martedì 14 febbraio 2012

Palermo 17 febbraio, Si presenta il romanzo “Nel cuore della notte” (Ed. La Zisa) di R. M. Ponte


Presentazione – dibattito del romanzo “Nel cuore della notte” (Ed. La Zisa) di Rosa Maria Ponte, venerdì 17 febbraio, alle ore 18, presso il circolo TELIMAR Lungomare C. Colombo, n. 4977 a palermo. Seguirà un facoltativo torneo di burraco con cena. In questo caso dare subito conferma di aderenza all’indirizzo e-mail rosaponte@virgilio.it. La quota di partecipazione per il torneo e la cena è di € 25.

Il libro: Il rapporto unico e indissolubile che lega una zia e sua nipote, due vite che si intrecciano con ricordi familiari, sogni, premonizioni. Palermo diventa così specchio di una vita che si sviluppa attraverso le generazioni, luogo di leggende e incontri, ma soprattutto teatro di un intenso racconto corale. A fare da leitmotiv a questo racconto, che diventa una metafora spesso oscura, ma sempre evocativa, il racconto di Oscar Wilde Il principe Felice, che percorre con i suoi fremiti un romanzo da leggere e rileggere.

L’autrice: Rosa Maria Ponte è nata e vive a Palermo. Laureata in lingue e letterature straniere, è pittrice e traduttrice. Ha curato l'opera dello scrittore russo Valerij Musakanov La svolta decisiva e quella dello scrittore francese Corentin Louis Kervran Prove in biologia delle trasmutazioni a debole energia. Collabora con il blog www.lionspalermodeivespri.it, dove ultimamente ha pubblicato alcuni brani inediti da suoi racconti. Nel cuore della notte è il suo primo romanzo.

martedì 7 febbraio 2012

I libri ebraici direttamente a casa tua con un semplice click!


Palermo, 7 febbraio 2012 - Da oggi sarà possibile ordinare direttamente dal sito delle Edizioni La Zisa (http://www.lazisa.it/mamash.html), con uno sconto del 15% sul prezzo di copertina e con spese di spedizione molto contenute, tutti i volumi della prestigiosa casa editrice ebraica Mamash. Condizioni particolari sono riservate alle librerie e per ordini superiori ai 100 euro. Per info: Tel. 091 5509295; e-mail: segreteria@lazisa.it

MAMASH Edizioni Ebraiche è una casa editrice che si prefigge l’importante compito di divulgare i testi sacri della cultura e della filosofia ebraica. Grazie all’accesso diretto alle fonti, si ispira ai criteri di massima fedeltà ai testi originali e ai documenti tradizionali. L’approccio alle Sacre Scritture, il suo studio e l’approfondimento, sono quelli tipici delle accademie rabbiniche: interpretandone il significato a vari livelli, partendo da quello letterale e semantico delle parole, elevandosi a quello allusivo – cioè lo studio per associazione di concetti scritti in modo simile – per progredire a quello allegorico – slegato cioè dalla letteralità delle parole – per giungere al livello più elevato della Cabalà, la cosiddetta mistica ebraica. Ciò consente una maggior comprensione degli eterni insegnamenti della Bibbia universalmente validi.

Perché "MAMASH" - Questo nome è l'acronimo dell’anima del CENTRO DLI: Menachem Mendel Shneerson, guida spirituale del movimento CHABAD-LUBAVITCH. Negli ultimi 44 anni - fino al 1994 - ha insegnato e diffuso l’ebraismo inviando i suoi discepoli in tutto il mondo affinché i principi della religione, i precetti e la dottrina ebraica diventino accessibili a tutti. Inoltre, MAMASH è un termine ebraico che significa vero e proprio, concreto, tangibile; deriva dalla radice mashesh-toccare. Questo è un altro motivo per cui è stato scelto il nome MAMASH. Il progetto è guidato dall’idea di colmare la grave carenza in Italia di traduzioni e pubblicazioni di libri delle Sacre Scritture, molto diffusi invece in altri paesi quali Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Israele.

venerdì 3 febbraio 2012

Milano 6 febbraio, Si presenta “Apologia dell’Ebraismo” di Dante Lattes, Ed. La Zisa


Roma, 3 febbraio 2012 - “Apologia dell’Ebraismo” è il titolo del volume di Dante Lattes, edito da La Zisa, che verrà presentato lunedì 6 febbraio (2012), alle ore 18, presso la Libreria Claudiana di via Francesco Sforza 12, a Milano. Interverranno Rav Giuseppe Laras e Stefano Levi Della Torre. L’evento è organizzato dal Cdec – Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano e dalla Libreria Claudiana.

“I tempi messianici si compiono quando ‘i cieli nuovi e la terra nuova’, che furono annunziati, divengono una realtà. Allorché rabbi Menachem di Vitebsk – narra la leggenda chassidica – abitava in Palestina, accadde che uno sciocco salisse sul monte degli ulivi e di lassù desse fiato alla tromba. Fra il popolo spaventato si sparse la voce che fosse il suono della tromba che annunziava la redenzione. Giunta la voce agli orecchi del Rabbi egli aprì la finestra, guardò fuori nel mondo e disse: ‘Non c'è alcun rinnovamento’. Questo rinnovamento attende l'Ebraismo dalle opere degli uomini.”

Il libro: Dante Lattes, “Apologia dell'ebraismo”, Prefazione di Rav Giuseppe Laras, Nota di Claudio Vercelli, Pagg. 112, € 9,90 (ISBN: 978-88-95709-90-1).

Quest'opera di Dante Lattes, pubblicata per la prima volta dall'editore Formiggini nel 1923, all'interno di una collana di Apologie, continua ad essere un valido strumento per un primo, esaustivo approccio alla religione e alla cultura ebraica, ancora oggi poco o approssimativamente conosciute in Italia, ma alle quali tutti siamo largamente debitori. Se a ragione l'uomo moderno "non può non dirsi cristiano", non è meno vero che la storia dell'umanità avrebbe preso una strada diversa, e senza dubbio peggiore, senza l'apporto fecondo e determinante del popolo ebraico. Conoscere l'ebraismo è, dunque, necessario per riflettere sulle nostre radici e, nel contempo, valutare se il nostro percorso ha pienamente tenuto conto degli insegnamenti morali e sociali elaborati dalla Chiesa e dalla intellighenzia di Israele.

Dante Lattes (1876-1965), uno dei maggiori rappresentanti dell'ebraismo italiano, è stato scrittore, giornalista ("Il corriere israelitico", "Israel", "La Rassegna Mensile di Israel", del quale è stato direttore fino alla morte), traduttore, educatore, rabbino. Oltre al presente volume, si ricordano: “Commento alla Bibbia”, “Il sionismo” e “Nel solco della Bibbia”.

http://www.lazisa.it/lattes.html

Davide Romano – Resp. Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
E-mail: stampa@lazisa.it; sito web: www.lazisa.it

mercoledì 25 gennaio 2012

Premio Nobokov 2011: Menzione speciale per la saggistica a Salvatore Badalamenti autore di Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano, La Zisa


Lecce, 25 gen. (Adnkronos) - Atto conclusivo, a Novoli in provincia di Lecce, per l'edizione 2011 del Concorso Nobokov. A vincere, nella sezione narrativa, e' il giornalista Osvaldo Piliego con 'Fino alla fine del giorno', Lupo editore. Nella sezione poesia a vincere e' Cinthia De Luca, con 'Penombra d'oltre', Aletti Editore. Nella sezione saggistica il podio e' per Daniela Musini, 'I 100 piaceri di d'Annunzio', Stampa Alternativa. Durante la cerimonia, che si e' svolta al teatro comunale, sono state poi assegnate alcune menzioni speciali. Per la narrativa: Flavio Venditti con 'Amore in Saldi', Prospettiva editrice e Stefania Jade Trucchi con 'Il candore dell'anima', Sperling Kupfer editori; La menzione speciale per la saggistica e' andata a Gustavo Rinaldi autore di 'Garibaldi, l'avventuriero, il massone, l'opportunista', Controcorrente edizioni e a Salvatore Badalamenti che ha firmato 'Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano', La Zisa. La giuria presieduta da Piergiorgio Leaci ha assegnata anche alcune menzione speciale per la poesia: a riceverle sono Caterina Davinio con 'Fenomenologie seriali', Campanotto editore e Michele Di Virgilio autore di 'Ho visto uomini cadere', Sentieri Meridiani Edizioni. Al termine e' stato reso noto il bando del 2012 che prevede un montepremi per quasi 7000 euro.

IV EDIZIONE PREMIO LETTERARIO CITTÀ DI VIAGRANDE "ANTONIO ANIANTE"


Una bella opportunità per tutti i nostri autori:

IV EDIZIONE PREMIO LETTERARIO CITTÀ DI VIAGRANDE "ANTONIO ANIANTE"

Scaricate dal nostro sito (www.lazisa.it) il bando e il modulo di partecipazione del concorso.

Aperto il bando del concorso letterario: scadenza 31 marzo 2012

DEDICATA AD ANTONIO ANIANTE LA IV EDIZIONE DEL PREMIO CITTÀ DI VIAGRANDE

Rivolto a opere di narrativa di autori siciliani editi in tutta Italia

VIAGRANDE (CT) – «Festa a Viagrande, che sorge sulla lava, dorme addosso a un vulcano gigante, caldo ha l’inverno, fredda ha l’estate…». Descriveva così il suo paese natio Antonio Aniante, scrittore e commediografo tra i figli illustri della letteratura del Novecento. Alla sua memoria è dedicata la quarta e nuova edizione del Premio letterario “Città di Viagrande”, iniziativa culturale che in pochi anni ha «spiccato il volo» - come racconta il sindaco Venera Cavallaro – e che si distingue come un appuntamento autorevole per le case editrici, piccole e grandi, di tutt’Italia.

Dopo aver premiato nomi affermati quali Domenico Seminerio (vincitore della I edizione con “Il manoscritto di Shakespeare” edito Sellerio) e Salvo Sottile (terzo classificato nel 2010 con il noir “Più scuro di mezzanotte” edito Sperling & Kupfer), e i giovani talenti Giorgio Vasta (primo classificato nella II edizione con “Il tempo materiale” per i tipi della Minimum Fax) e Valentina Pattavina (vincitrice in carica con “La Libraia di Orvieto” edito da Fanucci), il Comune di Viagrande – con il patrocinio della Provincia Regionale di Catania – ha aperto i termini del nuovo bando di partecipazione, rivolto ad autori siciliani di opere di narrativa edite in tutta Italia da marzo 2010 a marzo 2012, scritte in lingua italiana e dotate di codice “ISBN” (International Standard Book Number), il codice numerico internazionale utilizzato per la classificazione dei libri. Potranno partecipare opere inviate da autori ed editori, non premiate in altri concorsi.

I partecipanti dovranno spedire, entro il 31 marzo 2012, alla segreteria del Premio (Area Servizi Socio-Culturali, via della Regione, 24 - 95029 – Viagrande CT) cinque copie dell’opera e compilare l’apposita domanda di partecipazione firmata dall’autore, che è possibile scaricare dai siti www.comune.viagrande.ct.it. e www.i-press.it. La partecipazione è a titolo gratuito.

La Giuria, composta dal sindaco del Comune di Viagrande, nella qualità di presidente onorario, e da cinque professionisti scelti tra scrittori, giornalisti e studiosi, effettuerà una pre-selezione individuando tra le opere inviate quelle da sottoporre al Comitato tecnico-scientifico, formato da tre docenti dell’Università degli Studi di Catania, che provvederà alla selezione dei vincitori. I componenti della Giuria e del Comitato saranno resi noti in sede di premiazione. Al primo classificato andrà il premio di 1.200 euro; al secondo quello di 1000 euro; al terzo classificato 800 euro.

Ulteriori informazioni ai seguenti contatti: tel. 095/ 7901327; fax. 095/7901326; mail: servizi.sociali@comune.viagrande.ct.it. e/o marketing@i-press.it.

lunedì 16 gennaio 2012

Le Edizioni La Zisa cercano collaboratori

Le Edizioni La Zisa cercano collaboratori con esperienza per lavoro redazionale (editing, correzione di bozze, etc.). Inviare il proprio cv a: Edizioni La Zisa - via Lungarini 60 - 90133 Palermo

www.lazisa.it

lunedì 19 dicembre 2011

Piacenza 21 dic., Presentazione del libro Inganno Padano di Fabio Bonasera e Davide Romano



Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Lega Nord e che nessuno ha mai raccontato così dettagliatamente per filo e per segno. Questa la premessa con la quale il giornalista Davide Romano, autore assieme al collega Fabio Bonasera del libro inchiesta Inganno Padano (ed. La Zisa), parteciperà all’incontro organizzato dall’Italia dei Valori mercoledì sera, alle 21, al teatro di via Trieste 34, a Piacenza. Il giornalista siciliano illustrerà il libro di cui è coautore, che ha avuto la prefazione di Furio Colombo, pungolato dalle domande di Samuele Raggi, candidato sindaco alle primarie del centro sinistra. Il libro è un viaggio fra le zone d’ombra del partito di Bossi dove, nel profondo nord veneto, vengono raggiunti risultati elettorale oltre il 40 % fra slogan, provocazioni e scandali dei vari potenti locali raccontati anche dalle dirette testimonianze di chi nella Lega un tempo ha militato ma oggi ne è uscito sbattendo la porta. “Abbiamo pensato di organizzare la presentazione del libro di Romano e Bonasera al Teatro di via Trieste non casualmente – ha detto Raggi – perché dal teatro alla sede delle Lega di Piacenza di saranno 100 passi. Magari, approfittando della vicinanza, qualcuno dei leghisti di casa nostra potrà fare un salto e partecipare per dare un contributo alla serata illustrando la posizione del partito rispetto ai fatti che hanno coinvolto esponenti locali del Carroccio come Maloberti o Allegri”.

domenica 11 dicembre 2011

Edizioni La Zisa… da più di vent’anni editori per passione!



La società è stata costituita a Palermo nel 1988, nel periodo di maggior vigore culturale dalla fine degli anni Sessanta in poi. L’intento iniziale dei soci fondatori era quello di recuperare e rendere nuovamente fruibili testi di autori siciliani che avevano avuto una eco nazionale e internazionale, e insieme ad essi di autori stranieri che si erano cimentati su argomenti e vicende siciliane. Vi era, in questo proposito, l’esigenza di riannodare alcuni fili di una presenza meno angusta e provinciale dell’isola, che un certo sicilianismo deteriore aveva spezzato facendola apparire come un corpo separato dal contesto nazionale, europeo e mondiale. Successivamente furono pubblicati alcuni volumi sul fenomeno mafioso cercando di fornire chiavi di lettura inusuali e scientificamente valide, in particolare si ricorda la pubblicazione dell’inedita relazione sulla mafia del corleonese presentata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla Commissione nazionale antimafia, che diede una certa notorietà anche in ambito nazionale alla nascente casa editrice.

A metà degli anni Novanta l’attività editoriale riscontrò anche il plauso e l’incoraggiamento degli ambienti accademici palermitani, e non solo, che si tradussero nella pubblicazione di alcuni volumi di affermati studiosi delle diverse discipline. Furono pertanto elaborate nuove collane di storia, sociologia, antropologia, architettura, critica letteraria, economia. Tra gli autori vanno segnalati: i premi Nobel per la letteratura François Mauriac, Maurice Maeterlinck e Lev Tolstoj; i magistrati Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; il fondatore del Partito popolare don Luigi Sturzo; l’archeologo Vincenzo Tusa; lo storico liberale Antonio Jannazzo; i sociologi Mario Grasso e Alessandra Dino; l’architetto Giuseppe Esposito e tanti altri. Come appare chiaro da alcuni dei nomi sopra menzionati, sebbene le Edizioni La Zisa abbiano privilegiato la saggistica, non di rado hanno rivolto il loro interesse alla narrativa mantenendo un livello sempre medio-alto della loro produzione lanciando talvolta anche nuovi talentuosi autori, alcuni dei quali hanno poi continuato la propria carriera con prestigiosi e affermati marchi nazionali.

Agli inizi del 2000 il suo patrimonio veniva ceduto ad un nuovo gruppo disponibile a raccoglierne l’eredità e a perpetuare e incrementare i programmi e gli intendimenti del marchio La Zisa.
In questi ultimi anni, la società cooperativa La Zisa Comunicazione ha continuato l’avventura editoriale già intrapresa dai fondatori, riscuotendo un buon successo con alcune pubblicazioni come il saggio dei giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord” (Prefazione di Furio Colombo); l’opera dello scrittore Vittorio Gorresio “Risorgimento scomunicato” (Prefato da Gianni Vattimo); o il pamphlet del giornalista del Sole24Ore, Nino Amadore, “La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia”; inoltre, vanno menzionati: la relazione della Commissione parlamentare Antimafia sulla ‘Ndrangheta o, ancora, le recenti pubblicazioni di Pompeo Colajanni – “Le cospirazioni parallele” – e di Girolamo Li Causi – “Terra di frontiera” – con la prefazione dell’ex ministro della Repubblica Oliviero Di Liberto.

La Casa Editrice La Zisa si è quindi affermata come tra le più significative realtà editoriali di qualità del nostro Paese, anche attraverso una nuova rete di distribuzione con depositi tutte le regioni d’Italia e all’estero.
La casa editrice aderisce e collabora con le associazioni “Addiopizzo” per la divulgazione del binomio sviluppo e legalità quale unico mezzo per contrastare la mentalità mafiosa che da troppo tempo soffoca l’ economia siciliana e non solo.

martedì 6 dicembre 2011

Arriva in libreria: Pietro Piro, “Uno sguardo sul dominio borghese. Un breve scritto politico”, Ed. la Zisa, Pagg. 80, euro 9,90


Partendo da riflessioni sulla società contemporanea, questo breve saggio analizza con lucidità le caratteristiche della borghesia, gruppo sociale complesso e cangiante protagonista indiscusso della storia degli ultimi secoli. Visioni, bisogni, miti, stili di vita e lati oscuri vengono esaminati con cura a partire da una prospettiva rassegnatamente borghese ma con l’auspicio di “offrire punti d’appoggio per una rivolta che viene”. Secondo Piro, infatti, è necessario frenare l’attuale deriva “borghesizzante” del mondo, colpevole di portare avanti un’azione opacizzante e pervasiva della realtà. Tuttavia, la rigenerazione passa anche e inevitabilmente per la presa di coscienza della degenerazione, quindi la rottura può essere possibile solo dall’interno e non prima d’aver osservato confini ed entità dei domini da scardinare. Scriveva Groethuysen: “Il borghese non è nulla di definitivo”.

Pietro Piro nasce a Termini Imerese nel 1978. Laureato in Filosofia all’università di Urbino, è dottorando di ricerca in “Sistema dei Partiti e Comunicazione Politica” presso l’università “Kore” di Enna e la UNED di Madrid. Svolge attività di ricerca presso il fondo filmico della Filmoteca Española di Madrid e il CIDHE (Centro di Ricerca sulla Democrazia Spagnola). Ha studiato Scienza delle Religioni a Urbino, dove si è perfezionato in “Scienze antropologiche delle Religioni”. Ha pubblicato, tra l’altro: “Le prime luci dell’alba. Materiali di Storia delle Religioni” (2009); “Le prime luci dell’alba a Oriente” (2011), “La peste emozionale, l’uomo-massa e l’orizzonte totalitario della tecnica” (2011). La sua opera poetica comprende: “I versi del poeta sono da buttare” (2000); “La bambola e il mitra. Come educai la mia lingua alla rivolta. Poesie 1995-2010” (2010); “Confino ed Esilio. Materiali Poetici 1997-2007” (2010).

sabato 3 dicembre 2011

Con il legal thriller “Esame incrociato”, dell’avvocato Michele Barbera, le Edizioni La Zisa inaugurano la collana “La linea gialla”


Con il legal thriller “Esame incrociato” (pp. 464, euro 19,50, ISBN: 978-88-95709-98-7 ), dell’avvocato Michele Barbera, le Edizioni La Zisa inaugurano la collana “La linea gialla”

“Cos'è più difficile: accettare l'uccisione del proprio migliore amico o assumere la difesa del suo assassino?” Marco Billemi, giovane avvocato penalista, dovrà affrontare una lotta che non si svolgerà solo nelle aule di giustizia. Scoprirà ben presto che il processo cui partecipa come difensore lo coinvolge a livelli più profondi, sino a mettere in crisi la sua coscienza di avvocato e di uomo. L'omicidio del giudice Beppe Maisano diventa un crocevia di emozioni e di situazioni trascinanti in cui le rigide regole processuali si piegano di fronte alla ineluttabilità degli eventi ed all'impeto di forze che trascendono il singolo individuo e tentano di condizionare non solo la sentenza, ma anche l'esistenza stessa dei protagonisti. Quando il confronto tra accusa e difesa metterà a fuoco un verdetto di condanna che si preannuncia fin troppo scontato, Marco, con lucida determinatezza, affronterà ciò che un destino cinico e violento ha seminato sul suo cammino, anche a costo di perdere gli affetti e di rischiare la propria vita per salvaguardare una verità che molti preferiscono rimanga nascosta. Dalle atmosfere ovattate di un elegante studio legale sino alle aspre campagne dell'entroterra siciliano, passando per le fredde aule dei palazzi di giustizia: un legal thriller che non può che essere metafora della stessa esistenza umana, in cui la crudeltà del male può essere sconfitta solo dalla tenacia del bene.

Michele Barbera è nato a Castelvetrano (TP) nel 1969, fa l'avvocato e collabora con diversi periodici e siti web con i suoi racconti noir, gialli e horror. Nel 2009 ha pubblicato “Neri di Sicilia” e nel 2011 ha vinto il premio nazionale NeroBrand con il racconto “In punto di morte”. Sempre nel 2011, il giallo “Qualcosa di importante” è stato pubblicato in un'antologia edita da Mondadori e dedicata alle investigazioni dell'Arma dei Carabinieri.

http://www.lazisa.it/barbera.html

lunedì 14 novembre 2011

“Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia” (Ed. la Zisa) della giornalista Rosaria Brancato vince premio speciale legalità


Assegnato il premio speciale “Tra le righe della legalità”, indetto dal comune di Siculiana, in provincia di Agrigento, e patrocinato dal Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Svilippo presieduto dall’on. Maria Grazia Brandàra, al libro di Rosaria Brancato “Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia” (Presentazione di Rita Borsellino, Prefazione di Piero Campgna, Edizioni La Zisa). L’assegnazione del prestigioso riconoscimento è avvenuta nell’ambito della seconda edizione del premio letterario, presieduto dalla scrittrice Simonetta Agnello Hornby, “Siculiana tra le righe… un libro tra le mani”. Ventidue le case editrici presenti con i propri volumi: Ad est dell’equatore, Città del Sole, Coppola editore, Ernesto Di Lorenzo editore, Edizioni del Mirto, Euno edizioni, Dario Flaccovio editore, GBM edizioni, Casa editrice Kimerik, Casa editrice La Zisa, Lupo edizioni, Medinova edizioni, Casa editrice Medusa, Navarra editore, Novantacento editore, Perdisa Pop edizioni, Carlo Saladino editore, Armando Siciliano editore, Pietro Vittorietti editore, edizioni Torri del Vento, Tuttolomondo.

Il libro: Rosaria Brancato, “Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia”, Pres. di Rita Borsellino, Pref. di Piero Campagna, La Zisa, € 12,90 (ISBN: 978-88-95709-79-6), 2a ristampa.

Non succede mai nulla di terribile a Saponara. Cosa può accadere in un paesino arroccato sulle montagne, in provincia di Messina, la provincia babba? Qui non esiste la Mafia e nessuno può fare del male a una ragazzina. Ma il 14 dicembre 1985, due giorni dopo la scomparsa, il corpo della 17enne Graziella Campagna è ritrovato nello spiazzale di uno dei fortini che sovrastano la città. Su quel cadavere straziato, i chiari segni di un'esecuzione mafiosa. In questo libro, la giornalista Rosaria Brancato ricostruisce, con il piglio della cronista, i 24 interminabili anni di ricerca della verità giudiziaria, svelando insabbiamenti e - con essi - le collusioni di un mondo parallelo a quello ufficiale, in cui criminali si mescolano alla gente perbene e alle istituzioni. Ma soprattutto, con la sensibilità della scrittrice, Brancato restituisce voce alle vittime di questa vicenda: a Graziella, al fratello Piero - l'instancabile carabiniere che non ha mai smesso di cercare la verità, agli altri membri di una famiglia "normale" travolta dal dolore, schiacciata da un meccanismo più grande delle loro vite di cui non avrebbero mai sospettato neppure l'esistenza.

Rosaria Brancato laureata in Scienze Politiche, giornalista professionista, ha lavorato presso La Repubblica, Il Giornale di Sicilia, L'Ora di Palermo, La Sicilia e presso le emittenti televisive Telecolor, Antenna Sicilia, Tgs, Televip. È stata portavoce del sindaco di Messina nel 2006 ed ha curato uffici stampa in occasione delle campagne elettorali per diverse formazioni politiche. È responsabile provinciale della commissione Pari opportunità della Fnsi e vice delegata nazionale.

martedì 8 novembre 2011

Sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze presentazione del libro "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord"


INVITO - Sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze presentazione del libro "Inganno Padano - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa)

Care amiche, cari amici,

abbiamo il piacere di invitarvi, sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze, alla presentazione del libro "Inganno Padano - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa). Il libro, come si legge nella quarta di copertina, racconta "alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all'inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere".

Interverranno, oltre agli autori Fabio Bonasera e Davide Romano, il nostro Capogruppo alla Camera dei Deputati, Massimo Donadi, la Consigliera regionale Idv Maria Luisa Chincarini, il giornalista de La7 David Parenzo e il giornalista di Controradio Domenico Guarino.

Al termine della presentazione, è previsto un aperi-cena presso la caffetteria della Biblioteca delle Oblate, via dell'Oriuolo 26, a Firenze.

Si prega di dare conferma della partecipazione alla Segreteria regionale (055 55 35 056 - eventi.toscana@italiadeivalori.it).

Vi aspettiamo numerosi! Passate parola!

Daniela Sgambellone

Responsabile Comunicazione Idv Toscana

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lunedì 31 ottobre 2011

Palermo 11 novembre, si presenta il romanzo di Sergio Siragusa “La mia vita incasinata” (Ed. La Zisa)


La S.V. è invitata alla presentazione del romanzo “La mia vita incasinata” di Sergio Siragusa (Ed. La Zisa) che avrà luogo venerdì 11 novembre, alle ore 18:00, presso la libreria Garibaldi in via Alessandro Paternostro 46 (angolo piazza Cattolica 1), a Palermo. Interverranno: Chiara Pane e Davide Romano. Sarà presente l’autore.

IL LIBRO: Sergio Siragusa “La mia vita incasinata”, Edizioni La Zisa, pagg. 240, euro 15,90

Cosa succede se si prova a far fuori un carabiniere ad un posto di blocco? È quanto accade a Matteo Landi, disegnatore pubblicitario di mezza età, che, ricercato per tentato omicidio, inaugura una vorticosa fuga in giro per il mondo con una nuova identità. Divenuto Joe Castiglione, consacra i propri giorni all’imprevedibilità degli eventi, coltivando quotidianamente l’espediente e lasciandosi coinvolgere in una girandola di incontri ed esperienze. Camaleontico e irruento, il novello Joe è abituato ad affrontare tutto con spirito machiavellico e un velo di cinismo. Ma i guai non sono finiti: costretto a cambiare nome una seconda volta per essersi cacciato nuovamente in un brutto affare, il protagonista – che ora veste i panni di Samuel Shamiso – giunge infine in Israele, dove sembra porre fine alle proprie peregrinazioni. Siragusa scardina il tradizionale motivo del viaggio come recupero delle proprie radici e ricerca dell’identità. Il personaggio del romanzo, infatti, allontanatosi inesorabilmente dalla sua terra d’origine, assiste alla molteplice frammentazione di sé. Marvin Landi, Joe Castiglione, Samuel Shamiso: tre vite, una sola persona.

Sergio Siragusa nasce a Palermo nel 1934. Dopo la laurea in Giurisprudenza decide di dedicarsi allo studio delle pietre preziose. Consegue il diploma di gemmologo ed esercita quest’attività tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove lavora anche come rappresentante di orologi. Da quando è in pensione si dedica a scrivere e a dipingere. “La mia vita incasinata” è il suo romanzo d’esordio.

Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"

E-mail: stampa@lazisa.it; sito web: www.lazisa.it

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giovedì 27 ottobre 2011

Arriva in libreria il romanzo di Sergio Siragusa “La mia vita incasinata”, Edizioni La Zisa, pagg. 240, euro 15,90


Cosa succede se si prova a far fuori un carabiniere ad un posto di blocco? È quanto accade a Matteo Landi, disegnatore pubblicitario di mezza età, che, ricercato per tentato omicidio, inaugura una vorticosa fuga in giro per il mondo con una nuova identità. Divenuto Joe Castiglione, consacra i propri giorni all’imprevedibilità degli eventi, coltivando quotidianamente l’espediente e lasciandosi coinvolgere in una girandola di incontri ed esperienze. Camaleontico e irruento, il novello Joe è abituato ad affrontare tutto con spirito machiavellico e un velo di cinismo. Ma i guai non sono finiti: costretto a cambiare nome una seconda volta per essersi cacciato nuovamente in un brutto affare, il protagonista – che ora veste i panni di Samuel Shamiso – giunge infine in Israele, dove sembra porre fine alle proprie peregrinazioni. Siragusa scardina il tradizionale motivo del viaggio come recupero delle proprie radici e ricerca dell’identità. Il personaggio del romanzo, infatti, allontanatosi inesorabilmente dalla sua terra d’origine, assiste alla molteplice frammentazione di sé. Marvin Landi, Joe Castiglione, Samuel Shamiso: tre vite, una sola persona.

Sergio Siragusa nasce a Palermo nel 1934. Dopo la laurea in Giurisprudenza decide di dedicarsi allo studio delle pietre preziose. Consegue il diploma di gemmologo ed esercita quest’attività tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove lavora anche come rappresentante di orologi. Da quando è in pensione si dedica a scrivere e a dipingere. “La mia vita incasinata” è il suo romanzo d’esordio.

Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
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lunedì 24 ottobre 2011

Torna in libreria il saggio di Nino Amadore, “La Zona Grigia. Professionisti al servizio della mafia”, 3a ristampa, Ed. La Zisa, pp. 144, euro 10


Gli imprenditori siciliani hanno integrato il codice etico con indicazioni precise di non collaborazione con le cosche, di obbligo di denuncia per le richieste del racket. Una strada che dovrebbe essere seguita anche dagli Ordini professionali vista la mole di soggetti coinvolti in inchieste di mafia e spesso condannati. Commercialisti, avvocati, ragionieri, architetti, ingegneri, medici e cosi' via coinvolti in inchieste di mafia, condannati e spesso rimasti al loro posto a presiedere i loro ben avviati studi professionali. Sono pure loro i rappresentanti della societa' civile cui si e' rivolto anche il presidente della Repubblica recentemente, con un appello alla solidarieta' antimafia. I rapporti dei liberi professionisti con la mafia, quell'intreccio diabolico che ormai va sotto il nome di 'zona grigia', insomma le collusioni, penalmente rilevanti o meno, sono l'oggetto di indagine del libro "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia", scritto dal giornalista del Sole 24 Ore Nino Amadore. Il libro, finora disponibile solo su Internet, sara' in libreria alla fine del mese edito dalla casa editrice palermitana La Zisa (www.lazisa.it). Il tentativo dell'autore e' quello di cogliere i contorni delle collusioni, di capire quali e quanti professionisti sono stati censurati dai rispettivi Ordini professionali per conclamati rapporti con Cosa nostra. In Sicilia in dieci anni sono stati almeno 400 i professionisti finiti nei guai per aver avuto contatti con la mafia. "Il mio - spiega l'autore - e' un tentativo: quello di disegnare i confini di questa zona grigia, di quantificare il fenomeno, di individuare le responsabilita'". Responsabilita' che, in tema di lotta alla mafia, ci sono e sono evidenti: sono quelle degli Ordini professionali i quali finora, a differenza di quanto fatto dagli imprenditori, si sono interrogati poco sulla necessita' di prendere una posizione netta contro il crimine organizzato. "Gli Ordini - continua Amadore - hanno un ruolo importante nella nostra societa'. Ecco perche' io credo che una condanna chiara senza equivoci della mafia, che abbia magari un riscontro nei codici deontologici , potrebbe avere un effetto rivoluzionario. E impedire, per esempio, che un commercialista sospettato di aver riciclato il denaro di una cosa possa dire: mica posso chiedere la fedina penale ai miei clienti".



“IL DISORDINE CHE FA COMODO AGLI ORDINI” di Gian Antonio Stella (Corriere della Sera)


A cosa servono gli Ordini se non tengono ordine tra i loro iscritti, pretendendo il rispetto delle regole deontologiche? Era una domanda lecita dopo la scelta dell'Ordine degli Avvocati di non muover foglia contro i neo-colleghi imputati della truffa all'esame di Catanzaro, quando copiarono in 2.295 su 2.301 lo stesso tema. E legittima dopo la scoperta che l'Ordine dei Medici non si era mai accorto (in venti anni!) che Girolamo Sirchia aveva al Policlinico una segretaria pagata non dall'ospedale ma da un'industria farmaceutica fornitrice. Ma è una domanda obbligata oggi dopo la lettura di La zona grigia/Professionisti al servizio della mafia edizioni «La Zisa». In cui Nino Amadore, del Sole 24 Ore, ricostruisce le ambiguità e i silenzi dei vari Ordini nei confronti degli associati coinvolti in faccende di mafia, camorra, 'ndrangheta. Colletti bianchi che, a sentire il presidente di Cassazione Gaetano Nicastro, sono indispensabili ai criminali: «Cosa Nostra gode purtroppo di una vasta rete di fiancheggiatori nell'ambito di una certa borghesia mafiosa, fatta di tecnici, di professionisti, di imprenditori, di esponenti politici e della burocrazia». Come potrebbero certi padrini potentissimi ma semi- analfabeti investire nell'edilizia in Lussemburgo, nell'acquisto di un pacchetto azionario alle Cayman o nell'acquisto di 12 miliardi di metri cubi di gas dall'azienda ucraina Revne per «un valore di mercato di tre miliardi di euro» senza «un'accorta analisi fatta da gente preparata, che conosce i mercati»? Come potrebbero appropriarsi degli appalti pubblici senza la complicità di architetti, ingegneri, commercialisti, funzionari regionali e comunali ben decisi a regolarsi sul loro lavoro come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano? Amadore ricorda, tra gli altri, il caso del tributarista coinvolto nell'«operazione Occidente » che vide l'arresto di 46 persone appartenenti in parte al giro di Salvatore Lo Piccolo. «Accusato di aver riciclato il denaro delle 10 famiglie mafiose si è difeso: "Ho solo fatto il mio lavoro di consulente, di certo non vado a chiedere la fedina penale di tutti i miei clienti". » Tema: i suoi «probiviri» non han niente da dire? Sempre lì torniamo: «quando» un Ordine può intervenire? Nel caso del processo per il riciclaggio del «tesoro » (stima: 150 milioni di euro) di Vito Ciancimino, il libro segnala come i professionisti condannati siano stati due: il tributarista palermitano Gianni Lapis e l'avvocato internazionalista romano Giorgio Ghiron. Cinque anni e 4 mesi a testa. Ma se Lapis è stato subito sospeso dall'Ordine di Palermo, Ghiron risulta, molti mesi dopo la sentenza, ancora al suo posto. O così dice il sito dell'Ordine di Roma. Come mai? Il destino personale dell'uomo, va da sé, non c'entra: se è innocente lo dimostrerà in Appello. Auguri. Ma resta il tema: perché, come sostiene il presidente dell'Ordine dei Medici Annibale Bianco, un Ordine dovrebbe attendere la sentenza in Cassazione per censurare un iscritto? Che ce ne facciamo di una sanzione supplementare se c'è già una sentenza che magari espelle il condannato dalla professione? Se un Ordine non serve a tenere ordine «al di là» degli iter giudiziari, a cosa serve? A organizzare belle cene in compagnia?

Davide Romano – Resp. Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
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giovedì 20 ottobre 2011

Gruppo su Inganno Padano ancora invisibile malgrado le scuse di Facebook


Il gruppo ‘Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord’ di F. Bonasera e D. Romano non è stato rimosso, non era visibile a causa di un problema tecnico. È stato ripristinato ed è ora tornato visibile”. Questa la risposta data, via mail, dall’ufficio stampa in Italia di Facebook ai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano in merito alla scomparsa della pagina relativa al gruppo sul loro libro.

Una risposta giunta dopo il coro di proteste levatosi sulla rete, ma non solo, che tuttavia lascia più di un dubbio. Soprattutto perché, a dispetto di quanto sostengono in casa Facebook, il gruppo continua a rimanere inaccessibile. A meno che – cosa davvero improbabile - non si conosca l’indirizzo preciso: http://www.facebook.com/group.php?gid=153925891295348. E, accedendovi, si scopre che sono stati cancellati tutti i contatti di chi vi aveva aderito. Interpellato nuovamente, questa volta l’ufficio stampa del social network ha preferito tacere.

giovedì 13 ottobre 2011

Facebook oscura gruppo su libro contro la Lega


Sparita. Cancellata. Rimossa. All’improvviso, senza nessuna segnalazione preventiva. E’ quanto accaduto alla pagina di Facebook dedicata a “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord”, il libro della casa editrice palermitana La Zisa, scritto dai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano, che, denunciando le contraddizioni della classe dirigente del Carroccio, ha anticipato di un anno le ragioni dell’autocritica fatta recentemente dallo stesso partito.

La pagina, realizzata dagli stessi autori alla fine del 2010 in occasione dell’uscita del volume - la cui prefazione è stata scritta da Furio Colombo - riportava, fino a prima della sua rimozione, foto su eventi che riguardavano la pubblicazione e commenti per nulla offensivi da parte degli iscritti. Vi avevano aderito anche alcune segreterie locali della stessa Lega Nord. Sul social network esiste al momento un’altra pagina sull’argomento, realizzata da alcuni sostenitori, che non è stata toccata. Una copia del libro, nei mesi scorsi, è stata anche recapitata a casa di Umberto Bossi.

lunedì 3 ottobre 2011

Arriva in libreria: Sergio Siragusa, “La mia vita incasinata”, Ed. La Zisa, pp. 240, euro 15,90


Cosa succede se si prova a far fuori un carabiniere ad un posto di blocco? È quanto accade a Matteo Landi, disegnatore pubblicitario di mezza età, che, ricercato per tentato omicidio, inaugura una vorticosa fuga in giro per il mondo con una nuova identità. Divenuto Joe Castiglione, consacra i propri giorni all’imprevedibilità degli eventi, coltivando quotidianamente l’espediente e lasciandosi coinvolgere in una girandola di incontri ed esperienze. Camaleontico e irruento, il novello Joe è abituato ad affrontare tutto con spirito machiavellico e un velo di cinismo. Ma i guai non sono finiti: costretto a cambiare nome una seconda volta per essersi cacciato nuovamente in un brutto affare, il protagonista – che ora veste i panni di Samuel Shamiso – giunge infine in Israele, dove sembra porre fine alle proprie peregrinazioni. Siragusa scardina il tradizionale motivo del viaggio come recupero delle proprie radici e ricerca dell’identità. Il personaggio del romanzo, infatti, allontanatosi inesorabilmente dalla sua terra d’origine, assiste alla molteplice frammentazione di sé. Marvin Landi, Joe Castiglione, Samuel Shamiso: tre vite, una sola persona.

Sergio Siragusa nasce a Palermo nel 1934. Dopo la laurea in Giurisprudenza decide di dedicarsi allo studio delle pietre preziose. Consegue il diploma di gemmologo ed esercita quest’attività tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove lavora anche come rappresentante di orologi. Da quando è in pensione si dedica a scrivere e a dipingere. “La mia vita incasinata” è il suo romanzo d’esordio.


Arriva in libreria, “La casa con i balconi”, Prefazione di Daniela Werth, Ed. La Zisa, pp. 176, euro 14,90

"La casa con i balconi” prima di diventare un libro è stato un desiderio. Un desiderio di riscatto sociale per la famiglia dell’autrice, maturato in un ambiente dove si poteva credere che la linea di demarcazione tra il benessere e la miseria risiedesse nel livello dell’abitazione, nella prospettiva concreta, bassa o alta, dalla quale era consentito guardare alla vita. Adesso è il libro di chi, arrivata a una certa età, si volge all’indietro, non tanto per fare un bilancio bensì per riannodare il presente al passato, per ribadire e ricordarci che le prospettive di un futuro gratificante sono imprescindibili dal grado di cultura acquisito. Un libro che fa emergere i ricordi come l’unico patrimonio che può dare la certezza dell’onestà intellettuale in cui si è svolta un’esistenza. Così nel raccontarci dell’ignoranza, tramandata di padre in figlio ma che nella sua apparente banalità diventa cardine dell’insegnamento di un popolo di rassegnati “Munnu ha statu e munnu è”, mescola continui inviti a una conoscenza “che rende liberi”, richiami al diritto all’istruzione, appelli alla denuncia dei palesi comportamenti devastatori di un popolo per il quale “ la mafia non esiste”. Giuseppina Baldanza, in questo suo ripercorrere la propria esistenza e metterla per iscritto con semplicità e notevole efficacia apre un’immaginaria trattazione con chi leggerà, e siamo certi che alla fine ci sentiremo pervasi da quella grande consapevolezza che è propria di chi ha amato insegnare non soltanto dietro una cattedra.

Giuseppina Iacono Baldanza, è nata e vice ad Agrigento. Ha conseguito l’abilitazione magistrale presse l’istituto “R. Politi” della sua città. Ha iniziato la sua prima esperienza lavorativa in Baviera presso un centro elettronico come perforatrice, traduttrice ed interprete. Nel ’69 ha lasciato il posto di lavoro per dedicarsi definitivamente alla docenza nelle pluriclassi d’inserimento nella regione della Renania. Rientrata in Italia, ha continuato l’insegnamento nella scuola materna fino al suo naturale ritiro in pensione.


venerdì 16 settembre 2011

In libreria il romanzo di Mariano Lanza, “Il tesoro di re Ruggero”, Prefazione di Pasquale Hamel, Ed. La Zisa, pagg. 320, euro 19,50


Il romanzo di Mariano Lanza si inserisce nel recente rinnovato interesse per la storia del normanno Regno di Sicilia, della sua leggendaria edificazione, dei traguardi notevoli raggiunti specialmente sotto lo scettro di Ruggero II, e del suo drammatico e repentino tracollo di fronte all’avanzare delle truppe germaniche di Enrico di Hohenstaufen. Proprio a questa ultima fase si collega, tra fantasia e realtà storica, il lavoro in questione. L’Autore, con le dovute licenze consentite ad un’opera di invenzione che tratti eventi realmente accaduti, offre una sua personalissima interpretazione della fine di quella che resta, nell’età medievale, una delle più riuscite e moderne esperienze di governo, sulla quale gli storici, anche per la mancanza di fonti certe, sono ancora lontani dal proporre chiavi di lettura più che soddisfacenti. Il lavoro di Mariano Lanza, dunque, può essere letto come un romanzo e, per la sua accurata ricostruzione degli ambienti, dei fatti e degli uomini, come un saggio di storia. Godibile nell’un caso e nell’altro, al pari della migliore produzione letteraria di Luigi Natoli, il grande Maestro del romanzo storico siciliano.

Mariano Lanza (Marsala, 1961), docente di ruolo di Lingua e Civiltà Inglese nelle scuole superiori, ha pubblicato: “Pagine di vita palermitana” (Palermo, 2000) e “La baronia di Solanto (Palermo, 2011).

martedì 6 settembre 2011

“Quando la Chiesa scomunicò il Risorgimento” di Chiara Pane



“L’esempio più notevole che si trovi nella nostra storia del tentativo di far prevalere la concezione della sovranità dello Stato laico contro la ben radicata tradizione confessionale italiana”. Così Vittorio Gorresio sintetizza dalle pagine del suo libro, Risorgimento scomunicato (La Zisa, pp. 200, euro 16,90), l’azione portata avanti dai politici del Risorgimento, che, in un’Italia in odor di unità, promossero in maniera risoluta una legislazione d’impronta laica e liberale, in grado di togliere privilegi a una Chiesa fino ad allora intoccabile e lasciata libera di spadroneggiare indisturbata. Un’azione lenta ma coraggiosa, che ebbe il merito di modernizzare una nazione prigioniera di un clero reazionario e dalla vita facile, portandola in tal modo sullo stesso livello di altri stati europei senza per questo scristianizzarla. Il modenese Gorresio, preziosa penna di molte testate, tra cui Il Messaggero, Risorgimento liberale e La Stampa, annota i fatti analizzandoli da diverse prospettive e corredandoli d’innumerevoli aneddoti, documenti e carteggi, che conferiscono allo scritto una vivacità e un gusto del tutto godibili. Il volume, pubblicato per la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, viene riproposto proprio mentre ricorrono i 150 anni dell’Unità d’Italia, impreziosito dalla puntuale prefazione di Gianni Vattimo.

L’analisi assume come punto di partenza il 1850, data in cui si dà inizio alla discussione della legge Siccardi nel quadro legislativo del Parlamento subalpino, in seguito esteso al Regno d’Italia. I legislatori proponenti miravano ad abolire il foro ecclesiastico, la manomorta, il diritto d’asilo e la possibilità per la Chiesa e gli enti ecclesiastici di acquisire la proprietà di beni immobili senza l’autorizzazione del governo. Inoltre, sempre in quel frangente, si avviava una discussione sulla necessità di regolare il contratto di matrimonio nelle sue relazioni con la legge civile. Fin qui i fatti, seguiti dai pareri, favorevoli o contrari, delle più autorevoli voci della politica dell’epoca: Vittorio Emanuele II in primis, Cavour, D’Azeglio, Balbo, Revel e così via. Immediata esordisce l’attività sovversiva e demonizzatrice che la Chiesa conduce contro la determinazione emancipatrice dello Stato. I documenti riportati da Gorresio testimoniano la presenza di un clero agguerrito, pronto a qualsiasi tipo di gesto eversivo e dinamitardo pur di difendere i privilegi e il potere che lo Stato s’era deciso a sottrargli. La rivalsa si serviva di tutti gli strumenti spirituali che il clero aveva a disposizione e il cui uso distorto e ricattatorio veniva promosso dall’alto, dallo scranno di San Pietro. Da un lato il clero si rifiutava di celebrare messe e festività arrivando a scomunicare a divinis e a sospendere quei preti che, invece, si dimostravano concilianti, dall’altro il governo processava, arrestava e confinava vescovi e cardinali. Ogni tentativo di trattativa era inconciliabile con le intenzioni delle due parti, cosicché il braccio di ferro divenne sempre più aspro.

Sebbene il clima fosse ogni giorno più acceso e ingestibile, il governo fronteggiò la Santa Sede con rigore e intransigenza, come afferma l’autore:

Appare perciò chiaro pur tra la serie degli errori e delle intemperanze, che una sola restava la strada da seguire da parte dei governi liberali: coraggio e audacia, spregiudicatezza portata fino al segno da poter essere confusa con la mancanza di scrupoli. In mancanza di simili espedienti l’unificazione dell’Italia, da compiersi a dispetto della Santa Sede e di un clero che si manifestò quasi sempre retrivo, non sarebbe mai stata realizzata. Fortuna che quel coraggio e quell’audacia non mancarono.

Uno degli aspetti più curiosi e interessanti dell’opera di Gorresio è proprio il racconto dettagliatamente documentato di tutte le azioni eversive portate avanti da un clero ribelle, che, malgrado numerosi tentativi di rappel à l’ordre da parte delle istituzioni, si dimostrò “di gran lunga più temibile che un esercito austriaco”. E così veniamo a sapere che l’arcivescovo Fransoni, ad esempio, si rifiutò di somministrare i sacramenti al morente ministro Pietro Derossi di Santarosa, uno dei fautori della legge per l’abolizione del foro ecclesiastico, poiché questi, in punto di morte, non aveva ritrattato il proprio operato e non s’era dimostrato pentito. Fransoni fu così denunciato per abusi e arrestato. Sempre a proposito di morti celebri, ecco i toni con cui il giornale Civiltà Cattolica riporta la notizia del decesso di Cavour, il 6 giugno del 1861: “Il Conte di Cavour è ora giudicato da Dio. Gli auguriamo di cuore che negli ultimi istanti di sua vita egli abbia impetrato da Dio nell’altro mondo un giudizio più degno di quello che in questo di lui darà la storia”. Non son certo parole che trasudano perdono o misericordia. La confisca dei beni toccò invece al clero napoletano, quando, compatto, si rifiutò di intervenire alla cerimonia in onore di re Vittorio Emanuele II che si recava a venerare S. Gennaro.

L’arma più grottesca che il clero decise di impugnare per aizzare lo scontro fu quello della “sacra jettatura”. A questo argomento Gorresio dedica un’ampia sezione, certamente la più pittoresca del testo. Si tratta di una pratica mediante la quale gli ecclesiastici dell’epoca interpretavano le punizioni divine contro i patrioti del Risorgimento. Accantonata la suggestione dei “miracoli provati” (ad esempio quello della Madonna che muove gli occhi), infatti, la Chiesa optò per uno strumento psicologicamente più sottile e dal grande potenziale terrorizzante, che seguiva il principio sibillino per cui “chi attacca la Chiesa finisce male”. Uno dei più noti profeti di sventure fu Don Bosco, proclamato beato nel 2002. Nel 1854, nei giorni in cui in Parlamento si presentava il disegno di legge per la soppressione dei conventi, Don Bosco scriveva al re raccontandogli dei brutti sogni che aveva fatto e che coinvolgevano la corte. Dopo qualche giorno morirono la regina madre e Maria Adelaide, moglie di Vittorio Emanuele, sicché la discussione venne interrotta per lutto. E per paura, probabilmente. Gli avvertimenti di malaugurio e l’interpretazione distorta non tardavano ad arrivare in nessuna occasione, si trattasse di guerre, malattie o catastrofi naturali. Persino il papa non disdegnava la pratica, tanto che arrivò a dichiarare preferibile la morte dei bambini piuttosto che la loro crescita in seno a un’educazione liberale.

È chiaro che questa corrosiva gara di maledizioni avesse un forte impatto sulla popolazione e sull’intellighenzia dell’epoca, come accortamente registra Gorresio: si costituì la “Società dei liberi pensatori” e, dopo poco, la “Società primaria per gli interessi cattolici”, preti e frati venivano insultati e percossi per le strade, ogni giorno in tutta Italia si mettevano in scena rappresentazioni teatrali che raccontavano vizi e nefandezze del clero. Lo stesso Garibaldi fu autore di alcune opere letterarie antiecclesiastiche e denigratorie del Papato: pensava, in questo modo, di contribuire alla causa della patria, come sostenne Carducci, “Garibaldi ha fatto tutto per l’Italia, anche i versi”.

L’attualità dell’opera di Gorresio risiede nell’aver risalito la corrente e aver analizzato a fondo le dinamiche di un periodo storico estremamente complesso, che ha prodotto, come scrive l’autore a inizio saggio, intere generazioni dannate e scomunicate. Una frase della prefazione di Vattimo basti a farci contestualizzare e capire la modernità di Risorgimento scomunicato: “Se la Chiesa si riduce, oggi, a una multinazionale di cui si può parlare esaurientemente in termini di potere, ciò è anche il risultato dell’uso – simoniaco, possiamo dire – che essa stessa ha fatto dei suoi strumenti spirituali.”

Il libro: Vittorio Gorresio, RISORGIMENTO SCOMUNICATO, Prefazione di Gianni Vattimo, pp. 200, euro 16,90 (ISBN 9788895709895)

Pubblicato la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, Risorgimento scomunicato raccoglie gli scritti di Vittorio Gorresio per Il Mondo, una serie storica di articoli dal titolo Processo al clero dopoil ‘60. Storico appassionato, intransigente documentatore, Gorresio traccia una puntuale e puntigliosa ricostruzione delle origini dei contrastati rapporti tra Stato e Chiesa che resero tanto drammatico il Risorgimento. La descrizione dell’intransigentismo clericale rispetto alla progressiva laicizzazione dello Stato italiano ci è fornita dall’autore attraverso la meticolosa raccolta di missive tra membri del governo ed esponenti del clero, cui si aggiungono le dettagliate ricostruzioni degli episodi salienti e del profilo dei personaggi che di questo travagliato periodo storico si resero protagonisti. Vengono descritte, in sequenza, le vicende di una Chiesa, scomunicante e punitiva, addirittura iettatoria, di là dalla trasformazione che, negli anni a seguire, la renderà refrattaria, incapace di stare al passo con la storia, cioè con l’evoluzione della coscienza morale e politica dei cittadini laici.

Vittorio Gorresio, giornalista, scrittore e saggista nacque a Modena da famiglia piemontese il 18 luglio 1910. Inviato speciale e corrispondente di guerra per Il Messaggero di Roma, fu tra i più efficaci espositori del dramma del dopoguerra sulle colonne della testata Risorgimento Liberale, quotidiano diretto da Mario Pannunzio col quale collaborò anche per il settimanale politico Il Mondo. Firma prestigiosa anche de L’Europeo di Arrigo Benedetti, Gorresio scrisse una decina di saggi storici ottenendo importanti riconoscimenti giornalistici e premi. Nel 1980 l’autobiografia La vita ingenua gli valse il Premio Strega. Lavorò fino a poco prima della sua morte, nel 1982, curando la rubrica “Taccuino” per il quotidiano La Stampa.

Davide Romano - Resp. Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
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lunedì 5 settembre 2011

Arriva in libreria l'opera di Fabio Comisi, "Al solito posto", Edizioni la Zisa, pp. 64, euro 8, (ISBN: 978-88-95709-94-9)

Catania, con le sue eccezionalità e le sue contraddizioni, con il suo mare e la sua calura, fa da sfondo alla relazione dei due protagonisti. Fabio vive quella che crede essere “la storia d’amore” della sua vita; si abbandona totalmente al suo partner, accetta le sue assenze e le sue mancanze, provando – inutilmente – a reagire. Marco entra ed esce dalla vita del suo partner in maniera del tutto egoistica, senza preoccuparsi delle conseguenze dei suoi gesti, approfittando quando c’è da approfittare e sparendo quando non c’è niente da prendere. Due uomini con due modi differenti di vivere la stessa storia, corrono su due binari diversi. I rispettivi itinerari saranno fortemente influenzati anche da elementi esterni, in particolare da una lunga e forzata lontananza che potrebbe portare la storia verso la sua conclusione.

Fabio Comisi nasce a Catania. Trascorre un’infanzia felice fino ai 13 anni allevato da una zia di nome Agata Di Bella, alla sua morte ritorna a vivere con i genitori, trascorrendo una felice giovinezza. Si diploma nell’anno 1982 all’Istituto Classico “Nicola Spedalieri” di Catania e dopo si iscrive all’Università di Roma “La Sapienza,” laureandosi nel 1988 in Scienze Politiche indirizzo Internazionale. L’anno successivo ritorna a Catania e lavora nel sociale. Appassionato di archeologia, storia, letteratura di vario genere e di film d’autore. Ha partecipato per vari anni proponendo delle favole al premio letterario “H.C. Anderson” di Sestri Levante (Genova). Il romanzo Al Solito Posto è la sua prima opera.