Metti un imprenditore coraggioso che sfida la mafia. Uno
Stato che appare assente se non ostile e tanti amici che non si rassegnano e
continuano a lottare con lui perché le cose in Sicilia, e non solo, cambino
davvero. Ancora grazie a Daniele Ventura, Andrea Turco, Beatrice Raffagnino,
Stefania Petyx, Giancarlo Cancelleri, Raffaele Genova e a tutti quelli che sono
intervenuti, così numerosi, alla presentazione del libro "Cosa nostra non
è cosa mia" (Ed. La Zisa) alla Feltrinelli di Palermo. Il cammino è appena
iniziato!
La casa editrice La Zisa nasce nel 1988 a Palermo e in breve tempo si afferma nel settore dell'editoria di qualità proponendo classici ormai dimenticati e nuovi autori di talento.
venerdì 8 giugno 2018
Un pomeriggio davvero speciale con Stefania Petyx e tanti altri amici
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giovedì 7 giugno 2018
Roma 13 giugno, Alla libreria Minerva si presenta l’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa
Appuntamento mercoledì 13 giugno, alle ore 18, presso la
storica libreria Minerva di piazza Fiume 57, a Roma,
per la presentazione dell’opera di Iulian Emil
Murgoci, “L'uomo di ferro”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Oltre
all’autore, interverranno: Ottorino Ferilli, sindaco di Fiano Romano (Roma) e
Diana Nicoleta Vasile.
Questo libro racchiude l’avvincente racconto di una sfida, o
meglio, di una lunga corsa verso la vita che tenta ripetutamente di rigenerare
se stessa. Ma per raggiungere questa meta è necessaria prima una fine, una
caduta che spezzi il passo del corridore regalandogli un nuovo slancio prima
dell’arrivo. Quella che il lettore si appresta a scoprire è la storia del
giovane autore, Iulian Emil Murgoci, che senza giri di parole mette a nudo il proprio
vissuto fatto di solitudine e depressione, uso di droghe e desiderio di morte,
ma anche di coraggio e rinascita.
Iulian Emil Murgoci è nato a Ivesti, in Romania, il 13
settembre del 1988 e dal 1994 risiede in Italia, a Fiano Romano. Dopo aver
conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Via Luisa di
Savoia, 14” di Roma, ha lavorato come benzinaio, operatore di call center e
receptionist. Appassionato di corsa e ciclismo, nel 2012 ha partecipato alla
Maratona di Roma terminandola con un tempo di 3 ore, 40 minuti e 51 secondi.
Il libro: Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni
La Zisa, pp. 180, euro 14,00
mercoledì 6 giugno 2018
Palermo 15 giugno, Alla chiesa anglicana un caffè con… i Valdesi, la più antica minoranza protestante in Italia!
“Eravamo tutti valdesi e non lo sapevamo!”. Narra la
leggenda che avrebbe esclamato così il grande riformatore tedesco, Martin
Lutero, incontrando una delegazione di Valdesi recatisi in Germania per incontralo.
Ma chi sono questi “famosi” valdesi la cui esistenza era ignota anche a Lutero?
Lo scopriremo insieme sorseggiando un buon caffè italiano e gustando dei
deliziosi biscotti (russi).
Appuntamento venerdì 15 giugno, alle ore 17, presso
la Chiesa anglicana “Santa Croce” di via Roma 467A, a Palermo, per “incontrare” il pastore Teodoro Balma (1907-1994)
autore del volume “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”,
meritoriamente ripubblicato dalle Edizioni La Zisa.
Ne discuteranno: Peter Ciaccio, pastore valdese;
Russell Ruffino, pastore anglicano e parroco della chiesa “Santa Croce”; Pietro
Magro, sacerdote cattolico e responsabile dell’Upedi - Ufficio pastorale per
l'ecumenismo e il dialogo interrelegioso; Rosaria Caruso, pastora evangelica Ministero
Sabaoth; e Davide Romano, direttore editoriale delle Edizioni La Zisa e
presidente dell’associazione La Tenda di Abramo – Culture e religioni in
dialogo.
Alle 19, seguirà la messa in italiano celebrata
secondo il rito anglicano. La partecipazione alla funzione è aperta a tutti.
Il libro: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, a
cura di Italo Pons, prefazione di Antonio di Grado, Edizioni La Zisa, pagg. 256,
€ 16,00 (ISBN: 978-88-95709-84-0)
Questa di Teodoro Balma è più
un'opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui
impostazione risente, non poco, del clima politico - il ventennio fascista -
nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un
lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l'Autore
rende omaggio all'allora capo del governo - un atto dovuto onde evitare gli
ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di
valutazione-, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei
propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell'Uomo, viste attraverso le
vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di
Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le
vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti
di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto,
che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma
ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i
cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si
identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo,
sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in
un'altra parte di questo nostro stupido mondo.
Teodoro Balma (1907-1994), pastore
valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività
pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e
Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha
collaborato a diversi periodici: "Corriere di Sicilia",
"Persona", "Protestantesimo", "La Luce",
"L'Appello", "Gioventù Cristiana". Tra le sue opere, si
ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana
(Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania
1938).
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Catarsi in versi in libreria! Tregor Russo, “Catarsi redentrice. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 56, euro 9,90 (ISBN 978-88-31990-03-5)
La catarsi del titolo è il moto dell’anima che attraversa le poesie di
Tregor Russo. Il leitmotiv della
raccolta è il desiderio (che sia di vita, morte o amore). Affidandosi ad un
immaginario suggestivo, ancestrale e a tratti apocalittico, l’autore ci trascina
verso il suo abisso. Ma nonostante la vertigine della caduta dia la sensazione
di ebbrezza, in realtà quello che spinge le poesie di Russo è un movimento
verticale: una salita, una redenzione che si finge precipizio. Catarsi Redentrice si dispiega pagina
dopo pagina secondo questa ambivalenza; fra redenzione e dannazione, fra le
luci e le ombre dell’uomo.
Tregor
Russo è nato a Menfi (Ag) nel 1978. È insegnante accademico di
musica, nonché artista
internazionale, compositore, arrangiatore, cantante, polistrumentista e poeta. Catarsi Redentrice è la sua opera
prima.
In libreria l’esordio di Davide Cataldo, “Vicin’ ò Mare. Poesie”, Edizioni la Zisa, pp. 80, euro 9,90 (ISBN 978-88-3199-005-9)
L’esordio in poesia di Davide Cataldo è un emozionante autoritratto che non smette mai di
guardare l’Altro. Nelle liriche,
sono gli altri e le cose a determinare l’identità del poeta. Che si tratti
della donna amata dagli occhi “colore dell’olio…”, o degli oggetti e luoghi: la
panchina, la terrazza, le Dunhill; questi elementi vanno a comporre l’universo
interiore di Cataldo. Una dimensione abitata necessariamente sia dalla
singolarità che dalla pluralità poiché “L’unione
è completezza./L’unione è vita.”. Nonostante, a volte, l’incontro con
l’altro da sé sia doloroso e apparentemente irrisolvibile, è nella
condivisione, nella fusione tramite la materia poetica che il poeta può
finalmente autodeterminarsi. Come scrisse Jean-Luc
Nancy: «Noi dobbiamo riappropriarci di ciò che, già, ci ha resi “noi”,
oggi, adesso, qui, il noi di un mondo che sente di non avere più senso ma di
essere il senso stesso».
Davide
Cataldo nasce a Palermo nel 1983. Oggi è titolare di un marchio
appena nato d’abbigliamento, un fotografo freelance non professionista, gestore
di attività ricettive, a quanto pare un poeta, e continua nel suo intento di
realizzare sogni propri e altrui. Con fede in Dio e in se stesso.
A breve in libreria lo struggente romanzo di Elisabetta Inviati, “Lasciati abitare dall’amore. La Casa si Di Lucy”, Edizioni La Zisa, pp. 226, euro 16,00 (ISBN 978-88-3199-002-8)
Il romanzo è incentrato sui Mirabella: una famiglia sana, dai principi e
valori saldi da trasmettere ai
posteri. Una sorta di eredità spirituale
che Tommaso, il capofamiglia, lascia ai figli, perché lasciarsi abitare
dall’amore vuol dire farlo risiedere nel cuore come balsamo per le ferite dell’anima e manifestarlo agli
altri con le azioni semplici, quotidiane, altruistiche. I personaggi
introducono tematiche contemporanee sull’adozione, l’omicidio stradale, la violenza
sulle donne e sui minori. Nell’intreccio
non mancano la scoperta di segreti, collegamenti a eventi storici, dubbi e
domande, che danno rilievo a delle personalità in divenire, e sollecitano il
lettore a una visione diversa della vita.
Per poterla dire come Tommaso Mirabella:
“Se ogni uomo si facesse abitare dall’amore, il mondo sarebbe un luogo
migliore”.
Elisabetta
Inviati nasce ad Altofonte (PA) nel 1949. Nell’82 vince il Concorso
di Scuola Materna Statale dove rimane a lavorare per oltre trent’anni. Si
laurea in Filosofia, si abilita all’insegnamento delle Scienze dell’Educazione
e fa esperienza in qualità di Psicopedagogista nella scuola dell’Infanzia e
Primaria statale. Nel 2016 esordisce con il romanzo Un grido dal cuore, e nello stesso anno pubblica anche una silloge
di poesie Uno scorcio d’anima.
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Arriva in libreria: Giuseppe D’Agrusa, "Raccontare in poesia”, Edizioni La Zisa, pp. 80, € 9,90 (ISBN 978-88-3199-004-2)
Il corpus lirico della raccolta
è la nostalgia. Lo sguardo attento di Giuseppe D’Agrusa sfiora in segreto i
volti e le vite dei passanti soffermandosi sui quadri della quotidianità (siano
i giochi di candidi panni stesi, un barbone o un’alba) per registrarne
l’impressione trasfigurata dai suoi ricordi. Raccontare in poesia è un
memoriale dove le immagini del passato si mescolano ai sogni, desideri e
speranze del presente. Pagine di poesie abbacinate dal sole cocente siciliano e
sferzate dal polveroso Scirocco. Solo all’ombra delle fronde delle jacarande il
poeta colmo di meraviglia e malinconia può trovare refrigerio nella
contemplazione della sua amata Sicilia e della sua anima.
Giuseppe D’Agrusa è nato a
Palermo nel 1952, dove attualmente vive e lavora. Si diploma Perito
commerciale, e frequenta la facoltà di biologia presso l’Università degli studi
di Palermo. Nel 2013 esordisce con la sua prima silloge Le poesie nel cassetto,
alla quale seguono altre pubblicazioni. Negli anni i suoi testi ricevono
riconoscimenti e segnalazioni; le sue poesie sono presenti in diverse antologie
e riviste letterarie.
Arriva fra gli scaffali delle librerie la silloge in “lingua” siciliana di Valeria Mandalà, “Ti cuntu ‘u cuntu, si ni vò fari cuntu… “, Edizioni La Zisa, pp. 66, euro € 9,90 (Isbn ISBN 978-88-31990-06-6)
“U
Cuntu” di Valeria Mandalà è una dichiarazione d’amore in versi per
la Sicilia. Le poesie, in dialetto palermitano, sono divise in tre sezioni: Natura e Sintimientu, Sicilia adurata,
priestu cuntata e Stuori ri gienti.
La Natura di cui si parla, non è solo quella dei paesaggi arsi, del mare
attratto e respinto dalle rive, è anche la natura dei monumenti, delle strade
di Palermo e provincia: una natura urbana impregnata di Storia e leggende
popolari. Le poesie dell’autrice tracciano una mappa poetica dell’Isola
raccontando con occhi sinceri e pieni di meraviglia il legame di sangue con la
propria terra. I versi richiamano alla luce, al vento e al fuoco, all’anelito
costante per la Bellezza che chi è nato in Sicilia porta sulla pelle come una
firma.
Valeria Mandalà nasce a Trento
nel 1973 da genitori palermitani. Nel 1998 si laurea in Lingue e Letterature
inglese e tedesca all’Università degli Studi di Palermo. Dal 2002 è docente di
Scuola dell’Infanzia presso la D.D. Alcide De Gasperi di Capaci. È amministratrice
e redattrice di due pagine Instagram (@ig_panormus; @ig_sicily) e Facebook
(Ig_sicilians) dedicate alle foto di Palermo e della Sicilia.
Novità in libreria: Beatrice Pillitteri, “Tensione Blu. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 50, euro 8,00 (Isbn 9788831990011)
Tensione
Blu
è il sincero e appassionato esordio di Beatrice Pillitteri in poesia. Il testo
raccoglie, in versi, pezzi della sua vita da un presente più remoto a uno più
recente. Questa sorta di biografia lirica è divisa in due sezioni: A sorsi ed
Entropia, che rappresentano due momenti fondamentali nell’evoluzione dell’io
lirico della raccolta. Queste sono le due tappe necessarie nell’educazione
sentimentale dell’autrice; sentimenti intesi nella loro totalità e non solo con
accezione romantica. Tramite la relazione con l’Altro, Pillitteri ci rende
partecipi di tutto ciò che con dolore ha dovuto lasciare dietro di sé per poter
crescere e conquistare alcuni doni preziosi della vita: il perdono, la
speranza, la rinascita.
Beatrice Pillitteri (Palermo,
1992) frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di
Palermo. Oltre che di poesia, si diletta anche di musica.
lunedì 28 maggio 2018
Cosa nostra non è cosa mia, un libro di testimonianza «Lo Stato non deve lasciare solo chi denuncia il pizzo»
Mercoledì 30 maggio
alla Feltrinelli la prima presentazione per Daniele Ventura, che ha da poco
pubblicato - per Edizioni La Zisa - un volume in cui racconta la sua storia di
vittima del racket. A moderare l'incontro il nostro cronista Andrea Turco. Tanti
gli ospiti che interverranno, da Stefania Petyx a Giancarlo Cancelleri
Si dice «tranquillo, non teso», anche se è la prima
presentazione del suo primo libro. Daniele
Ventura in fondo la scelta di coraggio l'ha fatta da tempo, da
quando ha scelto di denunciare i suoi estortori. Nel 2011 aveva
aperto un locale a Borgo Vecchio, il New Paradise. Una speranza per un giovane
(classe '84) che aveva scelto così di provare a tracciare il proprio futuro. Ma
Daniele non aveva fatto i conti con le richieste di
Cosa nostra. Ora quella storia la racconta in un libro, Cosa nostra non è cosa mia,
pubblicato dalla casa editrice La
Zisa, con la prefazione
di Stefania Petyx e la collaborazione
di Franca Stefania Lo Cicero.
Il
libro racconta la continua lotta alla mafia portata avanti negli anni da
Ventura, ormai ex imprenditore, conosciuto per essere voluto rimanere nel
capoluogo siciliano ma lasciato solo dallo Stato,
che non lo ha supportato nella ricerca di nuovi sbocchi lavorativi. Mentre
Daniele ha trovato solidarietà dalla società civile, e da poco collabora con
l'imprenditore Gianluca Maria Calì
- che ha una storia molto simile alla sua - in un autosalone in viale
Regione Siciliana.
La presentazione
di Cosa nostra non è cosa mia si
terrà mercoledì 30 maggio, alle ore 18, presso
la libreria Feltrinelli. A moderare l'incontro sarà il cronista
di MeridioNews Andrea
Turco. Oltre all'autore, è previsto l'intervento l'intervento di Stefania Petyx - che per Striscia La
Notizia ha seguito la storia di Daniele -, del deputato della Regione Siciliana Giancarlo Cancelleri, di Raffaele Genova di Addiopizzo, della presidente di Up Palermo Beatrice Raffagnino e di
Gaia Perniciario, del giornalista Riccardo Campolo per PalermoToday.
«Il messaggio è
sempre quello . dice Daniele -. Bisogna innanzitutto denunciare, e
poi lo Stato non deve lasciare chi denuncia, deve essere presente
se no la gente si scoraggia. Speriamo che i tanti ospiti
che verranno mercoledì possano sollecitare ulteriormente le attenzioni della
società civile». Alla fine della presentazione l'autore e i ragazzi di Up
Palermo faranno una donazione di giochi alla
casa famiglia "La casa di Nemo".
giovedì 24 maggio 2018
Palermo 31 maggio, Alla libreria del Mare si presenta il saggio di Valentina Vivona ”I mocassini di ‘Īsā”, Edizioni La Zisa
Appuntamento giovedì 31 maggio, alle 17 e 30, alla Libreria del Mare di via Cala 50, a Palermo, per la presentazione del saggio di Valentina Vivona, “I mocassini di ‘Īsā”, Edizioni La Zisa. Insieme all’autrice interverranno: Adele Di Trapani, giornalista; Cristiano Inguglia, docente di Metodi e tecniche di intervento nei contesti multietnico nel Cdl in Psicologia del ciclo di vita- Università degli studi di Palermo; Ibrahima Ouattara Kobena, mediatore culturale e presidente dell'Un.I.S.- Unione Ivoriani di Sicilia; Monica Cerrito, poetessa; e Moussa Balla Koulibali, richiedente asilo guineano.
Il
saggio: Valentina Vivona, ”I mocassini di ‘Īsā”, presentazione di Cécile
Kashetu Kyenge, prefazione di Balla Moussa Koulibaly, Edizioni La Zisa, pp. 92,
euro 9,90
“Queste pagine
ci accompagnano nel lungo percorso umano di chi migrando ha cercato la luce:
storie di violenza e soprusi di chi è sfuggito ai propri carnefici. Una
narrazione intima, attraverso gli occhi dell’autrice, in un cammino comune,
personale, dalla decostruzione di certezze alla costruzione di una nuova
consapevolezza e fede verso l’essere umano.
“I Diritti
Umani sono il filo che riunisce il tutto. Nella dignità dell’individuo
riscopriamo la nostra dimensione sociale, tornando a essere comunità, membri
tutti della famiglia umana.
“In un’epoca di
incertezze e smarrimenti valoriali, qual è quella che oggi stiamo vivendo, il
viaggio attraverso cui Valentina Vivona ci conduce, ci insegna la speranza,
unico vero motore positivo dell’azione umana”.
(dalla Presentazione
di Cécile Kashetu Kyenge)
Valentina
Vivona è nata a Belmonte Mezzagno (Pa) il 22 ottobre 1981. Psicologa, laureata
in Psicologia Clinica dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di
Palermo, ha conseguito un Master in Psico-oncologia (Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma) e ha operato presso l’Hospice dell’Ospedale Civico.
Appassionata di linguistica e sordità, è diventata Assistente alla
Comunicazione LIS (Lingua dei Segni Italiana) e ha insegnato linguistica
italiana/LIS in diversi corsi di formazione.
Impegnata nel
lavoro presso due centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e
Rifugiati) della città, ha un Master in Etnopsichiatria e Psicologia delle
Migrazioni, conseguito all’Istituto Beck di Roma. Impegnata attivamente nel
sociale, è volontaria di Croce Rossa Italiana e coordina le attività
progettuali dell’Associazione Un.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia).
Appassionata
dell’Africa, si definisce “Portatrice sana di Umanità” e continua a sperare
“che il sole possa tornare a sorprenderci tra la negligenza e l’indifferenza.
Un sogno reale per una realtà da sogno!”
martedì 22 maggio 2018
Palermo 25 maggio, Alla libreria per bambini Carabà un divertente pomeriggio insieme ai personaggi de “Il fantastico mondo di RosMari” (Ed. La Zisa) di Rosario Prestianni
Un pomeriggio interamente dedicato ai più piccini e ai
personaggi de “Il fantastico mondo di RosMari”
(Ed. La Zisa) di Rosario Prestianni. Appuntamento venerdì 25 maggio, alle ore
17, presso la libreria “Carabà” di corso Calatafimi 287, a Palermo, per la
presentazione del volume e il laboratorio creativo per bambini guidato dall’illustratrice
del libro Maria Di Leto. L’attività è gratuita ma è necessario prenotarsi
(e-mail: info@libricaraba.it; telefono:
+39 091 765 4080 - +39 328 695 5203).
Il libro: Rosario Prestianni, “Il fantastico mondo di RosMari”, Illustrazioni di Maria Di Leto, Edizioni la Zisa, pp. 112, Euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-94-0)
Insieme all’autore e
all’illustratrice il giornalista ed editore Davide Romano. In un mondo
fantastico, popolato da creature curiose e dall’animo gentile, prendono forma
incredibili avventure in grado di accendere la fantasia di grandi e piccini. Accadrà,
così, di conoscere una vivace famiglia di coniglietti e un viaggio alla ricerca
dell’ignoto, o il felice ritorno a casa di chi, strappato alla propria terra,
ha attraversato innumerevoli peripezie, e infine una principessa dai piedi di
zenzero che attende speranzosa l’arrivo del principe.
Rosario Prestianni è nato
nel 1958. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore che ama la vivace
compagnia dei più piccoli. Innamorato della terra siciliana, si dedica alla
ricerca e tutela dei prodotti locali, commercializzando pane di farine di
antichi grani siciliani.
Maria Di
Leto è nata a Palermo nel 1968 e ha studiato architettura. Da sempre
appassionata di arte, da più di 25 anni si dedica con creatività
all’insegnamento nella scuola primaria. Nel tempo libero coltiva l’amore per
l’illustrazione.
martedì 15 maggio 2018
Palermo 16 maggio, Nell’ambito del Maggio dei libri si presenta la silloge poetica “Sessanta tramonti sessanta albe” di Rosa Maria Dolcimascolo (La Zisa)
In occasione del Maggio dei libri, presentazione della
silloge di poesie “Sessanta tramonti sessanta albe” di Rosa Maria Dolcimascolo, Edizioni La Zisa, mercoledì 16 maggio, alle 15 e 30, press il Caffè
letterario/Verde Terrasi di viale Lazio
28, a Palermo. Oltre all’autrice, interverrà Filippo Solito.
Il Libro: Così, guidata dal tempo esistenziale bergsoniano,
ho collocato i miei sessanta tramonti e le mie sessanta albe in afflati
aspaziali e atemporali. In ogni caso qualora il buio, per meccanismi silenti e
misteriosi, dovesse offuscare il mio sguardo interiore, conservo in me una
certezza: le albe del passato non possono abbandonarmi, come la fede di mia
madre, la tenerezza di mio padre, l’amore di mia figlia, la fiducia coniugale,
il trasporto per la poesia. Auguro che i miei versi rafforzino la distinzione
del buio e della luce, la forza lirica dell’animo, anche tra i fili d’argento
della vecchiaia, e aiutino le nuove generazioni a tessere le trame dorate della
speranza. (dall’Introduzione dell’Autrice)
L’autrice: Rosa Maria Dolcimascolo nasce a Lercara Friddi
(in provincia di Palermo), si laurea in Lettere e insegna in Istituti di scuola
media inferiore e superiore. Realizza vari progetti didattici, culturali e
spettacoli teatrali con la regia e la scrittura creativa di testi come Via della
Evoluzione, Farsa d’amuri e Famiglia Valori; adatta testi letterari come
Congratulazioni (tratto da Visite di condoglianze di A. Campanile) e La
Iettatura (dalla Patente di L. Pirandello). Realizza, inoltre, recital per
eventi speciali come Signora Munnizza e Libertà presso l’IPSIA E. Ascione a
Palermo dove fonda il Teatro/Uomo, composto da alunni normo dotati e
diversamente abili, soprattutto ragazzi sordi. Scrive anche recensioni critiche
per vari artisti del territorio. Fa parte dell’Accademia universitaria di
Lettere, Arti e Scienze “Ruggero II” di Palermo. Riceve apprezzamenti e premi,
l’ultimo nel 2013 per la partecipazione al VI Concorso nazionale di poesia “U.
Foscolo”. In pensione dal 2009, vive e opera a Palermo.
lunedì 14 maggio 2018
Palermo 17 maggio, Aperitivo e presentazione del volume di Valentina Vivona, “I mocassini di ‘Īsā”, Edizioni La Zisa
Freschette-Caffè Riso e la casa editrice La Zisa propongono un aperitivo interamente vegetariano e anche vegan nell’ambito della presentazione del volume di Valentina Vivona, “I mocassini di ‘Īsā”. L’appuntamento è per giovedì 17 maggio, alle ore 18 e 30, presso Freschette-Caffè Riso di corso Vittorio Emanuele 365, Palazzo Riso, a Palermo. Oltre all'autrice, interverranno Balla Moussa Koulibaly, richiedente asilo guineano; Monica Cirrito Minutella, poetessa e scrittrice; e Davide Romano, giornalista ed editore. Il costo complessivo (aperitivo+libro) è di soli 10 euro.
Il libro: Valentina
Vivona, ”I mocassini di ‘Īsā”, presentazione di Cécile Kashetu Kyenge,
prefazione di Balla Moussa Koulibaly, Edizioni La Zisa, pp. 92, euro 9,90
Queste pagine ci accompagnano nel lungo percorso
umano di chi migrando ha cercato la luce: storie di violenza e soprusi di chi è
sfuggito ai propri carnefici. Una narrazione intima, attraverso gli occhi
dell’autrice, in un cammino comune, personale, dalla decostruzione di certezze
alla costruzione di una nuova consapevolezza e fede verso l’essere umano.
“I Diritti Umani sono il filo che riunisce il tutto.
Nella dignità dell’individuo riscopriamo la nostra dimensione sociale, tornando
a essere comunità, membri tutti della famiglia umana.
“In un’epoca di incertezze e smarrimenti valoriali,
qual è quella che oggi stiamo vivendo, il viaggio attraverso cui Valentina
Vivona ci conduce, ci insegna la speranza, unico vero motore positivo
dell’azione umana”.
(dalla Presentazione
di Cécile Kashetu Kyenge)
Valentina Vivona è nata a Belmonte Mezzagno (Pa) il
22 ottobre 1981. Psicologa, laureata in Psicologia Clinica dello Sviluppo
presso l’Università degli Studi di Palermo, ha conseguito un Master in
Psico-oncologia (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) e ha operato
presso l’Hospice dell’Ospedale Civico. Appassionata di linguistica e sordità, è
diventata Assistente alla Comunicazione LIS (Lingua dei Segni Italiana) e ha
insegnato linguistica italiana/LIS in diversi corsi di formazione.
Impegnata nel lavoro presso due centri SPRAR
(Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) della città, ha un
Master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni, conseguito
all’Istituto Beck di Roma. Impegnata attivamente nel sociale, è volontaria di
Croce Rossa Italiana e coordina le attività progettuali dell’Associazione
Un.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia).
Appassionata dell’Africa, si definisce “Portatrice
sana di Umanità” e continua a sperare “che il sole possa tornare a sorprenderci
tra la negligenza e l’indifferenza. Un sogno reale per una realtà da sogno!”.
mercoledì 9 maggio 2018
“Salvatore Giuliano era mafioso”. L’ultimo mistero negli archivi Usa svelato in un libro pubblicato dalle Edizioni La Zisa
Di SALVO PALAZZOLO (La
Repubblica-Palermo, 1 maggio 2018)
Nel libro dello storico
Petrotta i documenti dei servizi segreti americani “Mandanti dell’eccidio
furono i boss, minacciati dalla lotta per le terre”
«Office of Strategic
Services. Report n. J-228/2 gennaio 1944. La mafia si è riorganizzata e ha
ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. Fra i suoi membri
più pericolosi si segnala Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e
determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Firmato:
agente Z». Dagli archivi americani emergono nuovi documenti dei servizi segreti
che spazzano via, ormai definitivamente, il mito del bandito Salvatore
Giuliano. Altro che moderno Robin Hood in lotta per l’indipendenza della
Sicilia, Turiddu che ruba ai ricchi per dare ai poveri, già all’inizio della
sua ascesa fra le montagne della provincia di Palermo era indicato
dall’intelligence statunitense nella lista dei most dangerous leaders” i più temibili delle cosche, assieme a tale
«Remigi, ai fratelli Di Maria, a Badalamenti. Ricercati per vari crimini
commessi contro la proprietà e le persone — scriveva l’agente Z — i ribelli
vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno venti elementi della
città». Dopo la strage di Portella della Ginestra, del primo maggio di 41 anni
fa, vennero scritte parole ancora più chiare: l’agente speciale del
controspionaggio americano George Zappalà definiva la banda Giuliano
«un’organizzazione terroristica mafiosa, accusata di aver commesso numerosi
crimini in Sicilia».
Un libro riscrive la
storia del bandito di Montelepre. Si intitola: “Salvatore Giuliano, uomo
d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Edizioni La
Zisa). L’autore, Francesco Petrotta, è uno dei maggiori conoscitori della
storia del movimento contadino siciliano. Dopo aver recuperato nuovi documenti
nei National Archives americani ha riesaminato gli atti dei processi alla banda
Giuliano e poi le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia come
Tommaso Buscetta. Tanti tasselli che adesso non descrivono più un bandito
aiutato dalla mafia, ma un mafioso vero e proprio, che il primo maggio del 1947
non commise errori o ingenuità sparando sui contadini riuniti a Portella per la
festa dei lavoratori. «Piuttosto, ritengo che abbia eseguito delle direttive
dell’organizzazione criminale di cui faceva parte», dice Francesco Petrotta. E
spiega: «Fino ad oggi, gli storici hanno cercato di scoprire i volti dei
mandanti di Portella analizzando i rapporti che Giuliano intratteneva con
alcuni uomini politici indipendentisti e del centrodestra. Credo invece che la
strage doveva servire a salvaguardare il potere di Cosa nostra, messo in
discussione nelle campagne dalle occupazioni delle terre da parte del movimento
contadino, che all’epoca era il primo movimento di massa contro la mafia. E con
quella strage — aggiunge l’autore della ricerca — Giuliano si schierò a tutela
degli interessi della casta degli agrari di cui la mafia era parte integrante».
Ma mancano ancora molti
tasselli di questa storia. Nonostante la lettera dell’allora presidente del
Consiglio Romano Prodi che nel 1988 invitava alla desecretazione di tutti i
documenti riguardanti Portella. Spiega ancora Petrotta: «Non sono a
disposizione degli studiosi gli atti istruttori che furono fatti dalla procura
di Palermo dopo la denuncia dell’onorevole Giuseppe Montalbano sui mandanti
dell’eccidio, il 25 ottobre 1951. E risultano ancora secretati gli atti
sull’omicidio del bandito Gaspare Pisciotta, ucciso il 9 febbraio 1954
all’Ucciardone».
Due anni prima
dell’ultimo caffè — alla stricnina — il braccio destro di Giuliano aveva
svelato in un interrogatorio che il bandito di Montelepre era un uomo d’onore,
«battezzato — così avrebbe detto — in un convegno di alti dignitari della
mafia». Chi erano quegli alti dignitari? Il verbale è ancora un segreto di
Stato.
martedì 8 maggio 2018
“Memorie familiari in una Panormus capitale di fasti e miserie” di Salvatore Lo Iacono (Giornale di Sicilia, venerdì 4 maggio 2018)
Foto dall’album di famiglia,
pezzi di vita personale, con sguardo al proprio albero genealogico, a partire
dai bisnonni, e, parallelamente la storia del capoluogo siciliano dai primi del
Novecento agli anni Sessanta, con le sue conquiste e le sue efferatezze. La
città, con i suoi luoghi, la sua lingua, il suo cibo è inevitabilmente
protagonista, personaggio vivo, di «Sotto il cielo di Palermo» (141 pagine, 12
euro) di Mariceta Gandolfo, memoir pubblicato dalle Edizioni La Zisa, che però
si fa romanzo, anche per le reinvenzioni narrative di alcune vicende private di
personaggi reali (c’è chi ha mantenuto la propria identità, ad altri, su
richiesta, è stata leggermente modificata).
L’autrice, ex insegnante di
scuola superiore che ha scritto e diretto vari lavori teatrali, porta a termine
un compito, dar forma concreta a memorie familiari –intarsiate dai principali
avvenimenti storici, che fin qui si erano tramandate oralmente –un patrimonio
di storie e sentimenti che resterà agli eredi, in particolare ai figli Chiara e
Roberto, che condividono la dedica del volume con la madre e una zia
dell’autrice: una scrittura senza svolazzi, chiara e semplice, che va al
nocciolo delle questione ed è dunque abbastanza efficace.
Come sempre, quando si fa memoria,
quando si rievoca il passato, non si può non gettare lo sguardo al presente e
soprattutto al futuro. Palermo, che nel romanzo di Mariceta Gandolfo appare
come capitale di fasti e miserie, splendori e contraddizioni, per alcuni
aspetti non sembra essere cambiata più di tanto. Scorci, persone, situazioni,
tradizioni che sono allo stesso modo affascinanti e scoraggianti, sembrano
ripetersi ineluttabilmente e invariabilmente. E non è solo una questione di
contrapposizione fra le anime diverse, anche quelle apparenti, della città, già
dai primi decenni del Novecento – i ricevimenti delle famiglie aristocratiche
in ville magnifiche e monumentali contrapposti ai mercati e alle viuzze buie e
maleodoranti – ma qualcosa che fa fatica
a muoversi, a rinnovarsi, a cambiare nelle teste di chicchessia, al di là di
capacità intellettive, credo religioso, disponibilità economiche, aspirazioni e
realizzazioni.
Nella Palermo di Gandolfo fa
capolino anche la mafia, infiltrata e riciclata nella politica nell’immediato
dopoguerra che rigettava (apparentemente) solo il fascismo. Ma forse la mafia
ha già attraversato tre secoli e può rintracciarsi anche poco prima dell’Unità
d’Italia.
giovedì 3 maggio 2018
In libreria: Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, presentazione di Pino Arlacchi, prefazione di Enzo Campo, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 12,00
Salvatore Giuliano era semplicemente un bandito oppure un
eroe che lottava per l’Indipendenza della Sicilia? Era assoldato dai servizi
segreti degli Stati Uniti d’America o apparteneva alle formazioni clandestine
neofasciste? Aveva stretti rapporti con la mafia o lui stesso era un uomo di
Cosa Nostra? E ancora: non tutti ritengono Salvatore Giuliano esecutore della
strage di Portella della Ginestra, ma se una parte degli storici asserisce che
con essa si tentò di fermare il primo movimento antimafia di massa, un’altra
parte sostiene che gettò le condizioni in Italia per un golpe anticomunista.
Numerosi gli interrogativi che avvolgono questo fatto storico e che ancora oggi
alimenta dibattiti e crea miti popolari. Con sguardo critico questo saggio
cerca di far luce sulla questione che, nonostante gli anni, non risulta ancora
sopita.
Francesco Petrotta, studioso della strage di Portella della
Ginestra e del movimento contadino e socialista a Piana degli Albanesi. Ha
pubblicato diversi lavori, tra i quali: Quando Scelba imperava. Inchiesta
sull’uccisione di Damiano Lo Greco (Istituto Poligrafico Europeo, 2016); La
strage e i depistaggi. Il castello d’ombre su Portella della Ginestra (Ediesse,
2010); La repubblica contadina di Piana degli Albanesi del 1945 (La Zisa,
2006); Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini (La Zisa,
2001). Ha inoltre curato i volumi: Girolamo Li Causi, Portella della Ginestra.
La ricerca della verità (Ediesse, 2007); Mafia e banditismo nella Sicilia del
dopoguerra: la sentenza del processo di Viterbo per i fatti di Portella della
Ginestra (La Zisa, 2002).
Arriva in libreria il saggio di Valentina Vivona, ”I mocassini di ‘Īsā”, presentazione di Cécile Kashetu Kyenge, prefazione di Balla Moussa Koulibaly, Edizioni La Zisa, pp. 92, euro 9,90
“Queste pagine ci accompagnano
nel lungo percorso umano di chi migrando ha cercato la luce: storie di violenza
e soprusi di chi è sfuggito ai propri carnefici. Una narrazione intima,
attraverso gli occhi dell’autrice, in un cammino comune, personale, dalla
decostruzione di certezze alla costruzione di una nuova consapevolezza e fede
verso l’essere umano.
“I Diritti Umani sono il filo
che riunisce il tutto. Nella dignità dell’individuo riscopriamo la nostra
dimensione sociale, tornando a essere comunità, membri tutti della famiglia
umana.
“In un’epoca di incertezze e
smarrimenti valoriali, qual è quella che oggi stiamo vivendo, il viaggio
attraverso cui Valentina Vivona ci conduce, ci insegna la speranza, unico vero
motore positivo dell’azione umana”.
(dalla Presentazione
di Cécile Kashetu Kyenge)
Valentina Vivona è nata a
Belmonte Mezzagno (Pa) il 22 ottobre 1981. Psicologa, laureata in Psicologia
Clinica dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Palermo, ha
conseguito un Master in Psico-oncologia (Università Cattolica del Sacro Cuore
di Roma) e ha operato presso l’Hospice dell’Ospedale Civico. Appassionata di
linguistica e sordità, è diventata Assistente alla Comunicazione LIS (Lingua
dei Segni Italiana) e ha insegnato linguistica italiana/LIS in diversi corsi di
formazione.
Impegnata nel lavoro presso due
centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) della
città, ha un Master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni,
conseguito all’Istituto Beck di Roma. Impegnata attivamente nel sociale, è
volontaria di Croce Rossa Italiana e coordina le attività progettuali
dell’Associazione Un.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia).
Appassionata dell’Africa, si
definisce “Portatrice sana di Umanità” e continua a sperare “che il sole possa
tornare a sorprenderci tra la negligenza e l’indifferenza. Un sogno reale per
una realtà da sogno!”.
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