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venerdì 18 aprile 2025

La Zisa: 37 anni di impegno civile e culturale dalla "parte sbagliata"



Nel panorama editoriale italiano, poche case editrici possono vantare un impegno civile e culturale così profondo e duraturo come La Zisa. Fondata a Palermo nel 1988, questa realtà editoriale rappresenta molto più di una semplice impresa commerciale: è un vero e proprio baluardo di resistenza culturale, un faro di pensiero critico che ha saputo mantenere viva la sua missione originaria pur evolvendo con i tempi.

Le case editrici, come gli uomini, hanno un'anima. E se l'anima resta fedele a sé stessa, anche quando cambia casa, non si può dire che tradisca. Questa riflessione coglie perfettamente l'essenza del percorso de La Zisa, che recentemente ha intrapreso una nuova avventura trasferendosi a Firenze, senza però tradire le proprie radici siciliane. Non un addio alla sicilianità, ma un modo per portarla nel cuore della tradizione culturale italiana.

La Zisa si è rapidamente affermata come voce autorevole nel panorama dell'editoria di qualità, grazie a una linea editoriale coraggiosa che non ha mai temuto di schierarsi apertamente "dalla parte sbagliata" - come orgogliosamente rivendica - ovvero al fianco degli ultimi, contro ogni sopruso e ingiustizia, dando spazio a voci scomode ma necessarie.

Come scrisse Leonardo Sciascia: "La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c'è più né sole né luna, c'è la verità." Ed è proprio questa ricerca della verità, anche quando scomoda, che ha caratterizzato il percorso editoriale de La Zisa.

Il percorso della casa editrice si articola in tre fasi ben distinte. La prima, che abbraccia l'ultimo scorcio del Novecento (1988-1999), ha visto La Zisa delineare con chiarezza la propria identità come soggetto culturale profondamente radicato nella realtà siciliana e palermitana. In questi anni, la casa editrice guidata da Maurizio Rizza ha avuto l'ardire di scommettere sui libri nel momento in cui Palermo sembrava dover affondare nei suoi dolori. Ha ospitato firme prestigiose quali Napoleone Colaianni, Nicola Barbato e figure emblematiche della lotta alla mafia come Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto. A questi si sono affiancati intellettuali del calibro di Andrea Camilleri, Giancarlo Caselli e Gherardo Colombo.

Come sottolineava Andrea Camilleri: "La cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini." Ed è proprio questo tipo di cultura che La Zisa ha cercato di promuovere.

Particolarmente significativo è stato l'impegno contro la mafia, con pubblicazioni che hanno contribuito a svelare la natura proteiforme del fenomeno mafioso, il suo radicamento sul territorio e i suoi intrecci con economia e politica. La Zisa ha così offerto una piattaforma preziosa a chi, in prima linea nell'impegno istituzionale e civile, necessitava di strumenti per comunicare direttamente con il pubblico.

Come ricordava Giovanni Falcone: "La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine." Ed è proprio questa convinzione che ha animato molte delle pubblicazioni de La Zisa.

Il secondo periodo (2000-2007) ha rappresentato una fase di transizione e ampliamento degli orizzonti. I temi tradizionali sono stati approfonditi con maggiore ampiezza, includendo analisi sui nuovi soggetti politici emergenti e sulle profonde trasformazioni del panorama sociale italiano. Lo sguardo si è allargato anche ad altre confessioni religiose oltre il cattolicesimo, come testimonia il saggio sulla storia e il martirio dei Valdesi. Anche l'interesse per la Sicilia si è diversificato, abbracciando nuovi ambiti di ricerca storica e sociale, come la storia dell'astronomia nell'isola con un'introduzione di Margherita Hack.

In questo periodo, la letteratura sulla criminalità organizzata si è arricchita di nuove prospettive, come l'analisi della 'ndrangheta, di cui La Zisa ha pubblicato la relazione integrale della Commissione parlamentare d'inchiesta, offrendo così un contributo fondamentale alla comprensione di un fenomeno in rapida evoluzione.


La svolta internazionale e il trasferimento a Firenze

La terza fase, iniziata nel 2007 con l'avvento di Davide Romano alla guida della casa editrice, ha visto un'ulteriore evoluzione. Pur mantenendo salde le linee editoriali tradizionali incentrate sulla critica sociale e politica – con opere come l'inchiesta di Sante Sguotti su pedofilia e celibato nella Chiesa o le biografie di Paolo Borsellino e Padre Puglisi – La Zisa ha ampliato la propria offerta includendo nuovi generi e collane dedicate alla poesia, alla narrativa e alla saggistica culturale.

L'orizzonte geografico e culturale si è espanso fino ad abbracciare quello che viene definito il "Mediterraneo esteso", con la pubblicazione di opere provenienti dalla Grecia – come quelle del premio Nobel Ghiorgos Seferis con "Sei notti sull'Acropoli" – e dal Vicino Oriente, oltre a testi che esplorano tradizioni culturali diverse come quella ebraica italiana con "Poesia nascosta" di Ines De Benedetti sulla cucina tradizionale ebraica.

Come affermava lo stesso Seferis: "Ovunque io vada, la Grecia mi ferisce", parole che risuonano come un eco del legame viscerale che La Zisa mantiene con la Sicilia pur ampliando i propri orizzonti.

Il recente trasferimento a Firenze non rappresenta un tradimento delle origini, ma piuttosto una strategia intelligente di sopravvivenza e crescita. Firenze offre strutture, connessioni e collaborazioni istituzionali e universitarie che consentono una diffusione più capillare del catalogo. È anche più vicina all'Europa, verso cui La Zisa ha sempre guardato, con le sue collane uniche in Italia di letteratura neogreca e i rapporti con enti culturali internazionali. Non ci saranno più gli odori della Kalsa o il frastuono dei mercati palermitani a fare da sottofondo alla sede della casa editrice, ma i libri restano, e continuano a parlare di Sicilia, di mafia e antimafia, di letteratura e di poesia mediterranea.

Come diceva François Mauriac, uno degli autori pubblicati dalla casa editrice: "Quello che conta non è ciò che si guarda, ma ciò che si vede." E La Zisa ha sempre cercato di vedere oltre le apparenze, di scavare in profondità nella complessità del reale.


Un patrimonio culturale in movimento

Ciò che distingue La Zisa nel panorama editoriale italiano è proprio questa capacità di mantenere un'identità forte e riconoscibile pur evolvendosi con i tempi. La casa editrice non si è mai limitata a essere un semplice produttore di libri, ma ha sempre concepito il proprio ruolo come quello di un'impresa intellettuale condivisa, di un soggetto politico collettivo animato da ideali di partecipazione, inclusione e riduzione delle distanze sociali e culturali.

Come scriveva Gesualdo Bufalino: "La Sicilia ha inventato la malinconia, i siciliani il rimpianto." Ma La Zisa ha dimostrato che oltre la malinconia e il rimpianto c'è la possibilità di un impegno concreto, di una resistenza culturale che non si piega alle logiche del mercato o del potere.

In un'epoca in cui l'editoria attraversa profondi cambiamenti e difficoltà, La Zisa rappresenta un modello virtuoso di resilienza culturale. La sua longevità non è frutto del caso, ma della coerenza con cui ha perseguito la propria missione, adattandosi ai cambiamenti senza mai tradire i propri valori fondanti.

Oggi, a 37 anni dalla fondazione, La Zisa costituisce un autentico patrimonio civile per l'Italia intera: una riserva di energie morali e intellettuali che continua a crescere e a sviluppare il proprio progetto editoriale con rinnovato entusiasmo. Il suo esempio ci ricorda che fare cultura significa anche prendere posizione, schierarsi dalla parte giusta - o, come direbbe La Zisa stessa, dalla "parte sbagliata" - per contribuire alla costruzione di una società più giusta e consapevole.

L'augurio, come sottolineato dalla stessa casa editrice, è che realtà come questa possano moltiplicarsi e prosperare, continuando a immaginare e a realizzare quell'universo di valori che La Zisa persegue da quasi quattro decenni con tenacia e passione. In un mondo sempre più polarizzato e frammentato, l'impegno civile e culturale di questa determinata casa editrice rappresenta un faro di speranza e un modello da seguire.

Come affermava Italo Calvino: "Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire." Allo stesso modo, La Zisa non ha ancora finito di dire la sua, e continuerà a farlo, da Firenze, con la stessa passione e lo stesso impegno che l'hanno caratterizzata sin dalla sua nascita nel cuore di Palermo.

lunedì 22 aprile 2024

Mafia, È morto Vincenzo Agostino, il padre coraggio simbolo della lotta alla mafia. Il figlio Nino fu ucciso insieme alla moglie incinta


Il figlio Nino, agente di polizia, venne ucciso con la moglie dai killer di Cosa nostra nel 1989. All’aula bunker riconobbe «faccia da mostro» durante un drammatico confronto all’americana

È morto Vincenzo Agostino, il papà dell'agente della polizia di stato Nino, ucciso da Cosa Nostra assieme alla moglie Ida Castelluccio, l'8 agosto 1989. Vincenzo Agostino, nato il 22 marzo 1937, era il papà coraggio, che non si era mai rassegnato alla morte del figlio e della nuora - incinta di qualche mese - e aveva da subito denunciato i tentativi di depistaggio legati al duplice omicidio.

Aveva una lunga barba bianca che - aveva detto - «non avrebbe più tagliato» fino a quando non sarebbe emersa la verità sui mandanti del duplice omicidio, sui silenzi e soprattutto sui depistaggi alle indagini. Vincenzo ha continuato a combattere per il figlio anche dopo la morte di sua moglie, Augusta Schiera, avvenuta a febbraio 2019.

La scomparsa di Vincenzo Agostino non rappresenta la fine della battaglia intrapresa in nome di suo figlio, l'agente di polizia Nino, e della moglie di quest'ultimo, Ida Castelluccio, trucidati da Cosa nostra il 5 agosto 1989. Per questo delitto - per cui furono molteplici le piste investigative, di cui alcune totalmente depistanti - sono state accusate tre persone, tra le quali il boss di Resuttana Nino Madonia, il killer preferito da Toto' Riina, che ha optato per il rito abbreviato e nel 2021 è stato condannato all'ergastolo, confermato anche in appello il 5 ottobre scorso.

Anche quel giorno Vincenzo - accompagnato dalle figlie, dai nipoti e dalla sua inseparabile scorta ma senza più la moglie Augusta Schiera, scomparsa nel 2019 - si presentò al palazzo di giustizia di Palermo. La sua barba bianca, che aveva deciso di non tagliare finché non fosse stata fatta giustizia per il proprio figlio, il passo lento ma deciso agevolato da un bastone, dopo la sentenza Vincenzo Agostino fu netto, come sempre: «Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora. Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei accanto a me. Ora toglierò la scritta sulla sua lapide 'morta in attesa di verità e giustizia. Si sta avvicinando il giorno in cui potrei tagliare la barba, perché si avvia a conclusione anche il procedimento ordinario, in caso di condanna posso dire che quel giorno posso mantenere la promessa che ho fatto sulla tomba di mio figlio«.

«Oggi - aveva scritto su Facebook il mese prima rivolgendosi alla moglie - avremmo festeggiato 64 anni di matrimonio. Ogni secondo senza di te e' un'agonia, mi manchi infinitamente. Continuerò ad amarti, sempre tuo, Vincenzo».

Gli altri due imputati - sotto processo con il rito ordinario sono il boss dell'Arenella Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, uno amico di Nino Agostino, accusato di favoreggiamento. Anche in questo procedimento Vincenzo - costituitosi parte civile, assistito dall'avvocato Fabio Repici e con lui anche le figlie, i nipoti e i familiari di Ida Castelluccio, tra gli altri - ha sempre voluto essere presente, a ogni udienza, nonostante gli acciacchi dovuti all'età.

Assisterà da altrove alla sentenza, essendo il processo alle battute finali: hanno già discusso le parti civili, il 3 maggio e il 21 sono in programma gli interventi dei difensori degli imputati e poi la Corte d'assise, presieduta da Sergio Gulotta, dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.

(Fonte: La Stampa)

mercoledì 19 maggio 2021

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ringrazia le Edizioni La Zisa per il volume di Paternostro

 


Dalla segreteria di Sergio Mattarella ci scrivono per farci sapere che il presidente della Repubblica ha gradito il volume da noi edito di Dino Paternostro, “La strage più lunga. Calendario della memoria dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino e bracciantile, caduti nella lotta contro la mafia (1893-1966)”, Edizioni La Zisa.

mercoledì 12 maggio 2021

Il libro di Dino Paternostro "La strage più lunga": gli anni di piombo della Sicilia che chiedeva diritti


dUMBERTO SANTINO

 

Primo Levi, nel suo I sommersi e i salvati, parla di «derive della memoria», una reazione difensiva, da parte dei superstiti dell’Olocausto, per rendere meno intollerabile il ricordo di «un’offesa insanabile» . Ma più che una “ deriva” forse si dovrebbe parlare di una vera e propria rimozione, se si pensa che tanti sopravvissuti si sono decisi a raccontare quello che avevano vissuto soltanto dopo moltissimi anni. E non c’è solo l’Olocausto, una realtà tanto inaccettabile, al limite dell’incredibile, da doverla rimuovere. Gennaro Jovine, il protagonista di Napoli milionaria, di Eduardo De Filippo, tenta di raccontare gli orrori della guerra, ma i familiari non vogliono ascoltarlo. « La guerra è ‘ fernuta » , gli dicono, aggrappati come sono alla ragnatela dei contrabbandi, ma per lui la guerra non è “fernuta”, poiché per chi l’ha vissuta la guerra è un’esperienza incancellabile.

Questa rimozione della memoria è avvenuta anche per i protagonisti di questo libro di Dino Paternostro (“ La strage è più lunga. Calendario della memoria dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino caduti nella lotta contro la mafia”, Edizioni della Zisa), che finalmente ricostruisce, nome per nome, vita per vita, una storia che è stata in gran parte cancellata o rievocata per frammenti e con imprecisioni o fraintendimenti. E bisogna chiedersi perché e come è potuto accadere. La memoria non è un automatismo, ha bisogno di chi se ne assume l’impegno: una persona o un’organizzazione, un partito, un sindacato, un comitato, un’associazione che la considerano essenziale per la loro storia e la loro identità.

Facciamo qualche esempio. La memoria dei Fasci siciliani, che destarono interesse a livello internazionale, suscitarono consensi entusiastici e stroncature implacabili, è stata sotterrata perché il Partito socialista, che ne resse le fila, almeno per buona parte, è andato per altre vie, fino a naufragare nel pantano di Tangentopoli. Ma questo è accaduto anche per molti dei sindacalisti, militanti e dirigenti del movimento contadino caduti nel corso del Novecento. Non ne hanno mantenuto viva la memoria i familiari, tranne alcune eccezioni, perché non se la sono sentita, perché sono stati lasciati soli, perché sono andati via e, anno dopo anno, giorno dopo giorno, è sopravvissuto solo un ricordo sempre più sbiadito. Come la fotografia, spesso una fototessera, che mostrano a chi cerca di ridestare quel ricordo. Ma è un ricordo lontano, il fantasma di un’altra epoca, perché la storia è andata per altri percorsi, con i flussi migratori che spopolavano i paesi che avevano visto maturare quelle lotte, che erano stati insanguinati da quelle stragi e da quegli assassinii. Dei primi anni del Novecento si sono salvati i nomi di alcuni dirigenti sindacali o di partito che hanno lasciato tracce del loro operato, ma il nome di Giovanni Orcel, che ebbe un ruolo significativo come segretario della Fiom e tessitore di rapporti con il movimento contadino, non figura nei libri più noti su mafia e antimafia. Orcel è una figura scomoda, in contrapposizione con una linea “ riformista”, svilita da una pratica compromissoria con il padronato. E questo, assieme all’eliminazione del capomafia, indicato come responsabile del suo assassinio, una sorta di “giustizia proletaria”, in sostituzione dell’impunità istituzionale, può aver pesato nelle “ ragioni dell’oblio”.

Per i sindacalisti e i manifestanti uccisi nel secondo dopoguerra, c’è incertezza pure sul numero. Si parla di 39 vittime, compresi i caduti di Portella, dal 1944 al 1955; sarebbero 52 i dirigenti politici e sindacali morti per mano mafiosa dal 1944 al 1960, secondo l’elenco contenuto nella legge regionale n. 20 del 13 settembre 1999; 60 dal 1944 al 1968; 150 se si considerano anche le vittime della banda Giuliano e di altre bande e i caduti ad opera delle forze dell’ordine durante manifestazioni popolari, come la “ strage del pane” del 19 ottobre 1944 a Palermo. Ma in questi elenchi figura anche qualche personaggio vittima di scontri all’interno del mondo mafioso, come se la morte avesse azzerato conflitti e prese di posizione che hanno segnato un confine tra mafia e antimafia.

Questo libro è il frutto più maturo della strategia di recupero della memoria che ha visto la Cgil negli ultimi anni colmare un vuoto, con segni materiali, lapidi, targhe stradali, che possono essere i primi passi per rinnovare una toponomastica ferma al mito monarchico e risorgimentale, con pesanti risvolti sicilianisti: a Palermo, sul piedistallo del monumento a Francesco Crispi, il massacratore dei Fasci, c’è scritto: ”La monarchia ci unisce...” e le scuole sono intitolate a re e regine sabaudi, tra cui Vittorio Emanuele III, che aprì le porte al fascismo e firmò le leggi razziali. Sono questi gli esempi che offriamo ai nostri studenti. Le commemorazioni di figure dimenticate, considerate non come eventi rituali, ma parte integrante dell’azione sindacale, hanno tracciato un nuovo cammino e un buon tratto di strada è stato percorso con il Centro Impastato. Alla luce di queste esperienze si spiega l’adesione della Camera del lavoro di Palermo come partner del Centro nel progetto del Memoriale- laboratorio della lotta alla mafia.

Il sottotitolo del libro è “Calendario della memoria”, ma questo libro è più che un calendario, non è solo una sorta di santorale laico. Ricostruisce biografie individuali e le inserisce in un contesto. Riscopre una storia. La storia di un percorso di Liberazione che può considerarsi la Resistenza della Sicilia in lotta, a mani nude, contro un nemico che fa uso delle armi e considera la violenza come risorsa e strategia. Troppo spesso vincente. E la memoria, che ripercorre questa storia, come viene sottolineato nella citazione che apre il libro, è « una memoria d’amore » , come quella del soldato Mizushima del film di Kon Ichikawa,“ L’arpa birmana”, ma la Spoon River siciliana più che un cimitero abbandonato è un luogo d’incontro in cui ognuno ha il suo volto e il suo nome e racconta la sua vita.

(La Repubblica Palermo, 29 aprile 2021)

 

venerdì 5 febbraio 2021

"Non scordiamo gli eroi dei diritti dei lavoratori". Pietro Scaglione intervista Dino Paternostro

Su Famiglia Cristiana di questa settimana (7 febbraio 2021) Pietro Scaglione intervista il nostro Dino Paternostro a proposito del volume, da poco pubblicato dalle Edizioni La Zisa, "La strage più lunga. Calendario della memoria dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino e bracciantile, caduti nella lotta contro la mafia (1893-1966)".

Il libro: Dino Paternostro, “La strage più lunga. Calendario della memoria dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino e bracciantile, caduti nella lotta contro la mafia (1893-1966)”, Edizioni La Zisa, pp. 336, euro 24,90

 

In Sicilia, dall’Unità d’Italia alla metà degli anni Sessanta del ‘900, si è consumata “la strage più lunga” della nostra storia. Una strage “al rallentatore”, potremmo definirla, snodatasi nel corso di un secolo, il cui “filo rosso” è dato dalla pervicace volontà con cui mafia, agrari e “pezzi” di politica han no colpito il movimento contadino e bracciantile, guidato dal sindacato, che coraggiosamente rivendicava lavoro, diritti, libertà. Sono tanti i caduti di questa lunga strage, la maggior parte dimenticati. Questo libro recupera le loro storie e i loro volti, rendendo a tutti almeno la giustizia della memoria. Raccolti in questo “calendario”, voluto fortemente dalla Camera del lavoro di Palermo e dalla Cgil siciliana, ci sono i nomi dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino e bracciantile, caduti nella lotta contro la mafia. Di questi personaggi Dino Paternostro racconta le storie, così come emergono dagli archivi dello Stato e dagli archivi privati, dai documenti pubblici e privati, dai giornali e dalle interviste dei familiari. Le verità che emergono consentono una lettura aggiornata della nostra storia e del ruolo importante del sindacato e dei suoi dirigenti che, a pugni nudi, hanno lottato contro la mafia e per la costruzione di una Sicilia del lavoro, libera, giusta, civile e democratica.

 

DINO PATERNOSTRO, laureato in Filosofia, per anni segretario della Camera del lavoro “Placido Rizzotto” di Corleone, è oggi responsabile del dipartimento legalità della Cgil di Palermo. Giornalista pubblicista, dirige dal 1989 il giornale (adesso online) “Città Nuove Corleone” (cittanuove-corleone.net). Ha scritto diversi saggi storici, tra cui Placido Rizzotto e le lotte popolari a Corleone (Palermo, 1992), Corleone, l’antimafia sconosciuta 1893-1993 (Palermo, 1994), Antologia di un’epopea contadina (Palermo, 2011), Placido Rizzotto. I funerali di Stato (Palermo, 2016), Pio La Torre e la Cgil. L’impegno sindacale a Palermo e in Sicilia (Roma, 2018).

 

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus

lunedì 16 novembre 2020

Novità in libreria: Dino Paternostro, “La strage più lunga. Calendario della memoria dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino e bracciantile, caduti nella lotta contro la mafia (1893-1966)”, Edizioni La Zisa, pp. 336, euro 24,90


In Sicilia, dall’Unità d’Italia alla metà degli anni Sessanta del ‘900, si è consumata “la strage più lunga” della nostra storia. Una strage “al rallentatore”, potremmo definirla, snodatasi nel corso di un secolo, il cui “filo rosso” è dato dalla pervicace volontà con cui mafia, agrari e “pezzi” di politica han no colpito il movimento contadino e bracciantile, guidato dal sindacato, che coraggiosamente rivendicava lavoro, diritti, libertà. Sono tanti i caduti di questa lunga strage, la maggior parte dimenticati. Questo libro recupera le loro storie e i loro volti, rendendo a tutti almeno la giustizia della memoria. Raccolti in questo “calendario”, voluto fortemente dalla Camera del lavoro di Palermo e dalla Cgil siciliana, ci sono i nomi dei dirigenti sindacali e degli attivisti del movimento contadino e bracciantile, caduti nella lotta contro la mafia. Di questi personaggi Dino Paternostro racconta le storie, così come emergono dagli archivi dello Stato e dagli archivi privati, dai documenti pubblici e privati, dai giornali e dalle interviste dei familiari. Le verità che emergono consentono una lettura aggiornata della nostra storia e del ruolo importante del sindacato e dei suoi dirigenti che, a pugni nudi, hanno lottato contro la mafia e per la costruzione di una Sicilia del lavoro, libera, giusta, civile e democratica.

 

DINO PATERNOSTRO, laureato in Filosofia, per anni segretario della Camera del lavoro “Placido Rizzotto” di Corleone, è oggi responsabile del dipartimento legalità della Cgil di Palermo. Giornalista pubblicista, dirige dal 1989 il giornale (adesso online) “Città Nuove Corleone” (cittanuove-corleone.net). Ha scritto diversi saggi storici, tra cui Placido Rizzotto e le lotte popolari a Corleone (Palermo, 1992), Corleone, l’antimafia sconosciuta 1893-1993 (Palermo, 1994), Antologia di un’epopea contadina (Palermo, 2011), Placido Rizzotto. I funerali di Stato (Palermo, 2016), Pio La Torre e la Cgil. L’impegno sindacale a Palermo e in Sicilia (Roma, 2018).

 

 Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus 

venerdì 18 settembre 2020

Gabriella Cascio racconta il suo incontro con don Pino Puglisi

 


 

Gabriella Cascio

Ho incontrato padre Pino Puglisi

Prefazione di don Luigi Ciotti

Presentazione di don Calogero Cerami

Immagini di Marcella Ciraulo e Valentina Ghezzi

Edizioni La Zisa

pp. 138

euro 12,00

 

«Ho incontrato padre Pino Puglisi. È stato un incontro ravvicinato anche se avvenuto dopo la sua morte per mafia. L’ho incontrato nel marzo del 2016 e da allora il suo effetto su di me continua. Non è stato un incontro reale ma ravvicinato sì, intenso e coinvolgente. L’ho incontrato per caso come avvengono tanti incontri e tante conoscenze, ma non l’ho conosciuto di persona. Ho compreso che era un piccolo grande uomo. Questo incontro l’ho fatto nel territorio della sua ultima parrocchia dialogando con la gente che lo ha conosciuto e lo ha amato; le interviste sul campo nel quartiere di Brancaccio mi hanno fatto incontrare don Pino nella voce e nei ricordi della sua gente, la cui anima ho scoperto recare un segno della passione che “3P” metteva nella sua missione». È la sua, una figura affascinante, a motivo della sua testimonianza di vita forte e semplice. Prima di essere un grande prete, Puglisi è stato un grande uomo: è stato questo a far nascere in me la voglia di esplorare, di sviscerare la sua figura e la sua identità. Sono state proprio la voce e le parole delle persone di Brancaccio con i loro racconti, carichi ancora del sentimento della sua presenza in mezzo a loro, a farmi riflettere su di lui. Egli operò in un quartiere dove regnava la mafia e il nulla; laddove la Parola di Gesù era da tempo scomparsa, oppure, se mai c’era stata, era se­polta sotto la coltre della tradizione e dell’omertà mafiosa. Don Pino seminò una speranza nuova. In quel luogo che sembrava ormai da troppo tempo abbandonato da Dio e dagli uomini, il ministero pastorale di don Pino risuonò e si radicò con forza travolgente. La figura di padre Puglisi è una fi­gura religiosa di singolare rilievo soprattutto oggi, in una società consumistica, una società liquida, dove tutto scorre alla velocità della luce e non c’è più tempo per l’altro; in cui domina il vuoto e si sente la mancanza di un modello esemplare di prete quale fu padre Puglisi che di certo oggi sarebbe riuscito a ridare, a chi li ha persi, la speranza, il sorriso, la voglia di cambiare.

 

GABRIELLA CASCIO, originaria di Isnello, vive a Palermo, dove nel 2016 ha conseguito la laurea magistrale in Scienze religiose. Ha costruito sul campo questo saggio, confrontandosi con la gente di Brancaccio e riscoprendo la figura di padre Pino Puglisi. Insegna Religione cattolica nelle scuole di Palermo e provincia.

 

Parte del ricavato della vendita del presente volume  sarà destinato ai progetti dell’Associazione  INSHUTI Italia-Rwanda onlus

mercoledì 9 settembre 2020

In libreria la seconda edizione del saggio di Chiara Antonina Messina, “Testimone di Cristo fino alle profondità più nascoste. La parabola di don Puglisi”, Prefazione di mons. Vincenzo Bertolone, Edizioni La Zisa, pp. 192, euro 14,90


«Il testimone è colui che penetra la realtà nella sua totalità, oltre le apparenze esterne, fino alle profondità più riposte». Don Pino Puglisi ha testimoniato Cristo come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde dell’uomo di oggi. Un nuovo modo di vivere il sacerdozio, che in una Chiesa che esce da poco dal Concilio fa fatica ad essere compreso.

«Servendosi di un metodo originale, fatto di arditi accostamenti biografici, l’autrice riflette sul senso specificamente teologico della “parabola puglisiana”, portando alla luce una sorprendente rete di connessioni non solo tra Puglisi ed altre figure di santità antiche e recenti, ma anche di idee-guida della sua azione pastorale e sociale». Questo saggio è un contributo per ricostruire l’insieme complesso di un evento di santità contemporanea, feriale e pure eccezionale, che sa leggere i segni dei tempi e quelli del territorio, vicina al sentimento popolare e specchio dei mutamenti culturali. Una narrazione diversa, nuova, più spirituale ed intima che ci guida alla scoperta di un sacerdote vero, che tra le pieghe della quotidianità è stato oggetto dell’odio feroce di quanti sono al servizio della morte, ma soprattutto ha generato amore per Cristo, i piccoli, i giovani, i poveri, la gente di Brancaccio, la Chiesa tutta.


Chiara Antonina Messina è nata a Palermo nel 1992. Ha conseguito la Laurea magistrale presso la Pontificia facoltà teologica di Sicilia nel 2016, e insegna Religione cattolica presso alcuni istituti della città. Ha partecipato come animatrice volontaria, nel luglio 2016, al Campo Scuola di Brancaccio per iniziativa del CDV. L’esperienza vissuta è stata feconda per la realizzazione di un saggio. Appassionata della figura di don Pino, Chiara Antonina Messina ha cominciato a raccogliere materiale per ricostruire la vita di 3P che è riuscito ad affrontare il presente grazie alla forza dirompente del Vangelo.

 

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus


martedì 21 gennaio 2020

In libreria la “parabola” di don Puglisi nel saggio di Chiara Antonina Messina, “Testimoni di Cristo fino alle profondità più nascoste”, Prefazione di mons. Vincenzo Bertolone, pp. 192, euro 14,90



«Il testimone è colui che penetra la realtà nella sua totalità, oltre le apparenze esterne,  no alle profondità più riposte». Don Pino Puglisi ha testimoniato Cristo come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde dell’uomo di oggi. Un nuovo modo di vivere il sacerdozio, che in una Chiesa che esce da poco dal Concilio fa fatica ad essere compreso. «Servendosi di un metodo originale, fatto di arditi accostamenti biografici, l’autrice riflette sul senso specificamente teologico della “parabola puglisiana”, portando alla luce una sorprendente rete di connessioni non solo tra Puglisi ed altre figure di santità antiche e recenti, ma anche di idee-guida della sua azione pastorale e sociale». Questo saggio è un contributo per ricostruire l’insieme complesso di un evento di santità contemporanea, feriale e pure eccezionale, che sa leggere i segni dei tempi e quelli del territorio, vicina al sentimento popolare e specchio dei mutamenti culturali. Una narrazione diversa, nuova, più spirituale ed intima che ci guida alla scoperta di un sacerdote vero, che tra le pieghe della quotidianità è stato oggetto dell’odio feroce di quanti sono al servizio della morte, ma soprattutto ha generato amore per Cristo, i piccoli, i giovani, i poveri, la gente di Brancaccio, la Chiesa tutta.

Chiara Antonina Messina è nata a Palermo nel 1992. Ha conseguito la Laurea magistrale presso la Pontificia facoltà teologica di Sicilia nel 2016, e insegna Religione cattolica presso alcuni istituti della città. Ha partecipato come animatrice volontaria, nel luglio 2016, al Campo Scuola di Brancaccio per iniziativa del CDV. L’esperienza vissuta è stata feconda per la realizzazione di un saggio. Appassionata della figura di don Pino, Chiara Antonina Messina ha cominciato a raccogliere materiale per ricostruire la vita di 3P che è riuscito ad affrontare il presente grazie alla forza dirompente del Vangelo.

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus

lunedì 8 aprile 2019

L’incredibile storia vera di una donna sola contro la mafia e che la mafia vuole ancora morta




Anna Lenart, “Una viva nella lista dei morti ammazzati”, Edizioni la Zisa, pp. 128, euro 12,00

Questo libro è una testimonianza documentata, un reportage piuttosto che un romanzo. Non è soltanto la descrizione dei fatti e misfatti della mafia. Valutando gli eventi si capisce il perché la società degli uomini d'onore risulti così stabile e da che cosa dipenda il funziona­mento perfetto della mafia.

Si racconta nei dettagli come da un momento all'altro, senza colpa, si può capitare dentro il vortice del sistema mafioso e non riuscire a tirarsene fuori.

Quando le circostanze spingono alla disperazione più straziante, e inoltre si sa che domani, dopodomani e in un lontano futuro sarà ancora peggio, come si supera una situazione del genere? Il grande pensatore Hegel propone la propria ricetta: “se gli insulti della vita diventano insopportabili, è giusto rinunciare alla vita stessa”. La protagonista del racconto, al contrario, non rinnega l'esistenza e con tutte le sue forze combatte l'oltraggio.

La storia è tutta italiana, ma alcuni episodi si svolgono negli Stati Uniti. Infine viene evidenziata l'attività mafiosa in Austria.

Il messaggio del libro è semplice: credere nelle proprie forze. Anche quando sembra di trovarsi in un lunghissimo tunnel oscuro e ci si rende conto della propria fragilità, non bisogna lasciarsi spaventare dalle minacce circostanti.

Come nella toccante ultima scena del film “La strada” di Fellini, esiste la splendida luce in fondo al tunnel, per la quale vale la pena di passare attraverso le sofferenze.

lunedì 25 marzo 2019

Palermo, Bruciata auto di Chiara Natoli (Libera), La solidarietà delle Edizioni La Zisa




“Piena e affettuosa vicinanza e solidarietà, da parte della direzione e dell’intero staff delle Edizioni La Zisa di Palermo, all’amica Chiara Natoli e all’associazione Libera di don Ciotti per il vile atto intimidatorio subito nei giorni scorsi. Siamo sicuri, giacché conosciamo bene Chiara e sappiamo di quale tempra è fatta, che questo gesto non la farà in alcun modo desistere dal suo quotidiano impegno a favore dell’affermazione della cultura e delle pratiche della legalità. Lei e gli amici di Libera sanno che continueremo a essere al loro fianco nella lotta per un Paese e una Sicilia migliori e finalmente affrancati dal giogo mafioso”. Lo scrive in una nota l’ufficio stampa delle Edizioni La Zisa.

venerdì 21 dicembre 2018

Arriva in libreria il saggio di Luigi Zaccaro, «Mafia debole mafie forti. Post-comunità, peccati strutturali e teologia morale “minima”», Prefazione di Giampiero Tre Re, Edizioni La Zisa, pp. 400, euro 18,00




Esiste una connessione tra le mafie, intese come metodo criminale di arricchimento e di predazione umana, e la Chiesa? Può il popolo mafioso intrecciarsi al popolo di Dio? La delinquenza organizzata di tipo mafioso può essere trattata, quindi, come peccato e specificamente “peccato strutturale” nella sua essenza, se si considera che: «La prospettazione di un impalpabile peccato, “personale-strutturale”, di stampo mafioso “individuale” […] sembra, oltre che contraddittoria, in un discorso di coerenza teologico-morale, anche, praticamente non “conveniente”, anzi sicuramente pericolosa per la stessa vita e incolumità del presunto-potenziale “mafioso solitario”»? Il presente volume, il secondo di una trilogia su teologia-Chiesa-mafie, tenta di rispondere a questi interrogativi. L’autore, sapientemente, pone un approccio teologico-morale alle mafie, e, in particolare, alla ’ndrangheta calabrese, offrendone «una aggiornatissima ricostruzione del dibattito ecclesiale, colmando una lacuna finora presente, sullo specifico oggetto del rapporto tra ’ndrangheta e Chiesa».
Il modo d’essere dei mafiosi, degli affiliati, è un sentire complesso, variegato, che impone, per sua essenza, la creazione e la riflessione su un tipo di peccato diverso, ontologicamente differente nella sua genesi e struttura: una sorta di peccato 2.0.

Luigi Zaccaro, nato a Castrovillari (CS) nel 1955, dopo il liceo scientifico, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno superando, in seguito, il concorso di avvocato. Successivamente si è laureato in Filosofia all’ Unical. Ha, quindi, iniziato gli studi teologici presso l’IFT Redemtoris Custos di Rende (CS); l’iter accademico è proseguito presso la PFTIM, Sezione san Tommaso d’Aquino di Napoli, con il conseguimento di baccalaureato, licenza e dottorato in Dogmatica cristologica. Dopo aver superato l’esame per l’ammissione all’ Accademia Alfonsiana-Istituto Superiore di Teologia morale di Roma, ha, ivi, conseguito il dottorato in Teologia morale sistematica. Tiene un corso su teologia/chiesa/’ndrangheta presso l’ITCSPX di Catanzaro, aggregato alla PFTIM. Ha pubblicato La “teologia” dei mafiosi, Napoli 2013; La mafia come peccato strutturale, Roma 2015; Per una teologia della liberazione dalla mafia, Cosenza 2017, con cui ha vinto il Premio san Tommaso “Theologiae Aliis Tradere”, indetto dall’omonima Sezione della PFTIM.

martedì 27 novembre 2018

Palermo 6 dicembre, “1963-1993. Da Pietro Valdo Panascia a Pino Puglisi, le Chiese di fronte alle mafie”



Appuntamento giovedì 6 dicembre, alle ore 17, presso il salone della Chiesa Valdese di Palermo (via dello Spezio 43 – dietro Teatro Politeama), a Palermo, per la tavola rotonda da titolo “1963-1993. Da Pietro Valdo Panascia a Pino Puglisi, le Chiese di fronte alle mafie”. Interverranno: Peter Ciaccio, pastore Chiesa Valdese Palermo; Vincenzo Ceruso, Comunità di Sant’Egidio Palermo; e Federica Raccuglia, giornalista e autrice del volume “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Edizioni La Zisa. Modererà: Davide Romano, giornalista e direttore editoriale della casa editrice La Zisa. L’evento è organizzato dalla Edizioni La Zisa e il Centro Evangelico di Cultura "Giacomo Bonelli". 

«Il cristiano non può essere mafioso». Nella loro quasi ovvia semplicità ed immediatezza queste parole recentemente pronunziate nel ricordo di Padre Puglisi da Papa Francesco a Palermo, sono state da più parti salutate come il segno di una nuova consapevolezza ecclesiale di fronte alla mafia. Un cammino discontinuo e piuttosto tortuoso, partito da territori di cristianità marginali ed esperienze pastorali periferiche e di minoranza. Già nell’estate del 1963 infatti, all’indomani della strage mafiosa di Ciaculli, il pastore valdese Pietro Valdo Panascia con una clamorosa iniziativa si appellava «a quanti hanno la responsabilità civile e religiosa del nostro popolo» per «la formazione di una più elevata coscienza morale cristiana». La chiesa cattolica reagì invece con una certa lentezza, con la lettera pastorale "Il vero volto della Sicilia" dell’Arcivescovo di Palermo, il Card. Ruffini. Una risposta, giudicata da molti insoddisfacente, ritardata dalla divergenza di vedute tra Paolo VI e lo stesso Ruffini, il quale respingeva l’idea che la mentalità mafiosa potesse in qualsiasi modo associarsi a quella religiosa.
Per trovare una nuova presa di posizione della chiesa cattolica siciliana, con le celebri omelie del Card. Pappalardo, bisognerà attendere l’epoca dei grandi delitti eccellenti, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta del secolo scorso. La disponibilità della chiesa siciliana postconciliare, offerta da Pappalardo, a una cooperazione con lo Stato in vista del rinnovamento di una coscienza comune, anche civica, per la legalità, fu definita da alcuni “la rivoluzione degli onesti”: opporre «all’ingiustizia di molti la propria personale giustizia».
Una stagione di durata relativamente breve. Quando fu chiaro che il progetto di impegno della chiesa contro il fenomeno mafioso passava per una riformulazione politica del sostegno dell’episcopato nazionale al partito unico dei cattolici e la rimozione di quelle connivenze tra mafia e poteri dello Stato non di rado garantite da figure nominalmente cattoliche, si tornò alla vecchia difesa apologetica dallo stereotipo mafioso in nome di un’astratta identità culturale cristiana dell’uomo siciliano.
L’uccisione di Puglisi si colloca così in un periodo di sostanziale latenza del tema nel dibattito intraecclesiale. Il martirio del prete di borgata che seppe opporre al potere mafioso prassi pastorali originali ed una visione rinnovata di rievangelizzazione popolare del territorio, fu di poco preceduta dal famoso “grido” contro la mafia col quale Giovanni Paolo II, ricorrendo ad un linguaggio addirittura apocalittico, spostò bruscamente la sfida dal terreno dell’analisi socio-politica e culturale a quello espressamente escatologico.
Oggi risulta chiaro che il fenomeno mafioso, in quanto esplicitazione di un’antropologia aberrante, ha una sua rilevanza morale e teologica. Non si può fare a meno di osservare, tuttavia, che in un certo senso questa nuova coscienza collettiva giunge con più di cinquanta anni di ritardo, al termine di un non lineare cammino di una comunità ecclesiale che non ha ancora espresso compiutamente la propria autocomprensione di fronte al carattere di strutturale contrarietà al Vangelo del peccato di mafia.

venerdì 12 ottobre 2018

Palermo venerdì 19 ottobre, Alla chiesa anglicana un caffè con… padre Pino Puglisi raccontato dalla giornalista Federica Raccuglia



Riprendono gli appuntamenti culturali mensili presso la chiesa anglicana “Santa Croce” di  via Roma 467A, a Palermo.  S’incomincia venerdì 19 ottobre, alle ore 17, pressoi i locali con un caffè con… padre Pino Puglisi raccontato dalla giornalista Federica Raccuglia, autrice del saggio, appena mandato in libreria dalle Edizioni La Zisa, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi” (prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini). Sorbendo un ottimo espresso e gustando degli squisiti biscotti, ne discuteranno con l’autrice: Russell Ruffino, pastore anglicano e parroco della chiesa “Santa Croce”; Giampiero Tre Re, teologo cattolico; suor Fernanda di Monte, giornalista e responsabile eventi Librerie Paoline di Palermo; e Davide Romano, direttore editoriale delle Edizioni La Zisa e presidente dell’associazione La Tenda di Abramo – Culture e religioni in dialogo. L’ingresso è gratuito.



Il libro: Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini, Edizioni La Zisa, pp. 200, euro 15,00



La vicenda di padre Pino Puglisi, nel tempo, è stata fonte di studi, inchieste, romanzi, film; tutte produzioni necessarie per mantenerne vivido il ricordo, per trasmettere un prezioso modello di vita alle nuove generazioni. Questo saggio si va a inserire nell’insieme di tale produzione creandosi uno spazio particolare. La vicenda di don Pino viene ripercorsa in modo dettagliato grazie a vari contributi originali, testimonianze e interviste. Il leitmotiv teorico è la riflessione linguistico-pedagogica su padre Puglisi, il quale ha tentato di dialogare con la mafia utilizzando un codice a essa sconosciuto: la parola. Codice intraducibile per individui che hanno scelto di abitare un mondo in cui le sole cornici interpretative sono intimidazione, violenza e morte. Secondo Lev Semënovič Vygotskij, la parola nasce prima del pensiero, il bambino impara a nominare le cose prima di conoscerle, ed è proprio il linguaggio a determinare la sua conoscenza e coscienza del mondo. Padre Puglisi ha dato la vita per la fede in questo principio, per le parole prima di tutto.

Federica Raccuglia è nata nel 1990 a Palermo. Giornalista pubblicista, scrive per “Si24.it” e “Il Giornale di Sicilia”. Cura diversi uffici stampa e conduce un programma di attualità e intrattenimento sulla web tv “Feel Rouge tv”. Nel 2012 ha conseguito la laurea triennale in “Giornalismo per uffici stampa” all’Università degli Studi di Palermo e nel 2014 la laurea magistrale in “Scienze dell’Informazione, della Comu­nicazione e dell’Editoria” presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.


giovedì 20 settembre 2018

Palermo giovedì 27 settembre, Alla Bottega di Libera si presenta il saggio di Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Edizioni La Zisa




Appuntamento giovedì 27 settembre, alle ore 17 e 30, presso la Bottega I Sapori ed i Saperi della Legalità di Libera, a piazza Castelnuovo 13, a Palermo, per la presentazione del saggio della giornalista Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini, Edizioni La Zisa


Insieme all’autrice, interverranno: Gregorio Porcaro, collaboratore di padre Pino Puglisi e coordinatore regionale di Libera; Giampiero Tre Re, teologo; e Pino Martinez, storico collaboratore e amico di don Pino Puglisi e componente del Comitato Intercondominiale di Brancaccio. Modererà l’incontro Davide Romano, giornalista ed editore.


Il libro: Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini, Edizioni La Zisa, pp. 200, euro 15,00

La vicenda di padre Pino Puglisi, nel tempo, è stata fonte di studi, inchieste, romanzi, film; tutte produzioni necessarie per mantenerne vivido il ricordo, per trasmettere un prezioso modello di vita alle nuove generazioni. Questo saggio si va a inserire nell’insieme di tale produzione creandosi uno spazio particolare. La vicenda di don Pino viene ripercorsa in modo dettagliato grazie a vari contributi originali, testimonianze e interviste. Il leitmotiv teorico è la riflessione linguistico-pedagogica su padre Puglisi, il quale ha tentato di dialogare con la mafia utilizzando un codice a essa sconosciuto: la parola. Codice intraducibile per individui che hanno scelto di abitare un mondo in cui le sole cornici interpretative sono intimidazione, violenza e morte. Secondo Lev Semënovič Vygotskij, la parola nasce prima del pensiero, il bambino impara a nominare le cose prima di conoscerle, ed è proprio il linguaggio a determinare la sua conoscenza e coscienza del mondo. Padre Puglisi ha dato la vita per la fede in questo principio, per le parole prima di tutto.

Federica Raccuglia è nata nel 1990 a Palermo. Giornalista pubblicista, scrive per “Si24.it” e “Il Giornale di Sicilia”. Cura diversi uffici stampa e conduce un programma di attualità e intrattenimento sulla web tv “Feel Rouge tv”. Nel 2012 ha conseguito la laurea triennale in “Giornalismo per uffici stampa” all’Università degli Studi di Palermo e nel 2014 la laurea magistrale in “Scienze dell’Informazione, della Comu­nicazione e dell’Editoria” presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.

lunedì 3 settembre 2018

Palermo 13 settembre, Alla Libreria del mare si presenta il saggio di Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi” (Ed. La Zisa)



In occasione della visita di papa Francesco a Palermo, giovedì 13 settembre, alle ore 17 e 30, presso la Libreria del mare di via Cala 50, si presenta  il saggio della giornalista Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Ne parleranno con l’autrice Giampiero Tre Re, teologo; e Pino Martinez, storico collaboratore e amico di don Pino Puglisi e componente del Comitato Intercondominiale di Brancaccio. Modererà l’incontro Davide Romano, giornalista ed editore.

 

 

Il libro: Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini, Edizioni La Zisa, pp. 200, euro 15,00


La vicenda di padre Pino Puglisi, nel tempo, è stata fonte di studi, inchieste, romanzi, film; tutte produzioni necessarie per mantenerne vivido il ricordo, per trasmettere un prezioso modello di vita alle nuove generazioni. Questo saggio si va a inserire nell’insieme di tale produzione creandosi uno spazio particolare. La vicenda di don Pino viene ripercorsa in modo dettagliato grazie a vari contributi originali, testimonianze e interviste. Il leitmotiv teorico è la riflessione linguistico-pedagogica su padre Puglisi, il quale ha tentato di dialogare con la mafia utilizzando un codice a essa sconosciuto: la parola. Codice intraducibile per individui che hanno scelto di abitare un mondo in cui le sole cornici interpretative sono intimidazione, violenza e morte. Secondo Lev Semënovič Vygotskij, la parola nasce prima del pensiero, il bambino impara a nominare le cose prima di conoscerle, ed è proprio il linguaggio a determinare la sua conoscenza e coscienza del mondo. Padre Puglisi ha dato la vita per la fede in questo principio, per le parole prima di tutto.

Federica Raccuglia è nata nel 1990 a Palermo. Giornalista pubblicista, scrive per “Si24.it” e “Il Giornale di Sicilia”. Cura diversi uffici stampa e conduce un programma di attualità e intrattenimento sulla web tv “Feel Rouge tv”. Nel 2012 ha conseguito la laurea triennale in “Giornalismo per uffici stampa” all’Università degli Studi di Palermo e nel 2014 la laurea magistrale in “Scienze dell’Informazione, della Comu­nicazione e dell’Editoria” presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.