venerdì 8 giugno 2018

Un pomeriggio davvero speciale con Stefania Petyx e tanti altri amici














Metti un imprenditore coraggioso che sfida la mafia. Uno Stato che appare assente se non ostile e tanti amici che non si rassegnano e continuano a lottare con lui perché le cose in Sicilia, e non solo, cambino davvero. Ancora grazie a Daniele Ventura, Andrea Turco, Beatrice Raffagnino, Stefania Petyx, Giancarlo Cancelleri, Raffaele Genova e a tutti quelli che sono intervenuti, così numerosi, alla presentazione del libro "Cosa nostra non è cosa mia" (Ed. La Zisa) alla Feltrinelli di Palermo. Il cammino è appena iniziato!


giovedì 7 giugno 2018

Roma 13 giugno, Alla libreria Minerva si presenta l’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa





Appuntamento mercoledì 13 giugno, alle ore 18, presso la storica libreria Minerva di piazza Fiume 57, a Roma, per la presentazione dell’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Oltre all’autore, interverranno: Ottorino Ferilli, sindaco di Fiano Romano (Roma) e Diana Nicoleta Vasile.

Questo libro racchiude l’avvincente racconto di una sfida, o meglio, di una lunga corsa verso la vita che tenta ripetutamente di rigenerare se stessa. Ma per raggiungere questa meta è necessaria prima una fine, una caduta che spezzi il passo del corridore regalandogli un nuovo slancio prima dell’arrivo. Quella che il lettore si appresta a scoprire è la storia del giovane autore, Iulian Emil Murgoci, che senza giri di parole mette a nudo il proprio vissuto fatto di solitudine e depressione, uso di droghe e desiderio di morte, ma anche di coraggio e rinascita.

Iulian Emil Murgoci è nato a Ivesti, in Romania, il 13 settembre del 1988 e dal 1994 risiede in Italia, a Fiano Romano. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Via Luisa di Savoia, 14” di Roma, ha lavorato come benzinaio, operatore di call center e receptionist. Appassionato di corsa e ciclismo, nel 2012 ha partecipato alla Maratona di Roma terminandola con un tempo di 3 ore, 40 minuti e 51 secondi.

Il libro: Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 14,00


mercoledì 6 giugno 2018

Palermo 15 giugno, Alla chiesa anglicana un caffè con… i Valdesi, la più antica minoranza protestante in Italia!





“Eravamo tutti valdesi e non lo sapevamo!”. Narra la leggenda che avrebbe esclamato così il grande riformatore tedesco, Martin Lutero, incontrando una delegazione di Valdesi recatisi in Germania per incontralo. Ma chi sono questi “famosi” valdesi la cui esistenza era ignota anche a Lutero? Lo scopriremo insieme sorseggiando un buon caffè italiano e gustando dei deliziosi biscotti (russi).

Appuntamento venerdì 15 giugno, alle ore 17, presso la Chiesa anglicana “Santa Croce” di via Roma 467A, a Palermo,  per “incontrare” il pastore Teodoro Balma (1907-1994) autore del volume “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, meritoriamente ripubblicato dalle Edizioni La Zisa.  

Ne discuteranno: Peter Ciaccio, pastore valdese; Russell Ruffino, pastore anglicano e parroco della chiesa “Santa Croce”; Pietro Magro, sacerdote cattolico e responsabile dell’Upedi - Ufficio pastorale per l'ecumenismo e il dialogo interrelegioso; Rosaria Caruso, pastora evangelica Ministero Sabaoth; e Davide Romano, direttore editoriale delle Edizioni La Zisa e presidente dell’associazione La Tenda di Abramo – Culture e religioni in dialogo.

Alle 19, seguirà la messa in italiano celebrata secondo il rito anglicano. La partecipazione alla funzione è aperta a tutti.


Il libro: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, a cura di Italo Pons, prefazione di Antonio di Grado, Edizioni La Zisa, pagg. 256, € 16,00 (ISBN: 978-88-95709-84-0)
  
Questa di Teodoro Balma è più un'opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui impostazione risente, non poco, del clima politico - il ventennio fascista - nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l'Autore rende omaggio all'allora capo del governo - un atto dovuto onde evitare gli ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di valutazione-, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell'Uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo, sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in un'altra parte di questo nostro stupido mondo.

Teodoro Balma (1907-1994), pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha collaborato a diversi periodici: "Corriere di Sicilia", "Persona", "Protestantesimo", "La Luce", "L'Appello", "Gioventù Cristiana". Tra le sue opere, si ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana (Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania 1938).

Catarsi in versi in libreria! Tregor Russo, “Catarsi redentrice. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 56, euro 9,90 (ISBN 978-88-31990-03-5)




La catarsi del titolo è il moto dell’anima che attraversa le poesie di Tregor Russo. Il leitmotiv della raccolta è il desiderio (che sia di vita, morte o amore). Affidandosi ad un immaginario suggestivo, ancestrale e a tratti apocalittico, l’autore ci trascina verso il suo abisso. Ma nonostante la vertigine della caduta dia la sensazione di ebbrezza, in realtà quello che spinge le poesie di Russo è un movimento verticale: una salita, una redenzione che si finge precipizio. Catarsi Redentrice si dispiega pagina dopo pagina secondo questa ambivalenza; fra redenzione e dannazione, fra le luci e le ombre dell’uomo.

Tregor Russo è nato a Menfi (Ag) nel 1978. È insegnante accademico di musica, nonché artista internazionale, compositore, arrangiatore, cantante, polistrumentista e poeta. Catarsi Redentrice è la sua opera prima.


In libreria l’esordio di Davide Cataldo, “Vicin’ ò Mare. Poesie”, Edizioni la Zisa, pp. 80, euro 9,90 (ISBN 978-88-3199-005-9)





L’esordio in poesia di Davide Cataldo è un emozionante autoritratto che non smette mai di guardare l’Altro. Nelle liriche, sono gli altri e le cose a determinare l’identità del poeta. Che si tratti della donna amata dagli occhi “colore dell’olio…”, o degli oggetti e luoghi: la panchina, la terrazza, le Dunhill; questi elementi vanno a comporre l’universo interiore di Cataldo. Una dimensione abitata necessariamente sia dalla singolarità che dalla pluralità poiché “L’unione è completezza./L’unione è vita.”. Nonostante, a volte, l’incontro con l’altro da sé sia doloroso e apparentemente irrisolvibile, è nella condivisione, nella fusione tramite la materia poetica che il poeta può finalmente autodeterminarsi. Come scrisse Jean-Luc Nancy: «Noi dobbiamo riappropriarci di ciò che, già, ci ha resi “noi”, oggi, adesso, qui, il noi di un mondo che sente di non avere più senso ma di essere il senso stesso».

Davide Cataldo nasce a Palermo nel 1983. Oggi è titolare di un marchio appena nato d’abbigliamento, un fotografo freelance non professionista, gestore di attività ricettive, a quanto pare un poeta, e continua nel suo intento di realizzare sogni propri e altrui. Con fede in Dio e in se stesso.



A breve in libreria lo struggente romanzo di Elisabetta Inviati, “Lasciati abitare dall’amore. La Casa si Di Lucy”, Edizioni La Zisa, pp. 226, euro 16,00 (ISBN 978-88-3199-002-8)






Il romanzo è incentrato sui Mirabella: una famiglia sana, dai principi e valori saldi da trasmettere ai posteri. Una sorta di eredità spirituale che Tommaso, il capofamiglia, lascia ai figli, perché lasciarsi abitare dall’amore vuol dire farlo risiedere nel cuore come balsamo per le ferite dell’anima e manifestarlo agli altri con le azioni semplici, quotidiane, altruistiche. I personaggi introducono tematiche contemporanee sull’adozione, l’omicidio stradale, la violenza sulle donne e sui minori. Nell’intreccio non mancano la scoperta di segreti, collegamenti a eventi storici, dubbi e domande, che danno rilievo a delle personalità in divenire, e sollecitano il lettore a una visione diversa della vita. Per poterla dire come Tommaso Mirabella: “Se ogni uomo si facesse abitare dall’amore, il mondo sarebbe un luogo migliore”.

Elisabetta Inviati nasce ad Altofonte (PA) nel 1949. Nell’82 vince il Concorso di Scuola Materna Statale dove rimane a lavorare per oltre trent’anni. Si laurea in Filosofia, si abilita all’insegnamento delle Scienze dell’Educazione e fa esperienza in qualità di Psicopedagogista nella scuola dell’Infanzia e Primaria statale. Nel 2016 esordisce con il romanzo Un grido dal cuore, e nello stesso anno pubblica anche una silloge di poesie Uno scorcio d’anima.


Arriva in libreria: Giuseppe D’Agrusa, "Raccontare in poesia”, Edizioni La Zisa, pp. 80, € 9,90 (ISBN 978-88-3199-004-2)





Il corpus lirico della raccolta è la nostalgia. Lo sguardo attento di Giuseppe D’Agrusa sfiora in segreto i volti e le vite dei passanti soffermandosi sui quadri della quotidianità (siano i giochi di candidi panni stesi, un barbone o un’alba) per registrarne l’impressione trasfigurata dai suoi ricordi. Raccontare in poesia è un memoriale dove le immagini del passato si mescolano ai sogni, desideri e speranze del presente. Pagine di poesie abbacinate dal sole cocente siciliano e sferzate dal polveroso Scirocco. Solo all’ombra delle fronde delle jacarande il poeta colmo di meraviglia e malinconia può trovare refrigerio nella contemplazione della sua amata Sicilia e della sua anima.

Giuseppe D’Agrusa è nato a Palermo nel 1952, dove attualmente vive e lavora. Si diploma Perito commerciale, e frequenta la facoltà di biologia presso l’Università degli studi di Palermo. Nel 2013 esordisce con la sua prima silloge Le poesie nel cassetto, alla quale seguono altre pubblicazioni. Negli anni i suoi testi ricevono riconoscimenti e segnalazioni; le sue poesie sono presenti in diverse antologie e riviste letterarie.




Arriva fra gli scaffali delle librerie la silloge in “lingua” siciliana di Valeria Mandalà, “Ti cuntu ‘u cuntu, si ni vò fari cuntu… “, Edizioni La Zisa, pp. 66, euro € 9,90 (Isbn ISBN 978-88-31990-06-6)





“U Cuntu” di Valeria Mandalà è una dichiarazione d’amore in versi per la Sicilia. Le poesie, in dialetto palermitano, sono divise in tre sezioni: Natura e Sintimientu, Sicilia adurata, priestu cuntata e Stuori ri gienti. La Natura di cui si parla, non è solo quella dei paesaggi arsi, del mare attratto e respinto dalle rive, è anche la natura dei monumenti, delle strade di Palermo e provincia: una natura urbana impregnata di Storia e leggende popolari. Le poesie dell’autrice tracciano una mappa poetica dell’Isola raccontando con occhi sinceri e pieni di meraviglia il legame di sangue con la propria terra. I versi richiamano alla luce, al vento e al fuoco, all’anelito costante per la Bellezza che chi è nato in Sicilia porta sulla pelle come una firma.

Valeria Mandalà nasce a Trento nel 1973 da genitori palermitani. Nel 1998 si laurea in Lingue e Letterature inglese e tedesca all’Università degli Studi di Palermo. Dal 2002 è docente di Scuola dell’Infanzia presso la D.D. Alcide De Gasperi di Capaci. È amministratrice e redattrice di due pagine Instagram (@ig_panormus; @ig_sicily) e Facebook (Ig_sicilians) dedicate alle foto di Palermo e della Sicilia.

Novità in libreria: Beatrice Pillitteri, “Tensione Blu. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 50, euro 8,00 (Isbn 9788831990011)




Tensione Blu è il sincero e appassionato esordio di Beatrice Pillitteri in poesia. Il testo raccoglie, in versi, pezzi della sua vita da un presente più remoto a uno più recente. Questa sorta di biografia lirica è divisa in due sezioni: A sorsi ed Entropia, che rappresentano due momenti fondamentali nell’evoluzione dell’io lirico della raccolta. Queste sono le due tappe necessarie nell’educazione sentimentale dell’autrice; sentimenti intesi nella loro totalità e non solo con accezione romantica. Tramite la relazione con l’Altro, Pillitteri ci rende partecipi di tutto ciò che con dolore ha dovuto lasciare dietro di sé per poter crescere e conquistare alcuni doni preziosi della vita: il perdono, la speranza, la rinascita.

Beatrice Pillitteri (Palermo, 1992) frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. Oltre che di poesia, si diletta anche di musica. 

lunedì 28 maggio 2018

Cosa nostra non è cosa mia, un libro di testimonianza «Lo Stato non deve lasciare solo chi denuncia il pizzo»




Mercoledì 30 maggio alla Feltrinelli la prima presentazione per Daniele Ventura, che ha da poco pubblicato - per Edizioni La Zisa - un volume in cui racconta la sua storia di vittima del racket. A moderare l'incontro il nostro cronista Andrea Turco. Tanti gli ospiti che interverranno, da Stefania Petyx a Giancarlo Cancelleri

Si dice «tranquillo, non teso», anche se è la prima presentazione del suo primo libro. Daniele Ventura in fondo la scelta di coraggio l'ha fatta da tempo, da quando ha scelto di denunciare i suoi estortori. Nel 2011 aveva aperto un locale a Borgo Vecchio, il New Paradise. Una speranza per un giovane (classe '84) che aveva scelto così di provare a tracciare il proprio futuro. Ma Daniele non aveva fatto i conti con le richieste di Cosa nostra. Ora quella storia la racconta in un libro, Cosa nostra non è cosa mia, pubblicato dalla casa editrice La Zisa, con la prefazione di Stefania Petyx e la collaborazione di Franca Stefania Lo Cicero.

Il libro racconta la continua lotta alla mafia portata avanti negli anni da Ventura, ormai ex imprenditore, conosciuto per essere voluto rimanere nel capoluogo siciliano ma lasciato solo dallo Stato, che non lo ha supportato nella ricerca di nuovi sbocchi lavorativi. Mentre Daniele ha trovato solidarietà dalla società civile, e da poco collabora con l'imprenditore Gianluca Maria Calì - che ha una storia molto simile alla sua - in un autosalone in viale Regione Siciliana. 

La presentazione di Cosa nostra non è cosa mia si terrà mercoledì 30 maggio, alle ore 18, presso la libreria Feltrinelli. A moderare l'incontro sarà il cronista di MeridioNews Andrea Turco. Oltre all'autore, è previsto l'intervento l'intervento di Stefania Petyx - che per Striscia La Notizia ha seguito la storia di Daniele -, del deputato della Regione Siciliana Giancarlo Cancelleri, di Raffaele Genova di Addiopizzo, della presidente di Up Palermo Beatrice Raffagnino e di Gaia Perniciario, del giornalista Riccardo Campolo per PalermoToday

«Il messaggio è sempre quello . dice Daniele -. Bisogna innanzitutto denunciare, e poi lo Stato non deve lasciare chi denuncia, deve essere presente se no la gente si scoraggia. Speriamo che i tanti ospiti che verranno mercoledì possano sollecitare ulteriormente le attenzioni della società civile». Alla fine della presentazione l'autore e i ragazzi di Up Palermo faranno una donazione di giochi alla casa famiglia "La casa di Nemo".


giovedì 24 maggio 2018

Palermo 31 maggio, Alla libreria del Mare si presenta il saggio di Valentina Vivona ”I mocassini di ‘Īsā”, Edizioni La Zisa



Appuntamento giovedì 31 maggio, alle 17 e 30, alla Libreria del Mare di via Cala 50, a Palermo, per la presentazione del saggio di Valentina Vivona, “I mocassini di ‘Īsā”, Edizioni La Zisa. Insieme all’autrice interverranno: Adele Di Trapani, giornalista; Cristiano Inguglia, docente di Metodi e tecniche di intervento nei contesti multietnico nel Cdl in Psicologia del ciclo di vita- Università degli studi di Palermo; Ibrahima Ouattara Kobena, mediatore culturale e presidente dell'Un.I.S.- Unione Ivoriani di Sicilia; Monica Cerrito, poetessa; e Moussa Balla Koulibali, richiedente asilo guineano.


Il saggio: Valentina Vivona, ”I mocassini di ‘Īsā”, presentazione di Cécile Kashetu Kyenge, prefazione di Balla Moussa Koulibaly, Edizioni La Zisa, pp. 92, euro 9,90



“Queste pagine ci accompagnano nel lungo percorso umano di chi migrando ha cercato la luce: storie di violenza e soprusi di chi è sfuggito ai propri carnefici. Una narrazione intima, attraverso gli occhi dell’autrice, in un cammino comune, personale, dalla decostruzione di certezze alla costruzione di una nuova consapevolezza e fede verso l’essere umano.
“I Diritti Umani sono il filo che riunisce il tutto. Nella dignità dell’individuo riscopriamo la nostra dimensione sociale, tornando a essere comunità, membri tutti della famiglia umana.
“In un’epoca di incertezze e smarrimenti valoriali, qual è quella che oggi stiamo vivendo, il viaggio attraverso cui Valentina Vivona ci conduce, ci insegna la speranza, unico vero motore positivo dell’azione umana”.

(dalla Presentazione di Cécile Kashetu Kyenge)


Valentina Vivona è nata a Belmonte Mezzagno (Pa) il 22 ottobre 1981. Psicologa, laureata in Psicologia Clinica dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Palermo, ha conseguito un Master in Psico-oncologia (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) e ha operato presso l’Hospice dell’Ospedale Civico. Appassionata di linguistica e sordità, è diventata Assistente alla Comunicazione LIS (Lingua dei Segni Italiana) e ha insegnato linguistica italiana/LIS in diversi corsi di formazione.
Impegnata nel lavoro presso due centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) della città, ha un Master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni, conseguito all’Istituto Beck di Roma. Impegnata attivamente nel sociale, è volontaria di Croce Rossa Italiana e coordina le attività progettuali dell’Associazione Un.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia).
Appassionata dell’Africa, si definisce “Portatrice sana di Umanità” e continua a sperare “che il sole possa tornare a sorprenderci tra la negligenza e l’indifferenza. Un sogno reale per una realtà da sogno!”

martedì 22 maggio 2018

Palermo 25 maggio, Alla libreria per bambini Carabà un divertente pomeriggio insieme ai personaggi de “Il fantastico mondo di RosMari” (Ed. La Zisa) di Rosario Prestianni




Un pomeriggio interamente dedicato ai più piccini e ai personaggi de Il fantastico mondo di RosMari” (Ed. La Zisa) di Rosario Prestianni. Appuntamento venerdì 25 maggio, alle ore 17, presso la libreria “Carabà” di corso Calatafimi 287, a Palermo, per la presentazione del volume e il laboratorio creativo per bambini guidato dall’illustratrice del libro Maria Di Leto. L’attività è gratuita ma è necessario prenotarsi (e-mail: info@libricaraba.it; telefono: +39 091 765 4080 - +39 328 695 5203). 

Il libro: Rosario Prestianni, “Il fantastico mondo di RosMari”, Illustrazioni di Maria Di Leto, Edizioni la Zisa, pp. 112, Euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-94-0)

Insieme all’autore e all’illustratrice il giornalista ed editore Davide Romano. In un mondo fantastico, popolato da creature curiose e dall’animo gentile, prendono forma incredibili avventure in grado di accendere la fantasia di grandi e piccini. Accadrà, così, di conoscere una vivace famiglia di coniglietti e un viaggio alla ricerca dell’ignoto, o il felice ritorno a casa di chi, strappato alla propria terra, ha attraversato innumerevoli peripezie, e infine una principessa dai piedi di zenzero che attende speranzosa l’arrivo del principe.

Rosario Prestianni è nato nel 1958. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore che ama la vivace compagnia dei più piccoli. Innamorato della terra siciliana, si dedica alla ricerca e tutela dei prodotti locali, commercializzando pane di farine di antichi grani siciliani.

Maria Di Leto è nata a Palermo nel 1968 e ha studiato architettura. Da sempre appassionata di arte, da più di 25 anni si dedica con creatività all’insegnamento nella scuola primaria. Nel tempo libero coltiva l’amore per l’illustrazione.

martedì 15 maggio 2018

Palermo 16 maggio, Nell’ambito del Maggio dei libri si presenta la silloge poetica “Sessanta tramonti sessanta albe” di Rosa Maria Dolcimascolo (La Zisa)




In occasione del Maggio dei libri, presentazione della silloge di poesie “Sessanta tramonti sessanta albe” di Rosa Maria Dolcimascolo, Edizioni La Zisa, mercoledì 16 maggio, alle 15 e 30, press il Caffè letterario/Verde Terrasi  di viale Lazio 28, a Palermo. Oltre all’autrice, interverrà Filippo Solito.

Il Libro: Così, guidata dal tempo esistenziale bergsoniano, ho collocato i miei sessanta tramonti e le mie sessanta albe in afflati aspaziali e atemporali. In ogni caso qualora il buio, per meccanismi silenti e misteriosi, dovesse offuscare il mio sguardo interiore, conservo in me una certezza: le albe del passato non possono abbandonarmi, come la fede di mia madre, la tenerezza di mio padre, l’amore di mia figlia, la fiducia coniugale, il trasporto per la poesia. Auguro che i miei versi rafforzino la distinzione del buio e della luce, la forza lirica dell’animo, anche tra i fili d’argento della vecchiaia, e aiutino le nuove generazioni a tessere le trame dorate della speranza. (dall’Introduzione dell’Autrice)

L’autrice: Rosa Maria Dolcimascolo nasce a Lercara Friddi (in provincia di Palermo), si laurea in Lettere e insegna in Istituti di scuola media inferiore e superiore. Realizza vari progetti didattici, culturali e spettacoli teatrali con la regia e la scrittura creativa di testi come Via della Evoluzione, Farsa d’amuri e Famiglia Valori; adatta testi letterari come Congratulazioni (tratto da Visite di condoglianze di A. Campanile) e La Iettatura (dalla Patente di L. Pirandello). Realizza, inoltre, recital per eventi speciali come Signora Munnizza e Libertà presso l’IPSIA E. Ascione a Palermo dove fonda il Teatro/Uomo, composto da alunni normo dotati e diversamente abili, soprattutto ragazzi sordi. Scrive anche recensioni critiche per vari artisti del territorio. Fa parte dell’Accademia universitaria di Lettere, Arti e Scienze “Ruggero II” di Palermo. Riceve apprezzamenti e premi, l’ultimo nel 2013 per la partecipazione al VI Concorso nazionale di poesia “U. Foscolo”. In pensione dal 2009, vive e opera a Palermo.

lunedì 14 maggio 2018

Palermo 17 maggio, Aperitivo e presentazione del volume di Valentina Vivona, “I mocassini di ‘Īsā”, Edizioni La Zisa



Freschette-Caffè Riso e la casa editrice La Zisa propongono un aperitivo interamente vegetariano e anche vegan nell’ambito della presentazione del volume di Valentina Vivona, “I mocassini di ‘Īsā”. L’appuntamento è per giovedì 17 maggio, alle ore 18 e 30, presso Freschette-Caffè Riso di corso Vittorio Emanuele 365, Palazzo Riso, a Palermo. Oltre all'autrice, interverranno Balla Moussa Koulibaly, richiedente asilo guineano; Monica Cirrito Minutella, poetessa e scrittrice; e Davide Romano, giornalista ed editore. Il costo complessivo (aperitivo+libro) è di soli 10 euro.



Il libro: Valentina Vivona, ”I mocassini di ‘Īsā”, presentazione di Cécile Kashetu Kyenge, prefazione di Balla Moussa Koulibaly, Edizioni La Zisa, pp. 92, euro 9,90

Queste pagine ci accompagnano nel lungo percorso umano di chi migrando ha cercato la luce: storie di violenza e soprusi di chi è sfuggito ai propri carnefici. Una narrazione intima, attraverso gli occhi dell’autrice, in un cammino comune, personale, dalla decostruzione di certezze alla costruzione di una nuova consapevolezza e fede verso l’essere umano.
“I Diritti Umani sono il filo che riunisce il tutto. Nella dignità dell’individuo riscopriamo la nostra dimensione sociale, tornando a essere comunità, membri tutti della famiglia umana.
“In un’epoca di incertezze e smarrimenti valoriali, qual è quella che oggi stiamo vivendo, il viaggio attraverso cui Valentina Vivona ci conduce, ci insegna la speranza, unico vero motore positivo dell’azione umana”.
(dalla Presentazione di  Cécile Kashetu Kyenge)

Valentina Vivona è nata a Belmonte Mezzagno (Pa) il 22 ottobre 1981. Psicologa, laureata in Psicologia Clinica dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Palermo, ha conseguito un Master in Psico-oncologia (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) e ha operato presso l’Hospice dell’Ospedale Civico. Appassionata di linguistica e sordità, è diventata Assistente alla Comunicazione LIS (Lingua dei Segni Italiana) e ha insegnato linguistica italiana/LIS in diversi corsi di formazione.
Impegnata nel lavoro presso due centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) della città, ha un Master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni, conseguito all’Istituto Beck di Roma. Impegnata attivamente nel sociale, è volontaria di Croce Rossa Italiana e coordina le attività progettuali dell’Associazione Un.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia).
Appassionata dell’Africa, si definisce “Portatrice sana di Umanità” e continua a sperare “che il sole possa tornare a sorprenderci tra la negligenza e l’indifferenza. Un sogno reale per una realtà da sogno!”.

mercoledì 9 maggio 2018

“Salvatore Giuliano era mafioso”. L’ultimo mistero negli archivi Usa svelato in un libro pubblicato dalle Edizioni La Zisa




Di SALVO PALAZZOLO (La Repubblica-Palermo, 1 maggio 2018)

Nel libro dello storico Petrotta i documenti dei servizi segreti americani “Mandanti dell’eccidio furono i boss, minacciati dalla lotta per le terre”
«Office of Strategic Services. Report n. J-228/2 gennaio 1944. La mafia si è riorganizzata e ha ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. Fra i suoi membri più pericolosi si segnala Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Firmato: agente Z». Dagli archivi americani emergono nuovi documenti dei servizi segreti che spazzano via, ormai definitivamente, il mito del bandito Salvatore Giuliano. Altro che moderno Robin Hood in lotta per l’indipendenza della Sicilia, Turiddu che ruba ai ricchi per dare ai poveri, già all’inizio della sua ascesa fra le montagne della provincia di Palermo era indicato dall’intelligence statunitense nella lista dei most dangerous leaders” i più temibili delle cosche, assieme a tale «Remigi, ai fratelli Di Maria, a Badalamenti. Ricercati per vari crimini commessi contro la proprietà e le persone — scriveva l’agente Z — i ribelli vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno venti elementi della città». Dopo la strage di Portella della Ginestra, del primo maggio di 41 anni fa, vennero scritte parole ancora più chiare: l’agente speciale del controspionaggio americano George Zappalà definiva la banda Giuliano «un’organizzazione terroristica mafiosa, accusata di aver commesso numerosi crimini in Sicilia».
Un libro riscrive la storia del bandito di Montelepre. Si intitola: “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Edizioni La Zisa). L’autore, Francesco Petrotta, è uno dei maggiori conoscitori della storia del movimento contadino siciliano. Dopo aver recuperato nuovi documenti nei National Archives americani ha riesaminato gli atti dei processi alla banda Giuliano e poi le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta. Tanti tasselli che adesso non descrivono più un bandito aiutato dalla mafia, ma un mafioso vero e proprio, che il primo maggio del 1947 non commise errori o ingenuità sparando sui contadini riuniti a Portella per la festa dei lavoratori. «Piuttosto, ritengo che abbia eseguito delle direttive dell’organizzazione criminale di cui faceva parte», dice Francesco Petrotta. E spiega: «Fino ad oggi, gli storici hanno cercato di scoprire i volti dei mandanti di Portella analizzando i rapporti che Giuliano intratteneva con alcuni uomini politici indipendentisti e del centrodestra. Credo invece che la strage doveva servire a salvaguardare il potere di Cosa nostra, messo in discussione nelle campagne dalle occupazioni delle terre da parte del movimento contadino, che all’epoca era il primo movimento di massa contro la mafia. E con quella strage — aggiunge l’autore della ricerca — Giuliano si schierò a tutela degli interessi della casta degli agrari di cui la mafia era parte integrante».
Ma mancano ancora molti tasselli di questa storia. Nonostante la lettera dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi che nel 1988 invitava alla desecretazione di tutti i documenti riguardanti Portella. Spiega ancora Petrotta: «Non sono a disposizione degli studiosi gli atti istruttori che furono fatti dalla procura di Palermo dopo la denuncia dell’onorevole Giuseppe Montalbano sui mandanti dell’eccidio, il 25 ottobre 1951. E risultano ancora secretati gli atti sull’omicidio del bandito Gaspare Pisciotta, ucciso il 9 febbraio 1954 all’Ucciardone».
Due anni prima dell’ultimo caffè — alla stricnina — il braccio destro di Giuliano aveva svelato in un interrogatorio che il bandito di Montelepre era un uomo d’onore, «battezzato — così avrebbe detto — in un convegno di alti dignitari della mafia». Chi erano quegli alti dignitari? Il verbale è ancora un segreto di Stato.

martedì 8 maggio 2018

“Memorie familiari in una Panormus capitale di fasti e miserie” di Salvatore Lo Iacono (Giornale di Sicilia, venerdì 4 maggio 2018)




Foto dall’album di famiglia, pezzi di vita personale, con sguardo al proprio albero genealogico, a partire dai bisnonni, e, parallelamente la storia del capoluogo siciliano dai primi del Novecento agli anni Sessanta, con le sue conquiste e le sue efferatezze. La città, con i suoi luoghi, la sua lingua, il suo cibo è inevitabilmente protagonista, personaggio vivo, di «Sotto il cielo di Palermo» (141 pagine, 12 euro) di Mariceta Gandolfo, memoir pubblicato dalle Edizioni La Zisa, che però si fa romanzo, anche per le reinvenzioni narrative di alcune vicende private di personaggi reali (c’è chi ha mantenuto la propria identità, ad altri, su richiesta, è stata leggermente modificata).
L’autrice, ex insegnante di scuola superiore che ha scritto e diretto vari lavori teatrali, porta a termine un compito, dar forma concreta a memorie familiari –intarsiate dai principali avvenimenti storici, che fin qui si erano tramandate oralmente –un patrimonio di storie e sentimenti che resterà agli eredi, in particolare ai figli Chiara e Roberto, che condividono la dedica del volume con la madre e una zia dell’autrice: una scrittura senza svolazzi, chiara e semplice, che va al nocciolo delle questione ed è dunque abbastanza efficace.
Come sempre, quando si fa memoria, quando si rievoca il passato, non si può non gettare lo sguardo al presente e soprattutto al futuro. Palermo, che nel romanzo di Mariceta Gandolfo appare come capitale di fasti e miserie, splendori e contraddizioni, per alcuni aspetti non sembra essere cambiata più di tanto. Scorci, persone, situazioni, tradizioni che sono allo stesso modo affascinanti e scoraggianti, sembrano ripetersi ineluttabilmente e invariabilmente. E non è solo una questione di contrapposizione fra le anime diverse, anche quelle apparenti, della città, già dai primi decenni del Novecento – i ricevimenti delle famiglie aristocratiche in ville magnifiche e monumentali contrapposti ai mercati e alle viuzze buie e maleodoranti  – ma qualcosa che fa fatica a muoversi, a rinnovarsi, a cambiare nelle teste di chicchessia, al di là di capacità intellettive, credo religioso, disponibilità economiche, aspirazioni e realizzazioni.
Nella Palermo di Gandolfo fa capolino anche la mafia, infiltrata e riciclata nella politica nell’immediato dopoguerra che rigettava (apparentemente) solo il fascismo. Ma forse la mafia ha già attraversato tre secoli e può rintracciarsi anche poco prima dell’Unità d’Italia. 

giovedì 3 maggio 2018

In libreria: Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, presentazione di Pino Arlacchi, prefazione di Enzo Campo, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 12,00






Salvatore Giuliano era semplicemente un bandito oppure un eroe che lottava per l’Indipendenza della Sicilia? Era assoldato dai servizi segreti degli Stati Uniti d’America o apparteneva alle formazioni clandestine neofasciste? Aveva stretti rapporti con la mafia o lui stesso era un uomo di Cosa Nostra? E ancora: non tutti ritengono Salvatore Giuliano esecutore della strage di Portella della Ginestra, ma se una parte degli storici asserisce che con essa si tentò di fermare il primo movimento antimafia di massa, un’altra parte sostiene che gettò le condizioni in Italia per un golpe anticomunista. Numerosi gli interrogativi che avvolgono questo fatto storico e che ancora oggi alimenta dibattiti e crea miti popolari. Con sguardo critico questo saggio cerca di far luce sulla questione che, nonostante gli anni, non risulta ancora sopita.


Francesco Petrotta, studioso della strage di Portella della Ginestra e del movimento contadino e socialista a Piana degli Albanesi. Ha pubblicato diversi lavori, tra i quali: Quando Scelba imperava. Inchiesta sull’uccisione di Damiano Lo Greco (Istituto Poligrafico Europeo, 2016); La strage e i depistaggi. Il castello d’ombre su Portella della Ginestra (Ediesse, 2010); La repubblica contadina di Piana degli Albanesi del 1945 (La Zisa, 2006); Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini (La Zisa, 2001). Ha inoltre curato i volumi: Girolamo Li Causi, Portella della Ginestra. La ricerca della verità (Ediesse, 2007); Mafia e banditismo nella Sicilia del dopoguerra: la sentenza del processo di Viterbo per i fatti di Portella della Ginestra (La Zisa, 2002).


Arriva in libreria il saggio di Valentina Vivona, ”I mocassini di ‘Īsā”, presentazione di Cécile Kashetu Kyenge, prefazione di Balla Moussa Koulibaly, Edizioni La Zisa, pp. 92, euro 9,90





“Queste pagine ci accompagnano nel lungo percorso umano di chi migrando ha cercato la luce: storie di violenza e soprusi di chi è sfuggito ai propri carnefici. Una narrazione intima, attraverso gli occhi dell’autrice, in un cammino comune, personale, dalla decostruzione di certezze alla costruzione di una nuova consapevolezza e fede verso l’essere umano.
“I Diritti Umani sono il filo che riunisce il tutto. Nella dignità dell’individuo riscopriamo la nostra dimensione sociale, tornando a essere comunità, membri tutti della famiglia umana.
“In un’epoca di incertezze e smarrimenti valoriali, qual è quella che oggi stiamo vivendo, il viaggio attraverso cui Valentina Vivona ci conduce, ci insegna la speranza, unico vero motore positivo dell’azione umana”.

(dalla Presentazione di  Cécile Kashetu Kyenge)


Valentina Vivona è nata a Belmonte Mezzagno (Pa) il 22 ottobre 1981. Psicologa, laureata in Psicologia Clinica dello Sviluppo presso l’Università degli Studi di Palermo, ha conseguito un Master in Psico-oncologia (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) e ha operato presso l’Hospice dell’Ospedale Civico. Appassionata di linguistica e sordità, è diventata Assistente alla Comunicazione LIS (Lingua dei Segni Italiana) e ha insegnato linguistica italiana/LIS in diversi corsi di formazione.
Impegnata nel lavoro presso due centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) della città, ha un Master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni, conseguito all’Istituto Beck di Roma. Impegnata attivamente nel sociale, è volontaria di Croce Rossa Italiana e coordina le attività progettuali dell’Associazione Un.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia).
Appassionata dell’Africa, si definisce “Portatrice sana di Umanità” e continua a sperare “che il sole possa tornare a sorprenderci tra la negligenza e l’indifferenza. Un sogno reale per una realtà da sogno!”.