pensa riesca questo Papa che si è dimostrato
sensibile nei confronti delle vittime dei preti pedofili a cambiare le cose
all’interno della Chiesa?
«Finora
ho sentito solo proclami. Almeno sta facendo emergere il problema e sta
scuotendo le coscienze. Temo che non arriverà a cambiare le cose, perché si
trova anche lui con le mani legate da un sistema che ha difficoltà a
rinnovarsi».