martedì 23 giugno 2020

Arriva in libreria un altro libro di Massimo Boscarino, “Piacevoli contraddizioni. Romanzo”, Edizioni La Zisa, pp. 230, euro 13,90



Piacevoli contraddizioni continua il percorso tormentato e rigenerante di Elia, protagonista dell’ultimo scritto di Massimo Boscarino, Le fermate del piacere. Dentro una terra di “sicilitudine” in lotta costante con la sicilianità sepolta in radici profonde e a volte costretta da una morsa di variopinti impulsi popolari, Elia cresce, rinnova il suo essere incoerente, agisce ed esorcizza il dolore, dentro una cornice di personaggi, deliziosamente interpreti del più ricco panorama delle azioni umane, all’ombra di un maestoso “millicucco”.

MASSIMO BOSCARINO, nasce a Comiso nel 1966. Vive a Ragusa. Noto massaggiatore olistico e scrittore, l’autore riesce, attraverso le sue storie, a tratti immaginarie e fantastiche, a trascinare il lettore in profonde riflessioni esistenziali e spirituali. Le Piacevoli contraddizioni qui raccolte, sono precedute da tre opere: La mia e la tua guarigione, Dissensi Edizioni, maggio 2016 (tradotta in inglese); La fine o l’inizio Esseno, Edizioni Creativa, novembre 2016 (tradotta in inglese); Le fermate del piacere, Edizioni La Zisa, maggio 2019.



venerdì 19 giugno 2020

Presentazione con degustazione di specialità russe. A Palermo sabato 4 luglio si presenta il ricettario di Tatiana Kalinina “Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”, Edizioni La Zisa




Presentazione con degustazione di specialità russe, sabato 4 luglio, alle ore 17,00, presso il “Mix Markt” di piazza Giulio Cesare 38/A, a Palermo. A guidare i lettori in questo saporito viaggio il giornalista e curatore del volume Davide Romano.
Mix Markt fa parte di una catena di supermercati in cui è possibile acquistare prelibatezze dell'Europa orientale, in particolare prodotti alimentari (https://www.mixmarkt.eu/it).


Il libro: Tatiana Kalinina, “Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”, Edizioni La Zisa, pagg. 128, euro 15,00

Non solo caviale! Spesso ci si accosta alla cultura gastronomica di un paese straniero in maniera stereotipata e scontata, per cui Russia a tavola è, quasi sempre, sinonimo di caviale, insalata e vodka. In realtà, le ricette della cucina tradizionale russa, qui presentate – dagli innumerevoli antipasti ai primi come il borsc, ai secondi come la kascia, alla pasticceria con i suoi bliny e i suoi piroghi, fino alle bevande e al rituale del tè –, offrono al lettore una visione molto più ampia di ciò che il cibo rappresenta per i russi.
Non un semplice ricettario, dunque, ma un vero e proprio racconto per far conoscere, a grandi linee, la storia della cucina russa e, allo stesso tempo,  sperimentare le ricette base che spiegano, in modo molto semplice, come preparare alcuni dei piatti tradizionali più amati dai russi. Seguendo il consiglio dell’autrice, è un libro da leggere quasi come un piccolo romanzo, lasciandosi trasportare nel tempo alla scoperta di odori e sapori sconosciuti.

Tatiana Kalinina, nata a San Pietroburgo nel 1975. Dopo la laurea e il dottorato presso l’Università Statale Pedagogica di San Pietroburgo A.I. Herzen, ha insegnato per alcuni anni come docente di scuola elementare e media ed è stata organizzatrice di eventi e programmi culturali a San Pietroburgo. Trasferitasi poi in Italia, ha conseguito la laurea in Scienze per la Comunicazione Internazionale, presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania. Vive in Sicilia dal 2004, dove lavora, attualmente, come guida turistica

mercoledì 20 maggio 2020

Le Edizioni La Zisa sostengono la campagna dell’associazione Ibuka Italia per i sopravvissuti del genocidio






Le Edizioni la Zisa hanno deciso di sostenere la campagna lanciata in questi giorni dall’associazione Ibuka Italia per il sostegno ai sopravvissuti del genocidio. “Visto il nostro particolare legame con la comunità ruandese – scrive Davide Romano della casa editrice palermitana -, abbiamo deciso di accogliere e di rilanciare l’appello di Ibuka in questo particolare e difficile momento che, per la comunità ruandese, è però ancora più difficile. Siamo sicuri che i nostri amici sapranno rispondere con la solita generosità”.

“Questa campagna – si legge nel comunicato della organizzazione no profit - è lanciata dall’Associazione Ibuka Italia, che si occupa della memoria del Genocidio dei Tutsi del Rwanda e del sostegno ai sopravvissuti, insieme alle associazioni gemelle in Ruanda, in numerosi Paesi d’Europa e negli Stati Uniti. Proprio in queste settimane si commemora il Genocidio dei Tutsi del Ruanda, che nei cento giorni tra l’aprile e il luglio 1994 costò oltre un milione di morti. Per i sopravvissuti è un periodo di rinnovata angoscia e dolore. Ma a causa dell’emergenza coronavirus, quest’anno molti di loro, impossibilitati a provvedere al proprio fabbisogno, vedono la sopravvivenza nuovamente minacciata”.

“Come nella maggior parte dei Paesi del mondo – spiega -, anche in Ruanda è in vigore un lockdown. Le fonti di sostentamento si interrompono, le reti di solidarietà non riescono a funzionare a dovere. Non possono raggiungere i centri più piccoli, i villaggi. Nelle società più povere della nostra sono giorni molto difficili. In Ruanda i sopravvissuti non sono soli. Ma in questo periodo eccezionale sono spesso isolati e hanno bisogno di noi”.

“Non hanno bisogno di molto – conclude -: con 25 euro possiamo sostenere una famiglia di quattro persone per un mese. Qualunque donazione è gradita. Di seguito le coordinate bancarie per donare: Beneficiario: Ibuka Memoria e Giustizia; IBAN: IT54E0306909606100000149619 ; BIC: BCITITMM; Causale: Covid19.  Chi desidera una ricevuta ai fini fiscali, può contattare Ibuka Italia all'indirizzo e-mail ibuka.italia2015@gmail.com. Rimaniamo a disposizione per qualsiasi domanda in merito. Aiutateci anche condividendo questa campagna con i vostri amici”.

giovedì 19 marzo 2020

“Una vita spirituale in un contesto storico ben preciso” di Pier Giovanni Vivarelli (Riforma, 19 marzo 2020, pag. 4)


L’autobiografia del pastore Giulio Vicentini: una vocazione nell’Italia uscita dalla guerra 

Con il titolo Signore, tu mi hai chiamato per nome – memorie 1932-1960*, la casa editrice palermitana La Zisa dà alle stampe un intenso “diario spirituale” del pastore Giulio Vicentini, scomparso pochi mesi or sono, nell’ottobre 2019. Introdotto da una bella prefazione di Paolo Ricca, che sottolinea la sostanziale continuità del percorso vocazionale dell'autore, il volume è composto da tre capitoli, scritti tra l’agosto e il settembre del 1994, anno della sua emeritazione. Nella migliore tradizione evangelica del Sola Scriptura, ognuno di questi capitoli trae ispirazione anche dai versetti biblici suggeriti dalle Losungen di alcune domeniche di quel periodo.

Primo di una numerosa famiglia contadina, Giulio Vicentini nasce nel 1924 a Lonigo, in provincia di Vicenza (nomen omen), nel Veneto rurale (e “cattolicissimo”) di inizio secolo. Fin dalla più tenera età, rimane profondamente colpito dalle predicazioni di alcuni religiosi della sua zona e ben presto esprime ai suoi genitori la vocazione a seguire le loro orme. Nel ’35 entrerà dunque come “fratino” nel collegio dei frati minori francescani del suo paese. Sarà l’inizio di tutto per il piccolo Giulio, che amerà fin da subito l’idea di povertà evangelica.

La vita e lo studio proseguiranno quindi per diversi anni, con la loro rassicurante, seppur rigida, regolarità, fino al noviziato nel ’39, anno nel quale il suo nome di battesimo viene sostituito con il nome di Ulderico e che si concluse con il pronunciamento dei voti cosiddetti “semplici”. Fra’ Ulderico, nella sua felicemente ingenua, ma genuina, innocenza giovanile, continuerà dunque il suo percorso formativo prima a Gemona e poi a Padova, appena sfiorato dai tragici eventi che al di fuori delle mura conventuali sconvolgono il mondo intero. Anche l’Italia è in guerra, ma le uniche difficoltà per fra’ Ulderico sono di natura alimentare, niente e nessuno riesce a scalfire la coscienza evangelica e il generico patriottismo del giovane religioso, che prosegue i suoi studi a Venezia fino al ’48. Ma il ’48 segna anche il suo definitivo (o almeno tale sarebbe dovuto essere) ingresso nel clero cattolico-romano, con l’ordinazione al sacerdozio, motivo di grande orgoglio per tutta la sua famiglia. Trasferito a Roma, nel pontificio Ateneo Antoniano, i suoi studi teologici si fecero sempre più intensi e generalmente apprezzati.

Pochi anni dopo però, dal 51 circa, si affacciano i primi dubbi a tormentare l’anima del giovane sacerdote: la scoperta dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e degli orrori nazifascisti in generale, alcune questioni di “coscienza sacerdotale” legate alla confessione auricolare di alcuni (e alcune) fedeli, a cui si aggiunsero la conoscenza di alcune forme di devozione popolare (molto prossime all’idolatria) che egli incontrerà in alcuni suoi viaggi in Calabria e infine l’ingerenza in politica dell’establishment cattolico del dopoguerra. Tutto ciò comincia a minare le “fondamenta spirituali” del sacerdote Ulderico (frattanto tornato a Venezia), sempre alla ricerca della libertà cristiana e della coerenza evangelica, che lo stesso Vicentini riassume in una (apparentemente) semplice domanda: “«Cristo dov’è?» (p. 107).

In una domenica del ’55 sarà proprio questa indifferibile domanda a condurlo a fissare un appuntamento con l’allora pastore della chiesa valdese di Venezia, Liborio Naso. Un incontro che gli cambierà la vita per sempre. «I capisaldi della Riforma (solo Cristo, sola Grazia, sola Scrittura) presero ad ancorarsi presto al fondo di me stesso, tanto che ebbi ripulsa a continuare a dire messa e a confessare […] Non sopportavo più di ingannarmi e di ingannare» (p.109). Vicentini giunge quindi a una drastica e radicale scelta, una sorta di salto nel buio (ma con Cristo a fungere da “rete di protezione”): ecco dunque la sua rocambolesca fuga (quasi un’evasione) dal convento dove viveva, la fraterna ospitalità ricevuta da tutta la famiglia del pastore Naso, il suo primo impatto con il mondo evangelico al Centro Ecumene di Velletri, che contribuirà a costruire e dove incontrerà la sua futura moglie Evangelina, a cui seguiranno gli studi a Roma nella Facoltà valdese di Teologia e la consacrazione a pastore nel 1960.

Questa autobiografia non si limita solo all’aspetto spirituale della vicenda umana di Giulio/Ulderico Vicentini, ma ha il grande merito di inserire questa vicenda all’interno di un più ampio affresco storico e sociale. Un libro “orgogliosamente umile”, così come lo furono le vite e le opere di Francesco d’Assisi e Valdo da Lione, e che rappresenta un’ulteriore, preziosa testimonianza della vocazione alla vita nella fede in Cristo. Una vocazione che Dio, nel suo infinito amore, può donare a ciascuno e ciascuna di noi chiamandoci per nome (Giulio, Ulderico o altro, poco importa), una vocazione capace di stravolgere la vita di chiunque trovi il coraggio di accogliere la libertà che viene dall’Evangelo.

* G. Vicentini, Signore, tu mi hai chiamato per nome – memorie 1932-1960. Palermo, La Zisa, 2020, pp. 136. 


mercoledì 4 marzo 2020

I segreti della cucina russa svelati in un libro. A Palermo sabato 7 marzo si presenta il ricettario di Tatiana Kalinina “Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”, Edizioni La Zisa




Presentazione con degustazione di specialità russe, sabato 7 marzo, alle ore 16, presso il “Mix Markt” di piazza Giulio Cesare 38/A, a Palermo. A guidare i lettori in questo saporito viaggio il giornalista e curatore del volume Davide Romano.
Mix Markt fa parte di una catena di supermercati in cui è possibile acquistare prelibatezze dell'Europa orientale, in particolare prodotti alimentari (https://www.mixmarkt.eu/it).

Il libro: Tatiana Kalinina, “Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”, Edizioni La Zisa, pagg. 128, euro 15,00

Non solo caviale! Spesso ci si accosta alla cultura gastronomica di un paese straniero in maniera stereotipata e scontata, per cui Russia a tavola è, quasi sempre, sinonimo di caviale, insalata e vodka. In realtà, le ricette della cucina tradizionale russa, qui presentate – dagli innumerevoli antipasti ai primi come il borsc, ai secondi come la kascia, alla pasticceria con i suoi bliny e i suoi piroghi, fino alle bevande e al rituale del tè –, offrono al lettore una visione molto più ampia di ciò che il cibo rappresenta per i russi.
Non un semplice ricettario, dunque, ma un vero e proprio racconto per far conoscere, a grandi linee, la storia della cucina russa e, allo stesso tempo,  sperimentare le ricette base che spiegano, in modo molto semplice, come preparare alcuni dei piatti tradizionali più amati dai russi. Seguendo il consiglio dell’autrice, è un libro da leggere quasi come un piccolo romanzo, lasciandosi trasportare nel tempo alla scoperta di odori e sapori sconosciuti.

Tatiana Kalinina, nata a San Pietroburgo nel 1975. Dopo la laurea e il dottorato presso l’Università Statale Pedagogica di San Pietroburgo A.I. Herzen, ha insegnato per alcuni anni come docente di scuola elementare e media ed è stata organizzatrice di eventi e programmi culturali a San Pietroburgo. Trasferitasi poi in Italia, ha conseguito la laurea in Scienze per la Comunicazione Internazionale, presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania. Vive in Sicilia dal 2004, dove lavora, attualmente, come guida turistica.

lunedì 24 febbraio 2020

Palermo, Sono aperte le iscrizioni al corso base di lingua cinese “Nihao!”




La Cina è un grande Paese. La sua popolazione è varia: 56 gruppi etnici, di cui il gruppo etnico di maggioranza è quello Han. Ogni gruppo etnico ha la propria lingua, con tali differenze interne che gli stessi cinesi hanno difficoltà a comprendersi l'un l'altro da una città all'altra. Per far fronte a tale diversità, abbiamo bisogno di un linguaggio comune: il Mandarino, o anche detto, pǔtōnghuà, letteralmente linguaggio di comunicazione generale.

Questa lingua oggi è la più parlata al mondo e molti linguisti pensano che presto verrà considerata ugualmente importante rispetto all’inglese, nello scenario linguistico internazionale.

Il più grande fascino della lingua cinese rappresenta anche la sua principale difficoltà: la sua totale diversità da tutto ciò che conosciamo nel “mondo occidentale”, non solo da un punto di vista linguistico, ma anche, e soprattutto, culturale. È proprio per questo motivo che la partecipazione al corso base di lingua e cultura cinese “Nihao!”, organizzato dalle Edizioni la Zisa e dall’associazione culturale La Tenda di Abramo, non consiste semplicemente nell’imparare una nuova lingua, ma significa principalmente aprire le porte ad un nuovo e affascinante “mondo”, mettendo a confronto la cultura italiana con quella cinese, affiancando il tutto con lezioni di linguaggio.

Il corso sarà tenuta da un’insegnante qualificata e sarà articolato in una lezione a settimana (sempre alle ore 18 e sempre il lunedì), di due ore ciascuna, per un totale di 10 incontri, a partire da lunedì 16 marzo, presso la sede della casa editrice in via Vann’Antò, 16, a PalermoIl costo? Solo 160 euro! 

Per informazioni e iscrizioni: tel. 091 5509295; cell. 327 9053186 o scrivere a: ass.latendadiabramo@gmail.com


martedì 18 febbraio 2020

“Lezioni americane”. Viaggio linguistico-culturale nel Continente sempre nuovo insieme ad Anna Lane



Da Hopper a Kinkade alla scoperta della tradizione pittorica americana, o al seguito delle truppe americane nel pantano mediorientale, l’America del rap, della Gilded Age o dei Padri Fondatori in tenuta da massoni mentre edificano la nuova nazione, non può che affascinare e trascinare ancora oggi.

Al Paese del fratello muratore George Washigton e dello spregiudicato tycoon Donald Trump sono dedicate le “Lezioni americane” dell’ex diplomatico di lungo corso Anna Lane, tutte rigorosamente in lingua inglese e utili a chi, con la lingua più parlata e studiata nel mondo, vuole far pratica o iniziare una vera e propria “love story” linguistica e culturale.

Dieci gli incontri organizzati dalla casa editrice La Zisa e dall’Associazione La Tenda di Abramo, insieme ad Anna Lane, che si svolgeranno a partire da mercoledì 11 marzo, sempre lo stesso giorno, per dieci settimane (20 ore di lezioni frontali in tutto), dalle ore 18,00 alle ore 20,00, presso la sede dell’associazione in via Vann’Antò 16, a Palermo. Il costo? Solo 180 euro (materiale didattico incluso)!

“L’iniziativa – spiega Anna Lane – è diretta a chi vuole davvero conoscere la storia e la cultura dell’America di cui si parla così tanto e si sà, in verità, così poco. E’ necessaria, naturalmente, una conoscenza almeno di base della lingua inglese. Le lezioni saranno anche l’occasione per perfezionare le proprie competenze lingustiche attraverso la lettura di articoli, sui vari argomenti, tratti dalla stampa statunitense”.

Per informazioni e iscrizioni: tel. 091 5509295; cell. 327 9053186 o scrivere a: ass.latendadiabramo@gmail.com

A conclusione del corso, un piccolo “good-bye party” in puro stile yankee.

Chi è Anna Lane

Nata a Palermo, ha conseguito una laurea in lettere classiche presso l'Università di Palermo. Dopo aver insegnato a Palermo Italiano latino e greco all'Istituto Mamiani e storia dell'arte al liceo Umberto I, si è trasferita a Roma dove ha insegnato italiano e latino all'Istituto San Gabriele.
Spostatasi negli USA nel 1980, ha insegnato italiano ai diplomatici americani presso il Foreign Service Institute di Arlington Virginia. Nel 1985 ha lavorato a Bonn, in Germania, come insegnante d'italiano presso "In Lingua Sprachschule".  Presa la cittadinanza americana, ha iniziato la carriera diplomatica lavorando come vice console a Città del Messico, a Londra e Pechino.  Ritornata negli Usa, a Washington, ha lavorato al Dipartimento di Stato ai tempi in cui Hillary Clinton era Segretario di Stato, in particolare si è occupata di cittadinanza e immigrazione fino al 2015. Tornata a vivere a Palermo,  insegna privatamente Inglese e Yoga.


martedì 11 febbraio 2020

Palermo 26 marzo, Alla chiesa anglicana si presenta “L’Apologia dell’Islam” di Laura Veccia Vaglieri



Sebbene di Islam si parli sempre più spesso, il più delle volte associandolo al fenomeno del terrorismo o della condizione femminile, la conoscenza di quello che è - insieme al Cristianesimo e all’Ebraismo - uno dei tre grandi monoteismi, è davvero assai nebulosa, per utilizzare un eufemismo.

Per rimediare a questa situazione le Edizioni La Zisa hanno da poco rimandato in libreria un prezioso testo della nota arabista e islamista Laura Vecchia Vaglieri, “Apologia dell’Islamismo”, che sarà presentato giovedì 26 marzo, alle ore 17,00, presso la chiesa anglicana “Santa Croce” di via Mariano Stabile 118b (angolo via Roma), a Palermo.

Insieme al vicario della comunità anglicana della città, padre Russell Ruffino,  interverranno: l’imam Ahmad Francesco Macaluso del Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana), il domenicano padre Marcello Di Tora, docente di Storia e teologia delle religioni alla Facoltà teologica di Sicilia; Adham Darawsha, assessore alla cultura del Comune di Palermo; ed Emna Nefzi, docente di lingua araba presso l’Università di Palermo. Modererà l’incontro Davide Romano, giornalista e responsabile della Chiesa protestante unita “Koinonia” di Palermo.

L’iniziativa è organizzata dall’associazione culturale La tenda di Abramo – Culture e religioni in dialogo,  dalla Chiesa anglicana “Holy cross” di Palermo e dalla Chiesa protestante unita “Koinonia” di Palermo.

venerdì 24 gennaio 2020

In libreria: Concetta Maria Risplendente, “Parola (in)attesa. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 60, euro 9,90




In Parola (in)attesa recuperiamo, sin dal titolo, un’immagine che si sovrappone a se stessa per significati e significanti ma senza coincidere perfettamente con il suo messaggio ultimo. Forse perché non esiste un messaggio che sia ultimo e univoco, piuttosto una raccolta di quaranta e più immagini che fanno da eco alla Natura, a quella umana, e al suo agire spesso malefico sull’universo tutto. Che sia l’uomo l’attante di un processo in costante degenerazione spirituale e di coscienza, o il contesto sociale da lui stesso creato, importa poco; ciò che invece raccogliamo in mezzo alle parole, mai stanche, dell’autrice è la preziosa e necessaria spinta all’agire senza troppo attendere. In verità l’inattesa azione (malvagia) prima o poi si manifesta ma la si potrebbe affrontare nell’attesa di un silenzio divino, quindi aperto, limpido e onesto che parli alle coscienze, superando il dolore e trovando la forza verso il cambiamento.

CONCETTA MARIA RISPLENDENTE, è nata a Caltanissetta il 20 settembre del 1962. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere moderne presso l’Università di Palermo, vincitrice di concorso, ha subito intrapreso la professione di docente.
Segnalata come voce poetica emergente in Storia della Letteratura italiana. Il Secondo Novecento, vol. III, G. Miano Editore, Milano, 2004, i suoi versi sono stati pubblicati nelle antologie Premio pagine di poesia. Seconda edizione, 2001 e In punta di penna, 2004, a cura della casa editrice Pagine di Roma, e in riviste letterarie tra le quali FOLIVM, n.VI 2, anno 2004, Miscellanea di Scienze Umane, dell’Accademia in Europa di Studi Superiori ARTECOM-onlus, Roma. Nel II e IV Premio Internazionale Salvatore Quasimodo alcune poesie di Risplendente sono state inserite nelle antologie corrispondenti. La scrittrice è annoverata tra le voci poetiche nel Dizionario dei poeti, a cura di R. Venturiello e A. Scavo, 2006, casa editrice Pagine, e nell’Enciclopedia dei Poeti contemporanei italiani, 2017, edita da Aletti Editore. È presente, tra l’altro, nella Mappa sonora poetica mondiale creata dalla scrittrice Giovanna Iorio e inserita nel sito internet Poetry Sound Library, che raccoglie versi in forma di audio recitati dagli autori stessi, poeti famosi e meno conosciuti. Una sua poesia a tema religioso è stata inserita nel volume collettaneo pubblicato dalla casa editrice La Zisa di Palermo, in seguito al concorso Poesie per Dio, quasi una preghiera. Recentemente, nel giugno 2019, le è stato conferito il “Premio Città di New York”, Assegnato Esclusivamente per Merito da La Chimera Arte contemporanea di Lecce.



In libreria il saggio autobiografico dell’appena scomparso pastore valdese Giulio Vicentini, “Signore, tu mi hai chiamato per nome. Memorie 1932-1960”, Edizioni La Zisa, pp. 136, euro 14,90




Da frate francescano a pastore valdese
  
“Signore, tu mi hai chiamato per nome - Memorie 1932-196” è titolo e insieme traccia interpretativa dell’ultima opera di Giulio Vicentini. L’autore, infatti, ripercorre qui le proprie memorie relative agli anni dal 1932 al 1960: un lungo viaggio motivazionale alla ricerca, poi scoperta, di ciò che diverrà quasi un leitmotiv nella sua personale produzione di scrittore, interprete e divulgatore, nella vita, della parola di Dio; sono questi gli anni in cui il pastore Giulio scopre il fascino dell’annuncio evangelico e inizia il proprio percorso di studi, prima in seminario e poi prendendo gli ordini come frate francescano, e come sacerdote.
In questo stesso periodo si confronta con le scarse informazioni sul fascismo e sulla guerra, all’interno dell’ambito religioso in cui opera, ma la ricerca di libertà intellettuale e la necessità di una coerenza evangelica gli sono vitali. Negli anni Cinquanta si accosta con forza alla Chiesa evangelica valdese e vi aderisce con convinzione: una fuga clandestina, un nuovo inizio, ma anche un continuum con l’Evangelo che resta una costante in tutta la sua vita.

GIULIO VICENTINI, primo di nove figli, nasce in una famiglia di agricoltori nel 1924 a Lonigo, in provincia di Vicenza. All’età di undici anni entra nel convento dei frati minori francescani di S. Daniele a Lonigo dove inizia quel percorso di studi che lo porterà a prendere i voti solenni e, successivamente nel 1948, ad essere ordinato sacerdote. Nel 1955 abbandona lo status di frate e di sacerdote per studiare teologia nella facoltà evangelica valdese di Roma. Nel 1960 è consacrato al ministero pastorale dal Sinodo valdese. Sarà pastore dal 1960 al 1967 nelle comunità valdesi di Carunchio, San Giovanni Lipioni e diaspora nella provincia di Chieti; dal 1967 al 1975 nella comunità di Livorno e Rio Marina nell’isola d’Elba; dal 1975 al 1981 nella comunità di Napoli Vomero e dal 1981 al 1988 a Bari; poi giungerà nel 1988 a Verona dove arriverà al pensionamento nel 1994. Date le buone condizioni di salute, darà ancora aiuto ai colleghi subentrati, fino al 2013. Per molti anni si è dedicato alla ricerca sulla nascita e i primi sviluppi della comunità valdese di Schiavi d’Abruzzo (CH) raccogliendo una grande quantità di materiale che non è riuscito ad utilizzare in una pubblicazione, per motivi di salute. Sono sue le pubblicazioni Un metodista tra i cappellani della Prima Guerra Mondiale: Giuseppe La Scala in R. Ciappa; G. Rinaldi, Evangelici e mezzogiorno d’Italia, Cosenza, Edizioni Periferia, 1993, pp. 47-60; Il cappellano metodista Giuseppe La Scala (1918), in (a cura di) G. Rochat, La spada e la croce. I cappellani italiani nelle due guerre mondiali, Bollettino della società di studi valdesi n. 176, giugno 1995, pp. 191-195. Ha inoltre pubblicato, con lunga introduzione e note minuziose, due edizioni critiche dei diari del pastore metodista Giuseppe La Scala, intitolati Diario di guerra di Giuseppe La Scala, cappellano metodista durante la Prima Guerra Mondiale, Torino, Edizioni Claudiana, 1996; Diario di un marinaio di leva (1897-1899), Torino, Edizioni Paravia, 1999. La vita di Giulio Vicentini si interrompe il 19 ottobre del 2019. L’opera continua fra le sue e le nostre memorie.

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus


martedì 21 gennaio 2020

I versi di Giuseppina Guarnera, “Silenzioso canto del cuore. Poesie e un racconto”, Edizioni La Zisa, pp. 76, euro 9,90




«Ciò che sperimentiamo con la Guarnera è il senso della perdita di origini, cose, anni, persone che si accompagna allo smarrimento rispetto al tempo che è passato e passerà. I luoghi che non ci appartengono più, il tempo già stato e che non ritornerà mai, gli incontri che per un attimo sembravano averci cambiato, uno sguardo fugace, un sorriso, una carezza, un amore vissuto e smarrito; a tutto questo si oppone l’altro luogo che niente può cancellare, l’altro tempo che niente consuma. Tra il mai più e il non ancora, ci sono le rovine di quel tempo sul quale è rivolto lo sguardo dell’Angelus Novus di Benjamin: speranze mai realizzate, felicità mai vissute, che attendono un senso, un compimento. Parvenze, anche queste, di una storia la cui nostalgia coincide col sogno di un’altra storia, con la speranza di un mutamento. Guarnera sa che oltre il “mai più”, oltre la nostalgia c’è la malinconia resa possibile dalla coscienza di qualcosa d’altro, coscienza di un altrove, coscienza di un contrasto tra passato e presente, tra presente e futuro. Questa coscienza scrupolosa è l’inquietudine dell’incontro. Ancora possibile.»

GIUSEPPINA GUARNERA, nata a Catania, sposata e madre di due figli, ha insegnato Lettere a Milano, Roma e Catania. È autrice di numerosi progetti per l’aggiornamento dei docenti, il recupero degli alunni svantaggiati e l’educazione alla legalità. Collabora con varie associazioni culturali e di promozione sociale. Finalista in concorsi internazionali, ha pubblicato poesie con la OTMA di Milano e ricevuto una menzione d’onore per il racconto breve. È cultrice di letteratura e lingua tedesca.

Pace, amore, fraternità, rispetto del creato nei versi di Lorenza Bini, “Radici dell’anima., Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 74, euro 9,90




Con Radici dell’anima, Lorenza Bini intende trasmettere un messaggio di pace, di amore, di fraternità. Le sue poesie, ispirate dall’esperienza di vita professionale, spirituale ed interiore dell’autrice, comunicano sentimenti umani esprimendo amore sia verso l’ambiente che verso le persone amate e conosciute con cui ha stretto rapporti di affetto, di amicizia e di pace.
[…] “L’autrice incarna precisamente alcuni vissuti del suo viaggio fatto in America Latina, nel quale assorbe i modi di vivere e di agire della storia messicana del nord e, principalmente, dei Tarahumara, etnia indigena esemplare che, contrariamente a ciò che si possa pensare, ancora vive nella miseria, abita per lo più nelle grotte e, parlando a malapena lo spagnolo, si esprime nel linguaggio della loro etnia” […].Oltre che storia e cultura, i versi di Lorenza Bini raccontano emozioni vive, sensazioni, metafore del proprio intimo.

LORENZA BINI, nata in Toscana nel 1957 in un paese del Valdarno inferiore, a Limite Sull’Arno, è docente nella scuola primaria. Ama insegnare ai bambini a scrivere testi poetici e fiabe da illustrare con tecniche varie. Scrive poesie e racconti personali ed è anche autrice di quadri.

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus

Se il cambiamento comincia da noi stessi: Rita Clemente, “Sii tu il cambiamento. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 62, euro 9,90





Sii tu il cambiamento è il titolo di una delle composizioni in versi, l’ultima, posta a chiave di lettura di tutta la raccolta delle quaranta che la precedono e che leggiamo come spunto di riflessione e meditazione su alcune problematiche del nostro presente. L’acuta e sentita indagine dell’autrice sui drammi, le oscurità, le incongruenze dell’oggi, forse più di ieri, svela la tormentata visione di un mondo, Un pianeta inospitale?, violentato dalle guerre, dalle devastazioni, dalle tragedie delle migrazioni, dentro un progredire tecnologico che avanza al di là del sentire umano. A tutto questo dilaniare di fatti ed eventi oppositivi che conducono l’anima dell’uomo ad un silenzio crudo e immobilizzante, Rita Clemente reagisce con la parola: quella che lascia fiorire la speranza di un domani migliore. «Il domani, - scrive l’autrice - con il suo nuovo sole e il nuovo sorriso che ispira, è un tema ricorrente. La raccolta si apre con una benedizione, riferita ad ogni aspetto positivo dell’esistenza». Dalla forza dell’ottimismo discende anche la fiducia nei confronti dell’altro e del mondo, un sentimento che esprimiamo attraverso piccoli gesti ma soprattutto nell’azione concorde e solidale di tante “anime sorelle”, che intrecciano la rete della speranza per dire agli uomini Sii tu una maglia della rete; da cui il verso che dà il titolo alla raccolta e che è stato ripreso dal famoso invito gandhiano Sii tu il cambiamento.

RITA CLEMENTE, nasce a Lecce, dove si laurea in Lettere classiche. Ha insegnato in provincia di Brindisi, a Perugia e Torino. Attualmente in pensione, risiede a Chieri con il marito e tre gatti. Scrive poesie, racconti e testi teatrali sin dall’età di dodici anni. Ha pubblicato alcuni suoi componimenti e racconti in diverse antologie. Nel 2013 ha dato alle stampe in proprio il volume Quattro raccolte che è titolo riferito al contenuto di quattro sue raccolte di poesie. Come volontaria in pensione, ha svolto attività di sostegno scolastico su alunni in difficoltà in una scuola secondaria di primo grado, a Chieri. Dal 2012 è coordinatrice del comitato Pace e Cooperazione internazionale del comune di Chieri. Occasionalmente svolge attività di formazione a docenti di scuole di vario ordine e grado sull’adattamento linguistico dei materiali di studio per ragazzi non italofoni o DSA. Avendo frequentato diversi corsi di dizione e di recitazione, si interessa anche di lettura espressiva sia come formatrice, sia come organizzatrice ed interprete di reading pubblici. Ha pubblicato in versi, per Gaidano& Matta, le raccolte Evangelium Foeminae e Un dolore infinito, il testo di narrativa Traversata del deserto: memoriale scolastico. Per l’editore Aletti ha pubblicato la raccolta di poesie Momenti di memorie e di passioni.

Arriva in libreria la silloge poetica di Giuseppina Purpura, “Donna del Sud. La terra, il cielo e l’infinito”, Edizioni la Zisa, pp. 52, euro 9,90




Donna del Sud – la terra, il cielo e l’infinito è un titolo che definisce l’orizzonte tematico di questa raccolta, in ogni sua parte. C’è una donna, l’autrice, che ritorna alle immagini della propria vita nella terra di Sicilia dove conduce, tra l’altro, nel tempo, ricerche genealogiche distinte nella sezione I luoghi della memoria. Da immagini di natura, mistero, albe e luoghi storici ripercorsi con gli occhi della mente unita ai sussulti, l’autrice indaga curiosa sulle manifestazioni della vita, sia essa espressa da creature o fatti, oggetti o sensazioni, scrivendo ciò che scopre in questi versi: espandere se stessi verso l’infinito è la soluzione per dialogare con il mondo sempre alla ricerca di armonia.
«Adesso, più che mai, guardo la vita con occhi che scrutano per cogliere il senso profondo delle cose e delle vicende umane. Con fogli bianchi e una biro blu immortalo le verità che man mano vado scoprendo e le emozioni che le accompagnano nel desiderio di tendere un ponte fra me e gli altri, fra me e l’eternità». Queste, le parole dell’autrice che svelano il particolare senso della ricerca: un lavorio interiore che matura poco a poco, anno dopo anno, rigenerando come il sole in Un giorno d’estate.

Giuseppina Purpura è nata a Palermo il 18 gennaio 1953, città che ha saputo regalarle magiche emozioni nonostante nasconda anch’essa un’anima nera. Introversa, dimostra fin da ragazzina una certa dimestichezza con la penna; ciò che non riesce ad esprimere con le parole, fluisce senza difficoltà tra le pagine del suo primo diario, divenendo così espressione del proprio mondo interiore: inquieto, tenero e un po’ malinconico, come quei primi anni della sua gioventù. Giuseppina ha sempre custodito in sé una naturale predisposizione per la conoscenza e lo studio, nonostante abbia conseguito il diploma magistrale più avanti negli anni, nel 1994. Il matrimonio in giovane età e i conseguenti impegni familiari, dopo la nascita dei figli, sottraggono il tempo necessario ai suoi diari; tempo che maturerà molto dopo e in un’altra città: Verona. Giuseppina si trasferisce dopo il diploma e qui decide di vivere e lavorare come insegnante. Sono gli anni in cui affina la propria sensibilità su nuove esperienze, gli anni in cui riprende a scrivere poesie.

Un insolito approccio all’opera del Manzoni: Matteo Brunelli, “I luoghi del potere nei Promessi sposi”, Edizioni La Zisa, pp. 238, euro 13,90




Con I luoghi del potere nei Promessi sposi, Matteo Brunelli fa un’attenta analisi di come tali luoghi abbiano agito e modificato la vicenda originale. Tutti coloro che li attraversano e li vivono, li sfruttano in modi differenti a seconda della loro origine, del proprio punto di vista e di quel modo di essere parte del mondo e della società in cui sono storicamente immersi. Senza tali luoghi molti eventi non si sarebbero potuti sviluppare oppure, se anche solamente una delle loro caratteristiche fosse stata diversa, avrebbero avuto un corso totalmente dissimile da quello conosciuto.

MATTEO BRUNELLI, nato nel 1994 a Manerbio, ha conseguito le lauree in Lettere Moderne e in Filologia e Critica Letteraria presso l’Università degli studi di Trento. Appassionato di sport e di montagna, è Maestro di Sci di Fondo, Accompagnatore di Media Montagna e Istruttore Federale di Nordic Walking.

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus 

In libreria la “parabola” di don Puglisi nel saggio di Chiara Antonina Messina, “Testimoni di Cristo fino alle profondità più nascoste”, Prefazione di mons. Vincenzo Bertolone, Postfazione di Giampiero Tre Re, pp. 192, euro 14,90



«Il testimone è colui che penetra la realtà nella sua totalità, oltre le apparenze esterne,  no alle profondità più riposte». Don Pino Puglisi ha testimoniato Cristo come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde dell’uomo di oggi. Un nuovo modo di vivere il sacerdozio, che in una Chiesa che esce da poco dal Concilio fa fatica ad essere compreso. «Servendosi di un metodo originale, fatto di arditi accostamenti biografici, l’autrice riflette sul senso specificamente teologico della “parabola puglisiana”, portando alla luce una sorprendente rete di connessioni non solo tra Puglisi ed altre figure di santità antiche e recenti, ma anche di idee-guida della sua azione pastorale e sociale». Questo saggio è un contributo per ricostruire l’insieme complesso di un evento di santità contemporanea, feriale e pure eccezionale, che sa leggere i segni dei tempi e quelli del territorio, vicina al sentimento popolare e specchio dei mutamenti culturali. Una narrazione diversa, nuova, più spirituale ed intima che ci guida alla scoperta di un sacerdote vero, che tra le pieghe della quotidianità è stato oggetto dell’odio feroce di quanti sono al servizio della morte, ma soprattutto ha generato amore per Cristo, i piccoli, i giovani, i poveri, la gente di Brancaccio, la Chiesa tutta.

Chiara Antonina Messina è nata a Palermo nel 1992. Ha conseguito la Laurea magistrale presso la Pontificia facoltà teologica di Sicilia nel 2016, e insegna Religione cattolica presso alcuni istituti della città. Ha partecipato come animatrice volontaria, nel luglio 2016, al Campo Scuola di Brancaccio per iniziativa del CDV. L’esperienza vissuta è stata feconda per la realizzazione di un saggio. Appassionata della figura di don Pino, Chiara Antonina Messina ha cominciato a raccogliere materiale per ricostruire la vita di 3P che è riuscito ad affrontare il presente grazie alla forza dirompente del Vangelo.

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus

Arriva in libreria la fiaba di Vincenza Triolo, “Rosathea”, Edizioni La Zisa, pp. 48, euro 9,90




«Il tempo scorre per chi lo vive…» è vero, e lo sa bene Marghé, bambina curiosa, allegra e temeraria che affronta un affascinante percorso di crescita e ne interpreta la sua molteplice profondità. A differenza di Baston, infatti, al quale la «sua immobilità ha fermato il suo tempo», Marghé non si arrende nei momenti di buio e di sconforto, riuscendo così ad «andare oltre le nuvole». La storia si intreccia attraverso un sottile gioco spazio-temporale intra ed extra psichico, che rappresenta il ponte con la realtà e talvolta anche la possibilità di rivalsa. Fondamentale si rivela l’incontro con “l’Altro”, l’incontro con i vari personaggi che nella loro diversità rappresentano motivo di confronto e di nutrimento emotivo. Una favola fresca da gustare tutta d’un  fiato, all’interno della quale una luce costante e continua, “la Sapienza”, ci aiuta a dare senso e significato agli eventi della nostra vita.

Vincenza Triolo, docente di religione, è nata a Mazara del Vallo (TP) dove tutt’ora vive e lavora. L’amore per tutto ciò che è arte, e in particolare per la poesia, l’ha condotta a partecipare a diversi concorsi letterari con esiti soddisfacenti. È impegnata nella vita sociale. Nel 1999 pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo Contesti e Barlumi. Nel 2003 pubblica la crestomazia d’autore Anche la rondine si chiede. Il ricavato dei libri, grazie a un progetto presentato a scuola e a un’iniziativa con la Caritas, va all’associazione “Medici Senza Frontiere” e  ll’università dell’Ecuador, in sostegno agli universitari con maggiori necessità. Nella rivista “Con_ denze” (Arnoldo Mondadori Editore) viene pubblicata una delle sue poesie, “Tam Tam” (num. 39 – 25 settembre 2003). Le sue poesie sono state pubblicate su diverse antologie, tra cui: Premio Nazionale “Beniamino Joppolo”, Magi Editore, Patti 2000; Dai Nebrodi al Peloro, Poesia dei Valori, Terna di Liriche, Magi Editore, Patti 2000; Ebbre, variopinte farfalle veleggiano…, FIDAPA, sezione di Mazara del Vallo 2005; L’Eco del vento, Pagine, Roma 2006; Premio “Dante Alighieri”, EA Editore, Palermo 2015. Nel 2012 pubblica CHORA, un libro di poesie, e Saporita… Mente, una raccolta di brevi racconti, mediante il sito “ilmiolibro.it”. Ha preso parte, nel 2015, a un raduno di poeti mazaresi che si sono confrontati periodicamente tra loro incontrando anche gli alunni dell’Istituto tecnico industriale di Mazara del Vallo.

In libreria: Teresa Averta, “Il canto dell’anima. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 72, euro 9,90




“Il canto dell’anima”, soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io – prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l’io più nascosto – e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a svolgere nel corso degli anni. Niente in questo volume è lasciato al caso o all’improvvisazione. C’è la sua anima in questi dolcissimi versi, e anche l’essenza di una donna e di una poetessa che vuole mettersi in discussione, aprirsi, confidare agli altri quanto vive in lei: gioie, dolori, felicità, delusione, malinconie, nostalgia, certezze, attese. Le sue poesie sono avventure dello spirito e dei sensi, delle perle che sono lampi di luce: brevi, improvvisi, intensi e avvolgenti con una scrittura piena di grazia, dallo stile ricco, scorrevole e brillante.

TERESA AVERTA, docente, poetessa, scrittrice e blogger. Ha composto poesie, racconti, articoli, aforismi, letteratura in vernacolo, riflessioni a sfondo etico, sociale, educativo e religioso, e letteratura per l’infanzia. Coltiva la passione del canto, la drammatizzazione, la bella musica e il mare, ed è una buona amante della filosofia indiana e della cultura orientale.

Parte del ricavato della vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione INSHUTI Italia-Rwanda onlus