Nonostante i tentativi di
guardare i dati “dal lato positivo”, la consueta conferenza di gennaio della
Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, che traccia l’andamento del
mercato editoriale per l’anno appena trascorso, non può non lasciare un po’ di
amaro in bocca. Rispetto alle disamine precedenti da cui il libro e l’Italia
nel suo complesso uscivano decisamente vincitori sulle crisi cui il mondo era
andato incontro (la pandemia su tutte), quest’anno è più marcato il potenziale
rallentamento.
Dalle analisi di Angelo
Tantazzi, presidente di Prometeia, emerge infatti che se da un parte il livello
di disoccupazione è rientrato ai valori precedenti la pandemia (addirittura
sceso del 2% – e questo è un dato di importanza storica), dall’altra è ancora
con il debito pubblico che paghiamo la crisi, molto più degli altri Paesi (la
performance migliore nel rapporto Pil/debito è, senza troppe sorprese, della
Germania) e il nostro Pil cresce molto poco (dello +0,7% nel 2023 e si stima
dello +0,4% nel 2024). Siamo però usciti dalla crisi abbastanza bene: i consumi
degli Italiani si sono mossi in linea con quelli dei cittadini degli altri
Paesi ma decisamente superiore è stata, in questi ultimi quattro anni, la
performance degli investimenti, soprattutto perché, da parte dello Stato, sono
state messe in atto azioni di sostegno (per esempio con gli incentivi per le
ristrutturazioni). Ecco: d’ora in avanti è prevista una normalizzazione delle
politiche, dopo gli anni di emergenza che si sono aperti con la crisi Covid-19,
e si restringeranno quindi gli spazi per la politica di bilancio. Con il 2024
terminerà l’impatto sui consumi dei sostegni straordinari, che saranno
sostituiti solo in parte dalle misure introdotte dalla legge di bilancio,
destinate soprattutto a sostenere i redditi delle famiglie, perciò è da
attendersi una contrazione nei consumi. In ambito culturale, in particolare, la
18 app – strumento che aveva funzionato assai bene – verrà sostituite da due
diverse “carte” con riduzione di fondi da 230 milioni stanziati a 190, mentre
per l’editoria è stato rinnovato il finanziamento del Fondo straordinario che
ammonterà, per il 2024, a 14.5 milioni di euro.
Per fortuna si sta
assistendo al rientro dei prezzi al consumo, trainato da quelli dell’energia
(-24.7% mese su mese a dicembre) ma in cui la componente alimentare resta
erratica e gravosa, e nonostante, nel corso del 2023, i prezzi dell’energia
siano scesi, mediamente dimezzandosi, rimarranno comunque permanentemente più alti
(circa il doppio) degli anni prepandemici. Al contempo i salari aumentano ma
non recuperano l’inflazione e in Italia restano ben al di sotto della media
europea (+3% contro il 4.5%) mentre i tassi di interesse continuano a salire.
Quindi, anche se il livello occupazionale è decisamente aumentato (rispetto a
fine 2019, nel quarto trimestre del 2023 gli occupati sono 560.000 in più e i
disoccupati sono quasi 500.000 in meno), il potere d’acquisto reale del reddito
è sceso, ma non la propensione al consumo degli Italiani (che hanno anche
intaccato i risparmi), tornata ai livelli prepandemici. È ipotizzabile che nel
2024 la ripresa del potere di acquisto, alimentata dalla discesa
dell’inflazione e dalla tenuta del mercato del lavoro, sosterrà i consumi in crescita:
la propensione al risparmio è infatti calata, rispetto al massimo del +15.6%
dell’anno del lockdown, ma rispetto al 2023 (+6.9%) si stima che torni a salire
a +7.4%. Sembra una differenza trascurabile, ma non lo è: ogni punto
percentuale incide per 13.7 miliardi annui.
E su cosa si concentra il
consumo italiano? Negli ultimi anni le spese per affitti, luce, acqua, gas,
carburanti, salute eccetera (sostanzialmente legati al rincaro dei costi
dell’energia) sono salite di due punti percentuali che hanno quindi
corrispondentemente “schiacciato” i servizi non obbligati. I libri sono
catalogati tra i beni non durevoli (insieme ad abbigliamento, igiene, cosmesi)
e dal 2019 sono scesi di mezzo punto. Si stima che nel 2024, in generale, la
crescita dei consumi rallenterà. Le famiglie tenderanno a ricostituire il
risparmio e ciò influenzerà negativamente la loro propensione a spendere. Per i
libri, dopo il veloce recupero dei livelli prepandemia nel 2022, nel 2023 si è
osservato un calo sia dei volumi sia dei prezzi invece dal 2024 si stima
l’avvio di un trend di crescita.
La sensazione dilagante di
“sentirsi più poveri” dipende molto dal livello di reddito: le asimmetrie di
ricchezza condizionano i comportamenti di consumo. Le famiglie più ricche
detengono una ricchezza media tale da poter garantire lo stesso stile di vita,
essendo in grado di sopportare gli aumenti di prezzo, e spostano il proprio
paniere di spesa sempre di più verso la componente dei servizi, mentre le
famiglie meno benestanti restano condizionate dall’aumento dei prezzi dei beni
di prima necessità. Quindi se l’inflazione per le prime è stata del +5.7% per
le seconde invece è stata del +6.5%.
In un panorama generale
non esattamente roseo, come ha performato il mercato editoriale?
I dati dell’Associazione
Italiana degli Editori (Aie), raccolti e analizzati in collaborazione con
Nielsen, BookScan e IE Informazioni Editoriali, e riportati durante la
conferenza dal Presidente della Federazione degli Editori Europei (Fep) Ricardo
Franco Levi, hanno mostrato che l’Italia si piazza al quarto posto tra i grandi
mercati europei con un valore complessivo di 3-3.5 miliardi di euro, seguendo
Regno Unito (4-4.5), Francia (4.5-5), Germania (9.5-10), in un mercato che
complessivamente vale 37-38 miliardi di fatturato e che fa del libro la prima
industria culturale europea.
In Italia l’editoria trade
(romanzi e saggistica) è cresciuta del +0,8% a valore rispetto al 2022 (+14.1%
rispetto al 2019) invece ha subito una lieve flessione in termini di copie
(-0.7% sul 2022 ma +12.6% sul 2019). Nel 2023 il prezzo medio di copertina dei
libri comprati è stato di 15.17 euro, in crescita del +1.5% rispetto l’anno
precedente ma ben meno dell’inflazione che è stata invece del +5.7%.
Confrontando con il 2019, invece, il prezzo dei libri venduti è cresciuto del
+2.6%, contro una crescita generale dei prezzi del +15.7%. Sono numeri che
testimoniano la riduzione dei margini di guadagno degli editori, ma anche lo
sforzo per tenere bassi i prezzi e non deprimere la domanda di lettura.
Le librerie fisiche
restano il principale canale di distribuzione di libri, recuperando terreno (il
54.7% del totale contro il 53.5% dell’anno scorso), ma sempre in calo rispetto
a prima della pandemia (il 64% nel 2019). Questi trend si individuano, con
percentuali lievemente diverse, a livello europeo, ed emerge che il libro di
carta resta il preferito dei lettori, anche se guadagnano terreno gli
audiolibri, che crescono in Italia del +12% rispetto al 2022, e gli e-book che
crescono del +2.5%. Nel complesso, quindi, il mercato editoriale italiano
cresce in quest’ultimo anno dell’1.1%. Non sono risultati deludenti, ma
preoccupanti se si tiene conto che l'anno prossimo verranno meno, come detto,
alcune misure a sostegno della domanda.
Il 2024 sarà un anno
cruciale per il futuro dell’editoria quindi, anche per un altro aspetto, non
direttamente legato al mercato, ma alla sua struttura interna: il 2 aprile, con
tutta probabilità, verrà approvata la direttiva europea sull’intelligenza artificiale
che dovrebbe garantire la trasparenza delle fonti usate per alimentare i
database delle reti neurali. Il tema è delicatissimo perché fortemente
interconnesso con il diritto d’autore, e non dobbiamo mai dimenticare che a dar
vita ai libri che il mercato dell’editoria perfeziona, pubblica e distribuisce
è, in primis, chi scrive. Che va tutelato.
(Fonte: di Valentina Berengo, https://ilbolive.unipd.it/)
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