Palermo, 5 giugno 2013 – La casa editrice la
Zisa aderisce, coi suoi redattori e i suoi autori, all’iniziativa “#BRINGBACKOURGIRLS
- Ridateci le nostre ragazze” promossa dalla Chiesa Valdese di Palermo, dal
Centro diaconale “La Noce” - Istituto valdese e dall’associazione culturale Il
Pellegrino della Terra che avrà luogo il 7 giugno, a partire dalle ore 17, a
piazza Politeama, nel capoluogo dell’Isola, per chiedere la liberazione delle
ragazze nigeriane rapite dal gruppo terroristico islamico Boko Haram.
“Fin dalla sua fondazione, la nostra casa
editrice – spiega il direttore editoriale Davide Romano – si è schierata fianco
dei deboli di questa società violenta e ingiusta: esponenti delle varie minoranze, bambini abusati, vittime della
mafia, omosessuali, etc. Per questo motivo, quando abbiamo chiesto ai nostri
autori se erano disponibili a prendere parte alla bella iniziativa organizzata dalla
Chiesa Valdese di Palermo e abbiamo ricevuto da parte loro delle risposte entusiaste
di adesione. Questa reazione ci onora e ci conferma nel nostro impegno che non
verrà mai meno. Invitiamo, pertanto, i nostri amici e lettori a partecipare
numerosi. Noi ci saremo”.
Questo il comunicato della Chiesa Valdese di
Palermo:
Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014 un
numero imprecisato di giovani ragazze sono state rapite dalla scuola superiore
statale che frequentavano a Chibok in Nigeria da parte del gruppo terroristico
Boko Haram. Secondo la polizia locale le ragazze che mancano all’appello sono
276. In nome di una lettura integralista, violenta e aggressiva dell’Islam, dal
2002 Boko Haram attacca scuole, chiese e stazioni di polizia. Si calcola che
oltre 10 mila persone siano state uccise dal gruppo, tra cui numerosi esponenti
islamici locali che hanno condannato le azioni dell’organizzazione. Boko Haram
non ha infatti legami con la popolazione musulmana locale.
Il 5 maggio scorso il gruppo terroristico ha
pubblicato un video raccapricciante in cui rivendica l’azione, mostra diverse
ragazze rapite e comunica la loro ‘islamizzazione’: chi si converte sarà data
in moglie a un componente del gruppo, chi non si converte sarà resa schiava ed
eventualmente venduta. Nella follia criminale del gruppo, la colpa delle
giovani era il loro status di studentesse.
Da diversi anni le chiese protestanti italiane
accolgono i loro fratelli e sorelle migranti. Una parte di loro proviene dalla
Nigeria. La città e le chiese di Palermo hanno avuto un ruolo importante in
questa storia di accoglienza. Altri gruppi consistenti provengono dal Ghana e
dalla Costa d’Avorio.
Conoscere i fratelli e le sorelle nigeriani e
prendere coscienza dei loro problemi e della loro realtà ha portato, tra le
altre cose, alla fondazione dell’Associazione culturale Pellegrino della terra,
che aiuta le donne vittime della tratta ad uscire dalla condizione di
schiavitù. Negli ultimi anni alcune donne sono state uccise e i loro corpi
vilipesi da parte della malavita organizzata.
Conosciamo la cultura e la spiritualità
nigeriana. Abbiamo parlato tante volte delle problematiche legate a quella
terra. Abbiamo pregato tante volte insieme per il bene dei nostri paesi.
Italiani che hanno pregato per la Nigeria, nigeriani che hanno pregato per
l’Italia.
Allo stesso tempo, siamo convinti che la libertà
delle donne e degli uomini faccia parte della volontà di Dio, e che questa
libertà sia raggiungibile attraverso l’accesso allo studio e alla cultura.
Abbiamo costruito non solo chiese dove vivere il messaggio evangelico, ma anche
scuole dove emancipare l’essere umano.
Non è solo l’orrore profondo che proviamo di
fronte a questo vile gesto che ha colpito delle giovani ragazze poco più che
bambine a spingerci ad essere solidali con la sofferenza dei loro genitori e
della loro comunità. C’è anche l’attacco all’istruzione come modello di
emancipazione. C’è la violenza di genere, che considera le donne inferiori agli
uomini.
Pertanto invitiamo la popolazione a raccogliersi
in piazza per una manifestazione di solidarietà e, per chi crede, di preghiera.
Ascolteremo preghiere e canti, organizzati e spontanei, da parte degli africani
presenti, perché nella spiritualità africana non sono gesti scissi dall’azione
politica. Affidarsi a Dio, denunciare l’ingiustizia e chiedere la conversione a
giustizia dei violenti sono un tutt’uno.
Il nostro ambito e la nostra esperienza ci
permette di offrire a tutte e tutti questo momento di solidarietà, cui vi
chiediamo di aderire. Da parte nostra siamo pronti ad aderire ad altri momenti
di solidarietà, organizzati con modalità proprie di chi le promuove.
Dobbiamo unirci per chiedere con forza la
liberazione di queste ragazze.
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