L'idea: il cuore della creazione (o il colpo di
genio)
Il primo passo è sempre l’idea, un po’ come
cercare di trovare il pezzo mancante di un puzzle in un cassetto pieno di
calzini spaiati. Deve essere originale, scintillante, un vero e proprio colpo
di genio. Orwell affermava che "il pensiero corretto dipende dalla
capacità di utilizzare le parole in modo corretto". Ma come dimenticare le
opere derivate da idee che sembravano completamente insensate e che,
incredibilmente, hanno conquistato il mondo?
Pensate a Il codice Da Vinci di Dan
Brown. Un thriller che gioca con simboli e religione, venduto a milioni di copie,
ma che nel suo profondo non è altro che un rompicapo per chi ama mettere in
discussione tutto. Se qualcuno avesse detto che un libro su una caccia al
tesoro nella storia dell'arte avrebbe avuto successo, lo avremmo guardato come
si guarda un giardiniere con un cactus in mano: con grande scetticismo.
La struttura: un’architettura solida (o un
palazzo di vetro)
Una volta definita l’idea, è tempo di costruire
una struttura. Aristotele ci avverte: "La qualità della prosa dipende
dalla qualità della struttura". Peccato che alcuni dei libri più amati
abbiano strutture che sfidano ogni logica. Prendiamo ad esempio Il piccolo
principe di Antoine de Saint-Exupéry: chi avrebbe mai pensato che una
favola per bambini sarebbe diventata un capolavoro universale? È un po’ come se
un architetto avesse deciso di costruire una torre di Pisa per un concorso di
bellezza.
Eppure, libri come Moby Dick di
Melville, che all’epoca fu un vero flop editoriale, oggi è considerato un
pilastro della letteratura. Chi l’avrebbe mai detto? Il fatto che oggi si studi
Moby Dick nelle scuole è la prova che il pubblico può essere sorprendentemente
imprevedibile.
Scrivere con disciplina: l’atto della creazione
Stephen King, nel suo On Writing, ci
esorta a scrivere ogni giorno, un approccio che sembra sagace, se non fosse per
il fatto che l’ispirazione spesso decide di prendersi una vacanza ai Caraibi.
"Scrivere un milione di parole ti rende un autore; scriverne dieci milioni
ti rende un maestro", afferma. Ma per alcuni, è più una lotta da
gladiatori in un’arena, dove l’ispirazione è l’ultimo dei gladiatori a scendere
in campo. Non a caso, molti aspiranti scrittori si ritrovano a vagabondare tra
le pagine di manoscritti non pubblicati, come anime in pena alla ricerca di un
lettore.
Revisione: il lavoro di finitura (o la battaglia
di Stalingrado)
Non dimentichiamoci del processo di revisione,
quel momento in cui il nostro lavoro di cuore si trasforma in un campo di
battaglia. Pavese lo sapeva bene: "La scrittura è un atto di
coraggio". Ma se la revisione è un atto di coraggio, il rifiuto da parte
degli editori è una vera e propria prova di resistenza. Pensate a J.K. Rowling:
rifiutata da ben dodici editori prima di trovare finalmente un editore disposto
a pubblicare la sua storia di un maghetto con gli occhiali. Chi l’avrebbe mai
detto? Oggi Rowling è diventata una delle autrici più ricche del mondo. Ma
quanti possono vantarsi di una carriera di rifiuti come la sua?
Il messaggio: l’essenza del successo (o il
labirinto dell’interpretazione)
Il messaggio è l’anima del libro. Nietzsche ci
ricorda: "Chi ha un perché può affrontare qualsiasi come". Ma i
lettori a volte interpretano il messaggio in modi che nemmeno l’autore avrebbe
mai immaginato. Un esempio emblematico è Il grande Gatsby di F. Scott
Fitzgerald, spesso considerato una critica alla società americana, ma che per
alcuni è solo la storia di un uomo con un sogno e una camicia bianca molto
costosa. Chi può dire quale sia la verità?
La magia della scrittura e il ruolo del caso
Ora, dopo aver discusso di tutti questi aspetti
fondamentali, giungiamo al punto cruciale: tutto è affidato al caso. Scrivere
un libro di successo è come giocare alla roulette russa con le parole: non sai
mai dove ti porteranno. Anche i migliori piani possono naufragare senza nemmeno
un sospiro, mentre opere scritte in un pomeriggio di ispirazione casuale
possono diventare fenomeni mondiali.
Pensate ai famosi Diari di una schiappa:
un libro scritto in modo semplice, ma che ha conquistato il cuore di milioni di
ragazzi. D’altra parte, ci sono libri ben scritti, ben strutturati, con
messaggi profondi, che si perdono nel silenzio dell’archivio delle biblioteche.
Un esempio? L’Ulisse di James Joyce, che ha fatto la fortuna di molti
lettori e ha lasciato altri a grattarsi la testa per decenni.
In definitiva, scrivere un libro di successo è
un'arte che sfida ogni logica. Chi scrive lo fa con passione e disciplina, ma
alla fine, il destino del proprio lavoro rimane sempre nelle mani del caso. E
se la fortuna non è dalla vostra parte? Beh, c'è sempre la possibilità di
scrivere un sequel, e sperare che il secondo tentativo porti a qualcosa di
meglio. O, come direbbe un vecchio saggio, "Non conta tanto quello che
scrivi, ma quanto sei disposto a insistere". Ma non dimenticate: alla
fine, la vera arte è nella capacità di ridere dei propri fallimenti, perché, in
fin dei conti, è tutto un grande gioco di parole e un pizzico di follia.
(D. R.)