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venerdì 28 gennaio 2011

8 FEBBRAIO 2011 - PRESENTAZIONE LIBRO "INGANNO PADANO. La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano



Il Circolo dell'Italia dei Valori di Trapani ha organizzato nel corso della precedente riunione, un incontro per la presentazione del libro: "INGANNO PADANO - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa).

L'incontro avrà come ospiti gli stessi autori del libro e cioè:

Fabio Bonasera, giornalista al "Corriere del Mezzogiorno", al "Corriere di Rovigo" e al "Il Gazzettino". Attualmente è Direttore Responsabile del mensile di Patti (ME) "In cammino". Si occupa prevalentemente di cronaca bianca e politica.

Davide Romano, giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate tra le quali: "Il Giornale di Sicilia", "Il Mediterraneo", "La Repubblica", "Antimafia 2000", "La Rinascita della Sinistra", "Avvenimenti", "L'Inchiesta Sicilia" e "Riforma".

La prefazione del libro è stata curata da Furio Colombo.

La data della presentazione-incontro è stata fissata per il giorno 8 febbraio alle ore 19 sempre presso la Sede Provinciale dell'IDV di Trapani in via R. Passaneto 13.

Tutti i tesserati, cittadini e simpatizzanti sono invitati.

I D V - S T A F F
CIRCOLO DI TRAPANI

lunedì 17 gennaio 2011

In libreria la 2a ristampa di "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" (Edizioni La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano


"Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90

2° ristampa in una settimana!!!
Il libro che la Lega non vuol farvi leggere.


Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate (tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma).ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).

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venerdì 7 gennaio 2011

I misfatti dell' “Inganno Padano”. Il vero volto della Lega Nord


Nel saggio di Bonasera e Romano un'analisi delle contraddizioni del progetto leghista, che, sorto in nome della secessione e dell'indipendenza della fantomatica Padania, da anni si trova a guidare l'Italia unita

di CARLO PICONE (CORRIERE DELL’IRPINIA, Domenica 28 novembre 2010)

È una lettura quanto mai interessante quella di "Inganno padano", sottotitolo: "La vera storia della Lega Nord", il coraggioso pamphlet scritto dai giornalismi siciliani Fabio Bonasera e Davide Romano, pubblicato dalla casa editrice palermitana La Zisa (dal nome di uno storico palazzo del capoluogo isolano) e da qualche settimana in libreria.
Un testo, redatto nello stile dei libri - inchiesta, che arriva in un momento cruciale della più recente storia apolitica italiana, di cui la Lega di Umberto Bossi è da un paio di decenni saldamente protagonista. Nelle vicinante all'ennesima crisi che scuote la compagine parlamentare repubblicana, pronta ad una più che provabile nuova chiamata alle urne, orse all'ennesimo "ribaltone", stravolta guidato dai finiani di Futuro e Liberta, dopo che era stato proprio il Carroccio l'artefice della caduta per implosione del primo governo Berlusconi. A riprova di come sia in fondo vera la teoria dei corsi e rincorsi storici di vichiana memoria. Ebbene ora la sensazione dominante sia piuttosto di dèjà vu che del rincorrersi dei cicli della storia. Ed è un peccato che, nel dettagliato lavoro realizzato dai due autori, manchi il capitolo, restituitoci in questi giorni attraverso la trasmissione di Fazio e Saviano su Raitre "Vieni via con me", riguardante i disdicevoli apporti affiorati tra politici "lumbard" ed esponenti della 'ndrangheta calabrese, da aggiungere in appendice alla storia del movimento leghista raccolta nelle 176 pagine del libro. Ma c'è sempre tempo per interazioni ed ulteriori aggiornamenti. Per scrivere nuove puntate di una storia destinata a durare ancora a lungo, visto il profondo radicamento sul territorio che la Lega può vantare soprattutto nel Settentrione d'Italia. Del resto, lo stesso stile giornalistico del volume, che si avvale della preziosa prefazione di un maestro duale Furio Colombo, si presta ad una simile operazione.

Fenomenologia del Carroccio
Bonasera e Romano, uno attualmente direttore del mensile di Patti (in provincia di Messina), "In Cam¬mino", dopo essere stato redattore del "Corriere del Mezzogiorno", ed in Veneto del "Corriere di Rovigo" e de "il Gazzettino" di Venezia; l'altro fondatore e direttore della rivista "Nuovo Mezzogiorno" e del periodico della Funzione Pubblica Cgil Sicilia, "Forum 98", oltre che autore di numerosi saggi; nel ripercorrere le origini e l'evoluzione storica del fenomeno Lega, hanno il merito di pose una lunga serie di dubbi e di rilievi critici sulla sua straordinaria fortuna, riuscendo a far calare più di un'ombra sull'inarrestabile serie di successi elettorali conseguiti, da quesito movimento di lotta e di governo, nei vari appuntamenti con le urne. Tali e quanti da far prevedere un sicuro incremento di voti anche in eventuali prossime elezioni anticipiate.
Qualcuno potrà obiettare che l'origina meridionale di Bonasera e Romano è sospetta di partigianeria, che le fonti di cui si sono serviti per il loro volume sono inficiate dall'astio personale covato dai transfughi del Carroccio, Fabrizio Comencini, Gianfranco Biolzi, Ettore Beggiato, in primis. Ma, poi, la lettura del loro dettagliatissimo lavoro sortisce l'effetto di convincere anche i più settici, inducendo ad approfondire ulteriormente i fatti ampiamente circostanzianti contenuti nel libro. Di una veridicità facilmente raccertabile e, in quasi tutti i casi, inequivocabile.
I due autori provano a smontare e a demitizzare la creatura di Gianfranco Miglio e Umberto Bossi. E per farlo si affidano alle testimonianze di fuoriusciti, leghisti pentiti e critici nei confronti della struttura verticistica della formazione politica. Rivelatasi, secondo l'accurata ricostruzione contenuta nel volume, un colossale "inganno", perché ben presto si è trasformata in un partito alla stregua degli altri, un partito come quelli che proprio i "lumbard" avevano duramente avversato come emblemi della Prima Repubblica e di "Roma ladrona". Al tempo di Mani pulite, da cui, come è noto, la volgata fa risalire la nascita sia della Lega che di Forza Italia, in seguito al rovinoso sfascio e all'ingloriosa fine dei raggruppamenti politici tradizionali, su tutti la Dc e il Psi.
Ebbene quello che affiora dalle pagine di Bonasera e Romano è l'arrivismo politico, il nepotismo, il clientelismo, l'incapacità diffusa e conclamata che hanno animato il partito, attuale alleato numero uno del Pdl di Berlusconi, tanto da essere addirittura artefice di un "patto di ferro" con lui per governare il Paese. E, di capitolo in capitolo, colpiscono le assurdità, tipiche della Seconda Repubblica e dell'attualità politica odierna, di cui s'è fatto protagonista il Carroccio, che, sorto in nome della secessione e dell'indipendenza della fantomatica Padania, da anni si trova a guidare l'Italia unita a cui teoricamente dovrebbe essere ostile.

La bufala del secessionismo
Ecco allora che, dando voce a chi prima ha abbracciato con entusiasmo il progetto leghista per poi prenderne le distanze, a chi non è riuscito a contenere l'aperto dissenso nei confronti delle scelte di vertice del partito, vengono fuori le verità nascoste sull'affermazione dell'epopea bossiana. I molteplici controsensi e contraddizioni di uno schieramento che, sin dagli esordi sullo scenario settentrionale, coi suoi disegni egemonici nei confronti delle forze autonomiste del nazionalismo veneto, di fatto annesse a quella che all'inizio era soltanto la Lega lombarda, si è caratterizzato per la pratica di "predicare bene e razzolare come gli pare". Pur potendo contare, oggi, sulla stupefacente dotazione di tre milioni di elettori, i quali hanno espresso il loro consenso nei confronti della sua manifesta xenofobia, finendo per contribuire alla trasformazione della Lega da raggruppamento regionale, attivo solo in alcune aree del Belpaese, a partito che governa tutta l'Italia, perseguitando i Rom e rimandando in Libia gli immigrati.
Il primo controsenso è appunto quello che sottolinea Furio Colombo nella sua introduzione: "Un partito secessionista al governo è un fatto unico". Esso, infatti, si fonda "sulla secessione, sul disprezzo delle istituzioni italiane, sul vistoso distacco tra gli eventi del mondo e la politica imposta dalla Lega, sul deterioramento precipitoso della immagine italiana, sul non rispetto dei diritti umani o dei fruttati internazionali", sotto le insegne della "Padania, nome politico di una parte dell'Italia di imprecisata definizione". E fa bene ancora l'ex direttore dell' "Unità", quando, riecheggiando le ripetute osservazioni di Bonasera e Romano, ricorda che "in tutte le strutture giuridiche statuali la secessione come proclama e come programma è considerato reato". Dappertutto, ma non nell'Italia delle troppe impunità di questi ultimi anni. E forse, la storia della nostra nazione avrebbe avuto destini diversi se fosse stata messa fuorilegge l'accolita un po' cialtrona di camicie verdi, ronde e guardie padane, che oggi formano l'apparato simbolico del leghismo. Invece, ci siamo ritrovali, come dice Colombo, in “un Paese unito ma governato da ministri secessionisti che dovrebbero essere, legittimamente, sospettati di lavorare al loro progetto, che non è il bene di tutto il Paese, ma quello della divisione, stando nella stanza dei bottoni”.
L'anomalia italiana è anche questa. Non è solo quella di avere, da quattordici anni ormai, al timone del governo il monarca assoluto di tv ed editoria, Silvio Berlusconi, sostenuto da Bossi, personaggio a lui del resto speculare, come acutamente evidenziato nel pamphlet “Inganno padano”. Entrambi sono politicanti improvvisati, che hanno fatto dell'antipolitica il loro carattere predominante, incentrando la loro azione sulla riconosciuta maestria nelle capacità comunicative.

L'anomalia italiana
A questo punto, verrebbe da chiedersi quali siano le responsabilità della loro irrefrenabile ascesa, se una causa iniziale possa essere individuata nella colpevole sottovalutazione dei due fenomeni appaiati, che, in un breve lasso di tempo, hanno conquistato la maggioranza dell'elettorato italiano, andando a sottrarre, come nel caso della Lega, larghe fette di voti alla Sinistra, pressoché sparita nell'odierno Parlamento, in fasce della popolazione prima di suo quasi esclusivo appannaggio, come la classe operaia. Un pensiero particolare dovrebbe essere rivolto alle ragioni per cui è stato dato spazio e legittimazione intellettuale ad un simile movimento, coprendo l'imbarazzante vuoto di contenuti, l'incompetenza e la marchiana approssimazione, che finora ha accompagnato i passi in politica degli esponenti del Carroccio.
Forte nell'imporre leggi, "che - spiega sempre Colombo nella sua prefazione al volume - danno la caccia agli immigrati, abbattono i campi Rom, negano diritti legali e sanitari nelle carceri speciali dette 'Centri di immigrazione e di espulsione', dove non ci sono regolamenti e garanzie". "Leggi imposte dalla Lega al Pdl e dal Pdl a Camera e Senato italiani", finendo tutti nel "circolo vizioso del partito regionale del 10% che governa tramite ricatto - e senza rapporto con il voto - il Paese che la Lega vuole spaccare. Il ricatto riguarda la giustizia, ossessione snervante e distruttiva del Premier. Il voto della Lega assicura alla maggioranza il successo nella lotta ai giudici. In cambio la Lega ottiene mano libera.". Ma nella disamina del prefatore c'è posto anche per quanti sono stati incapaci di contrastare adeguatamente il fenomeno leghista, finendo anzi spesso per alimentarlo, rinforzandolo: "Questo sciagurato modo di governare purtroppo ha incontrato solo un’opposizione sporadica, un’opposizione che non ha mai voluto affrontare l'insieme del pessimo percorso di lavoro su cui è stato spinto il Parlamento”.
La raffigurazione iconica di Bossi come "mastino rabbioso" di Berlusconi appare quanto mai calzante. Completamente perduti nell'oblio, quindi, gli iniziali propositi secessionisti, rivelatisi soltanto uno strumento per fare la voce grossa e dettare le regole, ottenere ruoli primari nella nomenclatura del potere. Altrettanto dimenticati i programmi giustizialisti, quelli indirizzati al rinnovamento e alla moralizzazione delle pratiche politiche: gli improvvisati leader leghisti "cumulano due o tre stipendi. In buon numero senatori e deputati leghisti sono sindaci, assessori, consiglieri, a diversi livelli locali. Tutti assumono mogli, figli, mariti, cognati a spese di Roma ladrona", osserva Furto Colombo. Che ripropone il quesito decisivo, da rivolgere a tutti, "destra, sinistra e istituzioni": "Che cosa si sta facendo per salvare l'integrità di ciò che dai tempi del Petrarca si chiama Italia e che da 150 anni è un Paese unito?": II merito principale di "Inganno padano" è proprio quello di interrogarsi su questo.

Paese a rischio unità
Il pericolo di sancire la definitiva spaccatura della nazione, sotto la spinta di un federalismo iniquo e diseguale, portato avanti senza ostacoli dalla Lega, pur nei suoi aspetti strani, grotteschi e ridicoli, c'è tutto. Le preoccupazioni vengono innanzitutto dalla crescita quasi esponenziale dei consensi da essa ottenuti, passando dall'8% delle politiche del 2008, al 10% nelle europee del 2009, fino al 12 % nelle ultime Regionali. Senza dimenticare la maggioranza relativa conquistata in Veneto (al 35%), oltre alla costante affermazione in Lombardia, in Friuli Venezia Giulia, la vittoria seppur contestata in Piemonte del presidente Cota, l'avvenuto sfondamento nella rossa Emilia Romagna. Si tratta di una questione seria, che non si pre¬sta assolutamente a considerazioni ironiche o meramente folcloristiche. Resta il fatto che il Carroccio è un partito che non dovrebbe esserci, stando al proprio statuto totalmente in contrasto con i dettami della Costituzione italiana. Basta leggere guanto afferma l'art. 1 del suo statuto: "Il Movimento politico denominato 'Lega Nord per l'Indipendenza della Padania', costituito da associazioni politiche, ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana", in evidente contraddizione con l'articolo 5 della nostra Carta costituzionale, che prescrive che la Repubblica è una e indivisibile. Tuttavia, l'Italia, come viene ribadito di frequente, è "la terra in cui trova asilo il tutto e il suo contrario", chiosa Furio Colombo. È "sopra ogni altra cosa, la terra in cui tutto è permesso tranne la coerenza”.

Da Pontida allo scandalo Credieuronord
Così, la "vera storia della Lega Nord" di Bonasera e Romano si dipana dai primordi dell'ingresso sulla scena del panorama autonomista settentrionale, con la mai armoniosa coesistenza con la Liga veneta, fino alle storiche adunate di Pontida, alla sua travolgente ascesa politica; attraverso i trasformistici cambiamenti di pelle da movimento di lotta e rivendicazione a forza di governo, dall'iniziale impatto polemico con il "mafioso di Arcore", Berlusconi, all'inossidabile reciproco innamoramento, al federalismo ogni tanto tirato fuori, insieme alla minaccia secessionista, per continuare a garantirsi il radicamento e i consensi nell'elettorato; i "tagli ectoplasmatici a sprechi e Province", nonostante le altisonanti dichiarazioni programmatiche in tutt'altra direzione, il malcostume, il nepotismo, il clientelismo, divenuto stile diffuso anche tra le camicie verdi, l'illegalità che adesso sta aprendo squarci ancor più sconcertanti a causa delle provate infiltrazioni mafiose, i buchi ed il vero e proprio crac finanziario che finora hanno accompagnato le iniziative economiche del partito di Bossi, descrivendo un aspetto dell'Italia odierna che non si può più trascurare. Dentro "un viaggio breve, per nullo esaustivo ma sorprendete e indicativo all'interno di una delle più grandi contraddizioni della storia repubblicana degli ultimi trenta anni", come scrive, in conclusione, Colombo.
Un libro destinato sicuramente a fare rumore, riuscendo nell'impresa di destrutturare la mitologia leghista, svelando retroscena volutamente sottaciuti e segreti che non mancheranno di suscitare polemiche e qualche querela. Perché, pur conoscendo tutti le sue figure di riferimento, i principali leader, i programmi, le parole d'ordine, la sconfinata antologia di slogan politicamente scorretti e la balzana simbologia, puntualmente ricordati dagli autori, si ignorano quasi completamente gli aspetti poco virtuosi che pongono la Lega sullo stesso piano dei peggiori protagonisti della Prima Repubblica. Bonasera e Romano non mancano di proporre ai lettori una succulenta galleria delle frasi e dei gesti eclatanti dei vari Borghezio, Gentilini, Salvini, Speroni, lo stesso "Senatùr", Cota, Zaia ed altri, ma, come detto, ricorrono al contributo di coloro che hanno creduto agli ideali fondativi del movimento, per poi staccarsene, quando dal fervore propagandistico, esso è passato a misurarsi con il potere, cristallizzandosi. E alla fine appaiono più chiare le ragioni di fondo che uniscono ora la Lega, in un patto d'acciaio, al partito-non partito di Silvio Berlusconi. Ragioni di ovvia opportunità e reciproca sopravvivenza.
Come pure viene condotto alla luce il volto nascosto del sedicente movimento secessionista, il quale, dietro all'apparenza efficientista e "celodurista", cela una faccia arruffona e affaristica. Essa si manifesta nella rozzezza e volgarità del linguaggio, nel parlare a vanvera di una mitica ed inesistente entità padana, nella riduzione della politica a chiacchiericcio da osteria, nell'ossessiva e petulante difesa degli interessi del proprio territorio come se fosse un affare privato. Con le camicie e i fazzoletti verdi che non possono non ricordare altre camicie di colore più cupo, gli attacchi ai diversi comunque essi siano (omosessuali, rom, africani, asiatici, ecc.), nelle tante manifestazioni di dubbio gusto come gli elmi cornuti, l'ampolla d'acqua del dio Po ed altre simili idiozie. In una continua messinscena cialtronesca che, volta a rafforzare la presunta identità di solo una parte della popolazione italiana, nasconde un clamoroso deficit di idee e progetti per risolvere i problemi reali, pur ostinandosi a voler parlare alla pancia dell'elettorato.
Il quadro, confermato dall'apprezzabile lavoro di ricerca, costituito da "Inganno padano", è quello della complessiva decadenza del Nord d'Italia illuminato, tollerante e industrioso, aspetto emblematico del più generale declino dell'intero Occidente, a cui contribuisce il marcio sotteso ai comportamenti istrionici degli emuli di Alberto da Giussano. Attraverso le parole di ex militanti della Lega da lungo tempo fuoriusciti o forzatamente allontanati, veniamo a sapere di operazioni finanziarie mal condotte che sono costate fior di quattrini a tanti ingenui militanti, di imbrogli pagati con i soldi pubblici, di amorali pratiche familistiche, di meschine gelosie e rivalità indegne di un partito che agli inizi voleva ripulire il costume politico nazionale. Si spiegano i repentini mutamenti d'opinione di Bossi. La storia quasi pirandelliana dell'alleanza tra lui e Berlusconi, in cui la concessione di un prestito per il pagamento di un debito non soluto, col rischio di finire in carcere per bancarotta fraudolenta, sottintende una mutua propensione al ricatto, declinata ora attraverso l'accordo inossidabile. Tutto il resto: lo Stato, i cittadini, il federalismo, sempre ammesso che sia questa la vera soluzione dei mali dell'Italia, la Padania indipendente sono soltanto bufale, abilmente centellinate per tenere stretti a sé i propri elettori. Quello più conta, anche per i seguaci di Bossi, è l'impunità e il tornaconto per sé, per i loro parenti e gli amici più stretti.

venerdì 26 novembre 2010

Politica, Lega Nord, "Inganno padano" recapitato a casa di Umberto Bossi

Palermo, 26 novembre 2010 - Gli scheletri nell’armadio del Carroccio bussano alla porta di Umberto Bossi. “Inganno padano. La vera storia della Lega nord”, il libro scritto dai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano, è stato recapitato in questi giorni al domicilio privato del Senatùr. Pubblicato dalla casa editrice palermitana La Zisa, il documento, che si fregia della prefazione di Furio Colombo, svela diversi retroscena della politica leghista, per anni rimasti sotto silenzio.

Si tratta di un’inchiesta che costituisce un unicum nel panorama editoriale italiano, tracciando una sorta di cronologia dell’evoluzione della Lega, dagli albori ai nostri giorni, evidenziandone l’ambiguità dovuta alla sua perdurante veste di partito di lotta e di governo al contempo.

giovedì 18 novembre 2010

Rovigo 19 novembre, Presentazione di “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord” (Ed. La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano


Rovigo 19 novembre, Presentazione di “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord” (Ed. La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano


Un viaggio nel cuore della Lega Nord, guidati da chi l’esperienza del Carroccio l’ha vissuta da molto vicino, prima di voltare pagina una volta scoperto che i grandi propositi professati da quello che nacque come un movimento di lotta stavano diventando sempre più un pretesto per difendere degli interessi particolarissimi.

Parla di questo e di molto altro “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, il libro scritto dai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano, edito da La Zisa, con prefazione di Furio Colombo, che verrà presentato a Rovigo il prossimo venerdì 19 novembre , alle 18, nella libreria Spazio Libri, in corso del Popolo 221.

All’evento, organizzato dall’Arci Ridada di Rovigo, interverrà uno degli autori, Fabio Bonasera. A moderare il dibattito sarà il giornalista Francesco Campi.



A seguire, una breve scheda informativa del libro.

"Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90 (www.lazisa.it)

Da oltre vent'anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d'ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all'inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

Note sugli autori.

FABIO BONASERA (Messina, 1971), giornalista professionista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

DAVIDE ROMANO (Palermo, 1971), giornalista pubblicista. Ha lavorato per molti anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia, Forum 98. Ha pubblicato, tra l'altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).

lunedì 8 novembre 2010

“Il volto nascosto della Lega Nord” di Maurizio Rizza


Da lungo tempo nutrivamo il sospetto che dietro il volto efficientista dei massimi dirigenti della Lega Nord si nascondesse una faccia arruffona e affaristica come eravamo abituati a vedere nel nefasto cinquantennio della cosiddetta Prima Repubblica.
La rozzezza del linguaggio, il parlare a vanvera di una mitica ed inesistente Padania, la semplificazione della politica a chiacchiericcio da osteria, l’ossessiva e petulante difesa degli interessi del proprio territorio come se fosse un affare privato, le camicie e i fazzoletti verdi che ricordano altre camicie di più cupo colore del famigerato Ventennio, gli attacchi ai diversi comunque essi siano (omosessuali, rom, africani, asiatici, ecc.), certe manifestazioni di dubbio gusto come gli elmi cornuti, l’ampolla d’acqua del dio Po e altre simili idiozie, lasciavano il dubbio che dietro a tutta questa messinscena cialtronesca si celasse soltanto il vuoto delle idee, come in effetti è, e che il farsi e sentirsi parte di quella gente del Nord che ancora si crede in diritto di dare lezioni di operosità e correttezza al resto del Paese e soprattutto a coloro che abitano da Roma in giù, non fosse nient’altro che un bisogno di consolidare una comune identificazione tra partito e popolo che pure di per sé non è un atto sbagliato, se preso con le dovute cautele e i necessari distinguo.
Una classe dirigente è tale solo quando si propone di educare, correggere e migliorare gli uomini e le donne che la seguono, e non si limita soltanto a raccoglierne gli umori, i vizi e le paure amplificandone a dismisura i contenuti fino a farli diventare verità incontrovertibili.
Fosse stato solo questo, ne avremmo riso amaramente, compiangendo magari la triste decadenza di quel Nord illuminato, tollerante e industrioso a cui guardiamo ancora con orgoglio, simpatia e, perché no, con un pizzico di riconoscenza. Ma ora abbiamo la conferma che il marcio si annida anche tra gli istrioneschi emuli di Alberto da Giussano. Ci è bastato leggere un documentatissimo libro di due giornalisti siciliani Fabio Bonasera e Davide Romano (Inganno padano. La vera storia della Lega Nord, La Zisa, 2010, pp. 176, € 14,90) per trovare conferma a quelle che erano solo delle vaghe supposizioni.
Veniamo così a sapere, e ce lo confermano ex militanti della Lega da lungo tempo fuoriusciti o forzatamente allontanati, di operazioni finanziarie mal condotte che sono costate fior di quattrini a tanti ingenui militanti, di imbrogli pagati con i soldi pubblici, di scandalose pratiche di nepotismo che noi meridionali conosciamo benissimo e di cui pensavamo di avere, purtroppo, l’esclusiva, di meschine gelosie e rivalità indegne di un partito che agli inizi si era presentato come moralizzatore del costume politico nazionale, della occupazione di spazi di potere come la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista avevano, ma con ben altro profilo, rastrellato per decenni, di abusi piccoli e grandi di amministratori pubblici, e di altre consimili nequizie che soltanto coloro che hanno frequentato o frequentano le segrete stanze del Carroccio conoscono perfettamente.
Ci spieghiamo anche il repentino voltafaccia di Bossi nei confronti del cavalier Berlusconi, in un primo tempo accusato di essere mafioso, e poi diventato un inossidabile alleato. È una storia pirandelliana, che dietro alla concessione di un prestito per il pagamento di un debito non soluto col rischio di finire in carcere per bancarotta fraudolenta, sottintende una mutua propensione al ricatto: io ti tengo in pugno perché se mi tradisci ti sputtano di fronte ai tuoi elettori che ti faranno a pezzi e in più ti concedo certe libertà nella tua Padania, dice l’uno; e l’altro, io se ti faccio mancare i miei voti in Parlamento ti getto in faccia ai giudici che ti vogliono processare, ma ti concedo di farti le leggi in favore del tuo impero economico, che se non ti mettevi in politica si sarebbe sciolto come neve al sole. Uno scambio di cortesie, ma non fra gentiluomini. Parole non scritte, ovviamente; soltanto pensieri che ciascuno dei due conosce perfettamente.
Due tipi così non possono non essere alleati, e lo saranno sempre perché tanto hanno da perdere camminando separati e al contrario molto da guadagnare finché riusciranno ad imbonire con le loro facezie una larga fetta di elettorato facile a farsi sedurre da promesse mirabolanti o da favori assai remunerativi. Tutto il resto: lo Stato, i cittadini, il federalismo (sempre ammesso che sia questa la soluzione dei mali del nostro Paese, della qual cosa ne dubitiamo profondamente), la Padania sono soltanto frottole per gonzi abilmente centellinate per tenere stretti a sé i propri elettori. Quello che realmente conta è l’impunità e il tornaconto per sé, per i loro parenti e gli amici più stretti.
Qualcuno obietterà che l’origine meridionale di Bonasera e Romano è sospetta di partigianeria, altri diranno che le fonti di cui si sono serviti per stendere il loro volume sono certamente da ascriversi all’odiato comunismo nostrano, o che le testimonianze raccolte sono inficiate dall’astio personale covato dai transfughi del Carroccio (Fabrizio Comencini, Gianfranco Biolzi, Ettore Beggiato). Siamo pronti a scommettere. E siamo pure pronti a scommettere che milioni di elettori presteranno fede ai tanti corifei di lor signori. Di asini coi paraocchi sono piene le strade.
Va da sé che non tutto quanto hanno scritto i due autori è pienamente condivisibile.
Ogni autore sa bene però che potrà essere criticato, che le sue parole potranno essere accolte con riserva, o completamente rigettate. Fa parte delle regole del gioco. È una questione di libertà, che è innanzi tutto rispetto reciproco dei ruoli. Purtroppo nel nostro Paese sono tanti coloro che delle regole democratiche fanno giornalmente carneficina. Il dissenso o la semplice critica possono diventare un delitto di lesa maestà, con tutte le conseguenze che ne possono derivare in termini di dileggio, ostracismo e, nel peggiore dei casi, di distruzione morale del dissenziente.
Ma tant’è. Così vanno le cose nell’Italia di Bossi e Berlusconi. E se non c’è da stare allegri, da quando l’opera di normalizzazione del pensiero va raccogliendo i suoi frutti avvelenati, è anche vero però che proprio in ragione di ciò abbiamo bisogno, un disperato bisogno, di scrittori, intellettuali, giornalisti che, rifuggendo dai comodi e gratificanti vantaggi che offre l’omologazione culturale, preferiscono raccontare la realtà anche nei suoi lati più oscuri, rischiando in prima persona, specialmente quando si indaga nei meandri oscuri del potere: e quello odierno è uno dei peggiori che l’Italia ha conosciuto dai tempi dell’unificazione.
La verità è sempre rivoluzionaria, diceva qualcuno: è una massima vera e sempre attuale, che prima o dopo trova la forza di riemergere dalle nebbie della mistificazione, dell’inganno e dell’oscurantismo forzato. Ecco perché, per il bene di tutti, settentrionali e meridionali, dobbiamo essere grati a Fabio Bonasera e Davide Romano di averci svelato, in questo libro, il volto nascosto della Lega Nord. È una piccola pietra, una delle tante piccole pietre che possono far crollare il massiccio castello del centro-destra italiano. Del resto, sono le piccole pietre che cambiano la storia.

Fabio Bonasera e Davide Romano, "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord", Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90

lunedì 25 ottobre 2010

Libri, esce "Inganno Padano" (La Zisa) di Bonasera e Romano


Roma, 23 OTT (Il Velino) - "Da oltre vent'anni - scrive un comunicato delle Edizioni La Zisa - la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d'ordine, la balzana simbologia. Sono pressoche' ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all'inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si e' passati alla gestione del potere. Diventano altresi' chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d'acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista professionista. Gli esordi professionali nella sua citta' natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, e' direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista pubblicista. Ha lavorato per molti anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate ed e' stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l'altro: Nella citta' opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009)".
(com/gda) 231122 OTT 10 NNNN