Già dal titolo il breve saggio di Anna
Momigliano appare curioso e provocatorio: chi sono «gli altri» con cui Israele,
inteso come Stato, non riuscirebbe a risolvere i suoi dissidi? Sono gli arabi,
sarebbe la risposta più veloce e scontata. Ma come giustamente osserva Tobia
Zevi nella prefazione, per uno Stato di poco più di otto milioni di cittadini,
«gli altri» sono la quasi totalità degli abitanti del pianeta. Che spesso sono
interessati a ciò che accade in un fazzoletto di terra grande quanto la Sicilia
e spessissimo sono disinformati circa le reali dinamiche di vita di questo
Paese, che oltre a essere popolato da ebrei e arabi, è abitato da drusi,
circassi e beduini e che si è costruito sull’immigrazione assai più di quanto
abbiano fatto gli Stati Uniti d’America. Basti pensare che in sei anni, dal
1945 al 1951, la popolazione israeliana è più che raddoppiata: sarebbe come se
in Italia, da qui al 2022, arrivassero 65 milioni di immigrati.
Muovendo da queste premesse e assumendo come
spartiacque la “nonguerra” di Gaza dell’estate 2014, che ha visto salire alla
ribalta la destra quasi che ormai definirsi sionisti equivalga necessariamente a
essere di destra, Momigliano descrive con rapide ed efficaci pennellate la “rottura”
del sionismo, il rapporto tra Israele e gli arabi, ma dipinge anche molti
ritratti di sionisti storici. Da Eliezer Ben Yehuda, che ha “inventato” la
lingua ebraica moderna, alla yiddish mame Golda Meir, da Rabin a Sharon a
Netanyahu, per mostrare i molti e diversi volti assunti dal sionismo in circa
centoventi anni.
Il libro: Anna Momigliano, “ISRAELE
E GLI ALTRI. UN
DISSIDIO IRRISOLTO, La Zisa, pp. 80, € 12
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