La casa editrice La Zisa nasce nel 1988 a Palermo e in breve tempo si afferma nel settore dell'editoria di qualità proponendo classici ormai dimenticati e nuovi autori di talento.
sabato 3 dicembre 2011
Con il legal thriller “Esame incrociato”, dell’avvocato Michele Barbera, le Edizioni La Zisa inaugurano la collana “La linea gialla”
lunedì 14 novembre 2011
“Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia” (Ed. la Zisa) della giornalista Rosaria Brancato vince premio speciale legalità
Assegnato il premio speciale “Tra le righe della legalità”, indetto dal comune di Siculiana, in provincia di Agrigento, e patrocinato dal Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Svilippo presieduto dall’on. Maria Grazia Brandàra, al libro di Rosaria Brancato “Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia” (Presentazione di Rita Borsellino, Prefazione di Piero Campgna, Edizioni La Zisa). L’assegnazione del prestigioso riconoscimento è avvenuta nell’ambito della seconda edizione del premio letterario, presieduto dalla scrittrice Simonetta Agnello Hornby, “Siculiana tra le righe… un libro tra le mani”. Ventidue le case editrici presenti con i propri volumi: Ad est dell’equatore, Città del Sole, Coppola editore, Ernesto Di Lorenzo editore, Edizioni del Mirto, Euno edizioni, Dario Flaccovio editore, GBM edizioni, Casa editrice Kimerik, Casa editrice La Zisa, Lupo edizioni, Medinova edizioni, Casa editrice Medusa, Navarra editore, Novantacento editore, Perdisa Pop edizioni, Carlo Saladino editore, Armando Siciliano editore, Pietro Vittorietti editore, edizioni Torri del Vento, Tuttolomondo.
Il libro: Rosaria Brancato, “Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia”, Pres. di Rita Borsellino, Pref. di Piero Campagna, La Zisa, € 12,90 (ISBN: 978-88-95709-79-6), 2a ristampa.
Non succede mai nulla di terribile a Saponara. Cosa può accadere in un paesino arroccato sulle montagne, in provincia di Messina, la provincia babba? Qui non esiste la Mafia e nessuno può fare del male a una ragazzina. Ma il 14 dicembre 1985, due giorni dopo la scomparsa, il corpo della 17enne Graziella Campagna è ritrovato nello spiazzale di uno dei fortini che sovrastano la città. Su quel cadavere straziato, i chiari segni di un'esecuzione mafiosa. In questo libro, la giornalista Rosaria Brancato ricostruisce, con il piglio della cronista, i 24 interminabili anni di ricerca della verità giudiziaria, svelando insabbiamenti e - con essi - le collusioni di un mondo parallelo a quello ufficiale, in cui criminali si mescolano alla gente perbene e alle istituzioni. Ma soprattutto, con la sensibilità della scrittrice, Brancato restituisce voce alle vittime di questa vicenda: a Graziella, al fratello Piero - l'instancabile carabiniere che non ha mai smesso di cercare la verità, agli altri membri di una famiglia "normale" travolta dal dolore, schiacciata da un meccanismo più grande delle loro vite di cui non avrebbero mai sospettato neppure l'esistenza.
Rosaria Brancato laureata in Scienze Politiche, giornalista professionista, ha lavorato presso La Repubblica, Il Giornale di Sicilia, L'Ora di Palermo, La Sicilia e presso le emittenti televisive Telecolor, Antenna Sicilia, Tgs, Televip. È stata portavoce del sindaco di Messina nel 2006 ed ha curato uffici stampa in occasione delle campagne elettorali per diverse formazioni politiche. È responsabile provinciale della commissione Pari opportunità della Fnsi e vice delegata nazionale.
martedì 8 novembre 2011
Sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze presentazione del libro "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord"
INVITO - Sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze presentazione del libro "Inganno Padano - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa)
Care amiche, cari amici,
abbiamo il piacere di invitarvi, sabato 12 novembre alle 17.30 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze, alla presentazione del libro "Inganno Padano - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa). Il libro, come si legge nella quarta di copertina, racconta "alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all'inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere".
Interverranno, oltre agli autori Fabio Bonasera e Davide Romano, il nostro Capogruppo alla Camera dei Deputati, Massimo Donadi, la Consigliera regionale Idv Maria Luisa Chincarini, il giornalista de La7 David Parenzo e il giornalista di Controradio Domenico Guarino.
Al termine della presentazione, è previsto un aperi-cena presso la caffetteria della Biblioteca delle Oblate, via dell'Oriuolo 26, a Firenze.
Si prega di dare conferma della partecipazione alla Segreteria regionale (055 55 35 056 - eventi.toscana@italiadeivalori.it).
Vi aspettiamo numerosi! Passate parola!
Daniela Sgambellone
Responsabile Comunicazione Idv Toscana
Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
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lunedì 31 ottobre 2011
Palermo 11 novembre, si presenta il romanzo di Sergio Siragusa “La mia vita incasinata” (Ed. La Zisa)
La S.V. è invitata alla presentazione del romanzo “La mia vita incasinata” di Sergio Siragusa (Ed. La Zisa) che avrà luogo venerdì 11 novembre, alle ore 18:00, presso la libreria Garibaldi in via Alessandro Paternostro 46 (angolo piazza Cattolica 1), a Palermo. Interverranno: Chiara Pane e Davide Romano. Sarà presente l’autore.
IL LIBRO: Sergio Siragusa “La mia vita incasinata”, Edizioni La Zisa, pagg. 240, euro 15,90
Cosa succede se si prova a far fuori un carabiniere ad un posto di blocco? È quanto accade a Matteo Landi, disegnatore pubblicitario di mezza età, che, ricercato per tentato omicidio, inaugura una vorticosa fuga in giro per il mondo con una nuova identità. Divenuto Joe Castiglione, consacra i propri giorni all’imprevedibilità degli eventi, coltivando quotidianamente l’espediente e lasciandosi coinvolgere in una girandola di incontri ed esperienze. Camaleontico e irruento, il novello Joe è abituato ad affrontare tutto con spirito machiavellico e un velo di cinismo. Ma i guai non sono finiti: costretto a cambiare nome una seconda volta per essersi cacciato nuovamente in un brutto affare, il protagonista – che ora veste i panni di Samuel Shamiso – giunge infine in Israele, dove sembra porre fine alle proprie peregrinazioni. Siragusa scardina il tradizionale motivo del viaggio come recupero delle proprie radici e ricerca dell’identità. Il personaggio del romanzo, infatti, allontanatosi inesorabilmente dalla sua terra d’origine, assiste alla molteplice frammentazione di sé. Marvin Landi, Joe Castiglione, Samuel Shamiso: tre vite, una sola persona.
Sergio Siragusa nasce a Palermo nel 1934. Dopo la laurea in Giurisprudenza decide di dedicarsi allo studio delle pietre preziose. Consegue il diploma di gemmologo ed esercita quest’attività tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove lavora anche come rappresentante di orologi. Da quando è in pensione si dedica a scrivere e a dipingere. “La mia vita incasinata” è il suo romanzo d’esordio.
Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
E-mail: stampa@lazisa.it; sito web: www.lazisa.it
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giovedì 27 ottobre 2011
Arriva in libreria il romanzo di Sergio Siragusa “La mia vita incasinata”, Edizioni La Zisa, pagg. 240, euro 15,90
Cosa succede se si prova a far fuori un carabiniere ad un posto di blocco? È quanto accade a Matteo Landi, disegnatore pubblicitario di mezza età, che, ricercato per tentato omicidio, inaugura una vorticosa fuga in giro per il mondo con una nuova identità. Divenuto Joe Castiglione, consacra i propri giorni all’imprevedibilità degli eventi, coltivando quotidianamente l’espediente e lasciandosi coinvolgere in una girandola di incontri ed esperienze. Camaleontico e irruento, il novello Joe è abituato ad affrontare tutto con spirito machiavellico e un velo di cinismo. Ma i guai non sono finiti: costretto a cambiare nome una seconda volta per essersi cacciato nuovamente in un brutto affare, il protagonista – che ora veste i panni di Samuel Shamiso – giunge infine in Israele, dove sembra porre fine alle proprie peregrinazioni. Siragusa scardina il tradizionale motivo del viaggio come recupero delle proprie radici e ricerca dell’identità. Il personaggio del romanzo, infatti, allontanatosi inesorabilmente dalla sua terra d’origine, assiste alla molteplice frammentazione di sé. Marvin Landi, Joe Castiglione, Samuel Shamiso: tre vite, una sola persona.
Sergio Siragusa nasce a Palermo nel 1934. Dopo la laurea in Giurisprudenza decide di dedicarsi allo studio delle pietre preziose. Consegue il diploma di gemmologo ed esercita quest’attività tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove lavora anche come rappresentante di orologi. Da quando è in pensione si dedica a scrivere e a dipingere. “La mia vita incasinata” è il suo romanzo d’esordio.
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lunedì 24 ottobre 2011
Torna in libreria il saggio di Nino Amadore, “La Zona Grigia. Professionisti al servizio della mafia”, 3a ristampa, Ed. La Zisa, pp. 144, euro 10
giovedì 20 ottobre 2011
Gruppo su Inganno Padano ancora invisibile malgrado le scuse di Facebook
Il gruppo ‘Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord’ di F. Bonasera e D. Romano non è stato rimosso, non era visibile a causa di un problema tecnico. È stato ripristinato ed è ora tornato visibile”. Questa la risposta data, via mail, dall’ufficio stampa in Italia di Facebook ai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano in merito alla scomparsa della pagina relativa al gruppo sul loro libro.
Una risposta giunta dopo il coro di proteste levatosi sulla rete, ma non solo, che tuttavia lascia più di un dubbio. Soprattutto perché, a dispetto di quanto sostengono in casa Facebook, il gruppo continua a rimanere inaccessibile. A meno che – cosa davvero improbabile - non si conosca l’indirizzo preciso: http://www.facebook.com/group.php?gid=153925891295348. E, accedendovi, si scopre che sono stati cancellati tutti i contatti di chi vi aveva aderito. Interpellato nuovamente, questa volta l’ufficio stampa del social network ha preferito tacere.
giovedì 13 ottobre 2011
Facebook oscura gruppo su libro contro la Lega
Sparita. Cancellata. Rimossa. All’improvviso, senza nessuna segnalazione preventiva. E’ quanto accaduto alla pagina di Facebook dedicata a “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord”, il libro della casa editrice palermitana La Zisa, scritto dai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano, che, denunciando le contraddizioni della classe dirigente del Carroccio, ha anticipato di un anno le ragioni dell’autocritica fatta recentemente dallo stesso partito.
La pagina, realizzata dagli stessi autori alla fine del 2010 in occasione dell’uscita del volume - la cui prefazione è stata scritta da Furio Colombo - riportava, fino a prima della sua rimozione, foto su eventi che riguardavano la pubblicazione e commenti per nulla offensivi da parte degli iscritti. Vi avevano aderito anche alcune segreterie locali della stessa Lega Nord. Sul social network esiste al momento un’altra pagina sull’argomento, realizzata da alcuni sostenitori, che non è stata toccata. Una copia del libro, nei mesi scorsi, è stata anche recapitata a casa di Umberto Bossi.
lunedì 3 ottobre 2011
Arriva in libreria: Sergio Siragusa, “La mia vita incasinata”, Ed. La Zisa, pp. 240, euro 15,90
Cosa succede se si prova a far fuori un carabiniere ad un posto di blocco? È quanto accade a Matteo Landi, disegnatore pubblicitario di mezza età, che, ricercato per tentato omicidio, inaugura una vorticosa fuga in giro per il mondo con una nuova identità. Divenuto Joe Castiglione, consacra i propri giorni all’imprevedibilità degli eventi, coltivando quotidianamente l’espediente e lasciandosi coinvolgere in una girandola di incontri ed esperienze. Camaleontico e irruento, il novello Joe è abituato ad affrontare tutto con spirito machiavellico e un velo di cinismo. Ma i guai non sono finiti: costretto a cambiare nome una seconda volta per essersi cacciato nuovamente in un brutto affare, il protagonista – che ora veste i panni di Samuel Shamiso – giunge infine in Israele, dove sembra porre fine alle proprie peregrinazioni. Siragusa scardina il tradizionale motivo del viaggio come recupero delle proprie radici e ricerca dell’identità. Il personaggio del romanzo, infatti, allontanatosi inesorabilmente dalla sua terra d’origine, assiste alla molteplice frammentazione di sé. Marvin Landi, Joe Castiglione, Samuel Shamiso: tre vite, una sola persona.
Sergio Siragusa nasce a Palermo nel 1934. Dopo la laurea in Giurisprudenza decide di dedicarsi allo studio delle pietre preziose. Consegue il diploma di gemmologo ed esercita quest’attività tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove lavora anche come rappresentante di orologi. Da quando è in pensione si dedica a scrivere e a dipingere. “La mia vita incasinata” è il suo romanzo d’esordio.
Arriva in libreria, “La casa con i balconi”, Prefazione di Daniela Werth, Ed. La Zisa, pp. 176, euro 14,90
"La casa con i balconi” prima di diventare un libro è stato un desiderio. Un desiderio di riscatto sociale per la famiglia dell’autrice, maturato in un ambiente dove si poteva credere che la linea di demarcazione tra il benessere e la miseria risiedesse nel livello dell’abitazione, nella prospettiva concreta, bassa o alta, dalla quale era consentito guardare alla vita. Adesso è il libro di chi, arrivata a una certa età, si volge all’indietro, non tanto per fare un bilancio bensì per riannodare il presente al passato, per ribadire e ricordarci che le prospettive di un futuro gratificante sono imprescindibili dal grado di cultura acquisito. Un libro che fa emergere i ricordi come l’unico patrimonio che può dare la certezza dell’onestà intellettuale in cui si è svolta un’esistenza. Così nel raccontarci dell’ignoranza, tramandata di padre in figlio ma che nella sua apparente banalità diventa cardine dell’insegnamento di un popolo di rassegnati “Munnu ha statu e munnu è”, mescola continui inviti a una conoscenza “che rende liberi”, richiami al diritto all’istruzione, appelli alla denuncia dei palesi comportamenti devastatori di un popolo per il quale “ la mafia non esiste”. Giuseppina Baldanza, in questo suo ripercorrere la propria esistenza e metterla per iscritto con semplicità e notevole efficacia apre un’immaginaria trattazione con chi leggerà, e siamo certi che alla fine ci sentiremo pervasi da quella grande consapevolezza che è propria di chi ha amato insegnare non soltanto dietro una cattedra.
Giuseppina Iacono Baldanza, è nata e vice ad Agrigento. Ha conseguito l’abilitazione magistrale presse l’istituto “R. Politi” della sua città. Ha iniziato la sua prima esperienza lavorativa in Baviera presso un centro elettronico come perforatrice, traduttrice ed interprete. Nel ’69 ha lasciato il posto di lavoro per dedicarsi definitivamente alla docenza nelle pluriclassi d’inserimento nella regione della Renania. Rientrata in Italia, ha continuato l’insegnamento nella scuola materna fino al suo naturale ritiro in pensione.
venerdì 16 settembre 2011
In libreria il romanzo di Mariano Lanza, “Il tesoro di re Ruggero”, Prefazione di Pasquale Hamel, Ed. La Zisa, pagg. 320, euro 19,50
Mariano Lanza (Marsala, 1961), docente di ruolo di Lingua e Civiltà Inglese nelle scuole superiori, ha pubblicato: “Pagine di vita palermitana” (Palermo, 2000) e “La baronia di Solanto (Palermo, 2011).
giovedì 15 settembre 2011
martedì 6 settembre 2011
“Quando la Chiesa scomunicò il Risorgimento” di Chiara Pane
“L’esempio più notevole che si trovi nella nostra storia del tentativo di far prevalere la concezione della sovranità dello Stato laico contro la ben radicata tradizione confessionale italiana”. Così Vittorio Gorresio sintetizza dalle pagine del suo libro, Risorgimento scomunicato (La Zisa, pp. 200, euro 16,90), l’azione portata avanti dai politici del Risorgimento, che, in un’Italia in odor di unità, promossero in maniera risoluta una legislazione d’impronta laica e liberale, in grado di togliere privilegi a una Chiesa fino ad allora intoccabile e lasciata libera di spadroneggiare indisturbata. Un’azione lenta ma coraggiosa, che ebbe il merito di modernizzare una nazione prigioniera di un clero reazionario e dalla vita facile, portandola in tal modo sullo stesso livello di altri stati europei senza per questo scristianizzarla. Il modenese Gorresio, preziosa penna di molte testate, tra cui Il Messaggero, Risorgimento liberale e La Stampa, annota i fatti analizzandoli da diverse prospettive e corredandoli d’innumerevoli aneddoti, documenti e carteggi, che conferiscono allo scritto una vivacità e un gusto del tutto godibili. Il volume, pubblicato per la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, viene riproposto proprio mentre ricorrono i 150 anni dell’Unità d’Italia, impreziosito dalla puntuale prefazione di Gianni Vattimo.
L’analisi assume come punto di partenza il 1850, data in cui si dà inizio alla discussione della legge Siccardi nel quadro legislativo del Parlamento subalpino, in seguito esteso al Regno d’Italia. I legislatori proponenti miravano ad abolire il foro ecclesiastico, la manomorta, il diritto d’asilo e la possibilità per la Chiesa e gli enti ecclesiastici di acquisire la proprietà di beni immobili senza l’autorizzazione del governo. Inoltre, sempre in quel frangente, si avviava una discussione sulla necessità di regolare il contratto di matrimonio nelle sue relazioni con la legge civile. Fin qui i fatti, seguiti dai pareri, favorevoli o contrari, delle più autorevoli voci della politica dell’epoca: Vittorio Emanuele II in primis, Cavour, D’Azeglio, Balbo, Revel e così via. Immediata esordisce l’attività sovversiva e demonizzatrice che la Chiesa conduce contro la determinazione emancipatrice dello Stato. I documenti riportati da Gorresio testimoniano la presenza di un clero agguerrito, pronto a qualsiasi tipo di gesto eversivo e dinamitardo pur di difendere i privilegi e il potere che lo Stato s’era deciso a sottrargli. La rivalsa si serviva di tutti gli strumenti spirituali che il clero aveva a disposizione e il cui uso distorto e ricattatorio veniva promosso dall’alto, dallo scranno di San Pietro. Da un lato il clero si rifiutava di celebrare messe e festività arrivando a scomunicare a divinis e a sospendere quei preti che, invece, si dimostravano concilianti, dall’altro il governo processava, arrestava e confinava vescovi e cardinali. Ogni tentativo di trattativa era inconciliabile con le intenzioni delle due parti, cosicché il braccio di ferro divenne sempre più aspro.
Sebbene il clima fosse ogni giorno più acceso e ingestibile, il governo fronteggiò la Santa Sede con rigore e intransigenza, come afferma l’autore:
Appare perciò chiaro pur tra la serie degli errori e delle intemperanze, che una sola restava la strada da seguire da parte dei governi liberali: coraggio e audacia, spregiudicatezza portata fino al segno da poter essere confusa con la mancanza di scrupoli. In mancanza di simili espedienti l’unificazione dell’Italia, da compiersi a dispetto della Santa Sede e di un clero che si manifestò quasi sempre retrivo, non sarebbe mai stata realizzata. Fortuna che quel coraggio e quell’audacia non mancarono.
Uno degli aspetti più curiosi e interessanti dell’opera di Gorresio è proprio il racconto dettagliatamente documentato di tutte le azioni eversive portate avanti da un clero ribelle, che, malgrado numerosi tentativi di rappel à l’ordre da parte delle istituzioni, si dimostrò “di gran lunga più temibile che un esercito austriaco”. E così veniamo a sapere che l’arcivescovo Fransoni, ad esempio, si rifiutò di somministrare i sacramenti al morente ministro Pietro Derossi di Santarosa, uno dei fautori della legge per l’abolizione del foro ecclesiastico, poiché questi, in punto di morte, non aveva ritrattato il proprio operato e non s’era dimostrato pentito. Fransoni fu così denunciato per abusi e arrestato. Sempre a proposito di morti celebri, ecco i toni con cui il giornale Civiltà Cattolica riporta la notizia del decesso di Cavour, il 6 giugno del 1861: “Il Conte di Cavour è ora giudicato da Dio. Gli auguriamo di cuore che negli ultimi istanti di sua vita egli abbia impetrato da Dio nell’altro mondo un giudizio più degno di quello che in questo di lui darà la storia”. Non son certo parole che trasudano perdono o misericordia. La confisca dei beni toccò invece al clero napoletano, quando, compatto, si rifiutò di intervenire alla cerimonia in onore di re Vittorio Emanuele II che si recava a venerare S. Gennaro.
L’arma più grottesca che il clero decise di impugnare per aizzare lo scontro fu quello della “sacra jettatura”. A questo argomento Gorresio dedica un’ampia sezione, certamente la più pittoresca del testo. Si tratta di una pratica mediante la quale gli ecclesiastici dell’epoca interpretavano le punizioni divine contro i patrioti del Risorgimento. Accantonata la suggestione dei “miracoli provati” (ad esempio quello della Madonna che muove gli occhi), infatti, la Chiesa optò per uno strumento psicologicamente più sottile e dal grande potenziale terrorizzante, che seguiva il principio sibillino per cui “chi attacca la Chiesa finisce male”. Uno dei più noti profeti di sventure fu Don Bosco, proclamato beato nel 2002. Nel 1854, nei giorni in cui in Parlamento si presentava il disegno di legge per la soppressione dei conventi, Don Bosco scriveva al re raccontandogli dei brutti sogni che aveva fatto e che coinvolgevano la corte. Dopo qualche giorno morirono la regina madre e Maria Adelaide, moglie di Vittorio Emanuele, sicché la discussione venne interrotta per lutto. E per paura, probabilmente. Gli avvertimenti di malaugurio e l’interpretazione distorta non tardavano ad arrivare in nessuna occasione, si trattasse di guerre, malattie o catastrofi naturali. Persino il papa non disdegnava la pratica, tanto che arrivò a dichiarare preferibile la morte dei bambini piuttosto che la loro crescita in seno a un’educazione liberale.
È chiaro che questa corrosiva gara di maledizioni avesse un forte impatto sulla popolazione e sull’intellighenzia dell’epoca, come accortamente registra Gorresio: si costituì la “Società dei liberi pensatori” e, dopo poco, la “Società primaria per gli interessi cattolici”, preti e frati venivano insultati e percossi per le strade, ogni giorno in tutta Italia si mettevano in scena rappresentazioni teatrali che raccontavano vizi e nefandezze del clero. Lo stesso Garibaldi fu autore di alcune opere letterarie antiecclesiastiche e denigratorie del Papato: pensava, in questo modo, di contribuire alla causa della patria, come sostenne Carducci, “Garibaldi ha fatto tutto per l’Italia, anche i versi”.
L’attualità dell’opera di Gorresio risiede nell’aver risalito la corrente e aver analizzato a fondo le dinamiche di un periodo storico estremamente complesso, che ha prodotto, come scrive l’autore a inizio saggio, intere generazioni dannate e scomunicate. Una frase della prefazione di Vattimo basti a farci contestualizzare e capire la modernità di Risorgimento scomunicato: “Se la Chiesa si riduce, oggi, a una multinazionale di cui si può parlare esaurientemente in termini di potere, ciò è anche il risultato dell’uso – simoniaco, possiamo dire – che essa stessa ha fatto dei suoi strumenti spirituali.”
Il libro: Vittorio Gorresio, RISORGIMENTO SCOMUNICATO, Prefazione di Gianni Vattimo, pp. 200, euro 16,90 (ISBN 9788895709895)
Pubblicato la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, Risorgimento scomunicato raccoglie gli scritti di Vittorio Gorresio per Il Mondo, una serie storica di articoli dal titolo Processo al clero dopoil ‘60. Storico appassionato, intransigente documentatore, Gorresio traccia una puntuale e puntigliosa ricostruzione delle origini dei contrastati rapporti tra Stato e Chiesa che resero tanto drammatico il Risorgimento. La descrizione dell’intransigentismo clericale rispetto alla progressiva laicizzazione dello Stato italiano ci è fornita dall’autore attraverso la meticolosa raccolta di missive tra membri del governo ed esponenti del clero, cui si aggiungono le dettagliate ricostruzioni degli episodi salienti e del profilo dei personaggi che di questo travagliato periodo storico si resero protagonisti. Vengono descritte, in sequenza, le vicende di una Chiesa, scomunicante e punitiva, addirittura iettatoria, di là dalla trasformazione che, negli anni a seguire, la renderà refrattaria, incapace di stare al passo con la storia, cioè con l’evoluzione della coscienza morale e politica dei cittadini laici.
Vittorio Gorresio, giornalista, scrittore e saggista nacque a Modena da famiglia piemontese il 18 luglio 1910. Inviato speciale e corrispondente di guerra per Il Messaggero di Roma, fu tra i più efficaci espositori del dramma del dopoguerra sulle colonne della testata Risorgimento Liberale, quotidiano diretto da Mario Pannunzio col quale collaborò anche per il settimanale politico Il Mondo. Firma prestigiosa anche de L’Europeo di Arrigo Benedetti, Gorresio scrisse una decina di saggi storici ottenendo importanti riconoscimenti giornalistici e premi. Nel 1980 l’autobiografia La vita ingenua gli valse il Premio Strega. Lavorò fino a poco prima della sua morte, nel 1982, curando la rubrica “Taccuino” per il quotidiano La Stampa.
Davide Romano - Resp. Ufficio stampa "Edizioni La Zisa"
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lunedì 5 settembre 2011
Arriva in libreria l'opera di Fabio Comisi, "Al solito posto", Edizioni la Zisa, pp. 64, euro 8, (ISBN: 978-88-95709-94-9)
Fabio Comisi nasce a Catania. Trascorre un’infanzia felice fino ai 13 anni allevato da una zia di nome Agata Di Bella, alla sua morte ritorna a vivere con i genitori, trascorrendo una felice giovinezza. Si diploma nell’anno 1982 all’Istituto Classico “Nicola Spedalieri” di Catania e dopo si iscrive all’Università di Roma “La Sapienza,” laureandosi nel 1988 in Scienze Politiche indirizzo Internazionale. L’anno successivo ritorna a Catania e lavora nel sociale. Appassionato di archeologia, storia, letteratura di vario genere e di film d’autore. Ha partecipato per vari anni proponendo delle favole al premio letterario “H.C. Anderson” di Sestri Levante (Genova). Il romanzo Al Solito Posto è la sua prima opera.
mercoledì 20 luglio 2011
domenica 17 luglio 2011
In libreria: Giuseppe Cusumano, “La terza banca”, La Zisa, pp. 248, € 16,00
Un’inattesa promozione a direttore d’agenzia e l’incarico di mettere in piedi la terza banca in un paesino sperduto dell’entroterra siciliano. Da qui prendono le mosse le vicende del protagonista, il quale, nonostante le difficoltà iniziali, riesce a creare un gruppo di lavoro affiatato e ad inserirsi gradualmente nella piccola comunità, divenendone, negli anni, un punto di riferimento, quasi un’istituzione. Il poliedrico direttore, sempre irreprensibile e straordinariamente umano, conquista la fiducia della gente del paese: di ciascuno conosce segreti – non solo quelli economici –, debolezze e oscure faccende in cui resta inevitabilmente invischiato. La banca diventa, quindi, un alveare di racconti ed esperienze, un vivaio di aneddoti divertenti. Il tutto mentre si delineano i contorni di un amore intenso ma difficile… Fino a quando una lettera interromperà la quotidianità rassicurante che il protagonista si era costruito: un bivio di fronte al quale metterà in discussione sentimenti, bisogni e ambizioni personali.
Giuseppe Cusumano nasce a Contarina (Ro) nel 1968 e all’età di sette anni si trasferisce a Ragusa. Terminati gli studi, dal 1994 lavora in banca. Negli anni ha coltivato una passione radicata per la Sicilia e la letteratura, cui si dedica anche scrivendo poesie. Questo è il suo primo romanzo.
venerdì 15 luglio 2011
Presto in libreria il romanzo di Silvano Baldi, “Bisex and the city”, La Zisa, pp. 136, euro 9,90 (978-88-95709-97-0)
Silvano Baldi vive a Palermo, dove lavora come assistente amministrativo all’Istituto comprensivo “Renato Guttuso”. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Nel vico degli strami”. Con “Bisex and the city” esordisce come narratore.
martedì 12 luglio 2011
Teodoro Balma e il suo «romanzo» sui Valdesi
Di Angela Castiglione (Riforma • numero 23 • 10 giugno 2011• pagina 9 • sez. cultura)
Il l3 maggio a Catania, in una delle più belle sale della Facoltà di Lettere e Filosofia (ex Monastero dei benedettini), si è tenuto un incontro pubblico per la presentazione del libro di Teodoro Balma «Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi», recentemente riedito* grazie all’impegno del pastore Italo Pons. Il convegno è stato introdotto dalla pastora di Catania Laura Testa, che si è soffermata, prendendo spunto dal «romanzo» di Balma, sull’unicità della storia valdese e di un popolo che, pur aderendo alla Riforma, non si è lasciato fagocitare da essa, ma vi ha contribuito in maniera autonoma e del tutto originale.
Il primo relatore, Antonio Di Grado (ordinario di Letteratura italiana all’Università di Catania), ha curato la prefazione del volume tracciando un profilo, essenzialmente culturale, della presenza valdese-protestante la Sicilia e a Catania, città prima aperta alle istanze più progressiste e poi impermeabile e refrattaria a qualsiasi palingenesi.
Proprio qui Alma dal 1933 al 1946 svolge la sua attività pastorale, e non solo quella. Come ha messo in evidenza Di Grado, durante gli anni trascorsi in Sicilia, il pastore venuto dalle Valli dibatte sulla necessità di un «romanzo protestante» in Italia e ne propugna la realizzazione.
Roberto Osculati – ordinario di Storia del Cristianesimo all’Università di Catania – ha poi lanciato una serie di provocazioni alle Chiese cristiane, in particolare a quelle più conservatrici, invitandole a una maggiore diffusione della conoscenza della Bibbia, a una maggiore sobrietà e aderenza al Cristianesimo delle origini, alla capacità di rinnovare le proprie forme.
L’ultimo relatore, il pastore Italo Pons, curatore del libro, ha delineato (con un preciso e costante riferimento alle fonti) la figura di Balma, personaggio ricco di contraddizioni, dalla personalità inquieta e irrequieta, dai molteplici interessi, alcuni dei quali (ricerca storica e pubblicistica) coltivati proprio negli anni catanesi, quando consegue una seconda laurea in Lettere. Senza voler entrare nel merito dei rapporti complessi e spesso travagliati di Balma con la Chiesa valdese, e concentrandoci sulla sua attività di scrittore, è certo che chi legga la sua storia dei Valdesi abbia l’impressione di trovarsi di fronte a un vero e proprio «romanzo» che narra l’epopea di un popolo e, quasi, ne crea la mitologia.
Questa iniziativa non ha voluto essere solo un omaggio a Balma, ma un modo per rimarcare l’importanza della presenza di chiese protestanti in una città, Catania, in cui il momento annuale di maggior rilievo è rappresentato dalla celebrazione di un idolo (Agata) da parte di masse più o meno ignare e da parte di uno strano intruglio di gerarchie cattolico-romane, cosche mafiose e forze politiche.
La trasformazione culturale di questa città non può che passare da una reale conversione di fede. Cultura e fede protestante camminano assieme e, senza la seconda, la prima resta relegata a piccoli gruppi «illuminati».
* Teodoro Balma, «Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi», a cura di Italo Pons, prefazione di Antonio Di Grado, con una nota di Maurizio Rizza, Edizioni La Zisa, Palermo 2010, pp. 256, euro 16
lunedì 4 luglio 2011
“Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Lega Nord (etc.)" di Chiara Pane
Recensione del volume di Fabio Bonasera e Davide Romano, “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, Edizioni La Zisa, pp. 176, euro 14,90, 2° ristampa
Negli ultimi anni la Lega Nord ha registrato una considerevole crescita dei consensi, spopolando nelle varie tornate elettorali e arrivando persino a essere il primo partito in regioni come il Veneto, dove il 35 per cento dei votanti ha scelto il verde Sole delle Alpi, che, al momento, pare non temere eclissi. La vetrina del partito fondato dal Senatùr è variopinta: tutti ne conoscono i protagonisti quasi mai moderati, gli slogan chiassosi, le idee portanti e la simbologia eccessiva, che campeggiano su giornali, tv e siti internet. Ma quali sono le sue zone d’ombra? Quali le dinamiche non proprio cristalline, i paradossi torbidi, i retroscena talvolta inquietanti di chi da anni è ormai saldamente strutturato alla guida del paese? Da questi interrogativi nasce Inganno padano. La vera storia della Lega Nord, di Fabio Bonasera e Davide Romano (La Zisa, 176 pagine, 14,90 euro). Secondo la tesi degli autori, entrambi giornalisti, non si tratta sic et simpliciter dell’ennesimo esempio di politica italiana che non brilla per coerenza, virtù e integrità morale. Nel caso della Lega Nord la questione è più complessa, e merita pertanto di essere sviscerata e analizzata a fondo.
Partendo dalla preziosa prefazione di Furio Colombo – che centra immediatamente uno dei grandi e attuali paradossi italiani, “Un partito secessionista al governo è un fatto unico” – il libro si serve di documenti e interviste per ricostruire la storia del Caroccio, dagli inizi fino ai giorni nostri. Illuminanti le testimonianze di chi nella Lega ha militato per anni, riconoscendosi negli ideali e nei programmi sbandierati dal primo Bossi, per poi restare inevitabilmente deluso dalle contraddizioni e dal tradimento sistematico di tutti quei valori di cui all’inizio il partito si fregiava. Le parole di Gianfranco Biolzi, Fabrizio Comencini ed Ettore Beggiato – tutti “delusi” ex leghisti, cacciati o allontanatisi volontariamente – svelano molti aspetti del grande inganno, alla base del quale c’è lo strano status del partito, e cioè quello di essere al contempo Lega di lotta e Lega di governo, Lega che urla “Roma ladrona” e che allo stesso tempo siede gli scranni del Parlamento, percependo per questo più che lauti stipendi e godendo di tutti i privilegi che derivano dalla diretta gestione del potere. Quella Lega il cui leader, Umberto Bossi, offende più volte pubblicamente il tricolore – e per questo viene condannato per reato di vilipendio alla bandiera italiana –, ideologizza i propri programmi nel fantomatico tormentone della secessione e malgrado ciò dal ’94 giura fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica italiana, che, vale la pena di ricordarlo, è una e indivisibile.
A ogni pagina si scopre un passo della danza trasformista della Lega, che con toni eclatanti, propri del suo stile, attraversa obliquamente lo scenario politico, afferma di tutto e dopo un secondo fa l’esatto contrario, lancia accuse violente agli stessi personaggi politici con cui stringe coalizioni necessarie. Come nel caso del controverso rapporto con Berlusconi, prima alleato durante il primo governo nel ’94, in seguito vittima del celebre ribaltone – cui seguono le accuse di collusione con la mafia dalle pagine del quotidiano La Padania, – e infine nuovamente alleato, non certo per affinità ideologiche e di programmi, quanto per la solita, imperante logica del do ut des: Bossi assicura l’appoggio del suo partito e Berlusconi ripiana i debiti di una Lega, è il caso di dirlo, al verde, che vede minacciata la sopravvivenza dei propri media (giornali, tv, radio e affini) e non può permettersi l’acquisto di alcuni prestigiosi palazzi da utilizzare come sedi di partito. Il tempo per restituirsi i favori, poi, c’è sempre: nel 1998 la Lega vota compatta contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Cesare Previti – tradendo così anni di politica giustizialista – e in seguito Forza Italia ricambia votando contro l’autorizzazione a procedere per il Senatùr, cui viene contestato il reato di istigazione a delinquere per affermazioni contro An durante un comizio. Le dinamiche permangono uguali tuttora, in nome di un potere che, bene o male, permette di accontentare tutti: e così se Bossi fa la voce grossa, il Cavaliere apporta qualche modifica ai programmi per non urtarlo troppo e assicurarsi così il sostegno soprattutto in fatto di temi legati alla giustizia, e i leghisti dal canto loro, sebbene dalle valli padane annuncino battaglie a periodi alterni, una volta giunti a Roma accettano parecchi compromessi per portare a casa il tanto declamato federalismo.
Nell’accurata ricostruzione dei due autori siciliani, quindi, il partito delle Camicie Verdi ha assunto tutte le brutture e i vizi che contestava alla Prima Repubblica. In fatto di nepotismo, ad esempio, i leghisti non sono secondi a nessuno, sebbene inizialmente si proclamassero rivoluzionari (non va dimenticato che Bossi viene politicamente svezzato dal Partito di unità proletaria per il comunismo, mentre Maroni esordisce da “compagno” nelle file di Democrazia Proletaria) rispetto a certe logiche. Dunque, eccolo lì, il Trota, bocciato all’esame di maturità per ben tre volte: il curioso caso di un genio incompreso da tutti tranne che da papà Umberto. Il quale, invece di procurare al figlio dei libri semplici, “ad usum Troti” insomma, fa ricorso al Tar e lancia una campagna di demonizzazione contro gli insegnanti del Sud, colpevoli di martoriare gli studenti del Nord, dimenticando per un attimo di essere sposato con Manuela Marrone, maestra di origini siciliane. Il talento (ben nascosto) di Renzo Bossi viene infine premiato, e il Trota a 21 anni e 6 mesi diventa il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia: un incarico prestigioso e ben remunerato, degno del curriculum dell’ultimo arrivato a bordo del Carroccio. Ma anche il resto della dinastia Bossi si è istituzionalizzata: Franco e Riccardo Bossi, fratello e figlio primogenito del Senatùr, sono portaborse rispettivamente degli europarlamentari leghisti Matteo Salvini e Francesco Speroni, con uno stipendio che si aggira attorno ai dodicimila euro. Infine, per citare un ulteriore caso di clientelismo leghista, già certificato da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne La Casta, e approfondito da Bonasera e Romano, va segnalato lo scambio di coppia – professionale, s’intende – operato nel 2001 da Maurizio Balocchi e Edouard Ballaman, all’epoca rispettivamente sottosegretario agli Interni e questore della Camera. I due, infatti, ordiscono un giochetto familiare semplice: il primo, Balocchi, coopta come collaboratrice Tiziana Vivian, ai tempi moglie di Ballaman, mentre quest’ultimo dopo pochi giorni assume a Montecitorio Laura Pace, compagna di Balocchi. Mogli e buoi…
L’impalcatura dell’inganno padano, come si evince dal volume, è complessa e ben costruita, frutto di un paziente e lungo lavoro da parte di tutti i membri. Gli intenti moralizzatori dei bossiani che additavano gli sprechi di “Roma ladrona” e accusavano gli altri di usare impropriamente il denaro pubblico per assecondare interessi, privilegi e vezzi propri, crollano impietosamente di fronte a quanto documentato nelle pagine del libro, dove vengono sciorinati esempi di “Quello che un leghista coerente non dovrebbe fare”. Così apprendiamo che è buona abitudine da parte di parecchi neosindaci della Lega (ne sono un esempio quelli di San Donà di Piave, Asolo, Bussolengo e Cornuda) aumentarsi o addirittura raddoppiarsi lo stipendio non appena s’insedia la propria giunta. Per non parlare della passione per il vetro di Murano coltivata da Francesca Zaccariotto, presidente della provincia di Venezia e sindaco di San Donà di Piave, passione che la spinge a spendere 27mila euro versati dai contribuenti per due lampadari da piazzare nelle sue due sedi di lavoro. E anche quando i propositi sono buoni, i risultati hanno risvolti grotteschi: il già citato Ballaman, presidente del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, nell’aprile 2010 adotta l’oculata decisione di rinunciare all’auto blu e all’autista, facendo risparmiare, all’apparenza, un po’ di denaro pubblico. Tuttavia, la Regione non solo gli elargisce 1.740 euro al mese per il noleggio di un’auto privata, ma riserva un rimborso di 3.210 euro mensili a tutti i consiglieri provinciali privi di autista. Peccato, le premesse per dare un buon esempio c’erano tutte. Ma, come sostengono i due autori, “La verità è che i tagli, alla Lega Nord, piacciono quando non riguardano il proprio portafogli”, e difatti, in barba alla crisi economica in cui versa il nostro Paese, Bossi e i suoi appoggiano la creazione di un quarto ministero per il federalismo – oltre a quello delle Riforme per il federalismo di Bossi, della Semplificazione normativa di Calderoli e degli Affari regionali di Fitto –, da affidare ad Aldo Brancher, che il 18 giugno 2010 diventa ministro per l’Attuazione del federalismo. Due giorni dopo, il 20 giugno, il Senatùr dal palco del raduno di Pontida precisa: “C’è un solo ministro per il federalismo e sono io”. Evidentemente, quello dei leghisti è solo un modo per combattere attivamente la disoccupazione.
E a proposito di federalismo, ancora una volta accorta e caustica è la critica degli autori, i quali, oltre ad analizzare la retorica che ruota intorno al più ambito obbiettivo dei leghisti protetti dall’ala del Cavaliere, analizzano i motivi per cui negli ultimi dieci anni, sette dei quali al governo, non si sia arrivati ad attuare quello che un tempo veniva chiamato devolution. Emerge dall’inchiesta che si tratta di un meccanismo estremamente complesso e delicato da far funzionare, peraltro con venti Regioni all’appello e, soprattutto, con una copertura finanziaria assolutamente inadeguata. E anche se Bossi tutto questo lo sa benissimo, il suo atteggiamento pubblico è quello di far credere che le colpe e le inefficienze sono sempre altrui: tale stasi perpetua la legittimazione del ruolo della Lega in seno alla politica italiana e permette al Senatùr di avere sempre l’ultima parola su tutto. Con buona pace degli elettori fedeli e federalisti.
Molti altri sono i temi trattati nel volume, che registra una seconda ristampa dopo appena una settimana dalla pubblicazione. La fenomenologia leghista riserva lati oscuri e scheletri nell’armadio volutamente taciuti in nome di una discontinua moderazione che si confà a un partito al governo. Nulla sfugge ai due navigati giornalisti: la pericolosa persecuzione dell’alterità – l’infestante slogan “tolleranza zero” ne è la quintessenza – che si declina nella xenofobia, nell’omofobia, nell’antimeridionalismo e nella lotta all’immigrazione, con la conseguente e non troppo velata convinzione che la “razza padana” sia la migliore; l’allarmante vicinanza di alcuni esponenti leghisti con il movimento lefebvriano che, com’è noto, è risoluto negazionista della Shoa; la simpatia di soggetti come Mario Borghezio nei confronti di vari gruppi dell’estrema destra extraparlamentare europea in odor di fascismi; l’imbarazzante pochezza politica di certuni, come Roberto Calderoli – l’uomo dal guardaroba irrispettoso che afferma “Sì ai campanili, no ai minareti” –, che il 15 marzo 2006 su Canale 5 senza mezzi termini definisce una “porcata” la legge elettorale da lui stesso firmata; le innumerevoli uscite infelici di Bossi e dei suoi accoliti durante le carnascialesche manifestazioni leghiste, in cui tanti, troppi di questi individui appaiono come la caricatura d’un cancro politico. Eppure ci governano e intascano i nostri soldi: il bel Paese è anche questo. Per ciò è importante leggere Inganno padano, un prezioso e dettagliato documento molto più che dietrologo sulla Lega Nord, che ne svela aspetti ignoti e ne ribadisce e approfondisce altri noti, frutto di un accurato studio da parte di Bonasera e Romano, che dalle pagine del volume sembrano sussurrare ai loro lettori “Poi non dite che non ve l’avevamo detto”.
venerdì 1 luglio 2011
Arriva in libreria: Michele Barbera, “Esame incrociato”, Edizioni La Zisa, pagg. 464, € 19,50 (Collana: La linea gialla 1)
Michele Barbera è nato a Castelvetrano (TP) nel 1969, fa l'avvocato e collabora con diversi periodici e siti web con i suoi racconti noir, gialli e horror. Nel 2009 ha pubblicato “Neri di Sicilia” e nel 2011 ha vinto il premio nazionale NeroBrand con il racconto In punto di morte. Sempre nel 2011, il giallo “Qualcosa di importante” è stato pubblicato in un’antologia edita da Mondadori e dedicata alle investigazioni dell’Arma dei Carabinieri.
mercoledì 22 giugno 2011
Palermo 24 giugno, Si presenta il poliziesco di Rosario U. Andreanò “Coraggio di coscienza” (Ed. La Zisa)
Il libro: Rosario U. Andreanò, “Coraggio di coscienza”, Ed. La Zisa, pagg. 208, euro 16 (ISBN: 978-88-95709-91-8)
L’ispettore Umberto Andrani muore in circostanze misteriose precipitando con la propria auto dal viadotto di una strada provinciale vicino Palermo. Il vicecommissario Fornari intuisce che la sua morte non è da ascrivere ad un banale incidente, probabilmente è legata a misteriosi motivi che fanno capo all’ultima indagine seguita dal collega.
Gli eventi si succedono con un ritmo incalzante coinvolgendo anche altri settori della Polizia. L’inchiesta comincia a svelare i suoi veri contorni, abbandonando la provincia palermitana, verso circostanze che comprometteranno, in breve tempo, la sicurezza nazionale.
Coraggio di coscienza è un appassionante romanzo poliziesco caratterizzato da un mosaico narrativo verosimile che seduce il lettore fornendogli, in ciascun capitolo e in maniera dettagliata, gli indizi necessari a renderlo protagonista dell’investigazione. Andreanò ci regala un’opera prima nella quale, con abilità e misura, riesce a miscelare elementi che si confondono e ci preoccupano per accertare una verità ostacolata e deviata, per proteggere ciò che, forse, potrebbe realmente accadere.
Rosario U. Andreanò nasce a Milano nel 1966. Vive a Palermo. Lavora come impiegato regionale, è sposato con la ballerina e coreografa Candida Amato, è padre di due figlie. Sin da ragazzo coltiva la passione per la scrittura che, negli anni seguenti, coniuga con l’interesse per il teatro e la musica classica, per la storia dell’arte e l’archeologia. Dopo avere scritto piccoli racconti inediti, destinati a una ristretta cerchia d’amici, nel 2010 porta finalmente a compimento la stesura del suo primo thriller poliziesco Coraggio di coscienza.
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mercoledì 15 giugno 2011
Palermo 17 giugno, Presentazione del volume di Maria Bellipanni Lima, “Tre luoghi, tre storie”, Ed. La Zisa
Verrà presentato venerdì 17 giugno 2011, alle ore 16, presso la Sala Rossa dell’Assemblea Regionale Siciliana, in piazza del Parlamento 1, a Palermo, il volume di racconti di Maria Bellipanni Lima, “Tre luoghi, tre storie” (Ed. La Zisa). Interverranno: on. Francesco Cascio (Presidente dell’ARS), on. Salvatore Iacolino (Parlamentare europeo), Marina Finettino (editor), Davide Romano (giornalista). Sarà presente l’autrice.
Il Libro: Maria Bellipanni Lima, “Tre luoghi, tre storie”, racconti, Ed. La Zisa, pp. 144, euro 9,90
Le vite della piccola Maria Concetta, del tenace Filippo e dell’appassionato Beppe scorrono sullo sfondo di tre diverse località siciliane: Ustica, Cefalù e Lampedusa. Nella piccola isola c’è Maria Concetta, una bambina piena di entusiasmo nonostante il suo papà non sia mai tornato dalla guerra. Vive con la madre e i due fratelli, ma la sua curiosità va oltre il mare, avvicinandosi col cuore ai problemi che in una piccola comunità sconosceva. Ad aprirle gli occhi è padre Antonio, che le indica la strada per diventare padrona delle idee che il fascismo voleva opprimere. A Cefalù vive invece Filippo che alla morte dei genitori viene accolto in seminario. Il giovane si innamora di Domenica, con cui mette su famiglia: è un matrimonio dai sentimenti veri, coronato dalla nascita di quattro figli. La vita dà tanto a Filippo, ma gli toglie la salute. E lo fa quando la moglie dà alla luce il loro ultimo figlio, che somiglia come una goccia d’acqua a lui. Nel bambino che cresce, tutti rivedono quel ragazzo pieno di valori che era il padre. Diventato adulto, il figlio minore di Filippo va in America, dalla quale torna carico di esperienze. È Lampedusa, invece, ad accogliere Beppe, che nell’isola per una battuta di pesca, si ritrova per caso a svolgere l’attività per la quale ha studiato tutta la vita, quella di medico.
Maria Bellipanni Lima è nata a Palermo nel 1954. Scopre la passione per la scrittura già in terza elementare, quando vince un concorso nazionale. Dopo la maturità classica si laurea in Scienze biologiche e lavora nel mondo della formazione. È alla sua prima pubblicazione.
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martedì 7 giugno 2011
Gli orchi tra noi
CHI sono i pedofili? Che vita conducono? Quali giustificazioni adducono quando ven¬gono scoperti, arrestati e processati? Sono catalogabili in un'unica tipologia o ciascuno di loro ha volto, storia, orientamenti sessuali differenti? Massimiliano Frassi - che è presi¬dente dell'associazione "Prometeo" dedicata proprio all'infanzia violata - in questo suo Il libro nero della pedofilia prova a fornire un'alfabetizzazione elementare sul tema: per offrire dati statistici, ipotesi interpretative, prospettive di intervento. Ma anche per sfatare pregiudizi («secondo la Cassazione, la pedofilia di per sé non esclude né attenua capacità di intendere e di volere, quindi non è da considerarsi una malattia mentale») e per smontare coperture istituzionali (in cui la chiesa cattolica si è dimostrata molto abile, ma non in esclusiva: vengono riportate testimonianze riguardanti i Testimoni di Geova, gli Amish nonché varie sette più o meno "sataniche", la cui omertà a proposito di abusi rituali è scontata).
Leggere libri come questo non è piacevole. Vengono evocati casi di un'efferatezza che supera le capacità d'immaginazione di un lettore medio. Se non si ha il gusto dell'orrido, l'unica motivazione adeguata è voler impegnarsi - come suggerisce nella intensa prefazione il magistrato palermitano Alessia Sinatra - a lavorare su una tragedia dalla «dimensione culturale, sociale e politica».
Massimiliano Frassi, “Il libro nero della pedofilia”, Prefazione di Alessia Sinatra, pp. 144, euro 12,00
mercoledì 1 giugno 2011
OSSERVATORIO A SUD SULLA LEGA NORD
PARTITO di lotta e, nello stesso tempo, di governo. Grazie a quest' ambiguità di fondo, la Lega Nord ha costruito la sua fortuna politica, non senza una buona dose di furbizia e populismo. Ma ci sono altri aspetti che stanno alla base del potere del partito politico fondato da Umberto Bossi nel 1989: zone d' ombra su cui riflettono Fabio Bonasera e Davide Romano, nel libro Inganno padano. La vera storia della Lega Nord ", un' inchiesta che svela le trame nascoste che avrebbero dato vita al Carroccio, facendone poi un partito consolidato nelle istituzioni. Già nella premessa gli evidenziano la natura anticostituzionale che sta all' origine del partito leghista. Il primo articolo dello statuto lo dice chiaro e tondo: «Il Movimento politico denominato Lega Nord ha per finalità il conseguimento dell' indipendenza della Padania e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana». Queste basi sarebbero già sufficienti a mettere fuori legge le "camice verdi": qualunque movimento politico miri alla creazione di uno Stato autonomo all' interno della Repubblica italiana, dovrebbe essere perseguito penalmente. Il libro, che vanta la prefazione di Furio Colombo, ricostruisce tutta la storia leghista, dalle origini militanti di movimento di lotta alla sua consacrazione di partito di governo, raccogliendo le testimonianze scomode di chi, deluso, ha lasciato il Carroccio dopo la sua metamorfosi istituzionale.