mercoledì 4 febbraio 2015




"Pubblicato il secondo libro del sacerdote ridotto allo stato laicale: denuncia la durezza utilizzata solo con i preti sposati" di Gianni Biasetto (“Il mattino di Padova”, 3 febbraio 2015)

«Un atto di coscienza». Sante Sguotti, ex parroco di Monterosso, reso allo stato laicale dalla Santa Sede a seguito della scelta maturata nell 2007 di farsi una famiglia con una parrocchiana dalla quale ha avuto un figlio, definisce così il suo secondo lavoro editoriale dal titolo: “Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e celibato nella Chiesa di Papa Francesco”. Un libro di 224 pagine finito di stampare giovedì scorso dalle edizioni La Zisa di Palermo (prezzo di copertina 16 euro).
«Questo libro doveva uscire prima de “Il mio amore non è peccato”, solo che la Mondadori nel 2007 ha preferito pubblicare un libro sulla mia esperienza di vita di quel momento, in cui comunque avevo messo in risalto sia il problema della pedofilia nella Chiesa che l’obbligo al celibato da cui la pedofilia a mio avviso deriva. Del problema dei preti pedofili ho cominciato a interessarmi dopo lo scandalo scoppiato in America».

Vuole dire che la piaga della pedofilia nel clero è figlia dell’obbligo imposto dalla Chiesa cattolica ai propri ministri di non prendere moglie? 

«I preti sono messi in condizione di diventare pedofili, questa è l’amara realtà. I due fenomeni, quello del divieto di sposarsi e della pedofilia sono strettamente legati tra loro».

A chi le chiede chi è il prete pedofilo, lei risponde che è il miglior prete che si possa immaginare. Cosa vuole dire con questa affermazione così forte?

«Che per la gente che non lo sa il prete pedofilo è una persona insospettabile, bravo a parlare e intessere relazioni con tutti. Insomma il miglior prete che si può immaginare».

Parliamo del suo secondo libro. Perché ha scelto una casa editrice siciliana?

«Al Nord non ho trovato nessuno disposto a pubblicarlo. Temo che succeda perché c’è il timore di mettersi contro i poteri forti su un tema scottante, come quello della pedofilia nel clero. In questo caso, è chiaro, non ci si vuole mettere contro la Chiesa. Ho saputo che la casa editrice La Zisa in passato aveva pubblicato un altro libro su questo tema e l’ho contattata. Dopo aver letto la bozza mi hanno risposto che erano interessati. Le difficoltà però non sono finite. Ora che il libro è pronto, mi è giunta voce che alcuni distributori del Nord si sono rifiutati di proporlo alle librerie. Il problema non è ancora risolto».

Lei dice che si tratta per la maggior parte di un’opera autobiografica. Significa che riporta episodi di pedofilia di alcuni suoi confratelli vissuti in seminario o quand’era parroco a Monterosso?

«Riporto articoli di giornale che evidenziano il problema ma anche esperienze personali. Fatti successi anche nella Chiesa padovana negli anni in cui ero parroco. Racconto anche di confidenze che mi sono state fatte da sacerdoti della Diocesi di Padova che hanno vissuti momenti tremendi a causa di questa piaga».

Per la prefazione del libro ha scelto un prete famoso, uno battagliero come lei sulla problematica della pedofilia nella chiesa.

«Si, don Franco Barbero, un prete di Pinerolo che si trova nelle mie stesse condizioni per aver combattuto contro questa “Chiesa delle ipocrisie”, dimostrando con i fatti che un parroco con moglie può dedicarsi alla vita pastorale con efficacia. Lui ha fondato una sua chiesa e lavora per portare avanti questa causa».

Oggi Papa Francesco è sulla sua stessa linea, ha dichiarato che i pedofili vanno condannati senza se e senza ma. Pensa riesca questo Papa che si è dimostrato sensibile nei confronti delle vittime dei preti pedofili a cambiare le cose all’interno della Chiesa?

«Finora ho sentito solo proclami. Almeno sta facendo emergere il problema e sta scuotendo le coscienze. Temo che non arriverà a cambiare le cose, perché si trova anche lui con le mani legate da un sistema che ha difficoltà a rinnovarsi».


http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/02/03/news/sante-sguotti-e-la-pedofilia-nella-chiesa-1.10794117?ref=search

Il ritorno di «don» Sante Sguotti: libro-denuncia sui preti pedofili.



Le rivelazioni dell’ex parroco di Monterosso salito alla ribalta per la storia d’amore con una parrocchiana da cui ha avuto un figlio, poi sospeso «a divinis» dal Papa
 
PADOVA Il libro dice molto, se non tutto, fin dalla copertina e dal titolo: «Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e celibato nella Chiesa di papa Francesco». A firmarlo è Sante Sguotti l’ex parroco di Monterosso, frazione di Abano ai piedi dei Colli Euganei, sospeso «a divinis» da papa Benedetto VXI per la storia d’amore con la sua parrocchiana Tamara Vecil, divenuta di dominio pubblico nel 2007. Pochi mesi dopo, vestito in clergyman blu scuro, dal salotto pomeridiano di «Buona Domenica» annunciava la nascita di suo figlio. Da quel momento, dalla riduzione allo stato laicale, di don Sante si erano un po’ perse le tracce: sospeso da papa Ratzinger aveva lasciato Monterosso per trasferirsi con la nuova famiglia sui colli Berici, a Lovertino di Albettone e lavorare come camionista in una cooperativa. 

Ora l’ex sacerdote innamorato torna a far parlare di sé con un libro scandalo sulla pedofilia nel clero. Duecento pagine (con la prefazione di don Franco Barbero, anche lui sospeso da papa Wojtyla nel 2003 per le critiche al celibato dei preti) sulla pedofilia nel clero, respinte nel 2007 da Mondadori e pubblicate poche settimane fa dall’editrice palermitana «La Zisa», a cui Sante Sguotti affida «una parte della propria esperienza di sacerdote e un’analisi completa e commentata di fatti presi dalla cronaca, italiana e non solo». 

Ammettendo: «Cito anche tre casi che ho conosciuto nel mio vissuto all’interno della chiesa padovana». L’intenzione è sempre quella, la stessa che ormai otto anni fa lo spinse ad abbandonare Roma per guidare l’esperienza (naufragata) di una «chiesa cattolica dei peccatori »: denunciare l’immobilismo della gerarchia ecclesiastica. «Nemmeno con l’elezione di papa Francesco – attacca l’ex prete – ci sono stati dei cambiamenti, si è solo un po’ più prudenti. Nella concretezza però si tenta di nascondere. Si cambierà solo quando ci sarà la volontà di denunciare, anche in procura, chi si macchia di un reato così infamante: bisogna pensare che c’è una vittima che deve avere giustizia e non solo delle poltrone o dei poteri da difendere. Da noi non c’è la volontà di far emergere certi fatti ». E quando deve descrivere il prototipo del prete-pedofilo, Sante Sguotti tratteggia «il prete perfetto: quello che si presenta in pubblico come il miglior sacerdote possibile. L’insospettabile». Non mancheranno le polemiche. (Corriere della Sera, 03 febbraio 2015)

martedì 3 febbraio 2015

Celibato e pedofilia, torna don Sante con un libro scandalo



L'ex prete di Monterosso che ebbe un figlio e si innamorò di una donna scrive un secondo libro con pesanti accuse alla "Chiesa delle ipocrisie"

(Il Mattino di Padova, 02 febbraio 2015)

PADOVA. Un libro che non mancherà di far discutere. Perché affronta argomenti "scottanti" come pedofilia e celibato nella chiesa. Ma soprattutto perché scritto da uno dei protagonisti della storia che alcuni anni fa sconvolse la piccola comunità di Monterosso, vicino a Abano: don Sante Sguotti, il prete che si innamorò di una donna ed ebbe un figlio. Per questo fu ridotto allo stato laicale.
Don Sante, fin dai primi anni di seminario, si è sempre distinto per le sue posizioni critiche e ha così intrapreso un percorso di smarcamento dalla «Chiesa delle ipocrisie», dimostrando nei fatti che un parroco con moglie e figlio può dedicarsi alla vita pastorale con più intensità, passione, tempo, efficacia e maturità spirituale di tantissimi suoi confratelli obbligati al celibato.
Nel suo primo libro, “Il mio amore non è peccato” (Mondadori, 2007), l’autore ha messo nero su bianco la propria esperienza di vita portando sotto i riflettori una battaglia personale che continua ancora oggi. Il celibato obbligatorio per i prelati e la piaga della pedofilia del clero sono due fenomeni indissolubilmente legati: «Perché maltrattare i preti sposati e proteggere i preti pedofili? Questo è quello che è stato fatto».
Don Sante ne è certo, e in queste pagine esprime un punto di vista unico, cioè quello di un prete che, camminando a fianco della sua gente, raccoglie le confidenze più inconfessabili e getta uno sguardo molto realista sull’affettività-sessualità dei suoi confratelli. Alla domanda «Chi è il prete pedofilo?», don Sante risponde: «Il miglior prete che si possa immaginare».



lunedì 2 febbraio 2015

Un libro coraggioso che farà sicuramente discutere: Don Sante Sguotti, “Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e celibato nella Chiesa di Papa Francesco”, prefazione di Don Franco Barbero, Edizioni La Zisa, pp. 224, euro 16,00






Don Sante Sguotti, “Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e celibato nella Chiesa di Papa Francesco”, prefazione di Don Franco Barbero, Edizioni La Zisa, pp. 224, euro 16,00

Don Sante, fin dai primi anni di seminario, si è sempre distinto per le sue posizioni critiche e ha così intrapreso un percorso di smarcamento dalla «Chiesa delle ipocrisie», dimostrando nei fatti che un parroco con moglie e figlio può dedicarsi alla vita pastorale con più intensità, passione, tempo, efficacia e maturità spirituale di tantissimi suoi confratelli obbligati al celibato. Nel suo primo libro, “Il mio amore non è peccato” (Mondadori, 2007), l’autore ha messo nero su bianco la propria esperienza di vita portando sotto i riflettori una battaglia personale che continua ancora oggi.
Il celibato obbligatorio per i prelati e la piaga della pedofolia del clero sono due fenomeni indissolubilmente legati: «perché maltrattare i preti sposati e proteggere i preti pedofili? Questo è quello che è stato fatto». Don Sante ne è certo, e in queste pagine esprime un punto di vista unico, cioè quello di un prete che, camminando a fianco della sua gente, raccoglie le confidenze più inconfessabili e getta uno sguardo molto realista sull’affettività-sessualità dei suoi confratelli. Alla domanda «Chi è il prete pedofilo?», don Sante risponde: «Il miglior prete che si possa immaginare».

Sante Sguotti, classe 1966, dagli 11 ai 25 anni ha vissuto nel seminario diocesano di Padova conseguendo il Baccellierato in Teologia, Magna cum laude, nel 1990. Ordinato sacerdote nel 1991, è stato viceparroco in tre parrocchie fino al 1999. Accanto a un’intensa attività pastorale ha fondato e presieduto due associazioni, di notorietà interregionale, contro la tratta e lo sfruttamento a scopo di abuso sessuale. A un passo dal conseguimento della Licenza Docendi in Liturgia Pastorale presso l’Istituto Teologico di Santa Giustina in Padova, nel settembre 1999 è stato nominato parroco di una delle più piccole parrocchie della diocesi di Padova. Con instancabile e costante attività pastorale, ha messo insieme una ventina di gruppi parrocchiali: caritas, canto, liturgia, cultura, sport, attività ricreative, campiscuola in Italia e all’estero, ma soprattutto tanti gruppi di formazione umana, avvalendosi di esperti e professionisti.

venerdì 30 gennaio 2015

Palermo 27 febbraio, Per la rassegna “Libri in cantina” degustazione di vini Birgi con presentazione del volume di Eva Valvo “C’è del dolce in Danimarca. Un viaggio in 50 ricette”, Edizioni La Zisa






Nell’ambito della rassegna “Libri in cantina”, appuntamento il 27 febbraio, alle ore 17 e 30, presso la Cantina Ericina Giambona di via Cavour n. 7, a Palermo, per la degustazione gratuita, guidata da un esperto sommelier, dei vini dell’azienda Birgi di Marsala,  accompagnata da assaggi di mozzarella di bufala campana, e per la presentazione del volume di Eva Valvo, “C’è del dolce in Danimarca. Un viaggio in 50 ricette”, già alla seconda edizione, pubblicato dalla casa editrice La Zisa. Oltre all’autrice, interverrà il giornalista Davide Romano. 


“C’è del dolce in Danimarca!” Non è un caso se il termine “danesi”, riferito alle celebri paste sfogliate ripiene, è ormai diventato in molte lingue sinonimo di “dolci”. Anzi, i dolci rappresentano il settore in cui si esprime maggiormente la creatività e l’originalità della tradizione gastronomica di questo paese. Il repertorio dolciario danese è praticamente sterminato e la selezione di ricette qui proposta è stata dettata soprattutto dal desiderio di offrire un campione rappresentativo delle varie tipologie di dolci. Ma non solo. Il cibo è vita, storia, tradizione, e così dietro ogni dolce si nasconde un racconto, un fatto curioso, un modo di fare. Ogni ricetta costituisce la tessera di un mosaico attraverso cui l’autrice non fa altro che raccontare e descrivere la sua Danimarca.
 

Eva Valvo, nata da madre danese e padre italiano, vive in equilibrio tra queste due culture. Ha studiato lettere classiche a Pisa, discutendo la tesi di dottorato su un’antica storia della Danimarca composta in latino. Spinta dalla vocazione di fare da ponte tra le culture, oggi lavora come traduttrice. Vive a Palermo con il marito e due bambini piccoli e si diverte a preparare dolci per gli amici.