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lunedì 28 aprile 2025

L'editoria, una malattia meravigliosa. La storia, incredibile, delle Edizioni La Zisa



Gli editori puri - quelli veri, quelli che nascono tali - sono come i cercatori d'oro: un po' folli, un po' visionari, costantemente sospesi tra l'entusiasmo della scoperta e l'orlo del fallimento. Da trent'anni osservo questa fauna particolare aggirarsi tra le fiere del libro, riconoscibili dal loro sguardo febbrile, dalla cravatta leggermente allentata, dalle occhiaie che raccontano notti trascorse a leggere manoscritti che, nella maggior parte dei casi, non pubblicheranno mai.

Le Edizioni La Zisa rappresentano perfettamente questo spirito di avventura culturale. Fondate con l'intento di dare voce a una Sicilia diversa da quella dei luoghi comuni, hanno costruito nel tempo un catalogo che è specchio fedele di questa filosofia: coraggioso, eclettico, mai scontato. Come mi confidò una volta Davide Romano, ex direttore editoriale della casa editrice: "Pubblicare libri in Sicilia è un atto di resistenza culturale, una sfida quotidiana contro l'indifferenza e il disincanto."

"Fare libri" - espressione deliziosa nella sua semplicità - racchiude un universo di passione, follia e calcoli disperati che solo chi vi è immerso può comprendere fino in fondo. La creazione di un libro è un atto che ha qualcosa di demiurgico: si prende una sostanza informe - pensieri, idee, storie - e le si dà forma concreta, materiale, destinata a sopravvivere al suo stesso creatore.

Romano, con il suo approccio meticoloso e la sua visione chiara, ha saputo impostare una linea editoriale riconoscibile per La Zisa, puntando su temi forti come la legalità, la memoria storica, l'identità mediterranea. "Un libro non è solo un prodotto", ripeteva spesso durante le riunioni editoriali, "è un seme che piantiamo nella coscienza collettiva, sperando che germogli al momento giusto."

Il vero editore è un personaggio paradossale: conservatore e rivoluzionario allo stesso tempo. Custode di una tradizione millenaria e, al contempo, in costante ricerca dell'innovazione che potrebbe scardinare il mercato. Le Edizioni La Zisa incarnano questa duplicità: da un lato recuperano e valorizzano la tradizione culturale siciliana, dall'altro esplorano nuovi linguaggi e tematiche contemporanee, tenendo sempre lo sguardo rivolto verso l'altra sponda del Mediterraneo.

Poi, il grande salto. Le Edizioni La Zisa lasciano la loro Palermo per trasferirsi a Firenze, in una mossa che ha sorpreso molti nel settore. Un trapianto geografico che non è solo un cambio di sede, ma una vera e propria scommessa culturale. Dalla culla della cultura arabo-normanna alla patria del Rinascimento: un viaggio simbolico che rappresenta la volontà di espandere i propri orizzonti, di confrontarsi con nuove realtà, di tessere nuove trame editoriali.

"Cambiare città è un po' come cambiare pelle", mi ha confidato un redattore della casa editrice, "conservi la tua identità ma la arricchisci di nuove prospettive, di nuovi stimoli." E Firenze, con la sua stratificazione culturale millenaria, con le sue biblioteche prestigiose, con la sua comunità di lettori esigenti, rappresenta un terreno fertile per chi fa del libro la propria ragione di vita.

Vi è una verità che ogni editore conosce intimamente: per ogni bestseller che sostiene economicamente la casa editrice, ci sono decine di titoli che non raggiungeranno mai il pareggio dei costi. Eppure, si continuano a pubblicare, perché l'editoria non è solo un'impresa commerciale, ma un atto culturale. La collana "Mediterranea" de Le Edizioni La Zisa, fortemente voluta da Romano, è emblematica di questa visione: testi che costruiscono ponti tra culture diverse, che esplorano territori letterari poco battuti, che offrono al lettore stimoli e prospettive nuove.

A Firenze, questa vocazione si arricchisce di nuove possibilità: la vicinanza con istituzioni culturali prestigiose, la presenza di un'università con una solida tradizione umanistica, la possibilità di dialogare con altre realtà editoriali che hanno fatto della qualità la propria bandiera. Un contesto che promette di essere fertile per nuove collaborazioni, nuovi progetti, nuove scoperte.

Ho conosciuto piccoli editori come Le Edizioni La Zisa che hanno rischiato tutto per pubblicare opere di valore che le grandi case editrici avevano rifiutato. Romano mi raccontò una volta di come avessero deciso di pubblicare un saggio storico complesso e impegnativo, consapevoli che le vendite sarebbero state limitate ma convinti dell'importanza culturale dell'operazione. "In certi casi", diceva, "il valore di un libro non si misura in copie vendute ma in menti stimolate."

L'editore vive con un piede nel passato e uno nel futuro. Cerca di interpretare il presente attraverso una sensibilità che è frutto di stratificazioni culturali, di esperienze accumulate, di intuizioni fulminee. Le Edizioni La Zisa, ora con la loro sede nel cuore di Firenze, assorbono e restituiscono l'energia di una città che ha sempre fatto della cultura il proprio tratto distintivo. Il dialogo tra l'anima siciliana della casa editrice e il genius loci fiorentino promette di generare frutti interessanti, ibridazioni culturali, contaminazioni feconde.

Vi è poi la questione del rapporto con gli autori, che meriterebbe un trattato a parte. L'editore è un po' confessore, un po' psicologo, un po' banchiere e, in alcuni casi, anche babysitter. Deve saper gestire ego smisurati, crisi creative, ritardi nella consegna e, talvolta, manoscritti che arrivano completamente diversi da quello che si era concordato. Romano era maestro in quest'arte della mediazione: sapeva essere fermo quando necessario e comprensivo quando la situazione lo richiedeva. "Gli autori sono come bambini", mi disse una volta con un sorriso, "hanno bisogno di regole chiare e di tanto, tanto amore."

Il trasferimento a Firenze rappresenta anche l'opportunità di allargare il proprio parco autori, di intercettare nuove voci, di costruire un catalogo che sia sempre più un ponte tra Sud e Centro Italia, tra la cultura isolana e quella continentale. Una sfida non da poco, che richiede sensibilità, intelligenza e quella capacità di visione che ha sempre contraddistinto Le Edizioni La Zisa.

Chiunque abbia messo piede nella sede de Le Edizioni La Zisa sa che i libri, prima di arrivare sugli scaffali delle librerie, passano attraverso un processo quasi alchemico: dalla scelta del manoscritto all'editing, dalla grafica all'impaginazione, dalla stampa alla distribuzione. Ogni fase comporta decisioni che possono determinare il successo o il fallimento di un'opera. Romano presiedeva a questo processo con la meticolosità di un artigiano e la visione d'insieme di un architetto, consapevole che ogni dettaglio contribuisce all'identità finale del libro.

A Firenze, questo processo si arricchisce di nuove possibilità: la vicinanza con tipografie storiche, la presenza di artigiani del libro che perpetuano antiche tradizioni, la possibilità di dialogare con designer e grafici formatisi in una città dove il senso estetico è parte integrante dell'identità collettiva. Una combinazione che promette di elevare ulteriormente la qualità formale delle pubblicazioni de Le Edizioni La Zisa.

La sfida maggiore per una casa editrice come Le Edizioni La Zisa è quella della distribuzione. In un mercato dominato dai grandi gruppi, farsi spazio e ottenere visibilità è una battaglia quotidiana. Romano aveva compreso l'importanza di costruire relazioni solide con librerie indipendenti e biblioteche, di creare eventi che trasformassero la presentazione di un libro in un'esperienza culturale completa, di utilizzare i social media non solo come vetrina ma come spazio di dialogo con i lettori.

Firenze, con la sua rete di librerie storiche e indipendenti, con i suoi festival letterari, con la sua comunità di lettori curiosi e attenti, offre un terreno fertile per questa strategia. La posizione centrale nella penisola, inoltre, facilita la distribuzione e la logistica, permettendo di raggiungere più agevolmente un pubblico nazionale.

L'editoria è un settore in costante evoluzione. L'avvento del digitale ha rivoluzionato non solo il modo di leggere ma anche quello di produrre e distribuire i libri. Le Edizioni La Zisa hanno saputo abbracciare queste trasformazioni senza perdere la propria identità, esplorando nuovi formati e canali senza rinunciare alla qualità che ha sempre contraddistinto il loro catalogo.

Firenze, con le sue eccellenze nel campo della digitalizzazione e della conservazione del patrimonio culturale, offre opportunità interessanti per chi vuole coniugare tradizione e innovazione. La vicinanza con centri di ricerca e università può favorire collaborazioni feconde, sperimentazioni, progetti innovativi che possono aprire nuove strade nel mondo dell'editoria.

Vi è qualcosa di profondamente politico - nel senso più alto del termine - nel fare libri. Significa partecipare attivamente alla costruzione dell'immaginario collettivo, influenzare il dibattito pubblico, offrire strumenti di comprensione e interpretazione della realtà. Le Edizioni La Zisa lo fanno da sempre, pubblicando testi che affrontano temi scomodi, che danno voce a chi spesso non ne ha, che illuminano angoli bui della nostra storia e della nostra società.

"Un buon editore", mi disse una volta Romano, "deve avere tre qualità fondamentali: curiosità insaziabile, pazienza infinita e un pizzico di follia." Qualità che certamente non gli mancavano e che ha saputo trasmettere a tutti coloro che hanno lavorato con lui. La sua eredità alla guida de Le Edizioni La Zisa è un catalogo ricco e variegato, che spazia dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia ai libri per ragazzi, sempre con un'attenzione particolare alla qualità dei contenuti e alla cura formale.

L'editoria è un mestiere antico che si rinnova continuamente. È un ponte tra passato e futuro, tra autore e lettore, tra cultura alta e cultura popolare. È un atto di fede nella parola scritta e nella sua capacità di resistere al tempo e all'oblio. Le Edizioni La Zisa, con il loro impegno culturale e la loro visione, adesso trapiantate nel fertile terreno fiorentino, rappresentano perfettamente questa concezione dell'editoria come missione più che come professione.

In un'epoca di bestseller costruiti a tavolino e di logiche puramente commerciali, case editrici come Le Edizioni La Zisa, che hanno fatto della qualità e dell'indipendenza la propria bandiera, sono più preziose che mai. Come sottolineava spesso Romano, "pubblicare un libro è sempre un atto politico, una scelta di campo, una dichiarazione di intenti."

E allora, lunga vita agli editori visionari, a quelli che non si accontentano del già visto e del già letto, a quelli che sanno rischiare e innovare. Lunga vita a chi, come Le Edizioni La Zisa, continua a credere che i libri possano davvero cambiare il mondo, un lettore alla volta. Ora più che mai, dalla loro nuova casa nel cuore pulsante della cultura italiana.

(Anna Miraglia)

venerdì 18 aprile 2025

La Zisa: 37 anni di impegno civile e culturale dalla "parte sbagliata"



Nel panorama editoriale italiano, poche case editrici possono vantare un impegno civile e culturale così profondo e duraturo come La Zisa. Fondata a Palermo nel 1988, questa realtà editoriale rappresenta molto più di una semplice impresa commerciale: è un vero e proprio baluardo di resistenza culturale, un faro di pensiero critico che ha saputo mantenere viva la sua missione originaria pur evolvendo con i tempi.

Le case editrici, come gli uomini, hanno un'anima. E se l'anima resta fedele a sé stessa, anche quando cambia casa, non si può dire che tradisca. Questa riflessione coglie perfettamente l'essenza del percorso de La Zisa, che recentemente ha intrapreso una nuova avventura trasferendosi a Firenze, senza però tradire le proprie radici siciliane. Non un addio alla sicilianità, ma un modo per portarla nel cuore della tradizione culturale italiana.

La Zisa si è rapidamente affermata come voce autorevole nel panorama dell'editoria di qualità, grazie a una linea editoriale coraggiosa che non ha mai temuto di schierarsi apertamente "dalla parte sbagliata" - come orgogliosamente rivendica - ovvero al fianco degli ultimi, contro ogni sopruso e ingiustizia, dando spazio a voci scomode ma necessarie.

Come scrisse Leonardo Sciascia: "La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c'è più né sole né luna, c'è la verità." Ed è proprio questa ricerca della verità, anche quando scomoda, che ha caratterizzato il percorso editoriale de La Zisa.

Il percorso della casa editrice si articola in tre fasi ben distinte. La prima, che abbraccia l'ultimo scorcio del Novecento (1988-1999), ha visto La Zisa delineare con chiarezza la propria identità come soggetto culturale profondamente radicato nella realtà siciliana e palermitana. In questi anni, la casa editrice guidata da Maurizio Rizza ha avuto l'ardire di scommettere sui libri nel momento in cui Palermo sembrava dover affondare nei suoi dolori. Ha ospitato firme prestigiose quali Napoleone Colaianni, Nicola Barbato e figure emblematiche della lotta alla mafia come Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto. A questi si sono affiancati intellettuali del calibro di Andrea Camilleri, Giancarlo Caselli e Gherardo Colombo.

Come sottolineava Andrea Camilleri: "La cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini." Ed è proprio questo tipo di cultura che La Zisa ha cercato di promuovere.

Particolarmente significativo è stato l'impegno contro la mafia, con pubblicazioni che hanno contribuito a svelare la natura proteiforme del fenomeno mafioso, il suo radicamento sul territorio e i suoi intrecci con economia e politica. La Zisa ha così offerto una piattaforma preziosa a chi, in prima linea nell'impegno istituzionale e civile, necessitava di strumenti per comunicare direttamente con il pubblico.

Come ricordava Giovanni Falcone: "La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine." Ed è proprio questa convinzione che ha animato molte delle pubblicazioni de La Zisa.

Il secondo periodo (2000-2007) ha rappresentato una fase di transizione e ampliamento degli orizzonti. I temi tradizionali sono stati approfonditi con maggiore ampiezza, includendo analisi sui nuovi soggetti politici emergenti e sulle profonde trasformazioni del panorama sociale italiano. Lo sguardo si è allargato anche ad altre confessioni religiose oltre il cattolicesimo, come testimonia il saggio sulla storia e il martirio dei Valdesi. Anche l'interesse per la Sicilia si è diversificato, abbracciando nuovi ambiti di ricerca storica e sociale, come la storia dell'astronomia nell'isola con un'introduzione di Margherita Hack.

In questo periodo, la letteratura sulla criminalità organizzata si è arricchita di nuove prospettive, come l'analisi della 'ndrangheta, di cui La Zisa ha pubblicato la relazione integrale della Commissione parlamentare d'inchiesta, offrendo così un contributo fondamentale alla comprensione di un fenomeno in rapida evoluzione.


La svolta internazionale e il trasferimento a Firenze

La terza fase, iniziata nel 2007 con l'avvento di Davide Romano alla guida della casa editrice, ha visto un'ulteriore evoluzione. Pur mantenendo salde le linee editoriali tradizionali incentrate sulla critica sociale e politica – con opere come l'inchiesta di Sante Sguotti su pedofilia e celibato nella Chiesa o le biografie di Paolo Borsellino e Padre Puglisi – La Zisa ha ampliato la propria offerta includendo nuovi generi e collane dedicate alla poesia, alla narrativa e alla saggistica culturale.

L'orizzonte geografico e culturale si è espanso fino ad abbracciare quello che viene definito il "Mediterraneo esteso", con la pubblicazione di opere provenienti dalla Grecia – come quelle del premio Nobel Ghiorgos Seferis con "Sei notti sull'Acropoli" – e dal Vicino Oriente, oltre a testi che esplorano tradizioni culturali diverse come quella ebraica italiana con "Poesia nascosta" di Ines De Benedetti sulla cucina tradizionale ebraica.

Come affermava lo stesso Seferis: "Ovunque io vada, la Grecia mi ferisce", parole che risuonano come un eco del legame viscerale che La Zisa mantiene con la Sicilia pur ampliando i propri orizzonti.

Il recente trasferimento a Firenze non rappresenta un tradimento delle origini, ma piuttosto una strategia intelligente di sopravvivenza e crescita. Firenze offre strutture, connessioni e collaborazioni istituzionali e universitarie che consentono una diffusione più capillare del catalogo. È anche più vicina all'Europa, verso cui La Zisa ha sempre guardato, con le sue collane uniche in Italia di letteratura neogreca e i rapporti con enti culturali internazionali. Non ci saranno più gli odori della Kalsa o il frastuono dei mercati palermitani a fare da sottofondo alla sede della casa editrice, ma i libri restano, e continuano a parlare di Sicilia, di mafia e antimafia, di letteratura e di poesia mediterranea.

Come diceva François Mauriac, uno degli autori pubblicati dalla casa editrice: "Quello che conta non è ciò che si guarda, ma ciò che si vede." E La Zisa ha sempre cercato di vedere oltre le apparenze, di scavare in profondità nella complessità del reale.


Un patrimonio culturale in movimento

Ciò che distingue La Zisa nel panorama editoriale italiano è proprio questa capacità di mantenere un'identità forte e riconoscibile pur evolvendosi con i tempi. La casa editrice non si è mai limitata a essere un semplice produttore di libri, ma ha sempre concepito il proprio ruolo come quello di un'impresa intellettuale condivisa, di un soggetto politico collettivo animato da ideali di partecipazione, inclusione e riduzione delle distanze sociali e culturali.

Come scriveva Gesualdo Bufalino: "La Sicilia ha inventato la malinconia, i siciliani il rimpianto." Ma La Zisa ha dimostrato che oltre la malinconia e il rimpianto c'è la possibilità di un impegno concreto, di una resistenza culturale che non si piega alle logiche del mercato o del potere.

In un'epoca in cui l'editoria attraversa profondi cambiamenti e difficoltà, La Zisa rappresenta un modello virtuoso di resilienza culturale. La sua longevità non è frutto del caso, ma della coerenza con cui ha perseguito la propria missione, adattandosi ai cambiamenti senza mai tradire i propri valori fondanti.

Oggi, a 37 anni dalla fondazione, La Zisa costituisce un autentico patrimonio civile per l'Italia intera: una riserva di energie morali e intellettuali che continua a crescere e a sviluppare il proprio progetto editoriale con rinnovato entusiasmo. Il suo esempio ci ricorda che fare cultura significa anche prendere posizione, schierarsi dalla parte giusta - o, come direbbe La Zisa stessa, dalla "parte sbagliata" - per contribuire alla costruzione di una società più giusta e consapevole.

L'augurio, come sottolineato dalla stessa casa editrice, è che realtà come questa possano moltiplicarsi e prosperare, continuando a immaginare e a realizzare quell'universo di valori che La Zisa persegue da quasi quattro decenni con tenacia e passione. In un mondo sempre più polarizzato e frammentato, l'impegno civile e culturale di questa determinata casa editrice rappresenta un faro di speranza e un modello da seguire.

Come affermava Italo Calvino: "Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire." Allo stesso modo, La Zisa non ha ancora finito di dire la sua, e continuerà a farlo, da Firenze, con la stessa passione e lo stesso impegno che l'hanno caratterizzata sin dalla sua nascita nel cuore di Palermo.

sabato 26 ottobre 2024

Scrivere un libro di successo si può? Alcuni consigli e qualche riflessione con un pizzico di ironia

















Scrivere un libro di grande successo è un’impresa che può essere paragonata a una lotteria: chiunque può tentare la fortuna, ma nessuno sa veramente chi vincerà. La buona notizia è che partecipare è facile. La cattiva notizia? Perdere è un’opzione molto probabile. Paul Valéry sosteneva che "scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti". Ebbene, molti scrittori temono di essere interrotti non da una conversazione, ma da un editor che esclama: “Questo non vale nemmeno il prezzo della carta!”


L'idea: il cuore della creazione (o il colpo di genio)

Il primo passo è sempre l’idea, un po’ come cercare di trovare il pezzo mancante di un puzzle in un cassetto pieno di calzini spaiati. Deve essere originale, scintillante, un vero e proprio colpo di genio. Orwell affermava che "il pensiero corretto dipende dalla capacità di utilizzare le parole in modo corretto". Ma come dimenticare le opere derivate da idee che sembravano completamente insensate e che, incredibilmente, hanno conquistato il mondo?

Pensate a Il codice Da Vinci di Dan Brown. Un thriller che gioca con simboli e religione, venduto a milioni di copie, ma che nel suo profondo non è altro che un rompicapo per chi ama mettere in discussione tutto. Se qualcuno avesse detto che un libro su una caccia al tesoro nella storia dell'arte avrebbe avuto successo, lo avremmo guardato come si guarda un giardiniere con un cactus in mano: con grande scetticismo.


La struttura: un’architettura solida (o un palazzo di vetro)

Una volta definita l’idea, è tempo di costruire una struttura. Aristotele ci avverte: "La qualità della prosa dipende dalla qualità della struttura". Peccato che alcuni dei libri più amati abbiano strutture che sfidano ogni logica. Prendiamo ad esempio Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry: chi avrebbe mai pensato che una favola per bambini sarebbe diventata un capolavoro universale? È un po’ come se un architetto avesse deciso di costruire una torre di Pisa per un concorso di bellezza.

Eppure, libri come Moby Dick di Melville, che all’epoca fu un vero flop editoriale, oggi è considerato un pilastro della letteratura. Chi l’avrebbe mai detto? Il fatto che oggi si studi Moby Dick nelle scuole è la prova che il pubblico può essere sorprendentemente imprevedibile.


Scrivere con disciplina: l’atto della creazione

Stephen King, nel suo On Writing, ci esorta a scrivere ogni giorno, un approccio che sembra sagace, se non fosse per il fatto che l’ispirazione spesso decide di prendersi una vacanza ai Caraibi. "Scrivere un milione di parole ti rende un autore; scriverne dieci milioni ti rende un maestro", afferma. Ma per alcuni, è più una lotta da gladiatori in un’arena, dove l’ispirazione è l’ultimo dei gladiatori a scendere in campo. Non a caso, molti aspiranti scrittori si ritrovano a vagabondare tra le pagine di manoscritti non pubblicati, come anime in pena alla ricerca di un lettore.


Revisione: il lavoro di finitura (o la battaglia di Stalingrado)

Non dimentichiamoci del processo di revisione, quel momento in cui il nostro lavoro di cuore si trasforma in un campo di battaglia. Pavese lo sapeva bene: "La scrittura è un atto di coraggio". Ma se la revisione è un atto di coraggio, il rifiuto da parte degli editori è una vera e propria prova di resistenza. Pensate a J.K. Rowling: rifiutata da ben dodici editori prima di trovare finalmente un editore disposto a pubblicare la sua storia di un maghetto con gli occhiali. Chi l’avrebbe mai detto? Oggi Rowling è diventata una delle autrici più ricche del mondo. Ma quanti possono vantarsi di una carriera di rifiuti come la sua?


Il messaggio: l’essenza del successo (o il labirinto dell’interpretazione)

Il messaggio è l’anima del libro. Nietzsche ci ricorda: "Chi ha un perché può affrontare qualsiasi come". Ma i lettori a volte interpretano il messaggio in modi che nemmeno l’autore avrebbe mai immaginato. Un esempio emblematico è Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald, spesso considerato una critica alla società americana, ma che per alcuni è solo la storia di un uomo con un sogno e una camicia bianca molto costosa. Chi può dire quale sia la verità?


La magia della scrittura e il ruolo del caso

Ora, dopo aver discusso di tutti questi aspetti fondamentali, giungiamo al punto cruciale: tutto è affidato al caso. Scrivere un libro di successo è come giocare alla roulette russa con le parole: non sai mai dove ti porteranno. Anche i migliori piani possono naufragare senza nemmeno un sospiro, mentre opere scritte in un pomeriggio di ispirazione casuale possono diventare fenomeni mondiali.

Pensate ai famosi Diari di una schiappa: un libro scritto in modo semplice, ma che ha conquistato il cuore di milioni di ragazzi. D’altra parte, ci sono libri ben scritti, ben strutturati, con messaggi profondi, che si perdono nel silenzio dell’archivio delle biblioteche. Un esempio? L’Ulisse di James Joyce, che ha fatto la fortuna di molti lettori e ha lasciato altri a grattarsi la testa per decenni.

In definitiva, scrivere un libro di successo è un'arte che sfida ogni logica. Chi scrive lo fa con passione e disciplina, ma alla fine, il destino del proprio lavoro rimane sempre nelle mani del caso. E se la fortuna non è dalla vostra parte? Beh, c'è sempre la possibilità di scrivere un sequel, e sperare che il secondo tentativo porti a qualcosa di meglio. O, come direbbe un vecchio saggio, "Non conta tanto quello che scrivi, ma quanto sei disposto a insistere". Ma non dimenticate: alla fine, la vera arte è nella capacità di ridere dei propri fallimenti, perché, in fin dei conti, è tutto un grande gioco di parole e un pizzico di follia.

(D. R.)

domenica 20 ottobre 2024

Farsi del male: aprire una casa editrice nel Paese degli scrittori che non leggono

 


Una volta, aprire una casa editrice in Italia era un atto di coraggio, un impegno culturale. Oggi, l’idea di avviare un’attività editoriale nel nostro Paese è un gesto di puro masochismo economico, una scelta disperata in un contesto dove l’ignoranza regna sovrana e il valore della cultura sembra essere stato dimenticato. I numeri non mentono: in Italia si legge poco, si compra meno, e il futuro di un editore indipendente è appeso a un filo, mentre i grandi gruppi monopolizzano il mercato.

 

I dati sull’analfabetismo funzionale in Italia

Partiamo dal quadro generale: l'Italia è tristemente famosa per essere uno dei Paesi con il più alto tasso di analfabetismo funzionale in Europa. Secondo l’indagine dell’OCSE PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) del 2022, il 47% degli italiani tra i 16 e i 65 anni non è in grado di comprendere testi complessi o risolvere problemi anche semplici. Questo significa che quasi la metà della popolazione adulta è incapace di affrontare la lettura di un libro senza grandi difficoltà. Un editore, in questo contesto, non solo deve convincere le persone a comprare un libro, ma anche insegnare loro a leggerlo.

 

Quanti italiani leggono? Un Paese che sta perdendo l’abitudine alla lettura

I numeri della lettura in Italia sono desolanti. Secondo il rapporto dell’Associazione Italiana Editori (AIE), nel 2023 solo il 40,8% degli italiani sopra i sei anni ha letto almeno un libro in un anno. Un dato che continua a calare. Un confronto con il passato mostra il declino: negli anni ‘90, quasi il 60% degli italiani dichiarava di leggere almeno un libro l’anno. Oggi, si scivola verso l’analfabetismo culturale con una rapidità allarmante.

Perché la lettura è in crisi? Le risposte sono molteplici, ma due fattori spiccano: il crescente utilizzo dei social media e il ruolo sempre più marginale che la scuola italiana dedica alla promozione della lettura. Oggi i giovani passano ore su TikTok e Instagram, piattaforme che privilegiano l'immagine e il contenuto superficiale, riducendo il tempo e la voglia di immergersi in un libro.

 

Il crollo delle vendite di libri: un disastro per gli editori

Mentre le grandi piattaforme online prosperano, le vendite di libri in Italia hanno subito un crollo vertiginoso. Nonostante i dati del 2023 mostrino una leggera ripresa rispetto alla crisi pandemica, il settore editoriale ha visto ridursi di quasi il 25% in termini di vendite negli ultimi dieci anni. Il fatturato del settore librario, che nel 2022 era di 3,5 miliardi di euro, è ben lontano dai picchi di inizio anni 2000. Il calo delle vendite di libri fisici nelle librerie è stato compensato in parte dall’aumento delle vendite online, che rappresentano ormai il 40% del mercato.

Questi numeri raccontano un problema strutturale: il pubblico che legge è sempre più ristretto, e il mercato è dominato da pochi bestseller, spesso opere di scarsa qualità letteraria, mentre i titoli di ricerca o di nicchia faticano a sopravvivere.

 

Un mercato dominato dai grandi gruppi: l’impossibilità di fare concorrenza

Il sogno di fondare una piccola casa editrice indipendente è minato dal monopolio di pochi grandi gruppi editoriali. Mondadori, GeMS e Feltrinelli detengono oltre il 50% del mercato editoriale, lasciando le briciole ai piccoli editori. Mondadori da sola controlla circa 27% delle vendite, grazie a un portafoglio che include nomi come Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer e Bompiani.

Le concentrazioni editoriali non solo dominano il mercato, ma controllano anche la distribuzione, monopolizzando l’accesso alle librerie e alle catene di vendita. Messaggerie Italiane, il più grande distributore italiano, lavora principalmente con i grandi editori, mentre i piccoli sono spesso costretti a affidarsi a distributori minori che non garantiscono né visibilità né distribuzione capillare.

 

La crisi delle librerie: la sparizione dei punti di vendita

Se l’analfabetismo funzionale e la concentrazione del mercato non fossero abbastanza, gli editori indipendenti devono fare i conti con la chiusura delle librerie. Negli ultimi dieci anni, oltre 1.500 librerie hanno chiuso in Italia, e il numero continua a calare. Le piccole librerie indipendenti sono soffocate dalla concorrenza delle grandi catene e soprattutto dalla vendita online, dominata da Amazon.

 

Amazon rappresenta oggi il 40% delle vendite di libri in Italia, un colosso che non solo offre sconti aggressivi, ma può spedire qualsiasi titolo direttamente a casa in meno di 24 ore. Questo ha ridotto drasticamente la clientela delle librerie, soprattutto quelle situate in piccoli centri, che spesso sopravvivono grazie a incentivi pubblici o a progetti di rilancio locali. Aprire una casa editrice senza un’ampia rete di distribuzione e un supporto forte sul territorio è, oggi, una missione suicida.

 

Costi crescenti e margini ridotti: un settore in cui non si guadagna

Fondare una casa editrice richiede un investimento considerevole, e i ritorni economici sono sempre più risicati. Tra i costi di produzione, distribuzione, promozione e sconti forzati, il margine di guadagno per un editore indipendente è esiguo.

  • Costi di stampa: Un editore deve affrontare costi di stampa che variano tra 1,50 e 5 euro a copia, a seconda della tiratura e della qualità del prodotto.
  • Distribuzione: I distributori prendono una fetta che oscilla tra il 55% e il 60% del prezzo di copertina.
  • Sconti: La legge Levi limita gli sconti al 5%, ma le grandi catene e Amazon aggirano questo limite con promozioni sugli accessori e abbonamenti. Il piccolo editore non ha i mezzi per sostenere queste politiche aggressive.

Alla fine, per ogni libro venduto, un piccolo editore può trattenere una cifra tra 1 e 2 euro. In un mercato dove i libri si vendono sempre meno, queste cifre non permettono nemmeno di coprire le spese di base.

 

Conclusioni: Un Paese che rinnega la cultura

Perché non vale più la pena aprire una casa editrice in Italia? Perché questo è un Paese di ignoranti. Si legge sempre meno, si investe sempre meno nella cultura e si lascia che pochi grandi gruppi monopolizzino il mercato. Il risultato? Un impoverimento culturale generalizzato, dove l’editoria indipendente è destinata a morire.

I numeri parlano chiaro: l’Italia non è un Paese per editori. E chi osa provarci, rischia di scontrarsi con una realtà economica e sociale che uccide ogni aspirazione culturale sul nascere. Montanelli avrebbe detto che l’Italia non è un Paese per eroi. Oggi, possiamo dire che non è nemmeno un Paese per editori.

(Davide Romano)

“Il mercato editoriale librario italiano: concentrazioni, distribuzione e crisi delle librerie” di Davide Romano, giornalista

 


Il mercato editoriale italiano è caratterizzato da una forte concentrazione e da una serie di problematiche legate alla distribuzione e alla crisi delle librerie. Secondo i dati dell'Associazione Italiana Editori (AIE), nel 2023 il fatturato del settore ha superato i 3,5 miliardi di euro, con un mercato sempre più dominato da grandi gruppi editoriali, a discapito della varietà di editori indipendenti. In questo scenario, la distribuzione e le sfide delle librerie rappresentano un punto critico per l'intero ecosistema editoriale.

 

Concentrazioni editoriali: il dominio dei grandi gruppi

Le concentrazioni nel mercato editoriale italiano sono una delle tendenze più significative degli ultimi anni. Un gruppo ristretto di grandi editori domina la produzione e la distribuzione di libri, determinando forti squilibri nella competizione.

Gruppo Mondadori è il leader indiscusso del mercato librario italiano. Con un fatturato di oltre 1 miliardo di euro nel 2022, Mondadori detiene circa il 27% della quota di mercato. Negli ultimi anni, il gruppo ha consolidato la propria posizione attraverso acquisizioni strategiche, come l’acquisizione di Rizzoli Libri per 127,5 milioni di euro nel 2015 e di Bompiani nel 2016. Mondadori controlla circa 50 marchi editoriali, tra cui Einaudi, Sperling & Kupfer e Piemme, coprendo tutti i principali generi editoriali.

Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (GeMS) è il secondo player per dimensioni, con una quota di mercato del 15% e un fatturato annuo stimato di circa 500 milioni di euro. GeMS comprende marchi come Garzanti, Longanesi, Nord, e Salani, e ha costruito il suo successo su un portafoglio editoriale diversificato, puntando sia sulla narrativa che sulla saggistica.

Gruppo Feltrinelli, con una quota di mercato del 9%, integra attività editoriali e distributive, gestendo oltre 120 punti vendita attraverso la catena di librerie omonima. Sebbene meno orientato alle acquisizioni, Feltrinelli ha cercato di espandersi attraverso partnership strategiche e l'e-commerce, diventando azionista di maggioranza di IBS.it, uno dei maggiori rivenditori di libri online in Italia.

 

Il problema della distribuzione: un collo di bottiglia per i piccoli editori

La distribuzione dei libri rappresenta uno degli aspetti più critici per gli editori indipendenti. In Italia, la distribuzione è altamente concentrata in mano a pochi attori, lasciando poco spazio alle piccole realtà editoriali.

Messaggerie Italiane è il più grande distributore di libri in Italia, con una quota di mercato del 60%. Questo significa che la maggior parte dei libri presenti nelle librerie italiane passa attraverso Messaggerie, che lavora principalmente con i grandi editori. La centralizzazione del potere distributivo rende difficile per i piccoli editori ottenere visibilità nelle librerie.

 

PDE (Promozione Distribuzione Editoria), di proprietà del Gruppo Feltrinelli, copre circa il 20% del mercato distributivo e si concentra principalmente sulla promozione e distribuzione di libri per catene e librerie indipendenti. Anche PDE, tuttavia, tende a favorire i marchi più redditizi e con alto potenziale di vendita.

Distribuzione limitata per i piccoli editori: I piccoli editori devono spesso affidarsi a distributori specializzati o a piccole reti di distribuzione, che non riescono a competere con i colossi del settore. Questo crea un collo di bottiglia, dove i loro libri faticano a entrare nelle librerie e sono costretti a trovare canali alternativi, come vendite online dirette o partecipazioni a fiere ed eventi letterari.

 

La crisi delle librerie indipendenti

Le librerie indipendenti sono un altro anello debole della catena editoriale italiana. Negli ultimi dieci anni, più di 1.500 librerie indipendenti hanno chiuso i battenti, travolte dalla concorrenza delle grandi catene e dalle piattaforme online come Amazon.

Dati sulla chiusura delle librerie: Nel 2019, l’Italia contava circa 3.500 librerie, ma entro il 2023 questo numero è sceso a meno di 2.800. Solo il 12% delle librerie italiane sono indipendenti, mentre il resto è costituito da catene o affiliati a grandi gruppi editoriali come Mondadori e Feltrinelli.

Concorrenza delle catene: Le catene di librerie come Mondadori Store e Feltrinelli, con oltre 600 punti vendita complessivi, possono contare su una rete capillare e su economie di scala che consentono di applicare politiche di sconto aggressive. Le piccole librerie, al contrario, spesso non riescono a competere in termini di prezzi e offerta.

 

Effetto Amazon: Le vendite di libri online hanno rappresentato circa il 40% del mercato nel 2023, con Amazon che domina il settore dell’e-commerce librario. Il gigante statunitense è in grado di offrire sconti superiori a quelli consentiti dalla Legge Levi, aggirando le normative attraverso promozioni sugli accessori, spedizioni gratuite e programmi di abbonamento come Amazon Prime. Le librerie fisiche non possono reggere questo tipo di concorrenza.

 

Prospettive per il Futuro

Nonostante queste sfide, esistono alcuni segnali positivi e strategie innovative che potrebbero aiutare a rilanciare il settore.

Iniziative locali e sostegni pubblici: Il governo italiano ha avviato diversi programmi per sostenere le librerie indipendenti e la biblio-diversità. Tra le iniziative più rilevanti c’è il Fondo per le Librerie di Prossimità, che prevede contributi a fondo perduto per le librerie che operano in comuni con meno di 15.000 abitanti. Tuttavia, questi aiuti spesso non bastano a compensare le perdite dovute alla diminuzione della clientela e alla concorrenza online.

Nuove piattaforme di distribuzione: Piattaforme digitali come Bookdealer stanno cercando di dare nuova vita alle librerie indipendenti, permettendo loro di vendere online mantenendo il rapporto diretto con i clienti. Lanciata durante la pandemia, Bookdealer consente ai lettori di acquistare libri da librerie indipendenti locali, supportando il tessuto culturale del territorio.

 

Il futuro delle librerie come spazi culturali: Alcune librerie stanno cercando di reinventarsi come centri culturali, puntando su eventi dal vivo, presentazioni di libri, caffetterie e spazi di co-working per attrarre una clientela più ampia. La Feltrinelli, ad esempio, ha aperto nuovi concept store chiamati RED (Read Eat Dream), che uniscono l’esperienza del libro a quella gastronomica.

 

Conclusioni

Il mercato editoriale italiano si trova in un momento cruciale, segnato da concentrazioni editoriali, crisi delle librerie e una distribuzione squilibrata. I grandi gruppi editoriali, grazie a un controllo sempre più stretto su produzione e distribuzione, continuano a dominare il settore, mentre i piccoli editori e le librerie indipendenti lottano per trovare spazi di visibilità e sopravvivenza.

Il futuro del mercato dipenderà dalla capacità degli editori di innovare e adattarsi alle nuove tecnologie, dalla capacità di resistere alle pressioni concorrenziali delle piattaforme online e dalle politiche pubbliche volte a sostenere la diversità culturale. Solo così il panorama editoriale italiano potrà continuare a essere una fonte ricca di produzione intellettuale e culturale.

venerdì 2 agosto 2024

Una proposta per l’editoria indipendente

 


Express. LA RUBRICA DELLA CULTURA CHE FA IL GIRO DEL MONDO. Isabelle Kenyon ha pubblicato un articolo dove illustra i problemi del settore invitando a un «radicale ripensamento»

 

Di Maria Teresa Carbone (il manifesto, 1 agosto 2024)

 

Isabelle Kenyon deve essere una persona coraggiosa e soprattutto dotata di energie non comuni. Non solo nel 2018, a ventun’anni, ha fondato la casa editrice The Fly on the Wall a Manchester, la città inglese dove vive e di cui è una sostenitrice appassionata, ma la manda avanti da sola, pubblicando circa otto libri l’anno – di cui cura l’editing, disegna le copertine, organizza gli aspetti tecnici e gestisce le campagne di marketing. A quanto pare, tutto questo lavoro lo fa anche bene, se nei primi mesi di quest’anno «la sua azienda ha vinto il premio Small Press of the Year per l’Inghilterra del Nord ai British Book Awards 2024, battendo la concorrenza di rivali più grandi e affermati», come fa notare Cara Kilman su una testata locale, I Love MCR.

Tra l’altro, oltre all’attività nella casa editrice, Kenyon scrive e pubblica da anni poesie e di recente si è lanciata nella narrativa con un thriller psicologico, The Dark Within Them, di cui, parlando con Kilman, si dichiara molto orgogliosa. Insomma, a giudicare dalla sua attività, tutto si può dire di Kenyon tranne che sia un tipo rinunciatario e piagnucoloso. Eppure a metà luglio sul periodico specializzato britannico The Bookseller è uscito un suo articolo intitolato senza mezzi termini The sums don’t work, «I conti non tornano», in cui sostiene che «le finanze dell’editoria indipendente sono in crisi nera» ed «è necessario un radicale ripensamento».

Secondo Kenyon il problema si può ridurre a una parola sola: il prezzo – che, detto altrettanto sinteticamente, è troppo basso o, meglio, è troppo basso per le piccole case editrici indipendenti che hanno tirature limitate e una distribuzione ridotta rispetto a quella dei grandi gruppi.

Citando anche altri proprietari di piccole sigle editoriali, Kenyon sostiene che puntare a prezzi sempre più bassi è un errore: «Noi prezziamo i libri in base a quello che supponiamo le librerie venderanno – dice Sam Jordison di Galley Beggar Press – ma siamo arrivati all’assurdo che un paperback può costare meno di una pinta di birra. Il prezzo dei nostri libri dovrebbe riflettere meglio i costi di produzione e permettere a noi e soprattutto ai nostri autori di avere un ritorno economico che rifletta il lavoro fatto». Purtroppo, però, sembra il solito caso del cane che si morde la coda, rileva la responsabile di Emma Press, pure citata nell’articolo di Kenyon: «Per rientrare nei costi di manodopera, produzione e vendita, di una raccolta di poesia tirata in 300 copie, dovremmo fissare un prezzo di copertina di 20 sterline, il che probabilmente, renderebbe ancora meno probabile la vendita di 300 copie».

E allora? Kenyon una proposta ce l’ha, ed è appunto un ripensamento dei prezzi che dovrebbe essere condiviso anche dai grandi gruppi e che dovrebbe tenere conto, oltre che dell’esperienza e della fama dell’autore, anche del tempo impiegato nella scrittura e nell’editing, d’altra parte ipotizzando misure di sostegno per gli scrittori emergenti da ambienti «svantaggiati», e per le biblioteche e le scuole.

Il piano, per la verità non sembra di facile realizzazione, se non altro perché Kenyon pare convinta che la risposta dei lettori a questa rivoluzione sarà positiva. Ma è interessante che per una volta si parli di prezzi e si ammetta in modo esplicito come buona parte dell’editoria indipendente (non solo nel Regno Unito, del resto) si regga su un sistema di (auto)sfruttamento.

lunedì 28 novembre 2022

Palermo 10 dicembre, Un pomeriggio dedicato ai più piccoli con la presentazione del libro di Rosario Prestianni, "Ciccio", Ed. La Zisa


Pomeriggio dedicato ai più piccini e agli adulti che non hanno smesso di sognare. Appuntamento sabato 10 dicembre, alle 16 e 30, presso i locali della parrocchia San Luigi Gonzaga di via Gregorio Ugdulena 32, a Palermo, per la presentazione del libro di Rosario Prestianni, "Ciccio", edito dalla casa editrice La Zisa. Interverranno: don Francesco Machì e il giornalista Davide Romano. Sarà presente l'autore. 


Il libro: Rosario Prestianni, "Ciccio", Illustrazioni di Lucia Lo Giudice, Edizioni La Zisa


Se all’improvviso cambiassimo il nostro punto di vista immedesimandoci in qualcun altro, siamo sicuri che le cose ci apparirebbero allo stesso modo? Gli adulti guardano il mondo da una lente di ingrandimento in cui sono presenti pregiudizi, disillusioni, difficoltà e, a volte, la convinzione di sapere già tutto e di non poter più stupirsi di nulla. I bambini invece si affacciano alla realtà con spirito critico e ne osservano i dettagli e i particolari che i grandi si perdono per strada. Questo permette loro, spesso e volentieri, di avere un quadro più ampio e, perché no, più realistico di quello che pensiamo. E se invece guardassimo il mondo non con gli occhi di un bambino ma attraverso quelli di chi ci vede vivere e ci sta accanto senza poter parlarci? Forse saremo in grado di avere una visuale ancora più ampia di quello che viviamo durante le nostre faticose e pensierose giornate. Ciccio osserva, non ha consapevolezza di tutto quello che succede, ma con la sua tenerezza da “animale domestico” riesce a cogliere alcuni stati d’animo che riguardano il suo piccolo padroncino prima che gli adulti se ne possano accorgere. Il racconto scritto da Rosario Prestianni, che ha come protagonisti un gatto e un bambino, ci fa fermare per un attimo e ci dà la possibilità di guardare al di là dei nostri limitati orizzonti.


Rosario Prestianni è nato nel 1958. È al suo terzo lavoro come scrittore per bambini. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore. Innamorato della sua terra, si occupa di commercializzare prodotti tipici locali per la loro valorizzazione. Ha già pubblicato per la stessa casa editrice Il fantastico mondo di RosMari e Turi e il prodigioso cronoscopio.

Lucia Lo Giudice, nata a Palermo nel 1953, compie i suoi studi presso l’istituto d’arte di Palermo, diplomandosi maestro d’arte. In Emilia dal 1979, ha collaborato presso vari studi grafici come decoratrice e disegnatrice nell’ambito della ceramica d’arte. I suoi interessi oltre la pittura sono legati a tematiche sulla salute, per questo ha approfondito lo studio delle tecniche Shiatsu e Yoga, diplomandosi come operatrice Shiatsu.

martedì 8 gennaio 2019

“PICCOLI E BELLI LA SCOMMESSA DEGLI EDITORI” di Marta Occhipinti (Repubblica-Palermo, 28/12/2018)





C’è chi, come La Zisa, festeggia i trent’anni di attività e chi, ultimo arrivato, Ideestorte, preferisce immaginare illustrazioni per bambini. E, ancora, chi vince un premio per le copertine, è il caso di Corrimano, e chi rilancia una rivista, Kalòs, dedicata a teatro e danza. Il mondo dell’editoria palermitana prova a stare al passo di un presente difficile e, al netto delle chiusure di duepunti e Edizioni di passaggio, la situazione, pur se di resistenza, non sembra affatto disperata. Anzi racconta di giovani che ci credono, nella carta, accettano la sfida e decidono di ripartire da Palermo. (…)

Chiudere, convertirsi al digitale o reinventarsi? Meglio, resistere nella giungla del fare libri. A Palermo c’è chi lo fa da trent’anni, come le Edizioni La Zisa, casa editrice palermitana coraggiosamente indipendente che ha appena tagliato il traguardo di un anniversario importante. E c’è chi lancia la sfida con programmi editoriali piccoli ma intraprendenti. «Molti cercano di formare i lettori, noi cerchiamo di dare loro nuovi messaggi e lo facciamo da anni con un catalogo che ha deciso di stare “dalla parte sbagliata”», dice Davide Romano, condirettore de La Zisa, davanti a un catalogo che pur mantenendo la vecchia identità legata alle indagini del pool antimafia con i testi di Falcone e Chinnici, guarda sempre di più al mercato estero con traduzioni inedite della letteratura slava e ricettari sulla cucina del mondo venduti agli italiani all’estero. «Guardiamo a Usa e Russia, ma anche a Malta e alla Grecia - dice Romano – pubblichiamo circa 50 novità l’anno. Il nostro mestiere di editori è lanciare messaggi in bottiglia».  (…)

martedì 13 novembre 2018

“Grazie per il libro su don Pino Puglisi!”. Il Vaticano scrive alle Edizioni la Zisa



Non è una vera e propria corrispondenza ma il segno di un’affettuosa attenzione con la quale la Sede apostolica segue l’attività della nostra piccola ma battagliera casa editrice”. Commenta così, con una cera ironia, Davide Romano, giornalista e direttore editoriale della casa editrice La Zisa di Palermo, l’arrivo in casa editrice, nei giorni scorsi, di una missiva da parte delle Segreteria di Stato vaticana con la quale papa Francesco, attraverso la penna di un suo collaboratore, ringraziava per il dono del volume di Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi” (Prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini), pubblicato dalla casa editrice siciliana.

“È la quarta lettera che ci arriva dal Vaticano – aggiunge Romano -, la seconda da questo pontefice, ma questa è assai particolare perché cade nell’anno del nostro trentesimo anniversario di attività nel panorama editoriale italiano. Oltre a ringraziarci per il volume, il pontefice esprime nei nostro confronti ‘viva riconoscenza’ e c’invia la sua benedizione, ‘pegno di abbondanti grazie celesti’, con uno speciale incoraggiamento a proseguire nel  nostro impegnativo ed esaltante, ma talvolta assai faticoso, lavoro”.



mercoledì 6 giugno 2018

Novità in libreria: Beatrice Pillitteri, “Tensione Blu. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 50, euro 8,00 (Isbn 9788831990011)




Tensione Blu è il sincero e appassionato esordio di Beatrice Pillitteri in poesia. Il testo raccoglie, in versi, pezzi della sua vita da un presente più remoto a uno più recente. Questa sorta di biografia lirica è divisa in due sezioni: A sorsi ed Entropia, che rappresentano due momenti fondamentali nell’evoluzione dell’io lirico della raccolta. Queste sono le due tappe necessarie nell’educazione sentimentale dell’autrice; sentimenti intesi nella loro totalità e non solo con accezione romantica. Tramite la relazione con l’Altro, Pillitteri ci rende partecipi di tutto ciò che con dolore ha dovuto lasciare dietro di sé per poter crescere e conquistare alcuni doni preziosi della vita: il perdono, la speranza, la rinascita.

Beatrice Pillitteri (Palermo, 1992) frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. Oltre che di poesia, si diletta anche di musica. 

giovedì 8 febbraio 2018

Storie di (stra)ordinaria cultura a Palermo: i primi trent'anni di Edizioni La Zisa


La casa editrice La Zisa è nata a Palermo nel 1988: un periodo di vigore culturale che ha visto fiorire autori siciliani e nascere nuove chiavi di lettura della "sicilianità"

Questo 2018 vede Palermo al centro del mirino per tutto ciò che riguarda la cultura ed è una fortunata coincidenza che veda anche compiere i primi trenta anni di età (e di impegno) di uno dei fiori all'occhiello dell'editoria siciliana.

Le Edizioni La Zisa infatti sono state fondate nel 1988: un momento di vigore culturale iniziato alla fine degli anni Sessanta e che ha visto Maurizio Rizza e gli altri soci fondatori rilanciare l'editoria siciliana trovando nuove chiavi di lettura per i fenomeni dell'Isola.

L’intento iniziale era quello di recuperare e rimettere nuovamente in circolo testi di autori siciliani che avevano avuto una eco nazionale e internazionale e, insieme a essi, quelli di autori stranieri che si erano lanciati ad affrontare argomenti e temi siciliani.

Era tangibile l'esigenza di riannodare alcuni fili di una presenza meno angusta e provinciale dell’isola, che un certo sicilianismo deteriore aveva spezzato facendola apparire come un corpo separato dal contesto nazionale, europeo e mondiale.

Perfino il fenomeno mafioso è stato oggetto di pubblicazione: alcuni volumi sono infatti stati diffusi con il chiaro intento di rivedere in modo nuovo, inusuale e anche scientifico Cosa Nostra.

In particolare va ricordata l’inedita relazione sulla mafia del territorio corleonese presentata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla Commissione nazionale antimafia, che diede alla casa editrice nascente una certa notorietà su scala nazionale. 

A metà degli anni Novanta l’attività editoriale venne applaudita dagli ambienti accademici palermitani, ma non solo: un riconoscimento che si tradusse nella pubblicazione di alcuni volumi di affermati studiosi di diverse discipline e che diedero vita a nuove collane di storia, sociologia, antropologia, architettura, critica letteraria, economia.

Tra gli autori, solo per citarne alcuni, si trovano i premi Nobel per la letteratura François Mauriac, Maurice Maeterlinck, e Ghiorgos Seferis ma anche i magistrati Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Tra essi anche il fondatore del Partito popolare don Luigi Sturzo, l’archeologo Vincenzo Tusa, lo storico liberale Antonio Jannazzo, i sociologi Mario Grasso, Mario G. Giacomarra e Alessandra Dino, l’architetto Giuseppe Esposito e tanti altri.

Come appare chiaro da alcuni dei nomi sopra menzionati, sebbene le Edizioni La Zisa abbiano privilegiato la saggistica, non di rado hanno rivolto il loro interesse alla narrativa mantenendo il livello della loro produzione sempre medio-alto e lanciando talvolta anche talentuosi emergenti alcuni dei quali hanno poi continuato la propria carriera con prestigiosi e affermati marchi nazionali.

Nel 2007 prende il comando della casa editrice Davide Romano, che ha continuato l’avventura editoriale intrapresa dai fondatori, riscuotendo un buon successo con alcune pubblicazioni come il saggio scritto col collega giornalista Fabio Bonasera “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord” (Prefazione di Furio Colombo) o il pamphlet del cronista del Sole24Ore, Nino Amadore, “La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia”.

Inoltre, vanno menzionati la relazione della Commissione parlamentare Antimafia sulla ‘Ndrangheta o, ancora, le recenti pubblicazioni di Pompeo Colajanni “Le cospirazioni parallele” e di Girolamo Li Causi “Terra di frontiera”, con la prefazione dell’ex ministro della Repubblica Oliviero Di Liberto.

Ma la casa editrice ha iniziato anche una fruttuosa collaborazione con enti internazionali per le traduzioni delle letterature straniere grazie alle quali ha realizzato due collane di letteratura neogreca (Nostos/poesia Nostos/narrativa), uniche in Italia, che annoverano fra i propri titoli opere di grande prestigio come il romanzo del già citato premio Nobel Ghiorgos Seferis “Sei notti sull’Acropoli”, l’opera del Premio Lenin Kostas Vàrnalis “Il diario di Penelope” e l’autobiografia di Nikiforos Vrettakos, “Dolore”, e poeti come Titos Patrikios, Ghiorgos Sarandaris, Alexandra Galanù, Anestis Evanghelu.

A breve, inoltre, debutterà una collana interamente dedicata alle letterature slave (russa, polacca, etc.) che si chiamerà “Slavika” e che comprenderà opere come quelle di autori come Pushkin, Tolstoj, Turgenev, Sienkiewicz, Bunin, Gor’Kij, Esenin, Cveteva, Majakovskij, Blok e tanti altri. Senza dimenticare che sono già state inaugurate una collana di letteratura rumena (“Dor”) e una di letteratura franco-belga (“Belgica”).

Anni, trenta, di politiche aziendali e occhio all'editoria d'impatto per la casa editrice che intanto aderisce anche ad "Addiopizzo": tutti i suoi volumi sono certificati pizzo-free e collabora con l’ associazione “Libera” di don Luigi Ciotti per la divulgazione del binomio sviluppo e legalità quale unico mezzo per contrastare la mentalità mafiosa che da troppo tempo soffoca l’ economia siciliana e non solo.

La casa Editrice La Zisa si è quindi ritagliata uno spazio importante e significativo tra realtà editoriali di qualità del nostro Paese, anche attraverso una nuova rete di distribuzione con depositi tutte le regioni d’Italia e all’estero (l’ultimo contratto, in ordine di tempo, è quello siglato con Malta).
(Balarm.it, 7 febbraio 2018)