giovedì 22 luglio 2010

Castelbuono (Pa) 24/07, Presentazione del libro di Anna Mauro “Stracchiolitudine” (Edizioni La Zisa)


Nell’ambito delle manifestazioni estive organizzate dal comune di Castelbuono, in provincia di Palermo, sabato 24 luglio, alle ore 22, nel cortile Dafne (dietro la fontana Venere Ciprea), naturalmente a Castelbuono, verrà presentato il libro “Stracchiolitudine”, pubblicato Edizioni La Zisa e giunto in pochi mesi alla seconda ristampa, della scrittrice, regista e attrice teatrale Anna Mauro.


Il LIBRO: Accanto al mondo dei potenti e dei conformisti ne esiste un altro parallelo. È il mondo degli invisibili, di tutti coloro che non hanno voce in capitolo, eppure eccedono nei gesti, nella voce, nell’uso delle parole, come a volersi imporre su una società che tende ad ignorarli e che per loro nutre un profondo disprezzo.
La protagonista, Franca, è una donna spassosa, esilarante, che ai margini della società non ci vuole stare “manco scannata morta” e che per questo decide, alla pari di politici, assassini e presentatori televisivi, di scrivere il suo libro per averlo pubblicato. Un solo, piccolo neo: è semianalfabeta...

L’AUTRICE: Anna Mauro, scrittrice, regista e attrice teatrale, nata e radicata a Palermo dal lontano 1957, dove vive ed insegna (per la precisione vive a casa sua ed insegna in un liceo cittadino) sostiene di essere l’unica eccezione che conferma la regola “L’ironia è delle persone intelligenti”. Si definisce scriborroica e femminopatica.

mercoledì 21 luglio 2010

Quel Belpaese visto da lontano nel nuovo libro di Davide Romano


Mass Media
Quel Belpaese visto da lontano
di Rossella Puccio (la Repubblica)

Davide Romano nel suo libro-inchiesta “Dicono di noi. Il Balpaese nella stampa estera”, pubblicato dalla Edizioni La Zisa (pp. 104; euro 10), indossa i deformanti occhiali dei colleghi d’oltralpe per capire come viene interpretata l’Italia fuori dai nostri confini. Aprono il libro le presentazioni di Rosalinda Camarda e di Pino Apprendi, poi lo stesso Romano definisce margini e fini della sua inchiesta: la spesso superficiale e contraffatta visione, della stampa straniera, sull’Italia. Il catalogo degli italici difetti, come sostiene l’autore, che si dipana da fenomeni di malversazione amministrativa a quelli di collusione mafiosa nel tempo, dall’Italia unita alla videocrazia berlusconiana. Un carosello di stereotipi che svoltano velocemente su vizi e virtù di un intero Paese. Romano taccia la velocità dolente dei colleghi stranieri, il loro approccio viziato e approssimativo al “caso” Italia, a cui sfugge il reale e dimenticato. E’ la “Repubblica delle banane”, come disse Eugenio Scalfari, soleggiata, contraddittoria e chiacchierata.

venerdì 9 luglio 2010

Palermo 16 luglio, Presentazione del romanzo di Annalisa Giordano, "La rosa del deserto", Edizioni La Zisa




La casa editrice La Zisa si tinge di rosa e lo fa inaugurando una nuova collana di romanzi diretti soprattutto al pubblico femmnile. La collana, che si chiama Le Rose, viene inaugurata dal romanzo di Annalisa Giordano, "La rosa del deserto" (pp. 192, euro 9,90), che sarà presentato venerdì 16 luglio, alle ore 16, nella suggestiva cornice della Sala delle Carrozze di Villa Niscemi (piazza Niscemi 1), a Palermo. A discuterne con l'autrice, giovanissimo assessore del comune di Campofelice di Fitalia (Pa), i giornalisti Alessia Franco e Davide Romano.


Il Libro: Che cosa hanno in comune una giovane e bella apprendista che muove i primi passi nel mondo della moda e il ricco figlio di un governatore? Complice la seducente Tunisia, le strade di Elisa e Shams - cresciuti in due mondi diversi e apparentemente destinati a rimanere tali – si uniranno indissolubilmente grazie a tanti momenti magici passati insieme. Un'avventura da non perdere per chi crede che anche il sogno più arduo da realizzare non sia impossibile.

L'autrice: Nata a Palermo il 28 gennaio 1984, Annalisa Giordano è cresciuta a Campofelice di Fitalia (Palermo). Dopo gli studi all’Istituto d’Arte di Monreale, dove si è diplomata in Arti Applicate, nel 2008 si è laureata come Progettista di Moda all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Appassionata fin dalla tenera età di romanzi rosa, la giovane autrice è al suo primo romanzo, che inaugura la collana Le Rose della casa editrice La Zisa.

giovedì 8 luglio 2010

Solidarietà delle Edizioni La Zisa alla giornalista Alessia Cannizzaro definita su Facebook “una ex-prostituta incazzata”

Un certo sig. Vito Introna, chiacchierando allegramente su Facebook con una certa Linda Rando, oltre ad insultare per l'ennesima volta la casa editrice e il suo staff (il direttore della stessa è stato, fra le altre cose, definito “tipografo scadente”, “rincoglionito” e “imbecille siculo”), si è permesso di definire la nostra autrice e amica, la giornalista Alessia Cannizzaro, "ex prostituta incazzata". Vorremmo esprimere ad Alessia tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza per l'essere stata oggetto di tanta ingiustificata volgarità e informare il Sig. Introna e sodali che sosterremo l'azione legale che la Dott.ssa Cannizzaro intende intraprendere contro di lui e la Sig.na Rando per diffamazione.

mercoledì 7 luglio 2010

LIBRI, 'VINCOLI D'ONORE, STORIE E UOMINI DI MAFIA TRA NEW YORK E PALERMO' DI GIUSEPPE INCANDELA


E' in libreria il volume "Vincoli d'onore. Storie e uomini di mafia tra New York e Palermo" di Giuseppe Incandela, edizioni La Zisa.Molte tragiche vicende criminali che nell'ultimo sessantennio hanno occupato le prime pagine dei notiziari non solo nazionali, trovano la loro origine nel rinnovato patto tra la mafia siciliana e quella americana siglato nei primi anni del secondo dopoguerra. Soprattutto il traffico degli stupefacenti, per gli ingenti profitti che esso procura, ha messo in crisi vecchi e consolidati assetti delinquenziali, provocando di conseguenza una lunga catena di omicidi, sia all'interno delle famiglie mafiose, che nei confronti delle componenti istituzionali piu' determinate nella lotta al crimine organizzato.
Di volta in volta, l'alleanza tra le due mafie, nonostante le differenze strutturali che le contraddistinguono, e' servita anche di valido supporto nelle fasi critiche che entrambe hanno attraversato. In ultimo, gli USA sono diventati terra di esilio dei boss fuggiti dalla Sicilia all'indomani della guerra scatenata tra i clan negli anni '80. Il paventato ritorno degli "scappati" nell'isola sta pero' determinando un nuovo scontro tra favorevoli e contrari, i cui sviluppi ulteriori al momento attuale non e' facile prevedere.
Giuseppe Incandela vanta al suo attivo una lunga esperienza giornalistica iniziata quarant'anni fa sulle colonne del quotidiano palermitano L'Ora, e proseguita con la collaborazione alla sede palermitana dell'Agenzia Radiocor, diretta da Mauro De Mauro, a TVR Sicilia e al VideoGiornale. Attualmente conduce due rubriche sui canali del Centro Televisivo Palermitano. Tra le sue numerose pubblicazioni: Piero Gobetti e la Rivoluzione liberale (1961); I cattolici nella politica italiana dal 1919 al 1924 (1963); La politica delle chiacchiere (1966); Dalle strade alla storia (1966); Sospetti e veleni (1989); Gli anni che sconvolsero Palermo (2004); Il lungo fiume di sangue (2006); Anni Ottanta. Attacco della mafia allo Stato (2007); Morte di un Presidente. Inchiesta sul delitto Mattarella (2009).

martedì 6 luglio 2010

Davide Romano (”Riforma”) su “La mafia spiegata ai turisti



(da “Riforma”, 2 luglio 2010)

Augusto Cavadi, insegnante e giornalista palermitano, prova con il suo libricino “La mafia spiegata ai turisti” ( Di Girolamo, 64 pp, euro 5.90) a sfatare il mito della mafia e i luoghi comuni che l’accompagnano. Rispondendo alle tre domandi principali “Di che si tratta?, “C’è sempre stata?” e “Ci sarà per sempre?” l’autore scioglie equivoci, dubbi e paure della cultura popolare, attraverso un linguaggio semplice e il richiamo ai maggiori fatti di cronaca. La differenza tra “mafia buona” e “mafia cattiva”, l’immagine della Sicilia assimilata a quella del Far West, il rapporto Stato-Chiesa-mafia, questi sono solo alcuni dei temi trattati dall’autore, utilizzando la struttura e l’immediatezza dell’intervista come modello di comunicazione. I “turisti” del titolo non sono solo gli stranieri, ma anche gli italiani e i siciliani, spesso i primi a non essere informati sull’argomento. Questa lettura ha uno scopo preciso, la conoscenza come arma non-violenta, come speranza di legalità contro un fenomeno sociale, come quello mafioso, nocivo ma potente e ben radicato nel territorio italiano e non solo. L’opera è stata realizzata multilingue, proprio perché la mafia non è solo un problema italiano ma globale, e da qui nasce il bisogno d’istruire le società, dove la maggior parte degli individui sceglie di essere spettatore passivo. Inoltre nel volume è dedicato ampio spazio alla vita di Giuseppe Impastato, alla sua storia di figlio ribelle della mafia. Un capitolo che ha il potere di commuovere riportando dei dati storici, il cui susseguirsi dà il ritmo all’indignazione. Il libro dà anche una risposta d’autore alla domanda che ci si pone sempre, la mafia avrà mai fine? Dal testamento civile “Cose di cosa nostra” di Giovanni Falcone una risposta chiara: “Dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una fine”. (Davide Romano)

Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960”. A cura di Davide Romano, Edizioni La Zisa


Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960”. A cura di Davide Romano. Presentazione di Italo Tripi. Prefazione di Oliviero Diliberto, ed. La Zisa, pagg. 224, euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-28-4)


Questa opera inedita di Girolamo Li Causi, terminata nel 1974, e non più rivista dall’Autore, è una lunga riflessione critica, ed autocritica, sull’attività svolta dal PCI e dalle classi dirigenti siciliane, negli anni della ricostruzione post-bellica, dai mesi immediatamente successivi allo sbarco delle truppe anglo-americane sino alla formazione dei governi Milazzo. Un arco di tempo lungo un quindicennio, durante il quale Li Causi assolse anche l’incarico di segretario regionale del partito. Da questo suo osservatorio privilegiato emerge il ritratto vivo e spesso pungente di uomini e vicende che hanno segnato la storia passata e presente dell’Isola.

GIROLAMO LI CAUSI (Termini Imerese 1906 - Roma 1977) è stato uno dei massimi dirigenti nazionali del Partito comunista italiano, al quale aderì giovanissimo poco dopo la sua fondazione. Parlamentare per diverse legislature, è stato per alcuni anni vice presidente della Commissione nazionale antimafia. Collaboratore e direttore di numerosi periodici, ha pubblicato: Il lungo cammino. Autobiografia 1906-1944, Roma, Editori Riuniti, 1974.
DAVIDE ROMANO (Palermo), giornalista. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. È stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Con questa casa editrice ha pubblicato: L’amore maldestro (2001), La linea d’orizzonte tra carne e Cielo (2003), La buriana e altri racconti (2003), Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), L’anima in tasca (2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005) e La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007).


Presentazione
di Italo Tripi

Il merito di ridare oggi voce ad un uomo politico come Girolamo Li Causi non risiede soltanto nella ricognizione storica di un periodo straordinariamente importante come il quindicennio 1944-1960, ma serve anche a mettere in luce il profilo e la consistenza di un politico lungimirante e tenace nel sostenere le ragioni di una scelta.
Il sempre più diffuso bisogno di “ritorno alla Storia” è indicativo delle difficoltà che stiamo attraversando e serve a recuperare il senso di un percorso, di un cammino, di una storia appunto che ci riguarda, ci appartiene.
La selezione degli scritti ad opera del curatore del libro che presentiamo mostra per intero la sua efficacia perché riesce a dare il senso di una stagione politica così ricca di avvenimenti che hanno visto la Sicilia al centro della storia nazionale come nel caso dello straordinario movimento contadino, della nascita del “partito nuovo” e la scelta autonomistica, della lotta alla mafia e dei riverberi a Portella della Ginestra dello scacchiere internazionale caratterizzato dalla cosiddetta “guerra fredda”.
La figura di Girolamo Li Causi emerge in tutta la sua brillantezza e, come nel caso dell’attentato del 16 settembre 1944 a Villalba, mette in mostra non solo l’acume politico ma anche la caratteristica umana di chi con coraggio e coerenza parla al cuore delle persone e fa muro alla furia criminale e assassina della mafia.
Muro che, fra l’altro, ha visto in decine di sindacalisti della Cgil i mattoni di una costruzione che della liberazione dal giogo politico mafioso ne ha fatto il presupposto dell’azione politica.
La lettura dei testi in appendice conferma in pieno le qualità dell’uomo Girolamo Li Causi e riassume le tappe più significative del decennio in questione.
Non posso tacere, in conclusione, che la Sicilia di oggi – afflitta da un grave declino delle sue classi dirigenti e segnatamente di quella politica e da una ostinata separatezza dal resto d’Italia – ha bisogno di ritrovare il bandolo della sua storia per capire come e dove orientare il cammino futuro, per dare fiducia e vigore alle nuove generazioni e impulso ad una stagione di profondi e ineluttabili cambiamenti.
Italo Tripi

Prefazione
di Oliviero Diliberto

Gli anni raccontati da Girolamo Li Causi in questo straordinario libro sono quelli decisivi della Repubblica italiana, quelli che l’hanno indelebilmente segnata, ne hanno condizionato il futuro sviluppo: anni che pesano ancor oggi. Dal 1944 al 1960, accade infatti praticamente tutto. La fine della guerra e la vittoria sul nazi-fascismo; la formazione dei primi governi democratici di unità nazionale e la successiva esclusione delle sinistre da essi; l’Assemblea Costituente e la nascita della Costituzione; l’attentato a Togliatti; la sconfitta delle sinistre nel ’48 e il centrismo; l’avanzata del Pci e delle sinistre a prezzo di lotte, politiche e sociali, grandi e terribili; le conseguenti repressioni di Scelba; la legge-truffa, e poi ancora la crisi del centrismo, le prime avvisaglie del nascente centro-sinistra, e infine la formazione dei governi Milazzo alla Assemblea regionale siciliana, resa possibile da una spaccatura all’interno della Democrazia cristiana, e la conseguente estromissione temporanea di questo partito dalle leve del potere.
In questi primi anni si coglie soprattutto la fine di una stagione di speranze aperta dalla Resistenza, la constatazione che la classe dirigente sceglie allora di non rompere decisamente con il passato, di non voltare pagina – anche e soprattutto per via del contesto internazionale, il mondo diviso in due blocchi, la guerra fredda degli anni più cupi –, in un continuiamo deteriore tra passato e presente, tra apparati dello Stato gravemente collusi con il regime fascista e riciclati, a vario titolo, in quelli della nuova Repubblica. I nemici di ieri diventano “utili” in quel momento per contrastare i nuovi nemici, i comunisti: e certo non solo in Italia. Le conseguenze di quelle scelte sciagurate, in Sicilia come nel resto del Paese, le paghiamo ancor oggi.
Li Causi racconta tutto ciò da un’ottica particolare, ma decisiva: la Sicilia del dopoguerra. L’autore narra, da protagonista, la battaglia contro la mafia, la connessione tra Stato, malavita organizzata, economia forte, le incursioni dei servizi americani. Oggi, tutto ciò ci appare più evidente. Sono emersi documenti, testimonianze, i fatti si delineano nella loro gravità e complessità: ma in Li Causi – attore protagonista tra i più importanti del periodo, a livello siciliano e nazionale – l’analisi è sin da quegli anni di una lucidità che oggi appare straordinariamente lungimirante. Aveva già chiaro tutto. E lo diceva.
L’autore – è quasi superfluo dirlo, ma forse non è inutile sottolinearlo in questi tempi di perdita colpevole di memoria – è stato personaggio leggendario. Incarcerato nel 1928 dopo la condanna a 20 anni di reclusione comminata dal tribunale speciale del fascismo, liberato nel ’43, è subito tra i capi della Resistenza nel Nord Italia, poi dirige il partito e le lotte per l’occupazione delle terre (e non solo) in Sicilia, è autorevole parlamentare e membro della direzione nazionale del Pci.
Popolarissimo e amatissimo tra le masse, Li Causi è l’alfiere della lotta contro la mafia, quando in certi ambienti politici (e giornalistici) essa non si poteva neppure nominare, negandosi addirittura la sua esistenza. Li Causi accusava apertamente di connivenza con la mafia i vertici dei partiti di governo in Sicilia, ad iniziare ovviamente dalla Dc, parlava delle collusioni con Cosa Nostra: lo faceva quando pochissimi, isolatamente, osavano farlo. Le prove giudiziarie sono venute a galla solo nei processi più recenti. Ma quelle politiche erano già allora di fronte agli occhi di chi voleva vederle. Li Causi univa dunque la capacità, straordinaria, di conoscenza e di analisi, ad un eccezionale coraggio.
Emerge a tutto tondo la figura di Li Causi comunista. Ma anche di Li Causi siciliano. Di quella Sicilia che ha dato straordinarie figure di dirigenti, nel corso dei decenni, al Pci nazionale, ma che ha visto protagonisti anche migliaia di donne e uomini meno noti o sconosciuti, militanti e dirigenti locali, politici e sindacalisti, che hanno dedicato al riscatto della propria Isola tutta la loro vita, non di rado mettendola concretamente a repentaglio e talvolta perdendola, proprio in nome e per via delle battaglie antimafia. Un nome per tutti: Pio La Torre.
Guttuso – altro siciliano illustre – amava ripetere, con la civetteria dei siciliani colti e cosmopoliti, che anche quando dipingeva una mela, c’era dentro la Sicilia. Se la portava dietro ovunque fosse e qualunque cosa facesse. Saudade isolana, ma anche coscienza della propria identità forte, delle radici che non si recidono, di valori che urlano dentro di sé. Ed è proprio in Sicilia che Li Causi matura alcune delle sue convinzioni più profonde, ad iniziare dall’adesione senza tentennamenti, e da subito, alla svolta togliattiana del ’44, la nascita del partito nuovo, capace di unire sempre la protesta alla proposta, l’identità e le alleanze. Li Causi è sempre attento all’unità delle masse, mai velleitario, nemico giurato del massimalismo. Egli crede e si batte per un partito che aderisse pienamente ai valori e ai principi della nuova Costituzione, scegliendo di tenere uniti democrazia e socialismo.
Li Causi fu dirigente comunista di prima grandezza. Pieno di umanità e partecipazione personale ai drammi del sottosviluppo, della povertà, dell’emarginazione sociale. In lui, nelle sue pagine, si avverte come prioritaria gli appaia la lotta contro le ingiustizie, i soprusi, le prepotenze dei potenti contro gli umili: Manzoni avrebbe detto le soperchierie. Passione politica, dunque, unita sempre alla tensione morale. Ma dal libro si chiarisce anche che nei comunisti siciliani la battaglia per la legalità e quella per il riscatto sociale non siano mai astrattamente scisse, anzi esse appaiono indissolubili tra loro: pena la sconfitta su entrambi i terreni.
Un esempio, dunque, ancora oggi vivissimo. Queste riflessioni politiche inedite, che commentano e si incrociano con alcuni passi significativi della sua vicenda autobiografica postbellica, sono quindi utili, feconde, istruttive. Ne dobbiamo essere grati ai brillanti curatori, che allegano anche pagine particolarmente struggenti, come le lettere di Li Causi dal carcere e le testimonianze dei compagni e dei dirigenti del Pci, seguite alla sua scomparsa.
Concludendo la lettura, mi viene spontaneo pensare (ripensare, ancora una volta) allo scioglimento di quel partito – il Pci – al quale Li Causi e intere generazioni di comunisti in Italia hanno dedicato l’intera propria vita. Anche questo straordinario libro, infatti, testimonia la grandezza e i meriti storici di quella comunità di donne e uomini che lo costituivano. Vi ho riflettuto con amarezza.
Ma è motivo di ottimismo e di speranza pensare anche che questo libro possa esser letto, e meditato, da una generazione ancor più giovane: quella che viene dopo la mia e non ha conosciuto il Pci, per un ovvio fatto anagrafico. A questi giovani, che oggi hanno vent’anni, e nascevano quando crollava il Muro di Berlino, questo libro insegna che ciò che è stato fatto era giusto farlo e che i comunisti italiani sono stati i protagonisti della lotta per la democrazia, la legalità, l’emancipazione del popolo: in definitiva, per un’Italia migliore.
In definitiva, questo libro ci insegna, ancora una volta, quanto sia straordinariamente vitale il vecchio principio che i filosofi ci ripetono da un migliaio di anni. Noi, oggi, riusciamo a vedere più lontano di chi ci ha preceduto non perché siamo più bravi, ma semplicemente perché siamo nani issati sulle spalle di giganti.

Oliviero Diliberto

IL TEMPO LEGGENDARIO di Adriana Piazza (Ed. La Zisa)


Presentazione di N.N.

Ringrazio l’autrice del “ Tempo leggendario” per avermi affidato il delicato compito di presentare il suo romanzo.
A una parte dei presenti è nota la Prof.ssa Adriana Piazza , ma per coloro che non abbiano avuto modo di seguire il suo percorso artistico, dirò brevemente.
La biografia di chi scrive va dedotta o intuita e interpretata nell’opera, tenendo conto che scrivere e narrare per l’autore, non è confessarsi, quanto: sublimare l’esistente, tradurlo in simbolo, perché la vita vi traspaia.
Adriana Piazza ha insegnato lingua e letteratura francese, presso gli Istituti superiori di questa città, ha pubblicato testi scolastici sulle problematiche legate al turismo e alla civiltà francese, nel 1997 è stato dato alla stampa il suo primo romanzo storico:”L’inflessibile voglia di Marie” sul ruolo delle donne nella rivoluzione francese, romanzo che è stato accolto con un discreto successo di critica e di pubblico.
“Il tempo leggendario” è il suo secondo romanzo, di carattere storico – psicologico, al centro dell’universo dell’autrice ancora una volta memorabili figure di donne anticipatrici e capaci di cambiamenti epocali,come Marie la sovversiva del suo primo romanzo.
Un pomeriggio di primavera, come questo che ci vede riuniti: la nipote accompagna la nonna alla Villa dei Colli, vecchia dimora di famiglia, ormai fatiscente; chiede di restare sola con se stessa e ripercorre a ritroso le tappe della sua esistenza, di quel pomeriggio sintesi di una vita rimane un prezioso quaderno di appunti: la nipote è Adriana Piazza, il romanzo è: “Il tempo leggendario.”
L’analessi è la tecnica che consente questo memorabile viaggio nel tempo, in un gioco di simmetrie speculari, che approda ad una concezione ciclica del tempo,
quello lineare della modernità è reso attraverso l’osservazione del dissennato processo di cementificazione e avvertito pertanto con disappunto.
Il tema centrale, per rievocarlo alla maniera proustiana, è :”l’immenso edificio del ricordo” o più poeticamente, alla maniera di Foscolo :
” e quando
il tempo con sue fredde ali vi spazza
Fin le rovine, le Pinplèe fan lieti
Di lor canto i deserti, e l’armonia
Vince di mille secoli il silenzio.

La poesia come memoria collettiva che vince il silenzio dei secoli e allieta i deserti.
Altro tema altrettanto forte, quello del luogo, come composizione e specchio dell’identità antropologica dei personaggi.
Una bella costruzione in stile Art Nouveau.
Un grande cancello all’ingresso, sormontato da un arco, è la Villa degli Spiriti che la bambina Giulia e il fratello Franz hanno preso l’abitudine di andare a spiare la sera, attraverso la cancellata: paura, mistero, curiosità, ma anche coraggio che la presenza di Franz infonde in Giulia, sono questi i sentimenti che animano le loro scorribande.
Incollata alle sbarre del cancello, Giulia non riesce a vedere che dettagli insignificanti, niente di tutto ciò che la sua fervida fantasia può avere partorito.
L’autrice del tempo leggendario non ha fatto altro che sviluppare questa semplice immagine e portarla alle sue estreme conseguenze.: il cancello è il filtro tra Giulia e la realtà, e Giulia che trascorre una vita tutt’altro che da eremita, però sempre mantenendo tra sé e gli altri, questa minima, ma invalicabile distanza.
Giulia che guarda da dietro la cancellata della villa è un’allegoria dell’autrice?
Del suo modo sospeso di essere nel mondo?
E’ un’allegoria del “disimpegno” ?
O al contrario dell’”impegno”?
Lo sfavillante mondo della Belle Epoque palermitana, che è il contesto del romanzo, è riproposto come un ideale attuale , sia pure con le sue sbavature e censure o è ironizzato nello stesso senso in cui Manzoni si faceva beffe di alcuni aspetti della vuotaggine del seicento?
Queste sono alcune delle questioni che nascono spontanee.
Il romanzo si snoda su tre direttrici principali: edificazione di un eden, impietosa dissoluzione e riedificazione alla luce di una mutata visione del mondo.
Gli occhi di Giulia, la bambina protagonista del romanzo, sono acuti e ineludibili, sono gli infiniti occhi di tutti coloro che prematuramente hanno varcato la soglia dell’età adulta.
il romanzo costituisce un nitido affresco della Belle Epoque palermitana.
Romanzo piuttosto insolito che sfugge ad ogni definizione precisa,ma qualche accostamento può essere tentato ed essere letto come una sorta di : “Luna e i falò” all’incontrario, perché anche per Pavese ricordare è la vera materia del romanzo, Anguilla ritorna, rivede le colline, il Belbo, le vigne e i falò, mitizzati da lontano, sono al suo ritorno: la testimonianza della dissoluzione di un mondo.
Giulia rimane e dal deperimento dell’universo che ha idoleggiato, ne vede sbocciare un altro, meno enfatico, ma, forse,anche più vero.

La mitica età dell’oro con la convinzione prepotente che l’umanità si sia totalmente e trionfalmente affrancata dalle barbarie e miseria fallirà di fronte alla crisi che condurrà di lì a poco al primo grande conflitto mondiale, i segni premonitori di questa tragedia epocale e di decomposizione della società sono presenti nel romanzo, occorre una lettura rallentata per poterli identificare, si assisterà ad un cambiamento che scardinerà un mondo per ridisegnane un altro, ad un prezzo inaccettabile, come ebbe a dire Ungaretti:
” Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto”

In questo quadro di riferimento si muovono i personaggi del romanzo. quelli maschili: lestofanti, come Carlo, il fidanzato di Marianna e il conte, marito di Carolina o leggendari e irraggiungibili, come il padre e il fratello di Giulia, Franz; tutte queste figure strutturate in coppie antitetiche, insieme ad altri personaggi, forse minori, come Michele più strumentale alla rivisitazione de “La Villa dei Colli”.
Andrea lo sfuggente e affascinante pianista, Peppino il devoto custode, delineano un orizzonte complesso col quale si interseca e da cui si diparte quello femminile.
Anche i luoghi sono antitetici, sotto il profilo valoriale, perché gerarchicamente strutturati; basta osservare la geografia della villa dove alle stanze della rappresentanza e dell’esteriorità si oppongono quelle della quiete, della laboriosità: la cucina, la biblioteca e più riposte infine, quelle dell’intimità.
Ma tutti gli spazi, pur se l’autrice non rifugge da talune descrizioni miniaturistiche, siano essi aperti o chiusi, sono essenzialmente funzionali a definire l’identità umana dei personaggi che li vivono: la Marina, la Favorita, Mondello, e più lontano: la Tunisia, Malta, la Grecia che svela a Franz un più autentico senso dell’esistenza che non gli consente più battute d’arresto; sia nella sua città, dove ora ne scopre un’altra, perché ai villini dell’Olivuzza e al fasto di via Butera si contrappongono i quartieri fatiscenti, sia a Messina dove si compirà, insieme al suo stesso destino, uno dei drammi più inattesi di inizio secolo.
E’ questa la linea d’ombra che segna l’impietosa dissoluzione dell’Eden, sono le figure maschili a squarciare quel velo, ora per esplorare i confini di un mondo nuovo più inquietante, ma anche tanto più umano, o tutti tesi, narcisisticamente, a rincorrere i luoghi del delirio edonistico e della vita da copertina, come fa il marito di Carolina a Montecarlo.
Ma non occorre andare così lontano, perché i luoghi della vanità sono anche dietro il cancello del giardino della Villa dei Colli: alla festa della zagara:” con lo sperpero di fiori recisi, sacrificati in un’esibizione di inutile vanità;” ai sabatini di Villa Giulia per le fanciulle “ninnolo;” a casa di donna, forse, Laura o Adelaide Florio; ma si può anche restare al di qua del recinto e la festa ha trasformato,per una diabolica alchimia, la sala di rappresentanza: “con l’odore nauseabondo, gli avanzi di fiori appassiti, i rimasugli dei liquori nei bicchieri;” nella sala degli orrori.
Ma cosa resta a Giulia, a Marianna, a Carolina, a Sofia che esplorano quel mondo o da dietro la cancellata del giardino de “La Villa dei Colli”, metafora dell’universo
miniaturizzato o da un convento dove gli unici deliri edonistici assumono il volto, o del trionfo di gola, o della vegetazione lussureggiante che stride, un po’ tanto, con l’atmosfera austera e ne denuncia i limiti, così che il tutto non convince Giulia che forse non è mai stata completamente bambina: la delude la recita delle sorelle così lungamente attesa, non le scaldano il cuore le cerimonie religiose, ma le raggelano i pensieri e con la mente percorre, gli spazi aperti, come Franz, il fratello che la ammalia; lo segue nelle scorribande alla “Villa degli Spiriti”, ma è lì, che con i graziosi cagnolini che si dileguano, soffocata dall’angoscia, Giulia scopre di essere “di porcellana.”
Ma, come le altre donne del romanzo, trova una forza, ma una forza che rovescia ogni sconfitta in vittoria: Marianna, infrange la convenzione corrente e respinge il fidanzato fedifrago che vuole barattare un valore disatteso con un volgare gioiello e dopo la rottura del fidanzamento con Carlo, compie il più bel viaggio dell’animo umano e ritrova se stessa.
Carolina si rivela, dopo la separazione dal marito che, invece della famiglia, ama l’azzardo, il lusso e le proprietà della moglie che allegramente dilapida: madre esemplare e maestra encomiabile.
Sofia, anche se non conosce la sconfitta, lotta con altrettanta tenacia e trasforma i vagheggiamenti di una bimba nella realizzazione di una donna, attraverso l’arte.
Giulia sta a guardare e nella Villa scopre: nelle sere d’estate, quando la terrazza assomiglia ad un immenso planetario: l’incanto della notte nel giardino di casa, l’affettuosa intimità materna sul pianerottolo dinanzi alla finestra prima di andare a dormire, le voci inquietanti degli abitanti nel cortile, l’amore per la letteratura nella biblioteca con Franz, l’amicizia con Franceschina e il desiderio di libertà di cui, il paniere di ficodindia che scambia con i suoi giornalini, è l’emblema.
Fuori dalla villa scorge: i violinisti ciechi al teatro delle marionette, la magia del mare, lasciandosi inzuppare i vestiti dalla risacca, vicino casa di madrina Elvira a Cefalù, le famiglie in cerchio che vegliano sui bambini addormentati per la festa di Santa Rosalia che anche il padre predilige, la incantano gli splendori del viale della Libertà, il sapore della merenda a “La Palazzina Cinese”.
Ne scaturisce un universo femminile, prima sognante e disarticolato dalla realtà, poi caparbiamente solido, unito: persino la sottile incrinatura tra Giulia e Sofia è stata ricomposta, un nuovo mondo è nato a rappresentare i valori più edificanti di una società, che lo sguardo sapiente di Giulia ha colto nei suoi bagliori, ma anche nei suoi inaccettabili egoismi, perché disgusto e rabbia offusca l’animo di Giulia, davanti alla cucina dei contadini con la mangiatoia per gli animali; ma l’amicizia con Franceschina, i doni scambiati stanno a dirci, già da allora, che la crescita di una società è possibile, solo attraverso un dono reciproco, e la gioia dei contadini, a dispetto del degrado del luogo, beffeggia l’inutile lusso delle passeggiate alla Marina.
Le figure femminili, alcune, solo apparentemente minori: perché, anche Marta la cuoca e Bettina la bambinaia magica, insegnano pazienza e tenerezza, su tutte le immagini campeggiano, oltre a quella della protagonista che dà luogo all’indimenticabile flashback, quella della mamma di Giulia, la donna a cui lei più di tutte vuole assomigliare nella vita di coppia, di madre e in quella sociale e soprattutto nell’indiscusso coraggio che dimostra dopo l’amputazione della gamba.
Ma insieme allo slancio lirico, ricordare è la vera materia del romanzo?
C’è un movente morale?
E qual è?
Il messaggio materno che l’amore è possibile nel delicato dialogo dei corpi e delle anime, pur con qualche fugace malinconia e l’incanto del giardino della Villa, dagli effetti lirico-simbolici, chiudono il romanzo; a significare nel fluire delle sequenze scenografiche che la vita è fatta di momenti, sospesi al filo del ricordo e poiché la fotografia ci consegna gli istanti; può essere come quella in copertina, emblema della vita: contro la beffa inclemente del tempo.
Ma è Franz, forse il vero protagonista del romanzo, alla ricerca di un mondo oltre i confini di quell’esistenza dorata .
la Grecia, Malta, la Tunisia, e quello che ha visto, non gli consente di essere più come una volta, i luoghi sono visti privi di ogni infatuazione paesaggistica, perché pullulano invece di un’umanità sofferente che non è possibile ignorare, tutto ciò non cambia in Franz il sentire di un momento, ma cambia dalle fondamenta l’uomo che matura un progetto di società diversa, fondato su una concezione di umanità globale, è forse questo il messaggio di straordinaria modernità e di attualità del romanzo, avvertito e vissuto forse dal più profondo dei personaggi creati dall’autrice, perché Franz da cui la sorella Giulia è ammaliata, ed è facile essere ammaliati, perché è colui che spinge gli occhi un po’ più in là del comodo cortile di casa, è l’Ulisse che è in ognuno di noi, colui che dà senso alla propria esistenza attraverso la conoscenza di sé e del mondo più vasto e ne paga il prezzo più alto.
Certo Franz come tutti i personaggi profondi, è scomodo, perché non si muove in sintonia con un mondo che vagheggia banchetti e festini.
E la sala della rappresentanza che si trasforma nella sala degli orrori, con i rimasugli dei liquori nei bicchieri, esprime così densamente l’accartocciarsi di un mondo, quando ruota intorno a sé stesso, incapace di guardare oltre il cortile di casa propria, chiuso in un narcisismo trionfante, a questo proposito molto sta a dirci, soprattutto oggi, questo personaggio inquieto, animato da un’ umanità straripante, figura tanto più chiaroveggente, se si pensa che il mondo ridisegnato dal conflitto mondiale che da lì a poco si sarebbe scatenato, non ne ha migliorato i confini, ma inasprito i conflitti in un’escalation di sopraffazione e di morte.
Il messaggio di solidarietà di Franz, così brutalmente inflazionato oggi in una società che molto ne parla, ma poco la pratica, dovrebbe farci riflettere su una questione a mio avviso nodale che l’umanità necessita di un pensare e di un sentire globale, non finalizzato al saccheggio mondiale di tutti contro tutti, ma alla condivisione più equa di tutto per tutti,
Ma quale può essere il senso della letteratura in una società così prodiga di oggetti e avara di sentimenti?
Forse quello di esplorare e rappresentare il luogo privilegiato dell’anima e i suoi misteri.
Ringrazio la Prof.ssa Piazza di averci regalato personaggi che con la loro umanità aiutano a dilatare la nostra.

Rosario Norrito, “OMBRE DI VETRO”, Ed. La Zisa, pp.56 - euro 4,90


Recensione di Rosanna Rumore

“Neanche un riflesso/neppure una traccia/di parole smarrite/ma vuoti profondi/taglienti e inafferrabili/come ombre di vetro”. Questi sono i versi introducono il volumetto di Rosario Norrito “Ombre di vetro” che la casa editrice La Zisa manda in questi giorni in libreria.
Questi versi si impongono, a mio avviso, creando un’atmosfera di silenzio, una necessità di ascolto di una voce che diciamo essere del “protagonista” o dell’ “autore”, una voce che se la senti ti chiedi: “Ma chi è che parla in questo libro?”. “Un filosofo!”.
Sì un Filosofo, nel senso più immediato del termine, come può essere rappresentato nell’immaginario comune: una strana creatura che parla parla parla di cose spesso incomprensibili, pensa ad alta voce, arricchisce il suo discorso con citazioni di personaggi in genere sconosciuti … un filosofo sì, un filosofo terribilmente affascinante perché le sue parole anche se non ‘capite’ del tutto spesso sembra di ‘comprenderle’ perché evocano emozioni, domande, esperienze in qualche modo vissute da tutti ma per le quali non tutti trovano le parole per comunicarle.. condividerle.
Il protagonista di Ombre di Vetro parla … gioca … lotta con le “maledette parole” che non capisce se sono sue, se è lui a trovarle o se sono loro che lo cercano lo confondono lo illudono… ma soprattutto lo lasciano solo al buio “a sognare la verità”.
“C’è buio qui… venitemi a prendere” con questa constatazione e questo appello si conclude infatti tragicamente il libro. Questa conclusione svela tutta la nudità e solitudine di questo Filosofo, che alla fine del libro non appare più come la strana creatura dell’esordio ma come lo stesso protagonista dice colui che può insegnarci “di andare da un’altra parte per scoprire strade che non sono mai state battute, ma con prudenza perché, una volta imboccate … è finita!” perché una volta imboccata la strada verso la ricerca del Senso non si può tornare indietro a vivere un’esistenza superficiale riposando su comode certezze!
Il protagonista si mostra infatti “Fragile, senza parole, come la verità … che non rimanda ad altro… un segno abbandonato che cerca il suo significato” e per questo è disposto ad intraprendere “il viaggio” più difficile da compiere: il viaggio dentro di sé alla ricerca di un Oltre che non si sa cos’è?dov’è? e che forse si rivela solo un’Utopia che rende questo viaggio “disperato nell’affannosa ricerca di un po’ di pace”.
Il Filosofo non trova questa pace dentro di sé e dal “giaciglio della sua solitudine e della sua follia” si scopre solo “l’Oltre rispetto a qualcun altro che sta Altrove” ,sembra però non rassegnarsi ad una sorta di filosofia dell’insensatezza … sembra non volere implodere nel nulla a fare imputridire il proprio io in “qualcosa che sa solo di identico”… ma al contrario sembra volere avere la possibilità di potere scegliere di “vivere la differenza” fare di se stesso “un trampolino per sprofondare nell’Altro” e quindi essere disposto a tal fine ad intraprende un folle volo “il volo dell’Angelo” che “sa oltrepassare il muro delle parole fino a parlare con il silenzio di Dio. .. che ha la melodia della leggerezza …e si libra in un mondo dove il giorno non muore mai”..
Ed eccolo diventare un uomo folle un po’ buffone ed è allora che si percepisce davvero come ‘uno di noi’ perché chi non ha, almeno una volta, detto come lui “Da qualche parte, dovrà pur esserci un posto dove poter palpare il senso della vita”?!
Forse sono diversi i percorsi che si intraprendono per trovare questo posto, per dare risposta a questa domanda di Senso. Sono sicuramente diversi gli aiuti che si offrono al nostro cammino:la filosofia, la scienza, la religione, l’arte…
Ma si può affermare tutti vorrebbero avere non solo la speranza ma la certezza di poter trovare questo posto e questa risposta! E inoltre sicuramente può sorgere la necessità di chiedersi come sopravvivere a questo viaggio che se intrapreso può lasciare, come accade al protagonista di Ombre di vetro “naufrago nella terra di nessuno”?
O forse si ci deve rassegnare e condividere la sua conclusione che questo viaggio “è tutto un bluff”?
O magari è possibile pensare che si può ancora scoprire che è data la possibilità di intraprendere questo viaggio da ‘sim-patici filosofi’ cioè da uomini e donne capaci di patire-insieme, avere passioni comuni, filosofi come appunto il protagonista di Ombre di Vetro ha indicato, come persone che insieme intraprendono percorsi inediti strade nuove - ma che sono forse anche così antiche - come quelle dell’Amicizia e dell’Amore dove avvertire che, appunto, può essere dato “palpare -oltre il non senso - il senso della vita”!
E che è ancora possibile non lasciare dunque spazio a parole morte che fanno i conti con un insignificante che li seppellisce una volta per tutte … ma con il nostro modo di esserci e con-esserci nel mondo fare rumore anche con un silenzio che cerca proprio le sue parole …… e la parola che emerge dal silenzio spesso è un Volto, uno Sguardo, una Mano che accarezzandoti ti mostra che Non c’è solo buio qui!

Rosanna Rumore

Le bugie di Linda Rando e di Antonino Lo Iacono hanno le gambe corte…



Più volte è stato chiesto pubblicamente ai giovanissimi Linda Rando e ad Antonino Lo Iacono se avessero mai inviato ad alcuna casa editrice (magari fra quelle inserite nelle loro liste) un loro romanzo e più volte i due – fra l’altro fondatori della neo-nata agenzia letteraria Torre di Carta e animatori del sito http://www.writersdream.org - hanno affermato, non solo di non aver mai inviato nulla da sottoporre all’esame di qualsivoglia editore, ma di non aver mai scritto neppure mai nulla.
Ciò è purtroppo falso. Nei mesi scorsi, infatti, il signor Antonino Lo Iacono ci ha inviato un interminabile, e forse interminato, ma, comunque, assai confuso romanzo proponendocelo per la pubblicazione. Com’è nostro uso, l’abbiamo passato ad una nostra proto-lettrice perché ne stilasse una scheda. Quest’ultima era, ahimè, assai negativa. In questi casi, l’autore viene comunque contatto e messo a giorno della valutazione della sua opera da parte della casa editrice.
Però, forse per uno spiacevole fraintendimento e nonostante una valutazione assai negativa della sua creazione letteraria, il signor Lo Iacono si aspettava che comunque, non si sa in virtù di cosa (magari un gesto di buona volontà da parte nostra per porre fine ad una durissima campagna diffamatoria che il gruppo dei giovanissimi attivisti informatici del WD conduce da mesi nei confronti della nostra casa editrice?), pubblicassimo la sua opera.
Il 28 maggio, infatti, ci scriveva: «Salve, sono in attesa della proposta di pubblicazione come da accordi telefonici, poiché ho da valutare altre offerte. Cordialmente, Antonino Lo Iacono».
Al che, il 31 maggio, io stesso rispondevo: «Gentile Sig. Lo Iacono, temo che vi sia stato un grosso e per noi spiacevole fraintendimento. Lei, infatti, mi scrive che attende un contratto o una proposta editoriale da parte nostra, ma ho avuto modo di leggere la scheda di valutazione della sua opera ed ho visto che è molto negativa (mi perdoni per la franchezza). La ringrazio comunque per avercela proposta e la invito a continuare a coltivare la sua passione per la scrittura, oltre che per la lettura. In fondo al presente messaggio le riporto quanto scrittomi in merito al suo lavoro.
Cordialmente, Davide Romano

"Più che un romanzo di letteratura pseudo-fantasy, questo potrebbe definirsi un disordinato collage di personaggi non meglio identificati e stili in cui l'autore non si è davvero fatto mancare niente. A scapito anche di quel minimo di chiarezza, che consentirebbe a chi legge, almeno una remota opportunità di orientarsi tra fatti e personaggi. Invece i periodi, così come i personaggi, sono staccati tra loro, presentati senza alcuna connessione e abbandonati al proprio destino senza tanti complimenti. I personaggi, i più disparati, spuntano come funghi e non se ne capisce la necessità, e anche gli argomenti: si va dalla saga di Re Artù a una scuola per vampiri, da un assassino alla modella che vuole lasciare la professione, ostacolata dalla madre. Completano l'opera frasi retoriche e definizioni copiate e incollate. In realtà ci sono brani continuamente ripetuti, uno addirittura circa 40 volte senza alcun cambiamento, e non siamo a neanche metà del libro. Consecutio temporum, per finire, quasi inesistente. Non ha trama, né inizio, né fine. Non si capisce come non si abbia pudore ad inviare ad un editore un impresentabile pasticcio di tal fatta"».

Le bugie non si dovrebbero mai dire anche perché, come recita l’antico adagio, hanno spesso le gambe corte…

mercoledì 23 giugno 2010

Presto in libreria: Annalisa Giordano, La rosa del deserto, Edizioni La Zisa, pp. 192, euro 9,90




Che cosa hanno in comune una giovane e bella apprendista che muove i primi passi nel mondo della moda e il ricco figlio di un governatore? Complice la seducente
Tunisia, le strade di Elisa e Shams - cresciuti in due mondi diversi e apparentemente destinati a rimanere tali – si uniranno indissolubilmente grazie a tanti momenti magici passati insieme. Un'avventura da non perdere per chi crede che anche il sogno più arduo da realizzare non sia impossibile.

Nata a Palermo il 28 gennaio 1984, Annalisa Giordano è cresciuta a Campofelice di Fitalia (Palermo). Dopo gli studi all’Istituto d’Arte di Monreale, dove si è diplomata in Arti Applicate, nel 2008 si è laureata come Progettista di Moda all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Appassionata fin dalla tenera età di romanzi rosa, la giovane autrice è al suo primo romanzo, che inaugura la collana “Le Rose” della casa editrice La Zisa.

giovedì 17 giugno 2010

I segreti della Bella Addormentata di Palermo e del suo imbalsamatore. Il Maestro del Sonno Eterno, di Dario Piombino-Mascali, a Messina e Milazzo


Un successo di lettori e critica senza precedenti, una permanenza costante nella classifica delle librerie online. Ma soprattutto il disvelamento di un vero e proprio caso conosciuto in tutto il mondo, quello che lega Rosalia Lombardo, la Bella Addormentata delle Catacombe di Palermo, al suo finora misterioso imbalsamatore, Alfredo Salafia.
Questo il segreto del successo de Il Maestro del Sonno Eterno, scritto dal ricercatore dell'Eurac Dario Piombino-Mascali e pubblicato dalla casa editrice La Zisa di Palermo.
Dopo le partecipate presentazioni a Palermo e Reggio Calabria, il prezioso saggio - felicissima combinazione tra un puntuale documento scientifico e un avvincente romanzo – approda nel messinese con due appuntamenti.
Venerdì 25 giugno alle 18, Il Maestro del Sonno Eterno verrà presentato al Circolo Pickwick di Messina. Presenti l'autore e l'antropologo Sergio Todesco, direttore del Museo delle tradizioni silvo-pastorali "G. Cocchiara" di Mistretta, primo studioso ad occuparsi della tutela delle mummie in Sicilia.
Attraverso il Progetto Mummie Siciliane - promosso dall'Eurac di Bolzano e coordinato da Dario Piombino-Mascali -, un corretto studio del dna antico, mai eseguito prima d'ora, e l'attenzione costante di un team altamente specializzato permetteranno finalmente il restauro di un patrimonio inestimabile, grazie alla forte volontà della Soprintendenza ai Beni Culurali di Palermo e all'Ordine Minore dei Frati Cappuccini.
"Quello di una corretta musealizzazione delle mummie è un problema che non si può più rimandare oltre – dice Dario Piombino-Mascali – il nostro istituto, tra i più prestigiosi al mondo, si sta battendo per creare le condizioni ottimali di conservazione delle mummie isolane, soprattutto quello delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, in cui è necessario un intervento urgente".
Domenica 27 giugno, alle 18, il libro verrà invece presentato alla libreria Puck di Milazzo.


Dario Piombino-Mascali, IL MAESTRO DEL SONNO ETERNO, Edizioni La Zisa, pp. 128, euro 12,00 (ISBN 978-88-95709-52-9 )
Quali segreti custodisce Rosalia Lombardo, la ‘Bella Addormentata’ delle Catacombe di Palermo, ritenuta a ragione la più bella mummia del mondo? Quali alchimie hanno permesso la perfetta conservazione di una bambina di due anni, a quasi un secolo dalla sua morte? Chi ne è stato l’artefice? Tali interrogativi, rimasti per lunghissimo tempo irrisolti, trovano ora finalmente risposta in questo saggio dell’antropologo Dario Piombino-Mascali. Una ricostruzione appassionante della vicenda che lega la piccola Rosalia Lombardo ad Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano dai contorni finora velati dalla leggenda. Un viaggio avvincente, che l’autore compie prendendo per mano il lettore e conducendolo nel cuore di una storia mai rivelata prima, se non attraverso frammenti e contraddizioni.


Dario Piombino-Mascali, nato a Messina nel 1977, è ricercatore presso l’Accademia Europea (EURAC) di Bolzano, dove coordina il Progetto “Mummie Siciliane”. Borsista della National Geographic Society, è stato recentemente insignito del titolo di membro onorario dall’American Society of Embalmers. Collabora attivamente con il Museo Archeologico dell’Alto Adige, i Musei Vaticani ed i Musei Reiss-Enghelhorn per lo studio scientifico di mummie umane.

lunedì 14 giugno 2010

Palermo 17 giugno, Presentazione del saggio di Giancarlo Santi “Ego Rosalia. La Vergine palermitana tra santità ed impostura”, Edizioni La Zisa





Palermo, 14 giugno 2010 - “Ego Rosalia. La Vergine palermitana tra santità ed impostura” è il titolo del saggio di Giancarlo Santi, pubblicato dalle Edizioni la Zisa pp. 448; euro 25,90; ISBN 978-88-95709-47-5), che verrà presentato giovedì 17 giugno, alle ore 18, presso la libreria Feltrinelli di via Cavour 133, a Palermo. Ne discuteranno con l’autore il giornalista Salvatore Falzone e lo storico Francesco Michele Stabile.

IL LIBRO: Chi è l’autore della iscrizione rinvenuta nell’estate del 1624 nella grotta di S. Stefano Quisquina, dove la tradizione colloca il primo romitaggio di S. Rosalia? È da attribuire alla mano della giovane “Sinibaldi”, oppure si tratta di un “falso” pervicacemente architettato e portato a compimento dalla Compagnia di Gesù, in prima persona o con la collaborazione di suor Maria Roccaforte? A questi ed altri interrogativi, sui quali si discetta da lungo tempo, e che soltanto nell’ultimo trentennio hanno trovato nuove e sconcertanti risposte, l’autore di questo libro, appassionante e fluido come un romanzo giallo d’autore, e rigoroso come l’argomento merita, sulla base di una documentazione inedita, più che dare una soluzione, che pure tra le righe si manifesta chiaramente, pone il lettore nella condizione di farsi una idea più precisa e circostanziata dei fatti accaduti in un piccolo comune dell’entroterra agrigentino agli inizi del sec. XVII, quando tutt’intorno infieriva una delle più terribili epidemie di peste che l’Isola ricordi.

L’AUTORE: Giancarlo Santi (Siracusa 1946), vive a lavora a Catania. Giornalista pubblicista e appassionato di speleologia, ha collaborato con il Touring Club Italiano, con il quotidiano “La Sicilia” e con la rivista “Etna Territorio” di Catania, scrivendo di feste popolari, di tradizioni religiose, di itinerari culturali siciliani.
Ha pubblicato: La strada dei Santi, viaggio sentimentale per le feste religiose di Sicilia (Bologna, Bolelli, 2001), e i volumi collettanei: Le grotte del territorio di Melilli (1997); Dentro il Vulcano, le grotte dell’Etna (1999).




Davide Romano - Resp. Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
Tel. +39 091 331104 - fax +39 091 6127870 –
cell. +39 328 4728708 - e-mail: stampa@lazisa.it - www.lazisa.it

venerdì 11 giugno 2010

Premio letterario Città di Aprilia (scadenza 30 luglio)


Il Comune di Aprilia in collaborazione con Daniele Borghi bandisce la Seconda Edizione del PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE“CITTA’ DI APRILIA”Articolo 1. Il premio sarà articolato in due sezioni: A)Racconto Inedito B) Poesia Inedita. Sono ammessi scrittori di ogni nazionalità purché le opere siano presentate in italianoArticolo 2. I racconti avranno tema libero e dovranno avere una lunghezza massima di 8 cartelle standard.Le poesie avranno anch’esse tema libero e non dovranno essere composte da più di 36 versi. Articolo 3. Ai vincitori sarà comunicata la presenza nella rosa dei finalisti (5 per ogni sezione) e la classifica finale verrà resa nota soltanto durante la cerimonia di premiazione. Per entrambe le sezioni i premi saranno: 1.500 euro al Primo, 1.000 euro al Secondo, 700 euro al Terzo, 500 euro al Quarto e 300 euro al QuintoTutti i finalisti sono tenuti a partecipare alla cerimonia di premiazione, in caso contrario i premi a loro spettanti verranno trattenuti dal Comune di APRILIA e contribuiranno ad aumentare il montepremi delle edizioni successive. La cerimonia di premiazione avrà luogo ad Aprilia non oltre il mese di novembre 2010.Articolo 4. Racconti e poesie dovranno essere inviati in quattro copie cartacee e una in formato elettronico a: Segreteria del Premio Letterario “CITTA’ di APRILIA”. Assessorato alla Cultura. Piazza dei Bersaglieri 30, 04011, Aprilia (LT) L’invio non dovrà avvenire oltre il 30 Luglio 2010 (farà fede la data del timbro postale). Nei plichi, in una busta chiusa, dovranno essere indicate: generalità dell’autore, indirizzi (possibilmente anche di posta elettronica) e numeri telefonici. Nella stessa busta dovrà essere contenuta una dichiarazione dell'autore in cui egli dichiara che le opere sono esclusivo frutto del suo ingegno e che esse non sono mai state pubblicate.Articolo 5. A parziale copertura delle spese organizzative agli autori viene richiesto un contributo di 10 euro per ogni poesia e di 15 euro per ogni racconto. Lo stesso autore può partecipare a entrambe le sezioni, con un massimo di tre opere per ogni sezione. I versamenti dovranno essere effettuati tramite conto corrente postale n°76067586 intestato a Daniele Borghi, via Monte Zeda 9, 00141, Roma. In caso di necessità saranno accettati i contanti che andranno acclusi alla busta con le generalità dell’autore. Nella causale andrà indicato: Seconda edizione Premio Letterario di Aprilia. La ricevuta andrà acclusa alla busta con le generalità dell’autore.Articolo 6. I componenti della giuria verranno resi noti alla cerimonia di premiazione. Le decisioni della giuria sono inappellabili. I finalisti saranno avvertiti tempestivamente nei modi ritenuti più idonei e rapidi. Si informano i partecipanti che i dati acquisiti, ai sensi dell’articolo 10, D.Lgs. 196 del 30 giugno 2003, saranno utilizzati esclusivamente per le comunicazioni relativa al Premio Letterario. Chiunque lo desideri potrà richiederne la cancellazione.Per informazioni: opla2006@libero.it oppure 06.87180712

mercoledì 9 giugno 2010

Palermo 17 giugno, Presentazione di "Ego Rosalia. La Vergine palermitana tra santità ed impostura" di Giancarlo Santi (Ed. la Zisa)


La S.V. è invitata alla presentazione del saggio di Giancarlo Santi

“Ego Rosalia. La Vergine palermitana tra santità ed impostura”

Edizioni La Zisa
http://www.lazisa.it/
(pp. 448; euro 25,90; ISBN 978-88-95709-47-5)

che avrà luogo giovedì 17 giugno, alle ore 18,
presso la libreria Feltrinelli di via Cavour 133, a Palermo

Ne discuteranno con l’autore il giornalista Salvatore Falzone
e lo storico Francesco Michele Stabile.

Il titolo del saggio è stato suggerito dalle due parole che danno inizio all’iscrizione incisa da santa Rosalia nella grotta della Serra Quisquina, eremo in cui, secondo la leggenda, la romita visse a lungo prima di trasferirsi nella più nota cavità del Monte Pellegrino. Attraverso il nome Sinibaldi, la terza parola dell’iscrizione, il gesuita Giordano Cascini riuscì nel ‘600 a ricostruire alcuni tratti della sconosciuta vita della Santa, soprattutto la sua discendenza da Carlo Magno. Per avvalorare l’autenticità dell’incisione, Cascini raccontò nella sua celebre opera, Di Santa Rosalia Vergine Palermitana, come avvenne la casuale scoperta del graffito da parte di due muratori palermitani. La narrazione di Cascini ha fatto storia divenendo una diffusa e radicata credenza garantita dalla Compagnia di Gesù. Da sempre tuttavia sono stati avanzati dubbi sulla veridicità dell’iscrizione, l’unico documento che prova la storicità di Rosalia “Sinibaldi”. L’ipotesi del falso è sostenuta in una coraggiosa opera, Santa Rosalia nella storia e nell’arte di monsignor Paolo Collura, che sin dal suo apparire, nel 1977, ha suscitato molte polemiche ma ha pure segnato una svolta negli studi rosaliani. Nel 1988 Valerio Petrarca ha poi colmato alcune lacune del discorso di Collura individuando non solo un realistico artefice dell’impostura ed il suo movente, ma chiarendo anche il contesto storico e devozionale in cui sarebbe maturato il sospettato imbroglio. Con la suggestiva ricostruzione di Petrarca, l’affaire Quisquina diventa un autentico romanzo giallo in cui si narra di un intrigo palermitano inatteso e sconcertante. Se risultasse provato per via documentale quanto ipotizza lo studioso, ovvero che l’iscrizione fu incisa dalla Compagnia di Gesù per costruire una degna Patrona di Palermo, ci troveremmo innanzi al più clamoroso falso religioso del ‘600 siciliano. L’incisione della Quisquina, ritenuta da alcuni una impostura e da altri un indelebile segno della santità di Rosalia, è dunque l’ambigua protagonista della ricerca qui condotta. Quanto c’è di attendibile nelle affermazioni di chi sostiene l’autenticità del graffito e di chi invece ne denunzia la falsità? I fatti che portarono alla sua avventurosa scoperta si svolsero davvero nel modo in cui sono stati raccontati dai gesuiti? E se alla Quisquina si perpetrò un falso, chi fu il colpevole? L’Autore trova le difficili risposte in un inedito manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo riuscendo così a colmare un secolare vuoto negli studi rosaliani. Ego Rosalia si svolge come un’intrigante detective story in cui, partendo dal dubbio, si indaga per svelare l’enigma nascosto nell’iscrizione. Ben documentato e di facile lettura, il saggio si rivolge sia allo studioso, sia al lettore interessato ai segreti che si celano nella sfuggente vicenda di Rosalia “Sinibaldi”, illusoria immagine creata dagli uomini, caricatura della poco conosciuta ma storica santa Rosalia.
Giancarlo Santi, nato a Siracusa nel 1946, vive a Catania; giornalista pubblicista, ha collaborato con il Touring Club Italiano, con la terza pagina del quotidiano La Sicilia e con varie riviste scrivendo di feste popolari, di tradizioni religiose, di itinerari culturali siciliani. Nel 2001 ha pubblicato La strada dei Santi, viaggio sentimentale per le feste religiose di Sicilia. Si interessa di speleologia ed è coautore dei libri Le grotte del territorio di Melilli (1997) edito dal Comune di Melilli e Dentro il Vulcano, le grotte dell’Etna (1999) edito dall’Ente Parco dell’Etna.

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martedì 8 giugno 2010

Anna Maria Bruno, “La scuola è finita”, Prefazione di Giovanni Nanfa, Edizioni La Zisa, pp. 144, euro 13,90


Esami di Stato. Chiara, ci si è trovata quasi per caso. Prima ha cercato debolmente di tirarsi indietro, poi ha ceduto. Ma in fondo voleva esserci, non se la sentiva di abbandonarle proprio ora, le sue alunne, in un momento così determinante della loro vita. Non aveva mai fatto esami prima né sapeva cosa significasse essere membro interno. Lina Anselmi glielo aveva ventilato: «Questi che vengono da fuori? Quante arie! Tutti con la puzza sotto il naso a denigrare prima di tutto i nostri programmi, che sono striminziti, poi i nostri alunni che sono asini, e tà e tà, un colpo qua e un colpo là a giudicare, a criticare mentre loro hanno fatto programmi megagalattici e hanno alunni eccellenti…»
Un libro, questo, che rivela gli scandalosi retroscena della scuola. Un caso, purtroppo meno raro di quanto si possa immaginare, in cui l’esame di stato diventa desolante luogo di scontro, coagulo esplosivo di tensioni, insoddisfazioni, rancori, vincoli clientelari, competizioni di vario genere. Caso che s’inserisce in un quadro ben più ampio di mediocrità e approssimazione nel quale anche la mala sanità siciliana fa la sua parte.
Romanzo di indubbia originalità per la novità dei contenuti, il profilo critico e lo stile serrato, vivace e di brillante smalto, condito da una pungente e trainante ironia.

Anna Maria Bruno è nata nel 1971 ad Agrigento. Si è laureata in lettere classiche presso l’Università degli studi di Palermo, dove ha anche conseguito il dottorato di ricerca. Oggi insegna in un liceo.

Premio Letterario Nazionale “Anna Osti”


1. La Biblioteca Comunale di Costa di Rovigo bandisce la 8^ edizione del Premio Letterario Nazionale “Anna Osti”, con il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia di Rovigo e di Porsche Italia.

2. Il Concorso è diviso in tre sezioni:

a)Libri di narrativa per l’infanzia (fino ai 13 anni) pubblicate negli ultimi tre anni
b)Opere edite di poesia in lingua pubblicate negli ultimi tre anni
c)Silloge di poesie non edite (massimo 5).

La sezione di appartenenza si riferisce all’età anagrafica dei lettori a cui la pubblicazione è destinata.

3. Giuria per la sezione a)
Luigi Dal Cin (Presidente)
Costantini Alberto
Giovanna Gazzi
Daniela Magri
Stefano Peruzzo
Giuria per la sezione b) e c)
Francesco Carbognin (Presidente)
Luca Rizzatello
Luca Pasello
Francesca Gironi
Valentina Merlini

4. Ogni autore può partecipare contemporaneamente a più sezioni con una sola opera.

5. Le opere, in tre copie, dovranno pervenire unitamente ad una scheda contente le generalità complete dell’autore, l’indirizzo, il recapito telefonico e l’eventuale indirizzo e-mail. Una sola copia dell’opera dovrà essere firmata dall’autore.

6. Il materiale inviato non verrà restituito. Il materiale inedito può essere inviato, oltre che su cartaceo, anche su supporto informatizzato.

7. Per ogni opera è previsto il versamento di euro 12,00 quale quota di partecipazione effettuato sul c/c/p 11210457 Comune di Costa di Rovigo – Servizio di Tesoreria indicando quale causale: Partecipazione Concorso Letterario. Il tagliando di effettuato versamento dovrà essere allegato alla scheda delle generalità. Il mancato versamento o il mancato invio del tagliando, comporteranno l’eliminazione del partecipante.

8. I vincitori di ogni sezione riceveranno un premio rispettivamente:
opere edite di narrativa per l’infanzia euro 500,00
opere edite di poesia in lingua euro 750,00
silloge di poesie non edite euro 500,00

9. Un Premio speciale di euro 300,00 sarà assegnato dalla Giuria ad un autore particolarmente meritevole della sezione poesia inedita per autori nati dal 1980 in poi.

10. Per ciascun finalista verrà redatto un profilo critico a cura della Giuria di sezione.

11. I premi assegnati dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori e dai finalisti o da persone da loro delegate per la circostanza con attestazione formale e fotocopia del documento di identità.

12. I vincitori del concorso saranno proclamati a giudizio insindacabile della giuria.

13. Le opere dovranno essere indirizzate a: Segreteria del Premio Letterario Nazionale “Anna Osti”; presso Biblioteca Comunale di Costa di Rovigo, Piazza San Rocco, 17 – 45023 Costa di Rovigo (RO) e spediti entro il 31 luglio 2010.

14. La premiazione avrà luogo a Costa di Rovigo domenica 3 ottobre 2010.

15. La mancanza dell’osservazione del regolamento comporterà l’esclusione d’ufficio dal premio.

venerdì 4 giugno 2010

Premio Letterario Nazionale Carver 2010



Giunto alla sua ottava edizione il Premio Letterario Nazionale Carver.
Nato come contropremio che supera il mercato dei premi sostenuti dall’editoria elitaria, al fine di promuovere libri di autori italiani, già definito dalla critica come il Premio Strega o Campiello dei nuovi scrittori, trova pieno appoggio tra i maggiori operatori del settore. Il Premio Carver si differenzia dai premi tradizionali perchè vengono semplicemente premiati i libri a prescindere dal nome dell'autore o dalla casa editrice che ha pubblicato il libro.
La giuria, presieduta da Andrea Giannasi, legge i libri (tutti) che giungono alla segreteria del premio.
Il Premio Carver non ha padrini o padroni e dialoga con gli editori premiando piccoli, medi e grandi senza distinzinzione.
Per informazioni: www.prospektiva.it/carver.htm

Art. 1 - Viene indetta l'ottava edizione del premio letterario Carver.
Art 2 - Sono ammessi all'esame della giuria lavori editi (quindi pubblicati da una casa editrice) in lingua italiana a tema libero e con numerazione ISBN. Non sono posti limiti di tempo nella pubblicazione.
Art 3 - Al Premio possono partecipare saggisti, scrittori e poeti di tutte le nazionalità e senza limite di età, inviando nei termini stabiliti dal presente regolamento le opere di cui agli articoli successivi.
Art 4 - Il Premio Letterario si articola in tre sezioni: Saggistica, Narrativa e Poesia.
Art 5 - Ogni libro partecipante dovrà pervenire in 3 copie, con allegata nota con indirizzo, numero telefonico e firma dell'autore alla segreteria Premio Carver Prospektiva Rivista Letteraria via Terme di Traiano, 25 - 00053 Civitavecchia (Roma).
Art 6 - Le opere dovranno pervenire alla segreteria del Premio entro il 30 Giugno 2010 (farà fede il timbro postale).
Art 7 - La quota di iscrizione è fissata in 15,00 euro per sezione da versare sul conto corrente postale numero 37511953 intestato a Prospettiva Editrice.
Art 8 - Consistenza del premio: promozione a livello nazionale dei libri vincitori. I libri verranno promossi in un evento che si svolgerà nell'ambito di una fiera dei libri con acquisto di pubblicità sulla stampa. Articoli ed estratti saranno pubblicati sulle riviste Prospektiva e l'Assenzio. I vincitori ed i segnalati riceverannoattestati di merito e libri. Gli elenchi dei vincitori saranno poi inseriti on line nei più importanti siti di letteratura in internet. Il luogo e la consistenza del premio varierà a seconda del tempo di uscita dei risultati e sulle scelte tecniche della segreteria.
Art 9 - Il giudizio della Giuria è insindacabile. La Giuria è presieduta ogni anno da operatori del settore letterario ed è presieduta dal Dr. Andrea Giannasi.
Art 10 - La partecipazione al Premio Letterario Nazionale CARVER implica l'accettazione incondizionata del presente regolamento.
Art. 11 - Al premio non possono partecipare i libri editi da Prospettiva editrice.
Segreteria:
Prospektiva Rivista Letteraria
Via Terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
Per ulteriori informazioni
redazione@prospektiva.it

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----- Prospektiva rivista letteraria ----

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00053 Civitavecchia - Roma

Ai sensi dell'art. 13 del Codice in materia di dati personali si informa che il trattamento dei Suoi dati personali, anche sensibili, compresa la posta elettronica, avverrà presso Prospettiva Editrice, con l'utilizzo di procedure anche informatizzate, nei modi e nei limiti pescritti dalla legge. Agli interessati sono riconosciuti i diritti di cui all'art. 7 e il diritto di accedere ai propri dati personali, di chiederne la rettifica, l'aggiornamento e la cancellazione, se incompleti, erronei o raccolti in violazione della legge, nonchè di opporsi al loro trattamento per motivi legittimi e di consultare l'elenco aggiornato dei responsabili scrivendo a e-mail segreteria@prospettivaeditrice.it, oppure a Andrea Giannasi - Prospettiva Editrice - via Terme di Traiano, 25 - 00053 Civitavecchia. Tel e Fax 0766 23598
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martedì 1 giugno 2010

Palermo 4 giugno, Presentazione del libro "Un Miscelino per Rosa. Storia d'amore e di passioni" di Sergio C. Infuso, Edizioni La Zisa


Palermo 4 giugno, ore 18,
presso la libreria del Kursaal Kalhesa
via Foro Umberto I, a Palermo,
presentazione del libro:


Un Miscelino per Rosa
(Storia d’amore e di passioni)


di Sergio Infuso

Edizioni La Zisa
(http://www.lazisa.it/)


Interventi di Rita Borsellino - Enrico Del Mercato - Leoluca Orlando
E' presente l’autore

Sergio Cristoforo Infuso, "Un miscelino per Rosa. Storia d’amore e di passioni", Presentazione di Rita Borsellino, Prefazione di Janne Vibaek Pasqualisno, Introduzione di Rosario Mancino, Edizioni La Zisa, pp. 176, euro 14,90

“Alcune notti, tuttavia, fra il mese di dicembre e gennaio, il disturbo arrecato dalla malattia era tale da non permetterle più di stare sdraiata, con il risultato di doverci alzare diverse volte nel cuore della notte. […] Andavamo in cucina, sedevamo sul divanetto e cominciava una carezza sulla spalla in prossimità del polmone destro, un «miscelino per Rosa»”. Siamo al drammatico epilogo di una intensa storia d’amore – sembra un romanzo, ma è tutto vero: luoghi, personaggi, avvenimenti – che si intreccia, per un trentennio, con quella più generale del capoluogo siciliano. Una vicenda privata che nel contempo diventa metafora di quanti, in questa città, non hanno voluto rassegnarsi al degrado collettivo e al progressivo disfacimento delle speranze – la cosiddetta ‘Primavera di Palermo’ – maturate nel corso di lunghe ed estenuanti battaglie civili. Ma la memoria di ciò che è stato e di ciò che poteva essere resta comunque dentro coloro che con passione sino alla fine hanno creduto nel valore catartico di quelle lotte. Un patrimonio, questo, che va comunque salvaguardato e trasmesso a chi, con altrettanto slancio, saprà raccoglierne il testimone. Così come il ricordo di Rosa, protagonista principale di questo racconto, discreta ed incisiva donna dei nostri tempi.

Sergio Cristoforo Infuso, impiegato presso l’Assemblea regionale siciliana, è da lungo tempo impegnato in attività politiche, di volontariato e di promozione del territorio.


mercoledì 26 maggio 2010

LIBRI: LA VERITA' SUL 2012, NON CI CREDEVANO NEMMENO I MAYA

(NOTIZIARIO SCIENZA E TECNICA) (ANSA) - ROMA, 26 MAG - Mentre dilagano i dubbi su cosa potrebbe accadere il 21 dicembre 2012, dal web alla tv, ecco che forse arriva l'attesa risposta: nemmeno gli stessi Maya consideravano la data cosi' funesta. A fugare ogni timore e' il libro di Walter Ferreri, astronomo dell'Osservatorio di Torino dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) 'La verita' sul 2012' (edizioni La Zisa, 122 pagine).
Ferreri affronta tutti i temi circolanti attorno alla fatidica data, smontandoli a uno a uno con gli strumenti della scienza e con richiami al buon senso. I Maya, spiega l'autore, della data ne parlano in un'unica stele, trovata nello Stato messicano del Tabasco, ma vi fanno riferimento semplicemente come alla fine di un periodo, come per noi il 31 dicembre e' la fine di un anno. Non lo interpretavano, dunque, in senso negativo, ne' tantomeno come la fine del mondo. Addirittura, aggiunge l'autore, in un'altra stele dei Maya si fa riferimento alla celebrazione dell'anniversario dell'ascesa al trono del re Pacal, previsto per il nostro anno 4000 o giu' di li', ipotesi che conferma la continuita' del calendario.
La fine del mondo, commenta Ferreri, 'e' gia' stata predetta piu' volte e ogni volta chi l'ha profetizzata e' stato clamorosamente smentito. Nel 2012 non ci sara' nemmeno l'allineamento dei pianeti, tanto caro ad alcuni: anzi, saranno molto sparsi. E non e' previsto alcun avvenimento astronomico particolare, strano o insolito, se non il passaggio di Venere davanti al Sole, che si verifichera' pero' il 6 giugno, e non sara' altro che un bello spettacolo'.
L'unico dubbio forse arriva dagli asteroidi: c'e' una remota possibilita' che Apophis possa colpirci, spiega l'astrofisico, autore della scoperta di almeno 40 asteroidi, 'ma stiamo comunque parlando del 2036'. Comunque, aggiunge, 'si tratta di un oggetto molto piccolo che, nel caso estremamente improbabile dovesse impattare la Terra (meno di una probabilita' su centomila), farebbe un danno in una regione molto circoscritta, pari a circa un centesimo della superficie italiana'.
Per l'autore non c'e' da preoccuparsi neppure per il massimo di attivita' solare atteso nel 2012, con eruzioni solari e tempeste magnetiche minacciose per i nostri mezzi di comunicazione: i catastrofisti sono stati smentiti anche su questo, perche' il Sole, particolarmente 'pigro' negli ultimi mesi, ha rallentato il ritmo del suo ciclo. Di conseguenza ora il massimo solare e' previsto nel 2013.(ANSA).

lunedì 24 maggio 2010

Recensione del volume di Bruno Rondini, “Voci e presenze” (Edizioni La Zisa, pp. 126, euro 9,90)



“IL FIGLIO ORFANO DELLO SQUADRISTA”
Recensione del volume di Bruno Rondini, “Voci e presenze” (Edizioni La Zisa, pp. 126, euro 9,90)
di Amelia Crisantino (La Repubblica, 23 maggio 2010)

IN VOCI E PRESENZE Bruno Rondini ripercorre la propria storia, provando a mettere in fila i tanti incontri e le scelte che alla fine hanno strutturato la sua personalità. L'autobiografia mantiene sempre il tono lieve e saggio di chi si sente in pace col mondo, i protagonisti animano minime vicende dove tutto sembra degno d'essere annotato. «Nacqui con un bombolone in testa» esordisce Rondini, figlio di quelli che definisce due giovani scapestrati. La madre era stata sorpresa dalle doglie in una sala da ballo, il padre aveva ereditato il posto di dipendente Shell dal suo politicizzato genitore, che era squadrista fascista. L'infanzia del piccolo Bruno trascorre serena, sino al giorno in cui il padre perde la vita in un incidente con la moto. La spensieratezza diventerà solo un ricordo, le persone e le cose si arricchiscono di nuovi significati.
Adesso il bambino dolorosamente conosce quanto le certezze siano fragili, diventerà adulto mentre i particolari si incidono nella sua memoria. Dall'infanzia emerge il vissuto comune a tutta una generazione, quella dei cinquantenni di oggi, che per ultimi hanno vissuto in un'Italia premoderna. E forse riconoscono la piccola merceria descritta da Rondini: dove una vecchina vendeva tutto il necessario per la scuola, e anche dei pesciolini di liquerizia, «con dieci lire se ne comperavano dieci». E si poteva anche comprare «un panino con una tavoletta di cioccolata, con sole dieci lire!».

mercoledì 19 maggio 2010

Le Edizioni La Zisa aderiscono all’associazione Libera di don Luigi Ciotti


Palermo, 19 maggio 2010 – La società cooperativa La Zisa Comnunicazione, proprietaria del marchio Edizioni La Zisa, aderisce all’associazione Libera di don Luigi Ciotti. «E’ una scelta che abbiamo compiuto con grande convinzione ed entusiasmo – scrivono in un nota i soci della cooperativa – riconoscendo il valore del prezioso lavoro svolto in questi anni da Libera in tutte le sue realtà e che si situa in perfetta continuità con quella di aderire, fin dalla costituzione della nostra cooperativa, ad Addipizzo e alle sue campagne per la liberazione delle forze sane e produttive della nostra regione dal ricatto e dall’oppressione delle mafie. Tutte le nostre pubblicazioni recano, infatti, sulla quarta di copertina la dizione PRODOTTO PIZZOFREE. Una scelta che non sempre incontra l’apprezzamento di alcuni operatori del mondo editoriale, ma sulla quale non intendiamo recedere di un solo passo».

(L’addetto stampa: Davide Romano
Cell. 3284728708: e-mail:
stampa@lazisa.it)

martedì 18 maggio 2010

Le Edizioni La Zisa e la bufala del 2012. Poi non dite che nessuno vi aveva avvertito!




di PIERO BIANUCCI (La Stampa, 18/05/2010)

Da sempre il tema della fine del mondo terrorizza e affascina l’uomo. Ne parlano gli antichi testi sacri di varie religioni, i movimenti millenaristi (ma quella della paura dell’Anno Mille è una leggenda, un falso storico: all’epoca ben pochi sapevano in che anno si viveva), numerosi pseudo-profeti relativamente recenti come William Miller (1782-1849), i Testimoni di Geova (che però da qualche decennio hanno rinunciato a precisare date). Insomma, le apocalissi annunciate si sprecano. Persino Isaac Newton cercò di stabilire la data della fine del mondo: analizzando il testo biblico del profeta Daniele giunse a identificare l’anno 2060. Previsione allarmante per i più giovani, per altri, come chi scrive, tutto sommato rassicurante.

Newton però, oltre che grande scienziato, fu un teologo coltissimo, e credeva profondamente nella Scrittura. La sua previsione dunque è giustificata dalla buona fede. Ben diversa è la storia di previsioni più recenti, l’ultima delle quali fissa la fine del mondo al 21 dicembre 2012. In queste previsioni probabilmente non crede neppure chi le fa, e tanto meno chi ci specula sopra per far denaro con Dvd, libri pieni di falsità, programmi tv che vogliono scoprire misteri dove invece non c’è altro che ignoranza. Per fortuna qualcuno ha pensato di smontare la speculazione pezzo per pezzo. L’ha fatto Walter Ferreri con il suo libro fresco di stampa “La verità sul 2012” (La Zisa Editore, 122 pagine, 8,90 euro), una lettura non solo interessante ma anche divertente per lo humour che affiora tra le righe: l’ironia nasce spontaneamente per contrasto quando si esamina con argomenti seri una tesi invece di serio ha ben poco.

Astronomo all’Osservatorio di Torino, scopritore di numerosi asteroidi e fondatore della rivista che state leggendo, Ferreri parte dall’origine della favola della fine del mondo nel 2012. Il responsabile è il romanziere Frank Waters, che nel 1976 dedicò qualche pagina del libro “Mexico Mystique” al fatto che secondo il calendario dei Maya stava per concludersi un ciclo chiamato baktun 13. Senza entrare in particolari che il lettore troverà nel libro di Ferreri, basta ricordare che quell’antica popolazione americana contava il tempo in cicli: su scala breve utilizzava periodi di 20 e di 360 giorni, su scala più lunga adottava un ciclo di 7200 giorni e uno di 144 mila, detto baktun. Tredici baktun costituivano il Grande Ciclo, pari a 5125 anni. La credenza era che, terminato un Grande Ciclo, ci fosse una sorta di azzeramento del mondo, al quale sarebbe seguito un radicale rinnovamento. Poiché il Grande Ciclo in corso sarebbe iniziato l’11 agosto del 3114 avanti Cristo, saremmo ora prossimi al suo termine, che avverrebbe per l’appunto il 21 dicembre 2012. Questa indicazione fu poi ripresa in libri di altri autori e il mito della imminente fine del mondo è montato come la panna, arricchendosi di presunte motivazioni scientifiche e altrettanto dubbie previsioni che si vorrebbero concordanti con quella del calendario Maya, dalle profezie di Nostradamus a quelle di San Malachia. I temi scientifici tirati in ballo per supportare la catastrofe del 2012 sono molti: rallentamento della Terra, inversione del campo magnetico, orientamento dell’asse terrestre, allineamento dei pianeti o del Sole con il centro galattico, tempeste solari, impatto con il fantomatico pianeta Nibiru, una cometa o un asteroide, transito di Venere davanti al Sole in un anno bisestile. Questi argomenti offrono a Ferreri l’occasione per fare il punto sui fenomeni a cui si riferiscono, cosa senza dubbio istruttiva. Come effetto collaterale, il vaticinio del 2012 ne esce a pezzi, sepolto da una risata.

E’ chiaro che l’effetto sulla Terra di allineamenti planetari o galattici o transito di Venere è zero, mentre il pianeta Nibiru semplicemente non esiste. E’ curioso però ricordare che nel 2012 non ci sarà alcun allineamento di pianeti, e che in ogni caso il miglior allineamento ha un effetto mareale sulla Terra 14 mila volte inferiore a quello prodotto dalla Luna.

Certo, alcuni rischi esistono, ma non cambiano nel 2012 né in meglio né in peggio: impatto di comete, esplosione di supernove nei dintorni del Sole. Ma si tratta di rischi assolutamente minimi. Per comete e asteroidi minacciosi, inoltre, sarebbe già possibile preparare una difesa tecnologica. E stelle che possano esplodere come supernove a piccola distanza da noi fortunatamente non ce ne sono. L’apocalisse, insomma, è rinviata sine die. Con buona pace di Roberto Giacobbo, gran maestro di bufale scientifiche con la sua trasmissione “Voyager”. Ma lui i libri sul 2012 li ha già venduti, e in più è pure diventato vicedirettore di Rai2.

venerdì 14 maggio 2010

Edizioni La Zisa: da più di vent'anni editori per passione!



La società è stata costituita a Palermo nel 1988, nel periodo di maggior vigore culturale dalla fine degli anni Sessanta in poi. L’intento iniziale dei soci fondatori era quello di recuperare e rendere nuovamente fruibili testi di autori siciliani che avevano avuto una eco nazionale e internazionale, e insieme ad essi di autori stranieri che si erano cimentati su argomenti e vicende siciliane. Vi era, in questo proposito, l’esigenza di riannodare alcuni fili di una presenza meno angusta e provinciale dell’isola, che un certo sicilianismo deteriore aveva spezzato facendola apparire come un corpo separato dal contesto nazionale, europeo e mondiale. Successivamente furono pubblicati alcuni volumi sul fenomeno mafioso cercando di fornire chiavi di lettura inusuali e scientificamente valide, in particolare si ricorda la pubblicazione dell’inedita relazione sulla mafia del corleonese presentata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla Commissione nazionale antimafia, che diede una certa notorietà anche in ambito nazionale alla nascente casa editrice. A metà degli anni Novanta l’attività editoriale riscontrò anche il plauso e l’incoraggiamento degli ambienti accademici palermitani, che si tradussero nella pubblicazione di alcuni volumi di affermati studiosi delle diverse discipline. Furono pertanto elaborate nuove collane di storia, sociologia, antropologia, architettura, critica letteraria, economia. Tra gli autori vanno segnalati: l’archeologo Vincenzo Tusa, lo storico Antonio Jannazzo, i sociologi Mario Grasso e Alessandra Dino, l’architetto Giuseppe Esposito Sebbene le Edizioni La Zisa abbiano privilegiato la saggistica, non di rado hanno rivolto il loro interesse alla narrativa, sebbene non siano sempre riusciti a mantenere un livello quanto meno medio-alto della loro offerta culturale. Agli inizi del 2000, alcune difficoltà economiche, dovute in massima parte al fallimento di alcune società di distribuzione, la ristrettezza del mercato siciliano, ed una certa stanchezza dei soci nel continuare una impresa che non riusciva a dare i frutti sperati, hanno posto la parola fine, dopo diciotto anni di attività, ad una esperienza editoriale che pure era riuscita a ritagliarsi un piccolo spazio nel mondo librario siciliano e nazionale. La società veniva pertanto messa in liquidazione e il suo patrimonio veniva ceduto ad un nuovo gruppo disponibile a raccoglierne l’eredità e a perpetuare e incrementare i programmi e gli intendimenti del marchio La Zisa.
In questi ultimi anni, la società cooperativa La Zisa Comunicazione ha continuato l’avventura editoriale già intrapresa dai fondatori, riscuotendo un buon successo con alcune pubblicazioni come il saggio del giornalista del Sole24Ore, Nino Amadore, “La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia”; il dizionario “Le parole della mafia”, la relazione della Commissione parlamentare Antimafia sulla ‘ndrangheta o, ancora, le recenti pubblicazioni di Pompeo Colajanni - Le cospirazioni parallele - e di Girolamo Li Causi -Terra di frontiera- con la prefazione di Oliviero Di Liberto. La Casa Editrice La Zisa si è quindi affermata come tra le più significative realtà editoriali in Sicilia e nello stesso tempo si è affacciata con forza anche sul mercato nazionale ed internazionale attraverso una nuova rete di distribuzione con depositi in molte regioni d’Italia e all’estero.
La casa editrice aderisce e collabora con le associazioni “Addiopizzo” e “Libera” per la divulgazione del binomio sviluppo e legalità quale unico mezzo per contrastare la mentalità mafiosa che da troppo tempo soffoca l’ economia siciliana.

giovedì 13 maggio 2010

Palermo 14 maggio, Cristina Bobbio presenta "Papagena, zuccherino mio. Guida semiseria ai libretti d’opera", ed. La Zisa



Palermo, 13 maggio - Verrà presentato domani, alle ore 11, presso il Conservatorio di Musica di Stato "Vincenso Bellini", di via Squarcialupo 45, a Palermo, il volume “Papagena, zuccherino mio. Guida semiseria ai libretti d’opera” (ed. La Zisa) di Cristina Bobbio. Ne parleranno con l'autrice il giornalista Davide Romano e la professoressa Maria Grillo.

IL LIBRO: Leggere i libretti d’opera, prima di entrare in teatro, può risultare un’impresa ostica e noiosa. Addirittura può suscitare reazioni opposte a quelle immaginate dagli autori, come scoppi prolungati di ilarità su personaggi e situazioni che, al contrario, dovrebbero ispirare la più viva commozione. Anche le storie che vi si raccontano sono spesso troppo ingenue, per tacere della psicologia dei personaggi, non di rado confusa e approssimativa. Ma la magia coinvolgente dell’opera lirica non si spieghe rebbe, se non tenessimo conto della musica che accompagna il canto dei protagonisti.
Il libro di Cristina Bobbio affronta con leggerezza ed ironia i testi dei libretti, rilevandone le incongruità e accentuando nel contempo gli aspetti peculiari del melodramma, gli stessi che continuano ad appassionare milioni di cultori in tutte le parti del mondo.

L'AUTRICE: Cristina Bobbio, genovese di nascita, ha collaborato alla rivista Urbs, Silva et Flumen dell’Accademia Urbense di Ovada (Alessandria) con articoli su Emanuele Borgatta, pianista e autore melodrammatico del primo Ottocento. Sulla stessa rivista è comparso un suo studio dedicato alla storia del teatro lirico di provincia. Ha pubblicato il romanzo breve “Tina e lo straniero, sei storie genovesi”, Genova, 2008.