Da Hopper a Kinkade alla scoperta della tradizione pittorica americana, o al seguito delle truppe americane nel pantano mediorientale, l’America del rap, della Gilded Age o dei Padri Fondatori in tenuta da massoni mentre edificano la nuova nazione, non può che affascinare e trascinare ancora oggi.
La casa editrice La Zisa nasce nel 1988 a Palermo e in breve tempo si afferma nel settore dell'editoria di qualità proponendo classici ormai dimenticati e nuovi autori di talento.
lunedì 29 giugno 2020
martedì 23 giugno 2020
Arriva in libreria un altro libro di Massimo Boscarino, “Piacevoli contraddizioni. Romanzo”, Edizioni La Zisa, pp. 230, euro 13,90
Piacevoli contraddizioni continua
il percorso tormentato e rigenerante di Elia, protagonista dell’ultimo scritto
di Massimo Boscarino, Le
fermate del piacere. Dentro una terra di “sicilitudine” in lotta
costante con la sicilianità sepolta in radici profonde e a volte costretta da
una morsa di variopinti impulsi popolari, Elia cresce, rinnova il suo essere
incoerente, agisce ed esorcizza il dolore, dentro una cornice di personaggi,
deliziosamente interpreti del più ricco panorama delle azioni umane, all’ombra
di un maestoso “millicucco”.
MASSIMO BOSCARINO, nasce a Comiso nel 1966. Vive a Ragusa. Noto massaggiatore
olistico e scrittore, l’autore riesce, attraverso le sue storie, a tratti
immaginarie e fantastiche, a trascinare il lettore in profonde riflessioni
esistenziali e spirituali. Le Piacevoli contraddizioni qui raccolte, sono precedute da tre opere: La mia e la tua
guarigione, Dissensi Edizioni, maggio 2016 (tradotta in inglese); La fine o
l’inizio Esseno, Edizioni Creativa, novembre 2016 (tradotta in inglese); Le fermate del
piacere, Edizioni La Zisa, maggio 2019.
venerdì 19 giugno 2020
Presentazione con degustazione di specialità russe. A Palermo sabato 4 luglio si presenta il ricettario di Tatiana Kalinina “Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”, Edizioni La Zisa
Presentazione con degustazione di specialità russe, sabato 4 luglio, alle
ore 17,00, presso il “Mix Markt” di piazza Giulio Cesare 38/A, a Palermo. A
guidare i lettori in questo saporito viaggio il giornalista e curatore del
volume Davide Romano.
Mix Markt fa parte di una catena di supermercati in
cui è possibile acquistare prelibatezze dell'Europa orientale, in particolare
prodotti alimentari (https://www.mixmarkt.eu/it).
Il libro: Tatiana Kalinina, “Non solo caviale. Le ricette della cucina
tradizionale russa”, Edizioni La Zisa, pagg. 128, euro 15,00
Non solo caviale! Spesso ci si accosta alla cultura gastronomica di un
paese straniero in maniera stereotipata e scontata, per cui Russia a tavola è,
quasi sempre, sinonimo di caviale, insalata e vodka. In realtà, le ricette
della cucina tradizionale russa, qui presentate – dagli innumerevoli antipasti
ai primi come il borsc, ai secondi come la kascia, alla pasticceria con i suoi
bliny e i suoi piroghi, fino alle bevande e al rituale del tè –, offrono al
lettore una visione molto più ampia di ciò che il cibo rappresenta per i russi.
Non un semplice ricettario, dunque, ma un vero e proprio racconto per far
conoscere, a grandi linee, la storia della cucina russa e, allo stesso
tempo, sperimentare le ricette base che spiegano, in modo molto semplice,
come preparare alcuni dei piatti tradizionali più amati dai russi. Seguendo il
consiglio dell’autrice, è un libro da leggere quasi come un piccolo romanzo, lasciandosi
trasportare nel tempo alla scoperta di odori e sapori sconosciuti.
Tatiana Kalinina, nata a San Pietroburgo nel 1975. Dopo la laurea e il
dottorato presso l’Università Statale Pedagogica di San Pietroburgo A.I.
Herzen, ha insegnato per alcuni anni come docente di scuola elementare e media
ed è stata organizzatrice di eventi e programmi culturali a San Pietroburgo.
Trasferitasi poi in Italia, ha conseguito la laurea in Scienze per la
Comunicazione Internazionale, presso la Facoltà di Lingue e Letterature
straniere dell’Università di Catania. Vive in Sicilia dal 2004, dove lavora,
attualmente, come guida turistica
mercoledì 20 maggio 2020
Le Edizioni La Zisa sostengono la campagna dell’associazione Ibuka Italia per i sopravvissuti del genocidio
Le Edizioni la Zisa hanno deciso di
sostenere la campagna lanciata in questi giorni dall’associazione Ibuka Italia
per il sostegno ai sopravvissuti del genocidio. “Visto il nostro particolare
legame con la comunità ruandese – scrive Davide Romano della casa editrice
palermitana -, abbiamo deciso di accogliere e di rilanciare l’appello di Ibuka
in questo particolare e difficile momento che, per la comunità ruandese, è però
ancora più difficile. Siamo sicuri che i nostri amici sapranno rispondere con
la solita generosità”.
“Questa campagna – si legge nel comunicato
della organizzazione no profit - è lanciata dall’Associazione Ibuka Italia, che
si occupa della memoria del Genocidio dei Tutsi del Rwanda e del sostegno ai
sopravvissuti, insieme alle associazioni gemelle in Ruanda, in numerosi Paesi
d’Europa e negli Stati Uniti. Proprio in queste settimane si commemora il
Genocidio dei Tutsi del Ruanda, che nei cento giorni tra l’aprile e il luglio
1994 costò oltre un milione di morti. Per i sopravvissuti è un periodo di
rinnovata angoscia e dolore. Ma a causa dell’emergenza coronavirus, quest’anno
molti di loro, impossibilitati a provvedere al proprio fabbisogno, vedono la
sopravvivenza nuovamente minacciata”.
“Come nella maggior parte dei Paesi del
mondo – spiega -, anche in Ruanda è in vigore un lockdown. Le fonti di
sostentamento si interrompono, le reti di solidarietà non riescono a funzionare
a dovere. Non possono raggiungere i centri più piccoli, i villaggi. Nelle
società più povere della nostra sono giorni molto difficili. In Ruanda i
sopravvissuti non sono soli. Ma in questo periodo eccezionale sono spesso isolati
e hanno bisogno di noi”.
“Non hanno bisogno di molto – conclude -:
con 25 euro possiamo sostenere una famiglia di quattro persone per un mese. Qualunque
donazione è gradita. Di seguito le coordinate
bancarie per donare: Beneficiario: Ibuka Memoria e Giustizia; IBAN: IT54E0306909606100000149619
; BIC: BCITITMM; Causale: Covid19. Chi desidera una
ricevuta ai fini fiscali, può contattare Ibuka Italia all'indirizzo e-mail ibuka.italia2015@gmail.com.
Rimaniamo a disposizione per qualsiasi domanda in
merito. Aiutateci anche condividendo questa
campagna con i vostri amici”.
giovedì 19 marzo 2020
“Una vita spirituale in un contesto storico ben preciso” di Pier Giovanni Vivarelli (Riforma, 19 marzo 2020, pag. 4)
L’autobiografia del pastore Giulio
Vicentini: una vocazione nell’Italia uscita dalla guerra
Con il titolo Signore, tu mi
hai chiamato per nome – memorie 1932-1960*, la casa editrice
palermitana La Zisa dà alle stampe un intenso “diario spirituale” del
pastore Giulio Vicentini, scomparso pochi mesi or sono, nell’ottobre 2019.
Introdotto da una bella prefazione di Paolo Ricca, che sottolinea la
sostanziale continuità del percorso vocazionale dell'autore, il volume è
composto da tre capitoli, scritti tra l’agosto e il settembre del 1994, anno
della sua emeritazione. Nella migliore tradizione evangelica del Sola Scriptura, ognuno di questi capitoli trae
ispirazione anche dai versetti biblici suggeriti dalle Losungen di
alcune domeniche di quel periodo.
Primo di una numerosa famiglia contadina, Giulio Vicentini nasce
nel 1924 a Lonigo, in provincia di Vicenza (nomen omen),
nel Veneto rurale (e “cattolicissimo”) di inizio secolo. Fin dalla più tenera
età, rimane profondamente colpito dalle predicazioni di alcuni religiosi della
sua zona e ben presto esprime ai suoi genitori la vocazione a seguire le loro
orme. Nel ’35 entrerà dunque come “fratino” nel collegio dei frati minori
francescani del suo paese. Sarà l’inizio di tutto per il piccolo Giulio, che
amerà fin da subito l’idea di povertà evangelica.
La
vita e lo studio proseguiranno quindi per diversi anni, con la loro rassicurante,
seppur rigida, regolarità, fino al noviziato nel ’39, anno nel quale il suo
nome di battesimo viene sostituito con il nome di Ulderico e che si concluse
con il pronunciamento dei voti cosiddetti “semplici”. Fra’ Ulderico, nella sua
felicemente ingenua, ma genuina, innocenza giovanile, continuerà dunque il suo
percorso formativo prima a Gemona e poi a Padova, appena sfiorato dai tragici
eventi che al di fuori delle mura conventuali sconvolgono il mondo intero.
Anche l’Italia è in guerra, ma le uniche difficoltà per fra’ Ulderico sono di
natura alimentare, niente e nessuno riesce a scalfire la coscienza evangelica e
il generico patriottismo del giovane religioso, che prosegue i suoi studi a
Venezia fino al ’48. Ma il ’48 segna anche il suo definitivo (o almeno tale
sarebbe dovuto essere) ingresso nel clero cattolico-romano, con l’ordinazione
al sacerdozio, motivo di grande orgoglio per tutta la sua famiglia. Trasferito
a Roma, nel pontificio Ateneo Antoniano, i suoi studi teologici si fecero sempre
più intensi e generalmente apprezzati.
Pochi
anni dopo però, dal ’51 circa, si affacciano i primi
dubbi a tormentare l’anima del giovane sacerdote: la
scoperta dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e degli orrori nazifascisti in
generale, alcune questioni di “coscienza sacerdotale” legate alla confessione
auricolare di alcuni (e alcune) fedeli, a cui si aggiunsero la conoscenza di
alcune forme di devozione popolare (molto prossime all’idolatria) che egli
incontrerà in alcuni suoi viaggi in Calabria e infine l’ingerenza in politica
dell’establishment cattolico
del dopoguerra. Tutto ciò comincia a minare le “fondamenta spirituali” del
sacerdote Ulderico (frattanto tornato a Venezia), sempre alla ricerca della
libertà cristiana e della coerenza evangelica, che lo stesso Vicentini riassume
in una (apparentemente) semplice domanda: “«Cristo dov’è?» (p. 107).
In una domenica del ’55 sarà proprio questa indifferibile
domanda a condurlo a fissare un appuntamento con l’allora pastore della chiesa
valdese di Venezia, Liborio Naso. Un incontro che gli cambierà la vita per
sempre. «I capisaldi della Riforma (solo Cristo, sola Grazia, sola Scrittura)
presero ad ancorarsi presto al fondo di me stesso, tanto che ebbi ripulsa a
continuare a dire messa e a confessare […] Non sopportavo più di ingannarmi e
di ingannare» (p.109). Vicentini giunge quindi a una drastica e radicale
scelta, una sorta di salto nel buio (ma con Cristo a fungere da “rete di
protezione”): ecco dunque la sua rocambolesca fuga (quasi un’evasione) dal
convento dove viveva, la fraterna ospitalità ricevuta da tutta la famiglia del
pastore Naso, il suo primo impatto con il mondo evangelico al Centro Ecumene di
Velletri, che contribuirà a costruire e dove incontrerà la sua futura moglie
Evangelina, a cui seguiranno gli studi a Roma nella Facoltà valdese di Teologia
e la consacrazione a pastore nel 1960.
Questa autobiografia non si limita solo all’aspetto spirituale
della vicenda umana di Giulio/Ulderico Vicentini, ma ha il grande merito di
inserire questa vicenda all’interno di un più ampio affresco storico e sociale.
Un libro “orgogliosamente umile”, così come lo furono le vite e le opere di
Francesco d’Assisi e Valdo da Lione, e che rappresenta un’ulteriore, preziosa
testimonianza della vocazione alla vita nella fede in Cristo. Una vocazione che
Dio, nel suo infinito amore, può donare a ciascuno e ciascuna di noi
chiamandoci per nome (Giulio, Ulderico o altro, poco importa), una vocazione
capace di stravolgere la vita di chiunque trovi il coraggio di accogliere la libertà
che viene dall’Evangelo.
* G. Vicentini, Signore, tu mi
hai chiamato per nome – memorie 1932-1960. Palermo, La Zisa, 2020,
pp. 136.
mercoledì 4 marzo 2020
I segreti della cucina russa svelati in un libro. A Palermo sabato 7 marzo si presenta il ricettario di Tatiana Kalinina “Non solo caviale. Le ricette della cucina tradizionale russa”, Edizioni La Zisa
Presentazione
con degustazione
di specialità russe, sabato 7 marzo, alle ore 16, presso il
“Mix Markt” di
piazza Giulio Cesare 38/A, a Palermo. A guidare i lettori in
questo saporito
viaggio il giornalista e curatore del volume Davide Romano.
Mix Markt fa parte di una
catena di
supermercati in cui è possibile acquistare prelibatezze
dell'Europa orientale,
in particolare prodotti alimentari (https://www.mixmarkt.eu/it).
Il
libro: Tatiana Kalinina, “Non solo caviale. Le ricette della
cucina
tradizionale russa”, Edizioni La Zisa, pagg. 128, euro 15,00
Non
solo caviale! Spesso ci si
accosta alla cultura gastronomica di un paese straniero in
maniera stereotipata
e scontata, per cui Russia a tavola è, quasi sempre, sinonimo
di caviale,
insalata e vodka. In realtà, le ricette della cucina
tradizionale russa, qui
presentate – dagli innumerevoli antipasti ai primi come il
borsc, ai secondi
come la kascia, alla pasticceria con i suoi bliny e i suoi
piroghi, fino alle
bevande e al rituale del tè –, offrono al lettore una visione
molto più ampia
di ciò che il cibo rappresenta per i russi.
Non
un semplice ricettario,
dunque, ma un vero e proprio racconto per far conoscere, a
grandi linee, la
storia della cucina russa e, allo stesso tempo,
sperimentare le ricette base che spiegano, in modo
molto semplice, come
preparare alcuni dei piatti tradizionali più amati dai russi.
Seguendo il
consiglio dell’autrice, è un libro da leggere quasi come un
piccolo romanzo,
lasciandosi trasportare nel tempo alla scoperta di odori e
sapori sconosciuti.
Tatiana
Kalinina, nata a San
Pietroburgo nel 1975. Dopo la laurea e il dottorato presso
l’Università Statale
Pedagogica di San Pietroburgo A.I. Herzen, ha insegnato per
alcuni anni come
docente di scuola elementare e media ed è stata organizzatrice
di eventi e
programmi culturali a San Pietroburgo. Trasferitasi poi in
Italia, ha
conseguito la laurea in Scienze per la Comunicazione
Internazionale, presso la
Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di
Catania. Vive in
Sicilia dal 2004, dove lavora, attualmente, come guida
turistica.
lunedì 24 febbraio 2020
Palermo, Sono aperte le iscrizioni al corso base di lingua cinese “Nihao!”
La Cina è un grande Paese. La sua
popolazione è varia: 56 gruppi etnici, di cui il gruppo etnico di
maggioranza è quello Han. Ogni gruppo etnico ha la propria lingua, con tali
differenze interne che gli stessi cinesi hanno difficoltà a comprendersi l'un
l'altro da una città all'altra. Per far fronte a tale diversità, abbiamo bisogno
di un linguaggio comune: il Mandarino, o anche
detto, pǔtōnghuà, letteralmente linguaggio
di comunicazione generale.
Questa lingua oggi è la più parlata al
mondo e molti linguisti pensano che presto verrà considerata
ugualmente importante rispetto all’inglese, nello scenario linguistico
internazionale.
Il più grande fascino della lingua
cinese rappresenta anche la sua principale difficoltà: la sua totale
diversità da tutto ciò che conosciamo nel “mondo occidentale”, non solo da
un punto di vista linguistico, ma anche, e soprattutto, culturale. È proprio
per questo motivo che la partecipazione al corso base di lingua
e cultura cinese
“Nihao!”, organizzato dalle Edizioni la Zisa e
dall’associazione
culturale La Tenda di Abramo, non consiste semplicemente nell’imparare una
nuova lingua, ma significa principalmente aprire le porte ad un nuovo e
affascinante “mondo”, mettendo a confronto la cultura
italiana con quella cinese, affiancando il tutto con lezioni di linguaggio.
Il corso sarà tenuta da un’insegnante
qualificata e sarà articolato in una lezione a
settimana (sempre alle ore 18 e
sempre il lunedì),
di due ore ciascuna, per un totale di 10 incontri, a partire da lunedì
16 marzo, presso la sede della casa editrice in via Vann’Antò, 16, a
Palermo. Il costo? Solo 160 euro!
Per informazioni e
iscrizioni: tel. 091 5509295; cell. 327 9053186 o scrivere a: ass.latendadiabramo@gmail.com
martedì 18 febbraio 2020
“Lezioni americane”. Viaggio linguistico-culturale nel Continente sempre nuovo insieme ad Anna Lane
Da Hopper
a Kinkade alla scoperta della
tradizione pittorica americana, o al seguito delle truppe americane nel pantano
mediorientale, l’America del rap, della Gilded Age o dei Padri Fondatori in
tenuta da massoni mentre edificano la nuova nazione, non può che affascinare e trascinare
ancora oggi.
Al Paese del fratello muratore George Washigton
e dello spregiudicato tycoon Donald Trump sono dedicate le “Lezioni
americane” dell’ex diplomatico di lungo corso Anna Lane,
tutte rigorosamente in lingua inglese e utili a chi, con la lingua più parlata
e studiata nel mondo, vuole far pratica o iniziare una vera e propria “love
story” linguistica e culturale.
Dieci gli incontri organizzati
dalla casa editrice La Zisa e dall’Associazione La
Tenda di Abramo, insieme ad Anna Lane, che si svolgeranno a
partire da mercoledì 11 marzo, sempre lo stesso giorno,
per dieci settimane (20 ore di lezioni frontali in tutto),
dalle ore 18,00 alle ore 20,00, presso la sede dell’associazione in
via Vann’Antò 16, a Palermo. Il costo?
Solo 180 euro (materiale didattico incluso)!
“L’iniziativa – spiega Anna Lane – è diretta a chi vuole davvero conoscere la storia e la
cultura dell’America di cui si parla così tanto e si sà, in verità, così poco.
E’ necessaria, naturalmente, una conoscenza almeno di base della lingua
inglese. Le lezioni saranno anche l’occasione per perfezionare le proprie
competenze lingustiche attraverso la lettura di articoli, sui vari argomenti,
tratti dalla stampa statunitense”.
Per informazioni e iscrizioni: tel. 091 5509295; cell.
327 9053186 o scrivere a: ass.latendadiabramo@gmail.com
A conclusione del corso, un piccolo “good-bye party”
in puro stile yankee.
Chi è Anna Lane
Nata a Palermo, ha conseguito una laurea in
lettere classiche presso l'Università di Palermo. Dopo aver insegnato a Palermo
Italiano latino e greco all'Istituto Mamiani e storia dell'arte al liceo
Umberto I, si è trasferita a Roma dove ha insegnato italiano e latino
all'Istituto San Gabriele.
Spostatasi negli USA nel 1980, ha insegnato
italiano ai diplomatici americani presso il Foreign Service Institute di
Arlington Virginia. Nel 1985 ha lavorato a Bonn, in Germania, come insegnante
d'italiano presso "In Lingua Sprachschule". Presa la
cittadinanza americana, ha iniziato la carriera diplomatica lavorando come vice
console a Città del Messico, a Londra e Pechino. Ritornata negli Usa, a
Washington, ha lavorato al Dipartimento di Stato ai tempi in cui Hillary
Clinton era Segretario di Stato, in particolare si è occupata di cittadinanza e
immigrazione fino al 2015. Tornata a vivere a Palermo, insegna
privatamente Inglese e Yoga.
martedì 11 febbraio 2020
Palermo 26 marzo, Alla chiesa anglicana si presenta “L’Apologia dell’Islam” di Laura Veccia Vaglieri
Sebbene di Islam si parli sempre più spesso, il più delle volte associandolo
al fenomeno del terrorismo o della condizione femminile, la conoscenza di quello
che è - insieme al Cristianesimo e all’Ebraismo - uno dei tre grandi
monoteismi, è davvero assai nebulosa, per utilizzare un eufemismo.
Per rimediare a questa
situazione le Edizioni La Zisa hanno
da poco rimandato in libreria un prezioso testo della nota arabista e islamista
Laura Vecchia Vaglieri, “Apologia dell’Islamismo”, che sarà
presentato giovedì 26 marzo, alle
ore 17,00, presso la chiesa anglicana “Santa Croce” di via
Mariano Stabile 118b (angolo via Roma), a Palermo.
Insieme al vicario della
comunità anglicana della città, padre Russell
Ruffino, interverranno: l’imam Ahmad Francesco Macaluso del Coreis (Comunità Religiosa Islamica
Italiana), il domenicano padre Marcello
Di Tora, docente di Storia e teologia delle religioni alla Facoltà
teologica di Sicilia; Adham Darawsha,
assessore alla cultura del Comune di Palermo; ed Emna Nefzi, docente di lingua araba presso l’Università di Palermo.
Modererà l’incontro Davide Romano,
giornalista e responsabile della Chiesa protestante unita
“Koinonia” di Palermo.
L’iniziativa è organizzata
dall’associazione culturale La tenda di
Abramo – Culture e religioni in dialogo,
dalla Chiesa anglicana “Holy
cross” di Palermo e dalla Chiesa
protestante unita “Koinonia” di Palermo.
venerdì 24 gennaio 2020
In libreria: Concetta Maria Risplendente, “Parola (in)attesa. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 60, euro 9,90
In
Parola (in)attesa recuperiamo, sin dal titolo, un’immagine che si sovrappone a
se stessa per significati e significanti ma senza coincidere perfettamente con
il suo messaggio ultimo. Forse perché non esiste un messaggio che sia ultimo e
univoco, piuttosto una raccolta di quaranta e più immagini che fanno da eco
alla Natura, a quella umana, e al suo agire spesso malefico sull’universo
tutto. Che sia l’uomo l’attante di un processo in costante degenerazione
spirituale e di coscienza, o il contesto sociale da lui stesso creato, importa
poco; ciò che invece raccogliamo in mezzo alle parole, mai stanche,
dell’autrice è la preziosa e necessaria spinta all’agire senza troppo
attendere. In verità l’inattesa azione (malvagia) prima o poi si manifesta ma la si potrebbe
affrontare nell’attesa di un silenzio divino, quindi aperto, limpido e onesto che
parli alle coscienze, superando il dolore e trovando la forza verso il
cambiamento.
CONCETTA MARIA RISPLENDENTE, è nata a Caltanissetta il 20 settembre del 1962. Dopo aver
conseguito la laurea in Lettere moderne presso l’Università di Palermo,
vincitrice di concorso, ha subito intrapreso la professione di docente.
Segnalata
come voce poetica emergente in Storia
della Letteratura italiana. Il Secondo Novecento, vol. III, G. Miano Editore, Milano, 2004, i suoi versi
sono stati pubblicati nelle antologie Premio
pagine di poesia. Seconda edizione, 2001 e In punta di penna, 2004, a cura della casa editrice Pagine di Roma, e in riviste
letterarie tra le quali FOLIVM, n.VI 2, anno 2004, Miscellanea di Scienze
Umane, dell’Accademia in Europa di Studi Superiori ARTECOM-onlus, Roma. Nel II
e IV Premio Internazionale Salvatore Quasimodo alcune poesie di Risplendente
sono state inserite nelle antologie corrispondenti. La scrittrice è annoverata
tra le voci poetiche nel Dizionario dei
poeti, a cura di R. Venturiello e A. Scavo,
2006, casa editrice Pagine, e nell’Enciclopedia
dei Poeti contemporanei italiani, 2017,
edita da Aletti Editore. È presente, tra l’altro, nella Mappa sonora poetica mondiale creata dalla scrittrice Giovanna Iorio e inserita nel sito
internet Poetry Sound Library, che raccoglie versi in forma di audio recitati
dagli autori stessi, poeti famosi e meno conosciuti. Una sua poesia a tema
religioso è stata inserita nel volume collettaneo pubblicato dalla casa
editrice La Zisa di Palermo, in seguito al concorso Poesie per Dio, quasi una
preghiera. Recentemente, nel giugno 2019, le è stato conferito il “Premio Città
di New York”, Assegnato Esclusivamente per Merito da La Chimera Arte
contemporanea di Lecce.
In libreria il saggio autobiografico dell’appena scomparso pastore valdese Giulio Vicentini, “Signore, tu mi hai chiamato per nome. Memorie 1932-1960”, Edizioni La Zisa, pp. 136, euro 14,90
Da frate francescano a pastore valdese
“Signore, tu mi hai chiamato per nome - Memorie 1932-196” è titolo e insieme traccia interpretativa dell’ultima opera di Giulio
Vicentini. L’autore, infatti, ripercorre qui le proprie memorie relative agli
anni dal 1932 al 1960: un lungo viaggio motivazionale alla ricerca, poi
scoperta, di ciò che diverrà quasi un leitmotiv nella sua personale produzione di scrittore, interprete e
divulgatore, nella vita, della parola di Dio; sono questi gli anni in cui il
pastore Giulio scopre il fascino dell’annuncio evangelico e inizia il proprio
percorso di studi, prima in seminario e poi prendendo gli ordini come frate
francescano, e come sacerdote.
In questo stesso periodo si confronta con le scarse informazioni sul
fascismo e sulla guerra, all’interno dell’ambito religioso in cui opera, ma la
ricerca di libertà intellettuale e la necessità di una coerenza evangelica gli
sono vitali. Negli anni Cinquanta si accosta con forza alla Chiesa evangelica
valdese e vi aderisce con convinzione: una fuga clandestina, un nuovo inizio,
ma anche un continuum con l’Evangelo
che resta una costante in tutta la sua vita.
GIULIO VICENTINI, primo di nove figli,
nasce in una famiglia di agricoltori nel 1924 a Lonigo, in provincia di
Vicenza. All’età di undici anni entra nel convento dei frati minori francescani
di S. Daniele a Lonigo dove inizia quel percorso di studi che lo porterà a
prendere i voti solenni e, successivamente nel 1948, ad essere ordinato
sacerdote. Nel 1955 abbandona lo status di frate e di sacerdote per studiare
teologia nella facoltà evangelica valdese di Roma. Nel 1960 è consacrato al
ministero pastorale dal Sinodo valdese. Sarà pastore dal 1960 al 1967 nelle
comunità valdesi di Carunchio, San Giovanni Lipioni e diaspora nella provincia
di Chieti; dal 1967 al 1975 nella comunità di Livorno e Rio Marina nell’isola
d’Elba; dal 1975 al 1981 nella comunità di Napoli Vomero e dal 1981 al 1988 a
Bari; poi giungerà nel 1988 a Verona dove arriverà al pensionamento nel 1994.
Date le buone condizioni di salute, darà ancora aiuto ai colleghi subentrati,
fino al 2013. Per molti anni si è dedicato alla ricerca sulla nascita e i primi
sviluppi della comunità valdese di Schiavi d’Abruzzo (CH) raccogliendo una
grande quantità di materiale che non è riuscito ad utilizzare in una
pubblicazione, per motivi di salute. Sono sue le pubblicazioni Un metodista tra i cappellani della Prima Guerra Mondiale: Giuseppe
La Scala in R. Ciappa; G. Rinaldi, Evangelici e mezzogiorno d’Italia, Cosenza, Edizioni Periferia, 1993, pp. 47-60; Il cappellano metodista Giuseppe La Scala (1918), in (a cura di) G. Rochat, La spada e
la croce. I cappellani italiani nelle due guerre mondiali, Bollettino della società di studi valdesi n. 176, giugno 1995, pp.
191-195. Ha inoltre pubblicato, con lunga introduzione e note minuziose, due edizioni
critiche dei diari del pastore metodista Giuseppe La Scala, intitolati Diario di guerra di Giuseppe La Scala, cappellano metodista
durante la Prima Guerra Mondiale, Torino, Edizioni
Claudiana, 1996; Diario di un marinaio di leva (1897-1899), Torino, Edizioni Paravia, 1999. La vita di Giulio Vicentini si
interrompe il 19 ottobre del 2019. L’opera continua fra le sue e le nostre memorie.
Parte del ricavato della
vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione
INSHUTI Italia-Rwanda onlus
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martedì 21 gennaio 2020
I versi di Giuseppina Guarnera, “Silenzioso canto del cuore. Poesie e un racconto”, Edizioni La Zisa, pp. 76, euro 9,90
«Ciò che sperimentiamo con la Guarnera è il senso della
perdita di origini, cose, anni, persone che si accompagna allo smarrimento
rispetto al tempo che è passato e passerà. I luoghi che non ci appartengono
più, il tempo già stato e che non ritornerà mai, gli incontri che per un attimo
sembravano averci cambiato, uno sguardo fugace, un sorriso, una carezza, un
amore vissuto e smarrito; a tutto questo si oppone l’altro luogo che niente può
cancellare, l’altro tempo che niente consuma. Tra il mai più e il non ancora, ci
sono le rovine di quel tempo sul quale è rivolto lo sguardo dell’Angelus Novus di
Benjamin: speranze mai realizzate, felicità mai vissute, che attendono un
senso, un compimento. Parvenze, anche queste, di una storia la cui nostalgia
coincide col sogno di un’altra storia, con la speranza di un mutamento. Guarnera
sa che oltre il “mai più”, oltre la nostalgia c’è la malinconia resa possibile
dalla coscienza di qualcosa d’altro, coscienza di un altrove, coscienza di un
contrasto tra passato e presente, tra presente e futuro. Questa coscienza
scrupolosa è l’inquietudine dell’incontro. Ancora possibile.»
GIUSEPPINA GUARNERA, nata a Catania, sposata e madre di
due figli, ha insegnato Lettere a Milano, Roma e Catania. È autrice di numerosi
progetti per l’aggiornamento dei docenti, il recupero degli alunni svantaggiati
e l’educazione alla legalità. Collabora con varie associazioni culturali e di
promozione sociale. Finalista in concorsi internazionali, ha pubblicato poesie con
la OTMA di Milano e ricevuto una menzione d’onore per il racconto breve. È
cultrice di letteratura e lingua tedesca.
Pace, amore, fraternità, rispetto del creato nei versi di Lorenza Bini, “Radici dell’anima., Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 74, euro 9,90
Con Radici dell’anima, Lorenza Bini intende trasmettere un messaggio di pace, di
amore, di fraternità. Le sue poesie, ispirate dall’esperienza di vita
professionale, spirituale ed interiore dell’autrice, comunicano sentimenti
umani esprimendo amore sia verso l’ambiente che verso le persone amate e
conosciute con cui ha stretto rapporti di affetto, di amicizia e di pace.
[…] “L’autrice incarna precisamente alcuni vissuti del suo
viaggio fatto in America Latina, nel quale assorbe i modi di vivere e di agire della
storia messicana del nord e, principalmente, dei Tarahumara, etnia indigena
esemplare che, contrariamente a ciò che si possa pensare, ancora vive nella
miseria, abita per lo più nelle grotte e, parlando a malapena lo spagnolo, si
esprime nel linguaggio della loro etnia” […].Oltre che storia e cultura, i
versi di Lorenza Bini raccontano emozioni vive, sensazioni, metafore del
proprio intimo.
LORENZA BINI, nata in
Toscana nel 1957 in un paese del Valdarno inferiore, a Limite Sull’Arno, è
docente nella scuola primaria. Ama insegnare ai bambini a scrivere testi
poetici e fiabe da illustrare con tecniche varie. Scrive poesie e racconti
personali ed è anche autrice di quadri.
Parte del ricavato della
vendita del presente volume sarà destinato ai progetti dell’Associazione
INSHUTI Italia-Rwanda onlus
Se il cambiamento comincia da noi stessi: Rita Clemente, “Sii tu il cambiamento. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 62, euro 9,90
Sii tu il cambiamento è il titolo di una delle composizioni in versi, l’ultima,
posta a chiave di lettura di tutta la raccolta delle quaranta che la precedono
e che leggiamo come spunto di riflessione e meditazione su alcune problematiche
del nostro presente. L’acuta e sentita indagine dell’autrice sui drammi, le
oscurità, le incongruenze dell’oggi, forse più di ieri, svela la tormentata
visione di un mondo, Un pianeta inospitale?, violentato dalle guerre, dalle devastazioni, dalle
tragedie delle migrazioni, dentro un progredire tecnologico che avanza al di là
del sentire umano. A tutto questo dilaniare di fatti ed eventi oppositivi che
conducono l’anima dell’uomo ad un silenzio crudo e immobilizzante, Rita
Clemente reagisce con la parola: quella che lascia fiorire la speranza di un
domani migliore. «Il domani, - scrive l’autrice - con il suo nuovo sole e il nuovo
sorriso che ispira, è un tema ricorrente. La raccolta si apre con una
benedizione, riferita ad ogni aspetto positivo dell’esistenza». Dalla forza
dell’ottimismo discende anche la fiducia nei confronti dell’altro e del mondo,
un sentimento che esprimiamo attraverso piccoli gesti ma soprattutto nell’azione
concorde e solidale di tante “anime sorelle”, che intrecciano la rete della
speranza per dire agli uomini Sii
tu una maglia della rete; da cui il verso che
dà il titolo alla raccolta e che è stato ripreso dal famoso invito gandhiano Sii tu il cambiamento.
RITA CLEMENTE, nasce a
Lecce, dove si laurea in Lettere classiche. Ha insegnato in provincia di
Brindisi, a Perugia e Torino. Attualmente in pensione, risiede a Chieri con il
marito e tre gatti. Scrive poesie, racconti e testi teatrali sin dall’età di
dodici anni. Ha pubblicato alcuni suoi componimenti e racconti in diverse
antologie. Nel 2013 ha dato alle stampe in proprio il volume Quattro raccolte che
è titolo riferito al contenuto di quattro sue raccolte di poesie. Come
volontaria in pensione, ha svolto attività di sostegno scolastico su alunni in
difficoltà in una scuola secondaria di primo grado, a Chieri. Dal 2012 è
coordinatrice del comitato Pace e Cooperazione internazionale del comune di
Chieri. Occasionalmente svolge attività di formazione a docenti di scuole di
vario ordine e grado sull’adattamento linguistico dei materiali di studio per
ragazzi non italofoni o DSA. Avendo frequentato diversi corsi di dizione e di
recitazione, si interessa anche di lettura espressiva sia come formatrice, sia
come organizzatrice ed interprete di reading pubblici. Ha pubblicato in versi,
per Gaidano& Matta, le raccolte Evangelium
Foeminae e Un
dolore infinito, il testo di narrativa Traversata del deserto: memoriale scolastico. Per l’editore Aletti ha pubblicato la raccolta di poesie Momenti di memorie e di passioni.
Arriva in libreria la silloge poetica di Giuseppina Purpura, “Donna del Sud. La terra, il cielo e l’infinito”, Edizioni la Zisa, pp. 52, euro 9,90
Donna del Sud – la terra, il cielo e l’infinito è un titolo che definisce l’orizzonte tematico di questa
raccolta, in ogni sua parte. C’è una donna, l’autrice, che ritorna alle
immagini della propria vita nella terra di Sicilia dove conduce, tra l’altro, nel
tempo, ricerche genealogiche distinte nella sezione I luoghi della memoria.
Da immagini di natura, mistero, albe e luoghi storici ripercorsi con gli occhi della
mente unita ai sussulti, l’autrice indaga curiosa sulle manifestazioni della
vita, sia essa espressa da creature o fatti, oggetti o sensazioni, scrivendo
ciò che scopre in questi versi: espandere se stessi verso l’infinito è la
soluzione per dialogare con il mondo sempre alla ricerca di armonia.
«Adesso, più che mai, guardo la vita con occhi che
scrutano per cogliere il senso profondo delle cose e delle vicende umane. Con
fogli bianchi e una biro blu immortalo le verità che man mano vado scoprendo e
le emozioni che le accompagnano nel desiderio di tendere un ponte fra me e gli
altri, fra me e l’eternità». Queste, le parole dell’autrice che svelano il
particolare senso della ricerca: un lavorio interiore che matura poco a poco,
anno dopo anno, rigenerando come il sole in Un
giorno d’estate.
Giuseppina Purpura è
nata a Palermo il 18 gennaio 1953, città che ha saputo regalarle magiche
emozioni nonostante nasconda anch’essa un’anima nera. Introversa, dimostra fin da
ragazzina una certa dimestichezza con la penna; ciò che non riesce ad esprimere
con le parole, fluisce senza difficoltà tra le pagine del suo primo diario,
divenendo così espressione del proprio mondo interiore: inquieto, tenero e un
po’ malinconico, come quei primi anni della sua gioventù. Giuseppina ha sempre
custodito in sé una naturale predisposizione per la conoscenza e lo studio,
nonostante abbia conseguito il diploma magistrale più avanti negli anni, nel
1994. Il matrimonio in giovane età e i conseguenti impegni familiari, dopo la
nascita dei figli, sottraggono il tempo necessario ai suoi diari; tempo che
maturerà molto dopo e in un’altra città: Verona. Giuseppina si trasferisce dopo
il diploma e qui decide di vivere e lavorare come insegnante. Sono gli anni in
cui affina la propria sensibilità su nuove esperienze, gli anni in cui riprende
a scrivere poesie.
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