mercoledì 2 maggio 2018

Palermo 13 maggio, Alla Chiesa anglicana un caffè con… Dante Lattes, maestro d’ebraismo!





Un caffè in compagnia di uno dei  più prestigiosi esponenti del mondo ebraico italiano: il giornalista, scrittore e rabbino Dante Lattes. Appuntamento domenica 13 maggio, alle ore 17, presso i locali della Chiesa anglicana “Santa Croce” di via Roma 467A, a Palermo, per passare un piacevole pomeriggio in compagnia del celebre pensatore ebraico Dante Lattes, gustando dei saporiti biscotti e sorbendo un buon caffè (italiano!), per parlare del suo volume “Apologia dell’ebraismo”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa.

Ne discuteranno: Francesco Bonanno, docente di ebraico biblico presso l’Officina di studi medievali di Palermo; Evelyne Aouate,  presidente dell’Istituto siciliano di studi ebraici; Russell Ruffino, pastore anglicano; e Davide Romano, direttore editoriale delle Edizioni La Zisa e presidente dell’ l’associazione La Tenda di Abramo – Culture e religioni in dialogo.


Il libro: Dante Lattes, “Apologia dell'ebraismo”, Prefazione di Rav Giuseppe Laras, Nota di Claudio Vercelli, Pagg. 112, € 9,90 (ISBN: 978-88-95709-90-1).

Quest'opera di Dante Lattes, pubblicata per la prima volta dall'editore Formiggini nel 1923, all'interno di una collana di Apologie, continua ad essere un valido strumento per un primo, esaustivo approccio alla religione e alla cultura ebraica, ancora oggi poco o approssimativamente conosciute in Italia, ma alle quali tutti siamo largamente debitori. Se a ragione l'uomo moderno "non può non dirsi cristiano", non è meno vero che la storia dell'umanità avrebbe preso una strada diversa, e senza dubbio peggiore, senza l'apporto fecondo e determinante del popolo ebraico. Conoscere l'ebraismo è, dunque, necessario per riflettere sulle nostre radici e, nel contempo, valutare se il nostro percorso ha pienamente tenuto conto degli insegnamenti morali e sociali elaborati dalla Chiesa e dalla intellighenzia di Israele.

Dante Lattes (1876-1965), uno dei maggiori rappresentanti dell'ebraismo italiano, è stato scrittore, giornalista ("Il corriere israelitico", "Israel", "La Rassegna Mensile di Israel", del quale è stato direttore fino alla morte), traduttore, educatore, rabbino. Oltre al presente volume, si ricordano: “Commento alla Bibbia”, “Il sionismo” e “Nel solco della Bibbia”.

http://www.chiesaanglicanapalermo.it




lunedì 30 aprile 2018

Palermo 10 maggio, Degustazione di Cerasuolo di Vittoria e presentazione del volume di Antonino Saetta “Racconti Indipendenti” (Ed. La Zisa)



Nell'ambito della rassegna "Libri in cantina", appuntamento giovedì 10 maggio, alle ore 17 e 30, presso l'Enoteca Cavour di via Cavour n. 7, a Palermo, per la degustazione gratuita dell’ottimo Cerasuolo di Vittoria dell’azienda vitivinicola Judeka e per la presentazione del provocatorio volume di Antonino Saetta “Racconti indipendenti”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Oltre all'autore, interverrà il giornalista Davide Romano.

Spaziando da scenari onirici a copioni di fantascienza, questa raccolta di racconti si presenta al lettore come una sfida che non nasconde i suoi tratti più provocatori. Gli squarci aperti dalla scrittura sui futuri destini della specie umana si alternano a narrazioni apparentemente più ordinarie, ma altrettanto caratterizzate da contorni sognanti e pertanto fumosi. Mescolando a dovere ingredienti dal sapore acre, come gli egoismi di classe e l’aggressività, il gusto per la guerra e l’ibridazione robotica, ciò che viene fuori è un ritratto irriverente della natura umana.

Antonino Saetta è nato a Palermo il 22 aprile 1995. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico “Umberto I”, ha iniziato lo studio dell’ingegneria cibernetica presso l’Università degli Studi di Palermo. Parla fluentemente l’inglese e il tedesco e ha vissuto in Polonia in occasione di un’esperienza Erasmus. Porta il suo nome in memoria del nonno, morto per mano mafiosa prima della sua nascita.

Antonino Saetta, “Racconti Indipendenti”, Edizioni la Zisa, pp. 132, euro 10,00


Palermo 4 maggio, Alla Libreria del Mare si presenta “Il fantastico mondo di RosMari” (Ed. La Zisa) di Rosario Prestianni




Un appuntamento per i più piccini e per i più grandi che non hanno smesso di sognare. Venerdì 4 maggio, alle 17,30, presso la Libreria del Mare di via Cala 50, a Palermo, si presenta “Il meraviglioso mondo RosMari” di Rosario Prestianni, pubblicato dalle Edizioni La Zisa e riccamente illustrato di Maria Di Leto.


In libreria: Rosario Prestianni, “Il fantastico mondo di RosMari”, Illustrazioni di Maria Di Leto, Edizioni la Zisa, pp. 112, Euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-94-0)

Insieme all’autore e all’illustratrice il giornalista ed editore Davide Romano. In un mondo fantastico, popolato da creature curiose e dall’animo gentile, prendono forma incredibili avventure in grado di accendere la fantasia di grandi e piccini. Accadrà, così, di conoscere una vivace famiglia di coniglietti e un viaggio alla ricerca dell’ignoto, o il felice ritorno a casa di chi, strappato alla propria terra, ha attraversato innumerevoli peripezie, e infine una principessa dai piedi di zenzero che attende speranzosa l’arrivo del principe.

Rosario Prestianni è nato nel 1958. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore che ama la vivace compagnia dei più piccoli. Innamorato della terra siciliana, si dedica alla ricerca e tutela dei prodotti locali, commercializzando pane di farine di antichi grani siciliani.

Maria Di Leto è nata a Palermo nel 1968 e ha studiato architettura. Da sempre appassionata di arte, da più di 25 anni si dedica con creatività all’insegnamento nella scuola primaria. Nel tempo libero coltiva l’amore per l’illustrazione.

venerdì 27 aprile 2018

Piana degli Albanesi (Pa) 30 aprile, Si presenta “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Ed. La Zisa) di Francesco Petrotta





In occasione della ricorrenza della Strage di Portella, avvenuta il primo maggio del 1947, lunedì 30 aprile, alle ore 18, presso l’aula consiliare del Comune di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, si presenterà il saggio di Francesco Petrotta “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Insieme all’autore, interverranno Dino Paternostro, Leandro Salvia, Serafino Petta e Matteo Mandalà.

Il libro svela, grazie a nuovi documenti inediti del servizio segreto statunitense dell’Office of strategic services (Oss),  e alle rivelazioni di Gaspare Pisciotta e di diversi collaboratori di giustizia (Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo, Francesco Di Carlo, Francesco Marino Mannoia, Giovanni Vincenzo Mazzola), che Salvatore Giuliano non era semplicemente un bandito che fu aiutato dalla mafia ma un mafioso, un uomo d’onore, che faceva parte dell’organizzazione criminale Cosa Nostra e che la sua banda non era altro che “un’organizzazione terroristica della MAFIA” (the terrorist organization “MAFIA” knows as the Giuliano gang) così come lo definivano, nel 1947, i servizi segreti americani.

A Portella della Ginestra Giuliano sparò personalmente sulla folla inerme di donne, bambini, anziani e contadini su ordine della mafia e degli agrari per fermare il primo movimento antimafia di massa della storia dell’Italia che lottava per i diritti dei lavoratori, la riforma agraria e per l’eliminazione della mafia dalle campagne siciliane.

Con la strage di Portella la mafia volle anche minacciare il governo nazionale per indurlo a disapplicare in Sicilia i decreti Gullo-Segni sulle terre incolte, vissuto dagli agrari come «spogliazione e annullamento del diritto di proprietà».

Il libro mette in luce anche la prima trattativa tra la mafia e pezzi rilevanti dello Stato, del 1949/50, per liberare la madre di Salvatore Giuliano, Maria Lombardo, arrestata per estorsione, in cambio della cessazione degli attacchi sanguinari alle forze dell’ordine. Trattativa che andò in porto e fu accertata dai giudici di Viterbo, grazie alle rivelazioni di Gaspare Pisciotta, ma che misteriosamente non determinò l’apertura di un fascicolo contro i mafiosi e gli uomini dello Stato per «violenza o minaccia al corpo dello Stato (politico, amministrativo o giudiziario)».

Nel saggio di Petrotta viene ricordata anche con nuovi documenti la figura Emanuele Busellini il campiere dei contadini poveri del feudo Strasatto, che Giuliano uccise il 1° maggio 1947 per eliminare un testimone scomodo che potesse rivelare la verità sulla strage.
Con questa pubblicazione vengono resi pubblici per la prima volta i documenti dei servizi segreti americani su Salvatore Giuliano e il suo foglio matricolare che rivela le sconcertati protezioni di cui godeva che il “Re di Montelepre”.

Mentre i giovani siciliani della sua classe venivano chiamati alle armi egli dal Consiglio di Leva, il 26 febbraio 1941, veniva dichiarato «non idoneo temporalmente per debolezza di costituzione» e lasciato a casa.

L’anno successivo, il 14 marzo 1942, venne arruolato nella Regia aeronautica ma incredibilmente venne dichiarato «rivedibile» e lasciato a Montelepre «in congedo illimitato provvisorio».
Il primo febbraio 1945, il Distretto Militare un anno e mezzo dopo l’omicidio di Antonio Mancino, quando già gli venivano attributi ben 10 omicidi tra cui quello del tenente dei carabinieri di Partinico Felice Testa lo trasferì «nei ruoli del R. Esercito» e lo lasciò con la sua banda criminale nelle montagne di Montelepre di nuovo «in congedo illimitato provvisorio».

Solo dopo la fine della guerra, il 20 marzo 1946, Giuliano venne chiamato alle armi e denunciato per diserzione quando ormai la mafia separatista aveva creato il “mito dell’eroe siciliano” e su di lui pendeva una taglia di 800.000 lire del Ministero dell’Interno.


martedì 17 aprile 2018

Palermo 19 aprile, Alla libreria Macaione si presenta il romanzo di Mariceta Gandolfo “Sotto il cielo di Palermo” (Ed. La Zisa)






“Sotto il cielo di Palermo” è il titolo del romanzo di Mariceta Gandolfo, pubblicato dalle Edizioni La Zisa, che sarà presentato giovedì 19 aprile, alle ore 17 e 45, presso la libreria Macaione-Spazio Cultura di via Marchese di Villabianca 102, a Palermo. Oltre all’autrice, interverranno Augusto Cavadi e Serena Lo Piccolo. Letture di Francesco Giordano.

Il romanzo: Mariceta Gandolfo, “Sotto il cielo di Palermo. Storie di famiglie”, Edizioni La Zisa, pp. 144, euro 12,00 (ISBN 978-88-9911-387-2)

Una storia di Palermo, dagli inizi del ‘900 alla fine degli anni ’60, attraverso le microstorie di due famiglie, e dei loro rispettivi affetti, che procedono parallelamente senza mai incontrarsi, finché il caso non le unirà nei loro discendenti. Le origini sono lontanissime e diverse: da un lato un intraprendente giovanotto milanese, commesso di una cartoleria a Milano, che viene mandato dal suo principale a dirigere una succursale a Palermo; dall’altro un agiato gabelloto, originario di una delle zone più interne ed arretrate della Sicilia, che ambisce ad assicurare un futuro da “borghese” ai suoi figli. Da queste due scelte di vita scaturiranno tutte le vicende, i destini, gli amori. Una visione trasversale di Palermo, protagonista del romanzo coi suoi riti, le sue tradizioni e il suo dialetto colorito, attraverso le ripercussioni che la Storia avrà sulle vite dei personaggi. Palermo città amatissima e straziata dai suoi stessi figli, ma sempre risorgente dalle sue ceneri. All’interno un misto di realtà e d’invenzione: autentiche le ricostruzioni storiche, tratte da fonti accreditate e dalla memoria orale; frutto di fantasia alcune vicende private che rispettano tuttavia carattere e temperamento dei personaggi reali. Storia di due famiglie profondamente amate dall’autrice, la cui voce diventa quella narrante.

Mariceta Gandolfo è nata e vive a Palermo; laureata in Filosofia e in Lettere Classiche presso l’Università di Palermo. Ha insegnato per molti anni presso l’Istituto alberghiero e il Liceo Classico Francesco Scaduto di Bagheria. Ha scritto e diretto vari testi teatrali e collaborato alla rivista Mezzo Cielo. Attualmente collabora alla rivista di psicologia Link e insegna presso l’Università Leonardo Da Vinci di Palermo.



“Sotto il cielo di Palermo” cosa è accaduto… il romanzo della Gandolfo




Di Augusto Cavadi (siciliainformazioni.com, 16 aprile 2018)

Sulla scia luminosa di Rainer Maria Rilke, Wim Wenders ha provato a raccontarci, in un celebre e riuscito film del 1987, cosa si muova sopra il cielo di Berlino. Più modestamente, ma anche più realisticamente, Mariceta Gandolfo prova a raccontarci cosa si muova Sotto il cielo di Palermo (La Zisa, Palermo 2017,) o, meglio, qualcosa di ciò che si è mosso sotto il cielo palermitano negli ultimi cento anni. Qualcosa: più precisamente alcune vicende delle famiglie dei suoi genitori, il dottor Nino e mamma Ela, intrecciate con le “microstorie” di parenti e amici, più o meno noti, appartenenti alla piccola e media borghesia cittadina. La narrazione, sostanzialmente biografica, non lo è in maniera esclusiva: infatti, come dichiara l’autrice in quarta di copertina, si tratta di “un misto di realtà e d’invenzione: autentiche le ricostruzioni storiche, tratte da fonti accreditate e dalla memoria orale; frutto di fantasia alcune vicende private che rispettano tuttavia carattere e temperamento dei personaggi reali”. In questa narrazione Palermo non risulta mero palcoscenico né una sorta di telone dipinto come sfondo: come dichiara la stessa autrice, nello stesso luogo, si tratta di una vera e propria “protagonista del romanzo, con i suoi riti, le sue tradizioni e il suo dialetto colorito, attraverso le ripercussioni che la Storia avrà sulle vite dei personaggi”. Tra queste tradizioni non potevano mancare, di certo, almeno alcuni accenni alle delizie culinarie che aiutano a perdonare tante altre esperienze assai meno delizianti: se è vero, come spiega alla nipotina un personaggio de La lunga storia di Marianna Ucrìa, che l’inferno possiamo immaginarlo fedelmente come una specie di grande Palermo senza pasticcerie. Personalmente ho sottolineato la pagina dedicata alla “pasta al forno” (traduzione italiana dell’enigmatica pasta cu furnu dialettale) (pp. 42 – 43). Raccontare Palermo è impossibile senza notare le sue molteplici contraddizioni che, ancor oggi, mutatis mutandis, la rendono tanto interessante e stimolante quanto faticosa e scoraggiante. Per limitarmi a una sola evidenziazione: la contraddizione, nella Palermo anteriore al boom economico degli anni Sessanta del Novecento, fra la ricchezza, parassitaria ed esibita, degli aristocratici di origine spagnola e la miseria, accettata come dato naturale da una maggioranza di proletariato e sotto-proletariato (nonostante occasionali vampate di ribellione, ma più fuori le mura della capitale che al suo interno: vedi i “Fasci siciliani” di fine Ottocento). Palermo è, storicamente, come quasi tutto il Regno delle Due Sicilie, una capitale senza borghesia colta e soprattutto produttiva, weberianamente intraprendente. Negli anni Venti, quando la nonna materna dell’autrice arrivò a Palermo dalla nativa Milano, trovò “due città: una era la città del popolo, con le viuzze, i mercati, la gente vestita poveramente che parlava ad alta voce in tono sguaiato con un orribile accento dalle vocali molto aperte, che viveva per strada, mettendo le sedie davanti all’ingresso delle abitazioni troppo piccole e buie per poter ospitare tante persone in una stanza; l’altra era la città dei nobili, con i suoi palazzi grandiosi, le ville magnifiche, le signore elegantissime che andavano due volte l’anno a Parigi per rinnovare il  guardaroba, la Palermo dei ricevimenti, delle corse automobilistiche, del golf. Osservò tutto questo con i suoi acuti occhi azzurri e decise che non avrebbe fatto parte di nessuno dei due mondi: loro erano borghesi, venivano dalla più operosa città d’Italia, non si sarebbero mescolati al popolino ignorante, ma neanche alla nobiltà parassitaria, che viveva in modo grandioso ed era capace di bruciare in una sola notte, al tavolo da gioco o in una cena per cento invitati, le rendite di un anno intero delle loro campagne” (pp. 17 – 18). Lei, il marito commerciante, avrebbe riempito il vuoto storico nel mezzo dei due strati sociali opposti: come i Florio, i Whitaker, gli Ingham, i Woodhouse, i Caflisch… Due notazione in chiusura. La prima è una precisazione. A proposito dello sbarco delle truppe statunitensi in Sicilia nel 1943, e della nomina a sindaci di vari mafiosi, l’autrice scrive che “la mafia era così entrata ufficialmente in politica, infiltrandosi nel principale partito di governo, comprandosi il voto degli elettori” (p. 72). Ma è davvero questo il momento in cui la mafia entra in politica o vi era entrata a metà del secolo precedente? Anzi: la mafia non era diventata mafia proprio quando era entrata nei gangli dello Stato? Lo dimostra, con una serie impressionante di testimonianze, Umberto Santino nel suo recente La mafia dimenticata. D’altronde è proprio in nome di un ambiguo antifascismo dei mafiosi (di quei mafiosi che non erano riusciti a riciclarsi nei quadri del Partito fascista e che erano stati perseguiti dal regime, almeno sino al trasferimento del prefetto Mori) che essi vengono nominati sindaci. La seconda notazione apre uno spiraglio sul futuro. Infatti, come avviene di norma, anche in questo libro lo sguardo attento e curioso sul passato suggerisce – pur senza proporselo intenzionalmente – delle idee per l’immediato futuro. Un esempio lo traggo dalle righe iniziali di pagina 51: “Mondello è tutt’ora bellissima, ma a quei tempi doveva essere una specie di paradiso: anche le foto in bianco e nero lasciano intuire la trasparenza dell’acqua, il bianco accecante della sabbia, il verde fitto dei giardini e dei palmeti. Una volta, quando vennero a Palermo lo zio Ernesto e la zia Dina, i ragazzi, in loro compagnia, avevano preso il battello a vapore che collegava giornalmente il porto di Palermo col porticciolo di Mondello e quella gita per mare era rimasta indelebilmente impressa nei loro cuori” (p. 51). Dunque l’idea di un collegamento giornaliero fra Palermo e Mondello via mare non è solo una bizzarra fantasia che mi accompagna da molti anni, ma è stata effettivamente realizzata quasi un secolo fa ! Perché non potrebbe realizzarsi nuovamente, magari estendendosi in estate tra porti siciliani più distanti?


giovedì 12 aprile 2018

Cosa nostra non è cosa mia, parla un imprenditore «Ho denunciato pizzo ma Stato mi ha lasciato solo» di Andrea Turco (MeridioNews, 27 MARZO 2018)




Nel libro pubblicato da Edizioni La Zisa Daniele Ventura racconta la sua vicenda di ex gestore di un bar, costretto a chiudere dopo aver pubblicamente denunciato i suoi estorsori. «La mia è una sconfitta per tutte le istituzioni». Ora gli sono rimasti i debiti e una flebile speranza «nei giovani»

«Resto nella mia Palermo». Daniele Ventura è un ex imprenditore, ora assediato dai debiti per un'attività commerciale iniziata sotto i migliori auspici e finita tra richieste estorsive, denunce isolate e la paura di una vendetta da parte della mafia. Non è un eroe, ammette di aver avuto paura e di continuare ad averne. «Il coraggio, uno, se non ce l'ha mica se lo può dare» per citare don Abbondio: ma la forza di volontà, quella sì, ce la si può dare: «Ho valutato altre ipotesi, ma ho scelto di restare per cercare di cambiare qualcosa, per non darla vinta a loro».

Ora Daniele, classe 1984, ha deciso di raccontare la sua vicenda in un libro. Si intitola Cosa nostra non è cosa mia, pubblicato dalla casa editrice La Zisa, con laprefazione di Stefania Petyx e la collaborazione di Franca Stefania Lo Cicero. «Questa è la mia storia - si legge nell'introduzione - la storia di un bambino divenuto ragazzo che ha combattuto contro la sua paura più grande, una paura chiamata Cosa nostra». E di paura Daniele ne ha avuta tanta. Come non averne per un giovane che, cresciuto a Brancaccio nel quartiere di don Puglisi decide, dopo il tentativo (fallito) di iscrizione alla facoltà di Medicina, di avviare un'attività commerciale. 

«Ho sempre lavorato, ma quasi sempre sfruttato - racconta - e per questo avevo scelto di mettermi in proprio. Avevo scelto di aprire un locale tra il porto e piazza Politeama, a due passi da piazza Florio. Ero riuscito ad avere un finanziamento da Invitalia. E così era cominciato il mio sogno, con l'apertura a giugno 2011». Il New Paradise, questo il nome del bar, si trova in via Principe di Scordia, nei pressi di Borgo Vecchio. Neanche il tempo di festeggiare che appena tre giorni dopo l'inaugurazione il giovane, allora neanche trentenne, riceve «spiacevoli visite. In dialetto e con tono minaccioso mi viene detto "ma tu vai a casa delle persone senza chiedere il permesso?". Ma io avevo tutto in regola, almeno per la legge». Non per la mafia, dunque, che intima di pagare il pizzo al nuovo arrivato. In serata. Daniele cede, temendo ritorsioni per sè e «per la zona». Eppure subito dopo aver pagato una somma di 500 euro va alla Direzione Investigativa Antimafia e denuncia i suoi aguzzini. 

Il calvario però è solo all'inizio. «I carabinieri mi invitavano a resistere, a non cedere ulteriormente - continua l'ex esercente -. Ma quelli tornano, e mi chiedono altri 250 euro per il primo mese. Intanto terrorizzavano tutto il quartiere, e così anche quella volta ho ceduto. Io nel frattempo avevo ingranato: avevo preso alcuni catering, avevo aperto la pizzeria. Poi arriva l'operazioneHybris, che azzera il mandamento di Porta Nuova, nata anche in seguito alle mie denunce. E allora dopo la retata i clienti  hanno iniziato ad abbandonarmi: già non è facile avviare un'attività in condizioni normali, ma da uno che denuncia la gente non ci va. Sono riuscito a rimanere aperto per un anno, poi non ce l'ho fatta più».

In quei neanche 365 giorni (la chiusura è avvenuta a giugno del 2012) Ventura vive ancora all'insegna della paura, tra il danneggiamento dei lucchetti e il furto della refurtiva, e l'ostracismo del quartiere. «Aprivo alle cinque del mattino - aggiunge - e ogni volta che spalancavo la saracinesca temevo che mi potesse succedere qualcosa. Ci sono state giornate in cui incassavo 15 euro al giorno, soldi con i quali non riuscivo manco a pagare la luce per tenere aperto. Così ho scelto di chiudere quando i debiti erano diventati troppo grossi». Intanto va avanti l'iter giudiziario, con la deposizione pubblica contro i suoi aguzzini. «Si trattava di gente come Francesco Chiarello, implicato nell'omicidio dell'avvocato Fragalà. Visti i soggetti, devo dire che mi è finita quasi bene».

A distanza di oltre cinque anni da quelle vicende, però, Ventura si sente solo. Riconosce il supporto di Addiopizzo, «che mi ha dato un grande aiuto dal punto di vista legale e psicologico», dell'associazione Up Palermo e della sua presidente Beatrice Raffagnino, e di persone come Ignazio Cutrò e di Gianluca Maria Calì, «che hanno storie molto simili alla mia». Ma le istituzioni però sono assenti dai suoi ringraziamenti. «Mi sono rivolto a tutti, dal presidente Mattarella all'ex premier Renzi. L'ex presidente Crocetta non mi ha mai risposto, mentre il sindaco Orlando mi ha detto che mi avrebbe aiutato ma dopo le elezioni è scomparso». E per tutti vale un ammonimento: «la mia chiusura è una sconfitta per tutte le istituzioni, così si dà il segnale che se uno denuncia resta solo. Io continuo a chiedere allo Stato di svegliarsi». La storia di questo "imprenditore coraggioso abbandonato dallo Stato ma che ha continuato a lottare contro Cosa Nostra", come recita la quarta di copertina, ha dunque un finale amaro. Pieno di debiti non estinti e di considerazioni solo in parte intrise di speranza.

«Voglio aprire un'associazione senza scopo di lucro, per tenere viva e pulita la lotta al racket - dice ancora Daniele. E la solidarietà di adesso giunge troppo tardi, mi fa certamente piacere ma non mi può aiutare nel concreto. Se avessi un lavoro pagherei tutto, finora ho fatto quello che ho potuto. Penso di aver fatto una scelta che in pochi fanno, e certamente se fossimo di più sarebbe tutto diverso e più facile per ciascuno. Vedo che c'è una voglia di cambiamento nei ragazzi, confido in quella». 

http://palermo.meridionews.it/articolo/64202/cosa-nostra-non-e-cosa-mia-storia-di-un-imprenditore-ho-denunciato-il-pizzo-ma-lo-stato-mi-ha-lasciato-solo/ 


martedì 10 aprile 2018

Arriva in libreria il romanzo di Antonino Gancitano, “Talagea dell'amor profano”, Edizioni la Zisa, pp. 192, euro 14,90




Il racconto di Talagea, con le voci che fioriscono da dentro, ci racconta la nostra storia con la lingua della nostra storia. Una lingua coagulatasi attorno agli eventi di questa terra, coniata dai ricchi linguaggi dei tanti dominatori che l’hanno vulnerata, hanno inferto un vurnu a lu so cori, un vulnus, provocato un urcu, un’ulcera chi ruri e ad un tempo forgiato una lingua rutilante, reattiva, incline all’onomatopea e docile alla simbolica poetica ed alla liricità del canto. […] In realtà «l’amor profano», che è l’oggetto narrativo della storia di Talagea, si rivela nel sogno come “amore profanato”. L’amore violentato e ucciso dall’insipienza umana che si ammanta di consuetudini, di censo, di spirito di casta, di volontà di dominio e di potenza, di prevaricazione e di sopruso, di violenza e di morte. E intanto, ciò nonostante, sulla soglia del sogno l’anima «grida al Dio dell’amore» […]. (dalla Prefazione di Leo Di Simone)

Antonino (Nino) Gancitano è nato a Mazara del Vallo, dove vive. Di professione medico, è un appassionato cultore della storia mazarese – specialmente di quella medievale  e delle tradizioni locali. Ha collaborato con il periodico dell’Associazione Culturale “L’Arco” di Mazara del Vallo. Ha ricercato, tradotto e pubblicato canti della tradizione popolare mazarese di terra e di mare. È inoltre autore di numerosi articoli di storia locale e tradizione mazarese. “Talagea dell’amor profano è il suo primo romanzo”.


I primi trent’anni di Edizioni La Zisa



I primi trent’anni di Edizioni La Zisa Le Edizioni La Zisa nascono nel 1988 a Palermo: un momento di vigore che ha visto Maurizio Rizza e gli altri soci fondatori rilanciare l’editoria siciliana trovando nuove chiavi di lettura per i fenomeni dell’Isola. L’intento iniziale era quello di recuperare e rimettere nuovamente in circolo testi di autori siciliani che avevano avuto una eco nazionale e internazionale e, insieme a essi, quelli di autori stranieri che si erano lanciati ad affrontare argomenti e temi siciliani. In particolare va ricordata l’inedita relazione sulla mafia del territorio corleonese presentata dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla Commissione nazionale antimafia, che diede alla casa editrice nascente una certa notorietà su scala nazionale: nel tempo si è dato poi vita a nuove collane di storia, sociologia, antropologia, architettura, critica letteraria, economia. Tra gli autori, solo per citarne alcuni, si trovano i premi Nobel per la letteratura François Mauriac, Maurice Maeterlinck, e Ghiorgos Seferis ma anche i magistrati Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 2007 prende il comando della casa editrice Davide Romano, che ha continuato l’avventura editoriale intrapresa dai fondatori, e la casa editrice ha iniziato anche una fruttuosa collaborazione con enti internazionali per le traduzioni delle letterature straniere grazie alle quali ha realizzato due collane di letteratura neogreca (Nostos/poesia e Nostos/narrativa), uniche in Italia, che annoverano fra i propri titoli opere di grande prestigio come il romanzo del già citato premio Nobel Ghiorgos Seferis Sei notti sull’Acropoli, l’opera del Premio Lenin Kostas Vàrnalis Il diario di Penelope e l’autobiografia di Nikiforos Vrettakos, Dolore, e poeti come Titos Patrikios, Ghiorgos Sarandaris. A breve, inoltre, debutterà una collana interamente dedicata alle letterature slave (russa, polacca, etc.) che si chiamerà Slavika e che comprenderà opere come quelle di autori come Pushkin, Tolstoj, Turgenev, Sienkiewicz, Bunin, Gor’Kij, Esenin, Cveteva, Majakovskij, Blok e tanti altri.
(Leggere:tutti, aprile 2018)

lunedì 9 aprile 2018

Palermo 13 aprile, Alla Libreria del mare si presenta il saggio di Girolamo Rotolo “La funzione del cibo come strumento di relazione interculturale” (Ed. La Zisa)



Appuntamento venerdì 13 aprile, alle 16 e 45, alla Libreria del mare di via Cala 50, a Palermo, per la presentazione del saggio di Girolamo Rotolo “La funzione del cibo come strumento di relazione interculturale” (Ed. La Zisa). Ne discuterà con l’autore Mariceta Gandolfo. Modererà il giornalista Davide Romano.
Il volume: Girolamo Rotolo “La funzione del cibo come strumento di relazione interculturale”, Edizioni La Zisa, pp. 96, euro 9,90 (Isbn 978-88-99113-76-6)

L’indagine antropologica sul cibo nelle diverse culture fornisce una ulteriore chiave interpretativa dei consumi alimentari, quali pratiche di senso culturale, e assurge a importante prospettiva di studio sulle culture degli immigrati. Nell’ottica di una ricerca sulle pratiche interculturali connesse all’educazione, il cibo costituisce un nodo di riflessione fondamentale sui possibili parametri e canali di comunicazione, sulla scorta anche delle analisi interpretative che l’Autore considera a partire dai classici dell’antropologia come Il crudo e il cotto di Claude Lévi-Strauss, fino alle teorie contemporanee di Franco Cambi.

Girolamo Rotolo è dal 2006 dottore in Scienze dell’Educazione, indirizzo Educatore Professionale, presso l’Università degli Studi di Palermo e docente di Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione e Relazione Professionale Aziendale presso varie scuole e associazioni pubbliche e private. Componente della Commissione Istruzione e Formazione, beni culturali e servizi librari dell’Uici di Palermo, è autore di alcuni articoli, già pubblicati con la testata giornalistica dell’Uici, che si occupa della vita dei non vedenti e ipovedenti, comeLe Donne Cieche e il loro make-up (2016), Inclusione di Qualità (2016) e La condizione degli anziani nella società odierna (2017).


martedì 27 marzo 2018

In libreria: Maria Costanza, “Semu ricchi e altre poesie (in dialetto siciliano)”, prefazione di Letizia Passarello, Edizioni La Zisa, pp. 80, euro 8,00




Dall’incanto per la fioritura della vita a primavera, al ritratto ironico dei costumi moderni, questa raccolta di poesie celebra la bellezza dell’esistenza nella molteplicità delle sue forme e variazioni. Il divenire delle cose, attraverso l’inesorabile scorrere del tempo, muove la scrittrice al verso, rigorosamente cantato in dialetto siciliano. Immerso in questo scenario sonoro, il lettore potrà assistere all’appassionato racconto di tradizioni e luoghi, di significati e memorie.

Maria Costanza è nata ad Agrigento e per motivi di studio, all’età di diciotto anni, si trasferisce a Palermo, città dove ha svolto l’attività di docente di lettere e dove risiede tuttora. Introdotta dal padre, anche lui poeta, alla ricerca del bello, ha pubblicato presso la Montedit, nella collana Le Schegge d’Oro, la silloge Meditazioni poetiche, arrivando finalista nel concorso letterario “Il giro d’Italia delle poesie in cornice 2005”.

I misteriosi intrecci nella Sicilia del dopoguerra fra gli Usa e il bandito Salvatore Giuliano




Arriva in libreria il romanzo di Marco Palumbo, “La stella mancante”, prefazione di Rino Francaviglia, Edizioni La Zisa, pp. 212, euro 14,00

In una Sicilia a stelle e strisce, un professore dell’Università di Harvard conduce un’indagine storica sul banditismo e i suoi più celebri esponenti, ignaro, però, dello squarcio che sta aprendo sulla ricerca della sua stessa origine e identità. Immaginando un secondo dopoguerra diverso, l’autore mette in scena un racconto che si tinge di giallo e che ha come palcoscenico una Sicilia indipendente e annessa agli Stati Uniti d’America nel 1950, quando, in seguito all’iniziativa dei movimenti indipendentisti, l’isola si prepara ad un cinquantennio di sviluppo e prosperità. È in questo contesto che un professore venuto da Boston indagherà sulle vicende di un famigerato bandito Salvatore creduto morto dai più.

Marco Palumbo è nato a Palermo nel 1964. Conseguita la laurea in Scienze Politiche e la specializzazione in Diritto Regionale, intraprende la carriera nella pubblica amministrazione. In seguito a esperienze ministeriali svolte in continente, torna definitivamente in Sicilia nel 1996, dove svolge tuttora mansioni dirigenziali presso gli uffici della Regione.

lunedì 26 marzo 2018

Storia di un imprenditore coraggioso abbandonato dallo Stato ma che ha continuato a lottare contro Cosa Nostra.




Arriva in libreria Daniele Ventura (con la collaborazione di Franca Stefania Lo Cicero), “Cosa nostra non è cosa mia”, prefazione di Stefania Petyx, Edizioni La Zisa, pp. 48, euro 8,00

“Questa è la mia storia, la storia di un bambino divenuto ragazzo che ha combattuto contro la sua paura più grande, una paura chiamata ‘Cosa nostra’. Poco dopo aver realizzato il mio sogno con tanti sacrifici, mi sono trovato prima minacciato e poi abbandonato dallo Stato italiano, lo stesso Stato che prima ti chiede di denunciare il racket, ma che poi ti lascia in preda alle conseguenze delle tue denunce, solo e disperato. Da bambino sono cresciuto a Brancaccio, un quartiere della periferia di Palermo tristemente noto per la sua delinquenza, il rione dove la mafia ha ucciso don Pino Puglisi, una zona con mille contraddizioni e tanta criminalità.
Da piccolo non potevo scendere giù in strada a giocare con gli altri bambini, perché mentre noi, famiglia semplice, cattolica, vivevamo nella legalità, i nostri vicini avevano uno o più parenti in galera o agli arresti domiciliari, e la situazione nei dintorni del palazzo dove abitavamo non era affatto tranquilla. Ogni tanto i miei genitori si chiedevano come mai, immersi in quel mondo intriso di illegalità, tutti e sei i loro figli, grazie a Dio, non avessero preso brutte strade, costretti nella realtà di un quartiere a cui alla fine abbiamo imparato a voler bene, pur senza lasciarci contagiare dalla sua prevalente indole malavitosa”. (dall’Introduzione dell’Autore)

Daniele Ventura (Palermo, 1984) nasce e cresce nel difficile quartiere di Brancaccio, dominato dalla delinquenza. Appartenente a una famiglia modesta e di sani principi, riesce a rimanere estraneo al clima prevalentemente malavitoso del rione. Si diploma in ragioneria e svolge svariati lavori, prima di aprire un bar-ristorante nella sua città. Dovrà quindi fare i conti con la mafia e affrontare un processo che lo porterà a far condannare i suoi estorsori. Da allora è impegnato in prima linea nella lotta contro la mafia. È sposato, ha un figlio e continua a vivere in Sicilia.

martedì 20 marzo 2018

Palermo 27 marzo, Si presenta “Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario” (Ed. La Zisa) di Caterina Zabbia




“Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario” è il titolo dell’opera di Caterina Zabbia, mandato in questi giorni in libreria dalle Edizioni La Zisa, che sarà presentata martedì 27 marzo, alle ore 17,30, presso il salone della parrocchia di Sant’Ernesto, sita in via Campolo 11, a Palermo. Oltre all’autrice, interverranno padre Giuseppe Turco, agostiniano; padre Mario Genco, agostiniano scalzo; e don Carmelo Vicari, parroco di Sant’Ernesto. Modererà il giornalista Francesco Inguanti.

Il libro: Caterina Zabbia, “Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario”, Presentazione di padre Luigi Pingelli Oad, Prefazione di padre Mario Genco Oad, Nota di don Carmelo Vicari, Edizioni la Zisa, Pp. 80, Euro 9,90

Quest’opera racchiude le tracce di un’esistenza silenziosamente votata all’accettazione del sacrificio: quella del terziario agostiniano Gregorio Fasulo. L’ardente ricerca di un disegno superiore incastonato nell’esistenza umana, in grado di giustificarne il dolore e le privazioni come momenti di massima vicinanza al divino, è la nota dominante di questo racconto, nonché degli sforzi compiuti dall’autrice, e nipote, per metterne insieme i pezzi. Chiamato “attraverso la malattia e la sofferenza” a farsi “modello di santità nello stato di vita secolare”, Gregorio Fasulo dimostrò che è possibile “percorrere la via di assimilazione a Cristo anche nella normalità della condizione laicale”.

Caterina Zabbia, nata a Palermo il 2 febbraio 1953, ha conseguito nella stessa città i diplomi di Scuola Magistrale e di Istituto Magistrale. Dopo alcuni anni di insegnamento nella provincia di Trapani, svolge attualmente l’attività di insegnante specializzata nel sostegno nella scuola primaria a Palermo. Ha realizzato con gli alunni laboratori teatrali e di canto corale. Fa parte sin da bambina di Azione Cattolica, nella quale è educatrice dei ragazzi; svolge inoltre la funzione di catechista. Appassionata di canto corale, fa parte del coro della parrocchia Sant’Ernesto e del coro della Cattedrale di Palermo.

In libreria: Amal Hazeen, “Ğamāl al-Bannā. Una nuova visione dell’Islam”, Edizioni La Zisa, pagine 96, euro 12,00




"Questo testo vuole mettere in risalto le fondamenta di un pensiero diverso in seno all’Islam e di dargli voce in Occidente. L’autore era un po’ conosciuto in Italia perché concedeva diverse interviste a giornalisti italiani, ma i suoi scritti che possono esporre bene la sua visione dell’Islam esistono solo in arabo. Perciò, quando ho scelto il capitolo oggetto della ricerca, la mia intenzione era di esporre una visione islamica diversa da quella tradizionale conosciuta in Occidente. Ma non solo, siccome provengo da un paese oggi a maggioranza islamica e poiché mi sta tanto a cuore il dialogo interreligioso, soprattutto con gli ebrei e i musulmani, questa mia scelta intendeva anche cercare e trovare delle basi solide per un incontro proficuo o un punto comune, sia a livello religioso che sociale e politico, da cui partire e lavorare insieme, ebrei, musulmani e cristiani, per il bene comune delle nostre società". (dall’Introduzione di Amal Hazeen)


Amal Hazeen è palestinese. Da più di 20 anni vive a Roma. È docente di Metodologia della ricerca e del lavoro scientifico, di Dialogo interreligioso e Introduzione all’Islam alla Pontificia Università Urbaniana e presso la  Pontificia Università Gregoriana. Ha lavorato al Programma alimentare mondiale per diversi anni e dal 1995 collabora con la Sala stampa della Santa Sede. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze dell’Educazione e un master in Studi arabi e d’Islamistica. Oltre a diversi articoli su riviste specializzate, ha pubblicato il volume “Il coraggio di cambiare la storia. Il dialogo ebraico-cristiano dal Concilio a Giovanni Paolo II” (EMI, 2008).

lunedì 19 marzo 2018

Palermo 29 marzo, Si presenta “Labieno” (Ed. La Zisa) di Filippo Ferrandi



“Labieno”, romanzo storico di Filippo Ferrandi, pubblicato dalle Edizioni La Zisa, torna a Palermo dopo un piccolo tour di presentazioni in altre città del Paese. Appuntamento giovedì 29 marzo, alle ore 18, presso i locali del “British Institutes” di via Re Federico 18/Bis, a Palermo. Insieme all’autore interverrà Gabriella Maggio.

Il libro: Filippo Ferrandi, “Labieno”, Edizioni La Zisa, pp. 168, euro 15,90

Le sorti della Repubblica romana dipendono dai destini di due temibili schieramenti, quello dell’impavido Cesare e quello aristocratico, capeggiato dagli irriducibili generali pompeiani. Ma ciò che realmente guiderà le mosse di questo duello è una diversa concezione del potere: lasciare che sia un uomo solo alla guida di Roma, con l’effetto immediato di esautorare il Senato, e con esso un’intera tradizione politica, o credere a rischio il destino del Popolo romano, e lottare per una causa chiamata “Libertà” e “Repubblica”? In un clima di tensione, tra il frastuono delle armi e le urla di battaglia, emerge il profilo di un nobile stratega dall’indiscusso talento per la guerra: Tito Labieno. Un tempo amatissimo alleato di Cesare, Labieno opporrà resistenza alla solitaria corsa al potere del Dittatore, fronteggiandolo nel ruolo di una perfetta nemesi lungo l’arco del racconto.

Filippo Ferrandi è nato a Palermo nel 1988. Si è laureato in Studi Storici, Antropologici e Geografici presso l’Università degli Studi di Palermo, lavora come docente nelle scuole secondarie superiori e ha insegnato Italiano agli stranieri. Animato da un profondo interesse per la Storia Romana, e i suoi illustri personaggi, si dedica alla ricerca sul tema.

Arrivano in libreria i “Racconti Indipendenti” (Ed. La Zisa) di Antonino Saetta





Spaziando da scenari onirici a copioni di fantascienza, questa raccolta di racconti si presenta al lettore come una sfida che non nasconde i suoi tratti più provocatori. Gli squarci aperti dalla scrittura sui futuri destini della specie umana si alternano a narrazioni apparentemente più ordinarie, ma altrettanto caratterizzate da contorni sognanti e pertanto fumosi. Mescolando a dovere ingredienti dal sapore acre, come gli egoismi di classe e l’aggressività, il gusto per la guerra e l’ibridazione robotica, ciò che viene fuori è un ritratto irriverente della natura umana.

Antonino Saetta è nato a Palermo il 22 aprile 1995. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico “Umberto I”, ha iniziato lo studio dell’ingegneria cibernetica presso l’Università degli Studi di Palermo. Parla fluentemente l’inglese e il tedesco e ha vissuto in Polonia in occasione di un’esperienza Erasmus. Porta il suo nome in memoria del nonno, morto per mano mafiosa prima della sua nascita.

Antonino Saetta, “Racconti Indipendenti”, Edizioni la Zisa, pp. 132, euro 10,00

giovedì 15 marzo 2018

Palermo 23 marzo, evento per i più piccini e non solo: presentazione del “Fantastico mondo di RosMari” di Rosario Prestianni e Maria Di Leto (Ed. la Zisa)



Un pomeriggio in compagnia dei favolosi personaggi del “Fantastico mondo di RosMari” (Edizioni la Zisa). Appuntamento venerdì 23 marzo, alle ore 17, presso la Sala degli Specchi di Villa Niscemi, in piazza dei Quartieri 2, a Palermo.  Interverranno Rosario Prestianni e Maria Di Leto, autori, e Marco Anello, dirigente Miur dell’Ambito territoriale di Palermo.

In un mondo fantastico, popolato da creature curiose e dall’animo gentile, prendono forma incredibili avventure in grado di accendere la fantasia di grandi e piccini. Accadrà, così, di conoscere una vivace famiglia di coniglietti e un viaggio alla ricerca dell’ignoto, o il felice ritorno a casa di chi, strappato alla propria terra, ha attraversato innumerevoli peripezie, e infine una principessa dai piedi di zenzero che attende speranzosa l’arrivo del principe.

Rosario Prestianni è nato nel 1958. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore che ama la vivace compagnia dei più piccoli. Innamorato della terra siciliana, si dedica alla ricerca e tutela dei prodotti locali, commercializzando pane di farine di antichi grani siciliani.

Maria Di Leto è nata a Palermo nel 1968 e ha studiato architettura. Da sempre appassionata di arte, da più di 25 anni si dedica con creatività all’insegnamento nella scuola primaria. Nel tempo libero coltiva l’amore per l’illustrazione.

Rosario Prestianni, “Il fantastico mondo di RosMari”, Illustrazioni di Maria Di Leto, Edizioni la Zisa, pp. 112, Euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-94-0)

mercoledì 14 marzo 2018

Magenta (Mi) 17 marzo, Si presenta il saggio di Sara Generali “Per conoscer... dov’io fossi. La selva e altri luoghi nella Divina Commedia” (Ed. La Zisa)



Appuntamento con Sara Generali,  sabato 17 marzo alle 17 e 30, presso la libreria "Le memorie del mondo",  alla Galleria Portici n. 5, a Magenta (Mi), per conversare con lei intorno al suo saggio  “Per conoscer... dov’io fossi. La selva e altri luoghi nella Divina Commedia”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa.

Il libro: Sara Paola Generali, “Per conoscer... dov’io fossi. La selva e altri luoghi nella Divina Commedia”, Edizioni la Zisa, pp. 176, euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-83-4)

L ’oggetto di questa tesi è costituito dall’individuazione, analisi e interpretazione di una serie mirata di luoghi, particolarmente significativi, presenti nelle prime due cantiche della Commedia dantesca: luoghi rappresentati sia in senso allegorico-simbolico e metaforico sia nel significato letterale, naturale o geografico, dei termini. [...] Per ogni luogo si è fornito un elenco delle ricorrenze, si è svolta [...] un’indagine delle fonti dalle quali Dante avrebbe tratto ispirazione e si è eseguita un’analisi di diversi commenti, antichi e moderni, cercando di operare un’ulteriore messa a fuoco sul piano critico e interpretativo. Ognuno dei luoghi analizzati presenta una possibilità di lettura a molteplici livelli e impieghi dello stesso termine in contesti tra loro molto differenti: la geografia dell’opera spazia continuamente da un livello fisico a uno metaforico, costruendo una fitta rete di richiami e interconnessioni dalle forti valenze simboliche poiché, come afferma il professor Enrico Malato: «Nulla, in Dante, è casuale».  (dall’Introduzione e dalle Conclusioni di Sara Paola Generali)

Sara Paola Generali (Milano, 1989), dottoressa in Lettere moderne all’Università degli Studi di Milano e diplomata in flauto traverso al Conservatorio Guido Cantelli di Novara, insegna italiano, storia e geografia nelle scuole secondarie.