venerdì 11 marzo 2011

Ad aprile in libreria: Vittorio Gorresio, “Risorgimento scomunicato”, Prefazione di Gianni Vattimo, Edizioni La Zisa, pp. 200, euro 16,90


Pubblicato la prima volta nel 1958 dall’editore fiorentino Parenti, “Risorgimento scomunicato” raccoglie gli scritti di Vittorio Gorresio per “Il Mondo”, una serie storica di articoli dal titolo “Processo al clero dopo il ‘60”. Storico appassionato, intransigente documentatore, Gorresio traccia una puntuale e puntigliosa ricostruzione delle origini dei contrastati rapporti tra Stato e Chiesa che resero tanto drammatico il Risorgimento. La descrizione dell’intransigentismo clericale rispetto alla progressiva laicizzazione dello Stato italiano ci è fornita dall’autore attraverso la meticolosa raccolta di missive tra membri del governo ed esponenti del clero, cui si aggiungono le dettagliate ricostruzioni degli episodi salienti e del profilo dei personaggi che di questo travagliato periodo storico si resero protagonisti. Vengono descritte, in sequenza, le vicende di una Chiesa, scomunicante e punitiva, addirittura iettatoria, di là dalla trasformazione che, negli anni a seguire, la renderà refrattaria, incapace di stare al passo con la storia, cioè con l’evoluzione della coscienza morale e politica dei cittadini laici. L’attualità del pensiero di Gorresio sta, infatti, tutta nella rilettura storica e cognitiva degli eventi che hanno prodotto il presente, come cita Gianni Vattimo nella sua prefazione: “Se la Chiesa si riduce oggi a una multinazionale […] ciò è anche il risultato dell’uso che essa stessa ha fatto dei suoi strumenti spirituali”.

Vittorio Gorresio, giornalista, scrittore e saggista nacque a Modena da famiglia piemontese il 18 luglio 1910. Inviato speciale e corrispondente di guerra per “Il Messaggero” di Roma, fu tra i più efficaci espositori del dramma del dopoguerra sulle colonne della testata “Risorgimento Liberale”, quotidiano diretto da Mario Pannunzio col quale collaborò anche per il settimanale politico “Il Mondo”. Firma prestigiosa anche de “L’Europeo” di Arrigo Benedetti, Gorresio scrisse una decina di saggi storici ottenendo importanti riconoscimenti giornalistici e premi. Nel 1980 l’autobiografia “La vita ingenua” gli valse il Premio Strega. Lavorò fino a poco prima della sua morte, nel 1982, curando la rubrica “Taccuino” per il quotidiano “La Stampa”.

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giovedì 10 marzo 2011

La Marcia del "Miscelino"

L'editrice La Zisa ripropone l'opera di Teodoro Balma "Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei valdesi"


NEV - NOTIZIE EVANGELICHE (protestantesimo - ecumenismo – religioni)
9 marzo 2011
settimanale - anno XXXII - numero 10

(NEV) - L'editrice La Zisa ripropone ai lettori italiani l'opera di Teodoro Balma "Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei valdesi" (pagg. 256, € 16). La riedizione del testo (pubblicato per la prima volta durante il ventennio fascista, particolare che si evince anche dalle parole di elogio dedicate a Mussolini verso la conclusione del volume, scritte soprattutto per evitare la censura) curata dal pastore valdese Italo Pons, ci offre "un'opera di buona divulgazione che rivive la storia valdese come un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell’Uomo". Le vicende e i personaggi narrati, si legge nella presentazione del libro, "scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano, col potere politico stesso". Le edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e all'associazione "Libera"; tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".

mercoledì 9 marzo 2011

Arriva in libreria: Palma Civello, “Ho liberato le parole”, Pref. di Antonio Zito, Ed. la Zisa, pp. 144, euro 9,90



La solitudine, l’amicizia, la ricerca di sé sono soltanto alcuni dei temi espressi nel linguaggio poetico di Palma Civello, temi che appartengono e hanno toccato la vita di noi tutti e qui si fanno verso e ci catturano. Un modo per esternare, condividere, affrontare lo stato puro dei sentimenti. I suoi versi mettono in risalto i luoghi dell’anima dove tutti noi possiamo condividere pensieri, sensazioni e momenti.“…c’erano ronzii della tua vita, parole delle tue strade. Ti ho parlato ancora, forse non capivi le mie parole diventate monche sei fuggito fra scorciatoie”. Nella prefazione, il fraterno amico dell’autrice, Antonio Zito ci introduce nella vera anima di questi versi laddove “stanno racchiuse le cose del cuore e della mente […], di ciò che appare e di ciò che è […], dell’amore che c’è, che non c’è e che ci potrebbe essere […], della vita e dei suoi tempi sino a morire, sino a ridere e piangere”. Nelle ultime poesie si denota un attaccamento alla vita e un desiderio di felicità quasi tangibile. Per questo è un libro che va riletto prima di abbandonarsi all’emozione. Ogni lettore potrà trovare qualcosa che gli appartiene.

Palma Civello è nata e vive a Palermo. Laureata in lettere classiche ha insegnato nelle scuole secondarie. Da qualche tempo si dedica con passione alla pittura, ancor più ama scrivere poesie e racconti. Nel gennaio 2008 ha pubblicato il libro di racconti "Volti e svolte al telefono" per la medesima casa editrice. Si è classificata ai primi posti in numerosi concorsi letterari nazionali per opere in poesia e in prosa. Ho liberato le parole è il suo primo libro di poesie.

Le Edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e a "Libera" di don Ciotti e tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".

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“Foto Senza cornici. Macchine fotografiche senza obiettivo”(Ed. La Zisa) di Lorenzo Avola




Recensione di Roberto Oddo

Sono istantanee, immagini non ancora inquadrate, che Lorenzo Avola propone nel suo Foto senza cornici. Macchine fotografiche senza obiettivo, edito da La Zisa (96 pp., 9,90 €). A farla da padrone è quel ‘senza’, che non vuol dire rifiuto: semmai, è implicito il valore di un ‘non ancora’ e, con esso, la domanda sulla direzione che prenderanno queste immagini nella sua vita. Lorenzo è giovanissimo, una volta si sarebbe detto classe 1988, sennonché non conosco persona a cui meno si confaccia una simile etichetta militare. Non che gli manchi la combattività: i suoi stessi versi, anzi, sembrano lottare contro le storture di un mondo che rigetta la militanza, a meno che non sia quella appuntata dalle medaglie di qualche eroe. Ma Lorenzo non si vede un eroe (Specchio, specchio delle mie brame) e vuole costruire un mondo di uomini e donne che s’impegnino per il mondo in cui credono, non martiri che diano nomi a strade attraversate da forme molteplici di ‘male di vivere’. Del resto, è proprio qui, in questi scatti per la via, che l’uomo Lorenzo diventa poeta. L’autore dichiara apertamente la difficoltà a sigillare i suoi versi con una formula che semplifichi l’esperienza e ne schiuda il significato: mi pare invece che, a lettura ultimata, l’originalità di questa poesia si apra al colpo d’occhio proprio nei titoli, nel progetto di un viaggio ancora aperto alle sue destinazioni, ma tutt’altro che privo di saldi orientamenti personali. L’autore sintetizza, in forme che matureranno con lui, questa vita in movimento (Autista della sais, Misilmeri, Etna in lontananza) e la rabbia che in molti proviamo rispetto a un mondo che non somiglia nemmeno alle promesse implicite di chi ci vuol bene. In queste cinquanta poesie convergono lo sbracciarsi del giovane sognatore e i momenti di stanca, in forma di versi nominali, senza un verbo a scardinarne l’apparente ineluttabile immobilità, quasi a prendere atto senza sconti di ciò a cui si deve reagire. La vena dialettica di Lorenzo nei confronti della vita si riversa in uno schema poetico libero, orientato al concetto, alla comunicazione con un lettore che si vuole partecipe e capace di immaginare le mille urgenti risposte che vi si pongono.

sabato 26 febbraio 2011

Storia della chiesa Valdese in un libro di Teodoro Balma


(La Sicilia, Sabato 26 Febbraio 2011)

Riesi. S'è svolta ieri a Palermo presso il Salone della Chiesa valdese di via Dello Spezio la presentazione del libro Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi" (Ed. La Zisa) di Teodoro Balma. Quest'ultimo, pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, nato nel 1907 e morto nel 1994, ha esercitato la sua attività pastorale non solo a Napoli, Catania, Venezia e Torino, ma anche a Riesi dove ha avuto modo di lasciare un segno importante della sua esperienza pastorale. Ad introdurre i lavori di presentazione dell'opera è stato Giuseppe Ficara, pastore e membro della Tavola valdese. E' intervenuto anche Bruno Di Maio, responsabile del Segretariato attività ecumeniche dell'Arcidiocesi di Palermo; Francesco Michele Stabile, storico e docente della Facoltà teologica di Sicilia; Daniele Palermo, presidente del Centro evangelico di cultura "Giacomo Bonelli". Un'opera, quella di Teodoro Balma, che è un autentico inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell'uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo.

giovedì 24 febbraio 2011

“I valdesi tra Valli e Sicilia”


Ripubblicato il libro del pastore Teodoro Balma

di Giorgio Tourn (Riforma, 22 febbraio 2011)

All’editore La Zisa di Palermo si deve la ristampa di un volume di Teodoro Balma, Il popolo della Bibbia, storia e martirio dei Valdesi, pubblicato da Corbaccio nel 1933, rifacimento di un precedente opuscolo apparso da Sonzogno nel 1929. Il volume costituisce un interessante documento della pubblicistica valdese in epoca fascista, dopo il Concordato. L’impianto è quello tradizionale, come il testo di E. Comba di quegli anni si ferma al 1848.
L’autore, Teodoro Balma, era allora pastore a Catania dove restò sino al 1946. Italo Pons nell’Introduzione, ne dà un ritratto felice, ispirato anche alla simpatia che nasce dall’aver curato la comunità catanese; personalità versatile, comunicatore nato, non casuale il suo interesse per il teatro e il giornalismo, occupò un posto tutto suo nel piccolo mondo valdese del ventennio con le sue iniziative, anche editoriali.
Può dunque essere motivo di interesse rileggere queste pagine a distanza di tempo: lo è assai più, però, analizzare questa ristampa; oltre al testo di Balma e alle pagine di Pons, essa consta infatti di una prefazione di Antonio Di Grado e delle note conclusive di Maurizio Rizzi, testi brevi ma densi di pensiero. Iniziamo da quest’ultimo; l’editore gli ha affidato il compito di redigere un sesto capitolo che, concludendo il testo di Balma, giunga al giorni nostri. Lo assolve fornendo i dati essenziali, il giudizio sui valdesi di Torre Pellice è forse un tantino eccessivo (la cittadinanza onoraria a Mussolini la diede il comune di Torre Pellice); significativo però è il fatto che il nostro autore si interroghi con partecipe riflessione sull’oggi; egli si aspetta che la Chiesa valdese «sappia coniugare la futura “Città di Dio” e la futura “Città dell’Uomo”», sappia pensare «a nuovi strumenti di comunicazione» laddove invece «ha ritardi culturali notevoli»; che sappia pensarsi «come chiesa del terzo millennio facendosi carico di problemi di natura planetaria», e divenire cioè «pienamente italiana». Non si può che concordare ma come tradurre in termini operativi questo auspicio? Il pensiero corre a formazioni politiche odierne, i cui enunciati programmatici sono raramente calati nel concreto.
Neppure Di Grado lo dice, se non enunciando il paradosso della fede che evoca a ragione, ricordando che non si trapianta la purezza dei valori, l’Evangelo, nell’impurità dei luoghi, cioè nella storia, se non nel sola fide. Ciò che colpisce però nel testo è lo sguardo con cui legge Catania, e ciò che si profila dietro di lei: la Sicilia di Bonavia, ma anche di Brancati e Sciascia, la sfinge con cui si misurano coloro che giungono «dai cieli limpidi delle Valli». E la chiave dell’operazione di cui discorriamo – la ristampa di Balma e i testi che l’accompagnano – sta probabilmente nella percezione di un valdismo siciliano, percepito, intuito, sognato? La sua polarità radicale rispetto a un valdismo nordico è evidente, ed è evidente una sua identità forte; proprio per questo è affascinante ipotizzare un confronto. E leggerli in una dialettica, come non si ha in nessuna altra regione d’Italia.
È casuale che in questo febbraio valdese si stampi e ristampi storia, ci si interroghi cioè sull’identità a Torre Pellice e Palermo?

T. Balma, Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi, a c. di Italo Pons, prefaz. di Antonio Di Grado, nota di Maurizio Rizza, La Zisa, Palermo, 2011, pp. 256, euro 16, 00.

martedì 22 febbraio 2011

Palermo 25 febbraio, Si presenta il volume “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi” di Teodoro Balma (Ed. La Zisa)


“Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi” (Ed. La Zisa) verrà presentato venerdì 25 febbraio, alle ore 18, presso il Salone della Chiesa valdese di via Dello Spezio 43 (dietro Teatro Politeama, angolo via E. Amari), a Palermo. Introdurrà Giuseppe Ficara, pastore e membro della Tavola valdese. Interverranno: Augusto Cavadi, editorialista de “la Repubblica-Palermo”; Bruno Di Maio, responsabile del Segretariato attività ecumeniche dell’Arcidiocesi di Palermo; Francesco Michele Stabile, storico e docente della Facoltà teologica di Sicilia; Daniele Palermo, presidente del Centro evangelico di cultura “Giacomo Bonelli”. Modererà Davide Romano, giornalista.


Il Libro: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, a cura di Italo Pons, prefazione di Antonio Di Grado, con una nota di Maurizio Rizza. Edizioni La Zisa, pp. 256, euro 16,00.

Questa di Teodoro Balma è più un’opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui impostazione risente, non poco, del clima politico – il ventennio fascista – nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l’Autore rende omaggio all’allora capo del governo – un atto dovuto onde evitare gli ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di valutazione –, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell’Uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo, sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in un’altra parte di questo nostro stupido mondo.

Teodoro Balma (1907-1994), pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha collaborato a diversi periodici: “Corriere di Sicilia”, “Persona”, “Protestantesimo”, “La Luce”, “L’Appello”, “Gioventù Cristiana”. Tra le sue opere, si ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana (Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania 1938).

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Politica, Lega Nord, "Inganno padano. La vera storia della Lega Nord" recapitato a casa di Umberto Bossi


Gli scheletri nell’armadio del Carroccio bussano alla porta di Umberto Bossi. “Inganno padano. La vera storia della Lega nord”, il libro scritto dai giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano, è stato recapitato in questi giorni al domicilio privato del Senatùr. Pubblicato dalla casa editrice palermitana La Zisa, il documento, che si fregia della prefazione di Furio Colombo, svela diversi retroscena della politica leghista, per anni rimasti sotto silenzio.
Si tratta di un’inchiesta che costituisce un unicum nel panorama editoriale italiano, tracciando una sorta di cronologia dell’evoluzione della Lega, dagli albori ai nostri giorni, evidenziandone l’ambiguità dovuta alla sua perdurante veste di partito di lotta e di governo al contempo.

In libreria: "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90 (www.lazisa.it)
2a ristampa in una settimana!



Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista professionista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista pubblicista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).

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lunedì 14 febbraio 2011

Roma 15 febbraio, Dario Piombino-Mascali presenta a Unomattina il libro “Il maestro del sonno eterno” (La Zisa)


Domani, martedì 15 febbraio, i mummiologi Albert Zink e Dario Piombino-Mascali dell'EURAC, Istituto per le Mummie e l'Iceman, saranno ospiti della trasmissione televisiva Unomattina che va in onda su Rai 1. I due studiosi, impegnati da anni in un'attento studio delle mummie attraverso tecniche non invasive, interverranno a proposito dei nuovi sviluppi nell'indagine scientifica dei resti mummificati. In particolare, Dario Piombino Mascali parlerà delle ricerche da lui condotte e contenute nel volume “Il maestro del sonno eterno”, Pubblicato dalla casa editrice La Zisa e già alla seconda edizione.

IL LIBRO: Quali segreti custodisce Rosalia Lombardo, la ‘Bella Addormentata’ delle Catacombe di Palermo, ritenuta a ragione la più bella mummia del mondo? Quali alchimie hanno permesso la perfetta conservazione di una bambina di due anni, a quasi un secolo dalla sua morte? Chi ne è stato l’artefice? Tali interrogativi, rimasti per lunghissimo tempo irrisolti, trovano ora finalmente risposta in questo saggio dell’antropologo Dario Piombino-Mascali. Una ricostruzione appassionante della vicenda che lega la piccola Rosalia Lombardo ad Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano dai contorni finora velati dalla leggenda. Un viaggio avvincente, che l’autore compie prendendo per mano il lettore e conducendolo nel cuore di una storia mai rivelata prima, se non attraverso frammenti e contraddizioni.

Dario Piombino-Mascali, nato a Messina nel 1977, è ricercatore presso l’Accademia Europea (EURAC) di Bolzano, dove coordina il Progetto “Mummie Siciliane”. Borsista della National Geographic Society, è stato recentemente insignito del titolo di membro onorario dall’American Society of Embalmers. Collabora attivamente con il Museo Archeologico dell’Alto Adige, i Musei Vaticani ed i Musei Reiss-Enghelhorn per lo studio scientifico di mummie umane.

LIBRI: LA NASCITA DELLA LEGA? UN 'INGANNO PADANO'


L'INCHIESTA DI BONASERA E ROMANO DA TANGENTOPOLI A BERLUSCONI
Palermo, 7 febbraio 2011 - Uno dei fenomeni politici piu' controversi nella storia istituzionale italiana viene analizzato a partire dalla sua nascita, nel libro 'Inganno padano. La vera storia della Lega Nord' (editore La Zisa, pagg. 176, euro 14,90) dei giornalisti Fabio Bonasera e Davide Romano. Gli autori delineano un percorso che offre lo spaccato del sistema di conduzione della politica nell'Italia del presidente Berlusconi, documentando le fasi della nascita del partito di Umberto Bossi. L'inchiesta di Bonasera e Romano mette in luce il legame di questa nuova realta' politica con la fine della Prima Repubblica, quando il bisogno di stabilita' sentito dalla societa' civile a seguito di Tangentopoli avrebbe favorito l'infiltrazione di una mentalita' secessionista, preoccupata di difendere interessi particolari contro un'istituzione Stato unitaria percepita come ambito dell'illecito emerso dalle indagini. Il volume e' una raccolta di documenti e testimonianze che tracciano una mappa degli avvenimenti seguiti alla nascita del partito, concentrandosi sulle sue zone d'ombra. La prefazione e' di Furio Colombo. (ANSA).

mercoledì 2 febbraio 2011

Il grande inganno della Lega Nord


I love Sicilia
mensile di stili, tendenze, consumi.
Anno 8. Numero 62 - Febbraio 2011

PERIZONA/ L I B R I

INGANNO PADANO
di Fabio Bonasera e Davide Romano
La Zisa (pagg. 1176, euro 14,90).

Una nascita connotata da intenti "moralizzatori", corroborati da una simbologia che unisce il passato a un futuro federalista se non secessionista. E un presente tradottosi Furio Colombo in una semplice "gestione del potere". Anzi, un'idea del potere che accosterebbe il movimento alle peggiori consorterie politiche della cosiddetta "Prima Repubblica". È, questo, l'"lnganno padano" (edizione La Zisa, pagg. 176, euro 14,90), quello della Lega Nord di Umberto Bossi. Titolo e tema del libro di Fabio Bonasera e Davide Romano, due giornalisti quarantenni che hanno raccolto le testimonianze dei "delusi" tra le camicie verdi. Chi ha deciso, insomma, di non cedere all'inganno e di dire addio alla Lega.

venerdì 28 gennaio 2011

8 FEBBRAIO 2011 - PRESENTAZIONE LIBRO "INGANNO PADANO. La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano



Il Circolo dell'Italia dei Valori di Trapani ha organizzato nel corso della precedente riunione, un incontro per la presentazione del libro: "INGANNO PADANO - La vera storia della Lega Nord" (Ed. La Zisa).

L'incontro avrà come ospiti gli stessi autori del libro e cioè:

Fabio Bonasera, giornalista al "Corriere del Mezzogiorno", al "Corriere di Rovigo" e al "Il Gazzettino". Attualmente è Direttore Responsabile del mensile di Patti (ME) "In cammino". Si occupa prevalentemente di cronaca bianca e politica.

Davide Romano, giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell'ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate tra le quali: "Il Giornale di Sicilia", "Il Mediterraneo", "La Repubblica", "Antimafia 2000", "La Rinascita della Sinistra", "Avvenimenti", "L'Inchiesta Sicilia" e "Riforma".

La prefazione del libro è stata curata da Furio Colombo.

La data della presentazione-incontro è stata fissata per il giorno 8 febbraio alle ore 19 sempre presso la Sede Provinciale dell'IDV di Trapani in via R. Passaneto 13.

Tutti i tesserati, cittadini e simpatizzanti sono invitati.

I D V - S T A F F
CIRCOLO DI TRAPANI

giovedì 27 gennaio 2011

“In quelle pagine il racconto di un dolore che il tempo non potrà mai lenire” di Marianna Barone (Gazzetta del Sud, Giovedì 27 Gennaio 2011)

Il ricordo di Graziella Campagna, ma anche quello di suo fratello, il carabiniere Piero, e del suo straordinario coraggio. È un dialogo costante tra i due fratelli più che un'inchiesta giudiziaria il libro "Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia" (edito da "La Zisa"), scritto dalla giornalista Rosaria Brancato e presentato al circolo Pickwick. "Graziella continua a vivere attraverso gli occhi di Piero – afferma Rosaria Brancato – una "storia d'amore" tra i due fratelli, nata il 14 dicembre del 1985 quando, due giorni dopo la tragica uccisione di Graziella, il fratello ne rinvenne il corpo". Nel suo lavoro, l'autrice ricostruisce i ventiquattro lunghissimi anni di ricerca della verità giudiziaria, ma soprattutto dà voce alle vittime di questa drammatica vicenda: a Graziella, a Piero e a tutti gli altri componenti di una famiglia distrutta dal dolore. "Non volevo fare il resoconto di un'inchiesta – prosegue Rosaria Brancato – ma raccontare la storia di persone "normali", eroi del quotidiano. L'idea mi è venuta il giorno dell'intitolazione della palestra di Saponara a Graziella. L'ho scritto per dar voce a lei, ma anche ai suoi familiari. Perché quella notte è stata uccisa tutta la famiglia Campagna. Ed è stata uccisa ogni giorno per venticinque anni. Il messaggio per le nuove generazioni è di non girarsi mai dall'altra parte". "Grazie a Rosaria, in questo libro, nel quale si coglie la sua professionalità e la sua passione, Graziella parla", commenta la giornalista della Rtp, Gisella Cicciò, moderatrice dell'incontro al quale hanno preso parte anche il fratello di Graziella Campagna, Pasquale, e il sen. Gianpiero D'Alia, membro della Commissione parlamenta¬re antimafia. "In queste pagine, Rosaria ci ha messo tutto il suo sentimento – dichiara Pasquale Campagna, presente insieme con suo fratello Paolo – mia madre e noi tutti siamo grati a coloro che ci sono stati vicini. Ma questo è un dolore che il tempo non cancella. Mia madre dice sempre che vive per la responsabilità nei confronti della famiglia, ma che è morta dentro da tanti anni. Non smetteremo mai di trasmettere ai ragazzi di oggi il messaggio dell'importanza del rispetto delle regole e della legalità". Infine, l'intervento di D'Alia: "Quello di Graziella Campagna è uno degli omicidi più brutti della storia della mafia siciliana, che ha segnato profondamente le coscienze di tutti e che ha testimoniato come Messina non sia mai stata "babba", ossia lontana dai fenomeni della criminalità organizzata e fuori dai circuiti della mafia". Poi, il senatore si sofferma sulla famiglia Campagna, evidenziando "la grande dignità e il grande equilibrio con cui ha affrontato una tragedia che il tempo non cancella, ma che, al contrario, rende la perdita ancor più insopportabile". E, ponendo l'accento sul libro di Rosaria Brancato (dedicato alla sorella Celeste), aggiunge: "Con grande determinazione e profonda delicatezza l'autrice ha raccontato questa vicenda realizzando un lavoro egregio. È un libro che si fa leggere, che ci trasmette cose di cui quotidianamente abbiamo sempre bisogno". Ad intervenire anche il direttore del circolo Pickwick, Salvo Trimarchi, e l'on. Giovanni Ardizzone. Nel corso del dibattito, la giornalista Gisella Cicciò, ha proposto l'organizzazione di un altro incontro sul libro in occasione della prossima Notte della cultura.

FILIPPO GIUNTA: "LA FABBRICA DELLA DISOCCUPAZIONE"


La Repubblica (PALERMO, DOMENICA 23 GENNAIO 2011)

Il libraio
FILIPPO GIUNTA: "LA FABBRICA DELLA DISOCCUPAZIONE"

«Giosuè, dicci 'a poesia’» è lo sfotto che i compagni di lavoro fanno continuamente a Giosuè, il protagonista del monologo teatrale che Piero Macaluso ha pubblicato con La Zisa dal titolo "Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat" – dice Filippo Giunta della libreria Punto 52 di Termini – Macaluso riesce a farci ragionare sulla condizione del lavoro in fabbrica. Interessante la postfazione di Luigi Cavallaro, magistrato del lavoro, che insiste sul Diritto al lavoro e di come il progresso tecnologico finisce per creare operai super sfruttati accanto a una enorme massa di disoccupati».
a. f.

venerdì 21 gennaio 2011

Quelle che... il bunga bunga!!! Escort e politici nell'Italia di Re Silvio.


In libreria il volume di Alessia Cannizzaro, “Buttana di lusso. Confessioni di una escort”, Edizioni La Zisa

E l'onorevole mi disse: "Picchiami, sono un bambino cattivo!"

Un Paese a luci rosse annidato tra le pieghe di un perbenismo di facciata. L'Italia è anche questo. E a svelarne il suo lato oscuro è Chiara (o almeno così dice di farsi chiamare), una escort palermitana che da anni lavora con clienti molto particolari ede esigenti. Sesso a pagamento, in casa o in trasferta, appartamenti di lusso come alcove, o hotel fuori porta. Tra i suoi clienti politici, avvocati, professionisti in genere, tutta gente dell'Italia bigotta e perbenista. Chiara ci racconta, senza falsi pudori, vizi e virtù di un Paese sommerso, conditi da particolari piccanti e non sempre prevedibili.

Alessia Cannizzaro è giornalista professionista, laureata in Scienze della Comunicazione e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Da anni lavora per tv e testate locali e nazionali. E proprio per un quotidiano palermitano ha condotto un’inchiesta sulla Palermo a luci rosse.

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mercoledì 19 gennaio 2011

Castrezzato (Bs) 20 gennaio, Presentazione di “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord” di Fabio Bonasera e Davide Romano, Edizioni La Zisa



Presentazione il 20 gennaio, alle ore 20,30, presso la Sala civica del comune di Castrezzato, in provincia di Brescia, in via Gatti 15, del volume “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa.

IL LIBRO: “Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90

Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

GLI AUTORI: Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma. E' stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).

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martedì 18 gennaio 2011

La distribuzione delle Edizioni la Zisa



Sicilia
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Emilia Romagna, Marche, Abruzzo
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Campania – Puglia - Basilicata – Molise - Calabria
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Sardegna
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Lombardia - Lazio - Canton Ticino
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Liguria
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Estero
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lunedì 17 gennaio 2011

III PREMIO LETTERARIO REGIONALE CITTÀ DI VIAGRANDE



Rivolto a opere di narrativa di autori siciliani editi in tutta Italia
Il bando è aperto, scade il 31 marzo 2011

VIAGRANDE (CT) – Oltre 100 le opere narrative di autori siciliani; 50 le case editrici che hanno partecipato; 9 tra esperti, docenti e giornalisti, i membri della giuria e del comitato scientifico; 6mila euro il montepremi fino ad oggi assegnato ai vincitori delle scorse edizioni, che hanno riscosso grande successo di pubblico, editoria e stampa.
Nato come una scommessa sulla Sicilia e per la Sicilia, pensato e realizzato in una “culla” della tradizione storica e culturale dell’Isola, torna il “Premio letterario regionale Città di Viagrande”: grazie all’impegno e alla passione dell’amministrazione comunale guidata da Venera Cavallaro, con la direzione tecnico-organizzativa di Caterina Muscuso e il patrocinio della Provincia Regionale di Catania, per il terzo anno consecutivo il concorso letterario si conferma un imperdibile appuntamento nell’agenda di scrittori e case editrici.
Sarà data voce alla “sicilitudine”, nell’intento - anche quest’anno – di dare il giusto riconoscimento a una storia letteraria che dai celebri versi del passato continua a vivere nel presente. Dopo aver premiato nomi del calibro di Domenico Seminerio (vincitore della I edizione con “Il manoscritto di Shakespeare” edito Sellerio), del giornalista Salvo Sottile (terzo classificato nel 2010 con il noir “Più scuro di mezzanotte” edito Sperling & Kupfer) e del giovane talento siciliano Giorgio Vasta, vincitore in carica con “Il tempo materiale” – dall’ordito stilistico scabro e convincente, serrato nei dialoghi ed essenziale nelle descrizioni – il Premio chiamerà a raccolta gli autori siciliani di opere di narrativa edite in tutta Italia da marzo 2009 a marzo 2011, scritte in lingua italiana e dotate di codice “ISBN” (International Standard Book Number), il codice numerico utilizzato internazionalmente per la classificazione dei libri. Potranno partecipare opere inviate da autori ed editori, non premiate in altri concorsi sino alla data 31 marzo 2011.
I partecipanti dovranno spedire, entro il 31 marzo 2011, alla segreteria del Premio (Area Servizi Socio-Culturali, via della Regione, 24 - 95029 - Viagrande) cinque copie dell’opera e compilare l’apposita domanda di partecipazione, che è possibile scaricare dai siti www.comune.viagrande.ct.it. e www.i-press.it. La partecipazione è a titolo gratuito.
La Giuria, composta dal sindaco del Comune di Viagrande nella qualità di presidente onorario e da cinque professionisti scelti tra scrittori, giornalisti e studiosi, effettuerà una pre-selezione individuando tra le opere inviate quelle da sottoporre al Comitato tecnico-scientifico, formato da tre docenti dell’Università degli Studi di Catania, che provvederà alla selezione dei vincitori. I componenti della Giuria e del Comitato saranno resi noti in sede di premiazione. Al primo classificato andrà il premio di 1.200 euro; al secondo quello di 1000 euro al terzo classificato 800 euro.
Ulteriori informazioni ai seguenti contatti: tel. 095/ 7901327; fax. 095/7901326; mail: servizi.sociali@comune.viagrande.ct.it. e/o marketing@i-press.it.

In libreria la 2a ristampa di "Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" (Edizioni La Zisa) di Fabio Bonasera e Davide Romano


"Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord" di Fabio Bonasera e Davide Romano, Prefazione di Furio Colombo, Edizioni La Zisa, pagg. 176, euro 14,90

2° ristampa in una settimana!!!
Il libro che la Lega non vuol farvi leggere.


Da oltre vent’anni la Lega Nord fa parte stabilmente del panorama politico italiano. Tutti ne conoscono i principali leader, i programmi, le parole d’ordine, la balzana simbologia. Sono pressoché ignoti, invece, taluni aspetti poco virtuosi che la pongono sullo stesso piano delle peggiori consorterie politiche della cosiddetta Prima Repubblica. Questo libro racconta alcuni retroscena volutamente sottaciuti attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito-azienda di Silvio Berlusconi.

Fabio Bonasera (Messina, 1971), giornalista. Gli esordi professionali nella sua città natale, al Corriere del Mezzogiorno, dopo qualche breve esperienza in alcuni periodici locali. Successivamente, il trasferimento in Veneto, al Corriere di Rovigo, prima di approdare alla corte de Il Gazzettino, dove rimane per diverso tempo, occupandosi prevalentemente di cronaca bianca e politica. Attualmente, è direttore responsabile del mensile di Patti (Me) In Cammino.

Davide Romano (Palermo, 1971), giornalista. Ha lavorato per diversi anni nell’ambito della comunicazione politica. Ha scritto e scrive per numerose testate (tra le quali: L'Ora, Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, Centonove, La Repubblica, Antimafia2000, Jesus, La Rinascita della Sinistra, Avvenimenti, Narcomafie, L’Inchiesta Sicilia, e Riforma).ed è stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato, tra l’altro: Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005); La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007). Ha curato il saggio inedito del dirigente comunista Girolamo Li Causi, Terra di frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-60 (2009).

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martedì 11 gennaio 2011

Arriva in libreria: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, La Zisa


Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, A cura di Italo Pons, Prefazione di Antonio Di Grado, Con una nota di Maurizio Rizza, Edizioni La Zisa, pp. 256, euro 16

Questa di Teodoro Balma è più un’opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui impostazione risente, non poco, del clima politico – il ventennio fascista – nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l’Autore rende omaggio all’allora capo del governo – un atto dovuto onde evitare gli ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di valutazione –, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell’Uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo, sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in un’altra parte di questo nostro stupido mondo.

Teodoro Balma (1917-1994), pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha collaborato a diversi periodici: “Corriere di Sicilia”, “Persona”, “Protestantesimo”, “La Luce”, “L’Appello”, “Gioventù Cristiana”. Tra le sue opere, si ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana (Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania 1938).

venerdì 7 gennaio 2011

Arriva in libreria “Il libro nero della pedofilia” di Massimiliano Frassi, Prefazione di Alessia Sinatra, Edizioni La Zisa, pp. 144, euro 12



I numeri dell’orrore - Le reti dei pedofili - Gli abusi in famiglia, nelle scuole materne e nelle diverse chiese – La pedopornografia in Internet - Le testimonianze delle vittime


Negli ultimi anni la pedofilia è diventata uno dei fenomeni raccapriccianti che più ha occupato le prime pagine dei mezzi di comunicazione. Si tratta certamente di una forma di criminalità non nuova nella storia dell’umanità, ma che in conseguenza dei più moderni e sofisticati ritrovamenti tecnologici (internet, soprattutto) ha facilitato e reso più visibili i contatti tra questi mostri, che si annidano dappertutto e spesso in luoghi ritenuti i più sicuri (scuole, parrocchie, gli stessi nuclei famigliari), e la conseguente diffusione di materiale pedopornografico giunto ormai a livelli di inaudita barbarie. Questo libro-denuncia racconta, senza inutili ipocrisie e infingimenti, tutto ciò che si muove dentro e attorno a questo mondo disumano, non escluse le potenti coperture di cui gode a livello internazionale, in aggiunta alle tante omertà di cui si circonda, tali da renderlo, ancora e purtroppo, un morbo di difficile estirpazione.

Massimiliano Frassi, giornalista e scrittore, è da anni impegnato in attività sociali di scottante attualità. Le sue denunce, spesso scomode e per questo mal tollerate dai corifei del potere, hanno, al contrario, raccolto il consenso di migliaia di cittadini. Autore di numerose pubblicazioni di successo sull’argomento e del blog più consultato tra quelli dedicati all’infanzia violata, è presidente della Associazione Prometeo Onlus. Negli ultimi anni ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.

Le Edizioni La Zisa aderiscono ad "Addiopizzo" e a "Libera" di don Ciotti e tutti i volumi pubblicati sono certificati "pizzo free".

I misfatti dell' “Inganno Padano”. Il vero volto della Lega Nord


Nel saggio di Bonasera e Romano un'analisi delle contraddizioni del progetto leghista, che, sorto in nome della secessione e dell'indipendenza della fantomatica Padania, da anni si trova a guidare l'Italia unita

di CARLO PICONE (CORRIERE DELL’IRPINIA, Domenica 28 novembre 2010)

È una lettura quanto mai interessante quella di "Inganno padano", sottotitolo: "La vera storia della Lega Nord", il coraggioso pamphlet scritto dai giornalismi siciliani Fabio Bonasera e Davide Romano, pubblicato dalla casa editrice palermitana La Zisa (dal nome di uno storico palazzo del capoluogo isolano) e da qualche settimana in libreria.
Un testo, redatto nello stile dei libri - inchiesta, che arriva in un momento cruciale della più recente storia apolitica italiana, di cui la Lega di Umberto Bossi è da un paio di decenni saldamente protagonista. Nelle vicinante all'ennesima crisi che scuote la compagine parlamentare repubblicana, pronta ad una più che provabile nuova chiamata alle urne, orse all'ennesimo "ribaltone", stravolta guidato dai finiani di Futuro e Liberta, dopo che era stato proprio il Carroccio l'artefice della caduta per implosione del primo governo Berlusconi. A riprova di come sia in fondo vera la teoria dei corsi e rincorsi storici di vichiana memoria. Ebbene ora la sensazione dominante sia piuttosto di dèjà vu che del rincorrersi dei cicli della storia. Ed è un peccato che, nel dettagliato lavoro realizzato dai due autori, manchi il capitolo, restituitoci in questi giorni attraverso la trasmissione di Fazio e Saviano su Raitre "Vieni via con me", riguardante i disdicevoli apporti affiorati tra politici "lumbard" ed esponenti della 'ndrangheta calabrese, da aggiungere in appendice alla storia del movimento leghista raccolta nelle 176 pagine del libro. Ma c'è sempre tempo per interazioni ed ulteriori aggiornamenti. Per scrivere nuove puntate di una storia destinata a durare ancora a lungo, visto il profondo radicamento sul territorio che la Lega può vantare soprattutto nel Settentrione d'Italia. Del resto, lo stesso stile giornalistico del volume, che si avvale della preziosa prefazione di un maestro duale Furio Colombo, si presta ad una simile operazione.

Fenomenologia del Carroccio
Bonasera e Romano, uno attualmente direttore del mensile di Patti (in provincia di Messina), "In Cam¬mino", dopo essere stato redattore del "Corriere del Mezzogiorno", ed in Veneto del "Corriere di Rovigo" e de "il Gazzettino" di Venezia; l'altro fondatore e direttore della rivista "Nuovo Mezzogiorno" e del periodico della Funzione Pubblica Cgil Sicilia, "Forum 98", oltre che autore di numerosi saggi; nel ripercorrere le origini e l'evoluzione storica del fenomeno Lega, hanno il merito di pose una lunga serie di dubbi e di rilievi critici sulla sua straordinaria fortuna, riuscendo a far calare più di un'ombra sull'inarrestabile serie di successi elettorali conseguiti, da quesito movimento di lotta e di governo, nei vari appuntamenti con le urne. Tali e quanti da far prevedere un sicuro incremento di voti anche in eventuali prossime elezioni anticipiate.
Qualcuno potrà obiettare che l'origina meridionale di Bonasera e Romano è sospetta di partigianeria, che le fonti di cui si sono serviti per il loro volume sono inficiate dall'astio personale covato dai transfughi del Carroccio, Fabrizio Comencini, Gianfranco Biolzi, Ettore Beggiato, in primis. Ma, poi, la lettura del loro dettagliatissimo lavoro sortisce l'effetto di convincere anche i più settici, inducendo ad approfondire ulteriormente i fatti ampiamente circostanzianti contenuti nel libro. Di una veridicità facilmente raccertabile e, in quasi tutti i casi, inequivocabile.
I due autori provano a smontare e a demitizzare la creatura di Gianfranco Miglio e Umberto Bossi. E per farlo si affidano alle testimonianze di fuoriusciti, leghisti pentiti e critici nei confronti della struttura verticistica della formazione politica. Rivelatasi, secondo l'accurata ricostruzione contenuta nel volume, un colossale "inganno", perché ben presto si è trasformata in un partito alla stregua degli altri, un partito come quelli che proprio i "lumbard" avevano duramente avversato come emblemi della Prima Repubblica e di "Roma ladrona". Al tempo di Mani pulite, da cui, come è noto, la volgata fa risalire la nascita sia della Lega che di Forza Italia, in seguito al rovinoso sfascio e all'ingloriosa fine dei raggruppamenti politici tradizionali, su tutti la Dc e il Psi.
Ebbene quello che affiora dalle pagine di Bonasera e Romano è l'arrivismo politico, il nepotismo, il clientelismo, l'incapacità diffusa e conclamata che hanno animato il partito, attuale alleato numero uno del Pdl di Berlusconi, tanto da essere addirittura artefice di un "patto di ferro" con lui per governare il Paese. E, di capitolo in capitolo, colpiscono le assurdità, tipiche della Seconda Repubblica e dell'attualità politica odierna, di cui s'è fatto protagonista il Carroccio, che, sorto in nome della secessione e dell'indipendenza della fantomatica Padania, da anni si trova a guidare l'Italia unita a cui teoricamente dovrebbe essere ostile.

La bufala del secessionismo
Ecco allora che, dando voce a chi prima ha abbracciato con entusiasmo il progetto leghista per poi prenderne le distanze, a chi non è riuscito a contenere l'aperto dissenso nei confronti delle scelte di vertice del partito, vengono fuori le verità nascoste sull'affermazione dell'epopea bossiana. I molteplici controsensi e contraddizioni di uno schieramento che, sin dagli esordi sullo scenario settentrionale, coi suoi disegni egemonici nei confronti delle forze autonomiste del nazionalismo veneto, di fatto annesse a quella che all'inizio era soltanto la Lega lombarda, si è caratterizzato per la pratica di "predicare bene e razzolare come gli pare". Pur potendo contare, oggi, sulla stupefacente dotazione di tre milioni di elettori, i quali hanno espresso il loro consenso nei confronti della sua manifesta xenofobia, finendo per contribuire alla trasformazione della Lega da raggruppamento regionale, attivo solo in alcune aree del Belpaese, a partito che governa tutta l'Italia, perseguitando i Rom e rimandando in Libia gli immigrati.
Il primo controsenso è appunto quello che sottolinea Furio Colombo nella sua introduzione: "Un partito secessionista al governo è un fatto unico". Esso, infatti, si fonda "sulla secessione, sul disprezzo delle istituzioni italiane, sul vistoso distacco tra gli eventi del mondo e la politica imposta dalla Lega, sul deterioramento precipitoso della immagine italiana, sul non rispetto dei diritti umani o dei fruttati internazionali", sotto le insegne della "Padania, nome politico di una parte dell'Italia di imprecisata definizione". E fa bene ancora l'ex direttore dell' "Unità", quando, riecheggiando le ripetute osservazioni di Bonasera e Romano, ricorda che "in tutte le strutture giuridiche statuali la secessione come proclama e come programma è considerato reato". Dappertutto, ma non nell'Italia delle troppe impunità di questi ultimi anni. E forse, la storia della nostra nazione avrebbe avuto destini diversi se fosse stata messa fuorilegge l'accolita un po' cialtrona di camicie verdi, ronde e guardie padane, che oggi formano l'apparato simbolico del leghismo. Invece, ci siamo ritrovali, come dice Colombo, in “un Paese unito ma governato da ministri secessionisti che dovrebbero essere, legittimamente, sospettati di lavorare al loro progetto, che non è il bene di tutto il Paese, ma quello della divisione, stando nella stanza dei bottoni”.
L'anomalia italiana è anche questa. Non è solo quella di avere, da quattordici anni ormai, al timone del governo il monarca assoluto di tv ed editoria, Silvio Berlusconi, sostenuto da Bossi, personaggio a lui del resto speculare, come acutamente evidenziato nel pamphlet “Inganno padano”. Entrambi sono politicanti improvvisati, che hanno fatto dell'antipolitica il loro carattere predominante, incentrando la loro azione sulla riconosciuta maestria nelle capacità comunicative.

L'anomalia italiana
A questo punto, verrebbe da chiedersi quali siano le responsabilità della loro irrefrenabile ascesa, se una causa iniziale possa essere individuata nella colpevole sottovalutazione dei due fenomeni appaiati, che, in un breve lasso di tempo, hanno conquistato la maggioranza dell'elettorato italiano, andando a sottrarre, come nel caso della Lega, larghe fette di voti alla Sinistra, pressoché sparita nell'odierno Parlamento, in fasce della popolazione prima di suo quasi esclusivo appannaggio, come la classe operaia. Un pensiero particolare dovrebbe essere rivolto alle ragioni per cui è stato dato spazio e legittimazione intellettuale ad un simile movimento, coprendo l'imbarazzante vuoto di contenuti, l'incompetenza e la marchiana approssimazione, che finora ha accompagnato i passi in politica degli esponenti del Carroccio.
Forte nell'imporre leggi, "che - spiega sempre Colombo nella sua prefazione al volume - danno la caccia agli immigrati, abbattono i campi Rom, negano diritti legali e sanitari nelle carceri speciali dette 'Centri di immigrazione e di espulsione', dove non ci sono regolamenti e garanzie". "Leggi imposte dalla Lega al Pdl e dal Pdl a Camera e Senato italiani", finendo tutti nel "circolo vizioso del partito regionale del 10% che governa tramite ricatto - e senza rapporto con il voto - il Paese che la Lega vuole spaccare. Il ricatto riguarda la giustizia, ossessione snervante e distruttiva del Premier. Il voto della Lega assicura alla maggioranza il successo nella lotta ai giudici. In cambio la Lega ottiene mano libera.". Ma nella disamina del prefatore c'è posto anche per quanti sono stati incapaci di contrastare adeguatamente il fenomeno leghista, finendo anzi spesso per alimentarlo, rinforzandolo: "Questo sciagurato modo di governare purtroppo ha incontrato solo un’opposizione sporadica, un’opposizione che non ha mai voluto affrontare l'insieme del pessimo percorso di lavoro su cui è stato spinto il Parlamento”.
La raffigurazione iconica di Bossi come "mastino rabbioso" di Berlusconi appare quanto mai calzante. Completamente perduti nell'oblio, quindi, gli iniziali propositi secessionisti, rivelatisi soltanto uno strumento per fare la voce grossa e dettare le regole, ottenere ruoli primari nella nomenclatura del potere. Altrettanto dimenticati i programmi giustizialisti, quelli indirizzati al rinnovamento e alla moralizzazione delle pratiche politiche: gli improvvisati leader leghisti "cumulano due o tre stipendi. In buon numero senatori e deputati leghisti sono sindaci, assessori, consiglieri, a diversi livelli locali. Tutti assumono mogli, figli, mariti, cognati a spese di Roma ladrona", osserva Furto Colombo. Che ripropone il quesito decisivo, da rivolgere a tutti, "destra, sinistra e istituzioni": "Che cosa si sta facendo per salvare l'integrità di ciò che dai tempi del Petrarca si chiama Italia e che da 150 anni è un Paese unito?": II merito principale di "Inganno padano" è proprio quello di interrogarsi su questo.

Paese a rischio unità
Il pericolo di sancire la definitiva spaccatura della nazione, sotto la spinta di un federalismo iniquo e diseguale, portato avanti senza ostacoli dalla Lega, pur nei suoi aspetti strani, grotteschi e ridicoli, c'è tutto. Le preoccupazioni vengono innanzitutto dalla crescita quasi esponenziale dei consensi da essa ottenuti, passando dall'8% delle politiche del 2008, al 10% nelle europee del 2009, fino al 12 % nelle ultime Regionali. Senza dimenticare la maggioranza relativa conquistata in Veneto (al 35%), oltre alla costante affermazione in Lombardia, in Friuli Venezia Giulia, la vittoria seppur contestata in Piemonte del presidente Cota, l'avvenuto sfondamento nella rossa Emilia Romagna. Si tratta di una questione seria, che non si pre¬sta assolutamente a considerazioni ironiche o meramente folcloristiche. Resta il fatto che il Carroccio è un partito che non dovrebbe esserci, stando al proprio statuto totalmente in contrasto con i dettami della Costituzione italiana. Basta leggere guanto afferma l'art. 1 del suo statuto: "Il Movimento politico denominato 'Lega Nord per l'Indipendenza della Padania', costituito da associazioni politiche, ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana", in evidente contraddizione con l'articolo 5 della nostra Carta costituzionale, che prescrive che la Repubblica è una e indivisibile. Tuttavia, l'Italia, come viene ribadito di frequente, è "la terra in cui trova asilo il tutto e il suo contrario", chiosa Furio Colombo. È "sopra ogni altra cosa, la terra in cui tutto è permesso tranne la coerenza”.

Da Pontida allo scandalo Credieuronord
Così, la "vera storia della Lega Nord" di Bonasera e Romano si dipana dai primordi dell'ingresso sulla scena del panorama autonomista settentrionale, con la mai armoniosa coesistenza con la Liga veneta, fino alle storiche adunate di Pontida, alla sua travolgente ascesa politica; attraverso i trasformistici cambiamenti di pelle da movimento di lotta e rivendicazione a forza di governo, dall'iniziale impatto polemico con il "mafioso di Arcore", Berlusconi, all'inossidabile reciproco innamoramento, al federalismo ogni tanto tirato fuori, insieme alla minaccia secessionista, per continuare a garantirsi il radicamento e i consensi nell'elettorato; i "tagli ectoplasmatici a sprechi e Province", nonostante le altisonanti dichiarazioni programmatiche in tutt'altra direzione, il malcostume, il nepotismo, il clientelismo, divenuto stile diffuso anche tra le camicie verdi, l'illegalità che adesso sta aprendo squarci ancor più sconcertanti a causa delle provate infiltrazioni mafiose, i buchi ed il vero e proprio crac finanziario che finora hanno accompagnato le iniziative economiche del partito di Bossi, descrivendo un aspetto dell'Italia odierna che non si può più trascurare. Dentro "un viaggio breve, per nullo esaustivo ma sorprendete e indicativo all'interno di una delle più grandi contraddizioni della storia repubblicana degli ultimi trenta anni", come scrive, in conclusione, Colombo.
Un libro destinato sicuramente a fare rumore, riuscendo nell'impresa di destrutturare la mitologia leghista, svelando retroscena volutamente sottaciuti e segreti che non mancheranno di suscitare polemiche e qualche querela. Perché, pur conoscendo tutti le sue figure di riferimento, i principali leader, i programmi, le parole d'ordine, la sconfinata antologia di slogan politicamente scorretti e la balzana simbologia, puntualmente ricordati dagli autori, si ignorano quasi completamente gli aspetti poco virtuosi che pongono la Lega sullo stesso piano dei peggiori protagonisti della Prima Repubblica. Bonasera e Romano non mancano di proporre ai lettori una succulenta galleria delle frasi e dei gesti eclatanti dei vari Borghezio, Gentilini, Salvini, Speroni, lo stesso "Senatùr", Cota, Zaia ed altri, ma, come detto, ricorrono al contributo di coloro che hanno creduto agli ideali fondativi del movimento, per poi staccarsene, quando dal fervore propagandistico, esso è passato a misurarsi con il potere, cristallizzandosi. E alla fine appaiono più chiare le ragioni di fondo che uniscono ora la Lega, in un patto d'acciaio, al partito-non partito di Silvio Berlusconi. Ragioni di ovvia opportunità e reciproca sopravvivenza.
Come pure viene condotto alla luce il volto nascosto del sedicente movimento secessionista, il quale, dietro all'apparenza efficientista e "celodurista", cela una faccia arruffona e affaristica. Essa si manifesta nella rozzezza e volgarità del linguaggio, nel parlare a vanvera di una mitica ed inesistente entità padana, nella riduzione della politica a chiacchiericcio da osteria, nell'ossessiva e petulante difesa degli interessi del proprio territorio come se fosse un affare privato. Con le camicie e i fazzoletti verdi che non possono non ricordare altre camicie di colore più cupo, gli attacchi ai diversi comunque essi siano (omosessuali, rom, africani, asiatici, ecc.), nelle tante manifestazioni di dubbio gusto come gli elmi cornuti, l'ampolla d'acqua del dio Po ed altre simili idiozie. In una continua messinscena cialtronesca che, volta a rafforzare la presunta identità di solo una parte della popolazione italiana, nasconde un clamoroso deficit di idee e progetti per risolvere i problemi reali, pur ostinandosi a voler parlare alla pancia dell'elettorato.
Il quadro, confermato dall'apprezzabile lavoro di ricerca, costituito da "Inganno padano", è quello della complessiva decadenza del Nord d'Italia illuminato, tollerante e industrioso, aspetto emblematico del più generale declino dell'intero Occidente, a cui contribuisce il marcio sotteso ai comportamenti istrionici degli emuli di Alberto da Giussano. Attraverso le parole di ex militanti della Lega da lungo tempo fuoriusciti o forzatamente allontanati, veniamo a sapere di operazioni finanziarie mal condotte che sono costate fior di quattrini a tanti ingenui militanti, di imbrogli pagati con i soldi pubblici, di amorali pratiche familistiche, di meschine gelosie e rivalità indegne di un partito che agli inizi voleva ripulire il costume politico nazionale. Si spiegano i repentini mutamenti d'opinione di Bossi. La storia quasi pirandelliana dell'alleanza tra lui e Berlusconi, in cui la concessione di un prestito per il pagamento di un debito non soluto, col rischio di finire in carcere per bancarotta fraudolenta, sottintende una mutua propensione al ricatto, declinata ora attraverso l'accordo inossidabile. Tutto il resto: lo Stato, i cittadini, il federalismo, sempre ammesso che sia questa la vera soluzione dei mali dell'Italia, la Padania indipendente sono soltanto bufale, abilmente centellinate per tenere stretti a sé i propri elettori. Quello più conta, anche per i seguaci di Bossi, è l'impunità e il tornaconto per sé, per i loro parenti e gli amici più stretti.

mercoledì 5 gennaio 2011

“Il fratello schizofrenico” di Giulio Giallombardo


(“La Repubblica”, 2 gennaio 2011)

Il conflitto crudele con la nostra alterità, la lotta senza tregua con i fantasmi che si agitano nella coscienza, ma anche il coraggio di attraversare le “ombre” per imparare a convivere con loro. Di questo parla “Terzapersona”, il primo romanzo del noto avvocato Ennio Tinaglia, edito da La Zisa.
L’autore s’ispira alla sua esperienza di vita per raccontare la storia di Giorgio e del fratello Saverio, affetto da schizofrenia. Un rapporto conflittuale ed estremo, descritto senza falsi moralismi e sincero fino a diventare brutale. I due fratelli crescono insieme e imparano, lentamente, a riconoscere le loro diversità, attraverso ambigue dinamiche relazionali. Il confine tra l’essere sano e lo stato di malattia appare labile ed incerto, e i due personaggi scoprono, in modi diversi, di aver in fondo bisogno l’uno dell’atro.
Ma il prezzo da pagare è alto, la “cambiale” di una vita, come dice Giorgio, prima o dopo deve essere saldata. Questo accade irrimediabilmente dopo la morte del padre, che lascia al protagonista l’eredità di una famiglia difficile da gestire, con il fratello sempre più attanagliato dal male e la madre vittima della sua fragilità. Il racconto procede inesorabile dall’infanzia alla maturità, fino ad una sorta di lieto fine che sa più di tregua dopo una guerra. La scrittura è fluida e senza orpelli, lo stile asciutto e diretto, mentre il ritmo serrato tiene viva la storia infondendo ad ogni pagina la giusta tensione tragica, senza mai sfiorare l’eccesso retorico. Un lucido ed intenso diario di famiglia.

Ennio Tinaglia, “Terzapersona”, Edizioni La Zisa, pp. 176, euro 9,90

martedì 4 gennaio 2011

«LA LEGA NON SFONDA PERCHÉ È IL PARTITO DEL MALCONTENTO»



di Felice Espro (“Corriere del Trentino”, 28 dicembre 2010)


BOLZANO - La Lega Nord non fa breccia in Trentino Alto Adige perché è un partito che raccoglie solo il malcontento e non ha un vero programma, anzi ha attinto a piene mani all’autonomia di Trento e Bolzano per sviluppare le proposte federaliste. Lo sostiene Fabio Bonasera, giornalista professionista di 39 anni, siciliano d’origine ma da anni attivo in Veneto e Lombardia, che insieme a Davide Romano, anche lui giornalista, 39enne e siciliano, ha pubblicato per Edizioni La Zisa il libro «Inganno padano. La vera storia della Lega Nord», con prefazione di Furio Colombo. «Il volume - spiegano gli autori - racconta i retroscena attraverso le testimonianze di coloro che hanno creduto, all’inizio, alle idee moralizzatrici di Umberto Bossi, per staccarsene successivamente quando dalla propaganda si è passati alla gestione del potere. Diventano altresì chiare le ragioni di fondo che stanno alla base del patto d’acciaio che unisce la Lega al partito - azienda di Silvio Berlusconi». «Il mancato attecchimento del Carroccio in Trentino Alto Adige - spiega Fabio Bonasera - è la prova più lampante dei limiti del partito che fa leva esclusivamente sul malcontento della gente ma che nei fatti non propone nulla di nuovo. In due Province come Trento e Bolzano, autentici modelli di grande efficienza oltre che di autonomia, la gente non ha motivo di cercare qualcosa di nuovo o di meglio nella politica, fatta solo di slogan, di Umberto Bossi, il quale, tuttavia, proprio da qui ha tratto grande ispirazione. L’equità fiscale, la razionalizzazione delle finanze pubbliche, l’efficienza amministrativa a dispetto dei vizi dello Stato centralista, la sicurezza ne sono solo alcuni esempi. Il Senatùr ha perfino cercato di copiarne il concetto di identità territoriale, inventandosi una fantomatica realtà chiamata Padania, invocando, senza alcun fondamento, un modello sociale, etnico, culturale e geografico omogeneo sulla falsa riga di quelli di Trento e Bolzano».

lunedì 20 dicembre 2010

Mariah Carey - All I want for Christmas is you [Lyrics]

In libreria: Anna Maria Taranto, Il vero volto della tua anima (romanzo), Edizioni La Zisa, pp. 64, euro 6,90



Storia di un amore tormento tra una donna, Liliana, alla ricerca di un sentimento puro e capace di guarire le ferite del passato, e Maurizio, un uomo ambiguo, irrisolto, che ha fatto del cinismo la sua arma di salvezza. Anna Maria Taranto è nata a Palermo dove tuttora vive. Conseguito il diploma in ragioneria, si è dedicata agli studi umanistici, senza rinunciare a nutrire le sue passioni. Aspirante scrittrice, regala al pubblico il romanzo inedito, "Il vero volto della tua anima".

giovedì 16 dicembre 2010

IL DISORDINE CHE FA COMODO AGLI ORDINI di Gian Antonio Stella


IL DISORDINE CHE FA COMODO AGLI ORDINI
di Gian Antonio Stella
Opinioni & Commenti
Tuttifrurri

(Corriere della Sera, 2 gennaio 2008)

A cosa servono gli Ordini se non tengono ordine tra i loro iscritti, pretendendo il rispetto delle regole deontologiche? Era una domanda lecita dopo la scelta dell'Ordine degli Avvocati di non muover foglia contro i neo-colleghi imputati della truffa all'esame di Catanzaro, quando copiarono in 2.295 su 2.301 lo stesso tema. E legittima dopo la scoperta che l'Ordine dei Medici non si era mai accorto (in venti anni!) che Girolamo Sirchia aveva al Policlinico una segretaria pagata non dall'ospedale ma da un'industria farmaceutica fornitrice. Ma è una domanda obbligata oggi dopo la lettura di La zona grigia / Professionisti al servizio della mafia edizioni «La Zisa». In cui Nino Amadore, del Sole 24 Ore, ricostruisce le ambiguità e i silenzi dei vari Ordini nei confronti degli associati coinvolti in faccende di mafia, camorra, 'ndrangheta. Colletti bianchi che, a sentire il presidente di Cassazione Gaetano Nicastro, sono indispensabili ai criminali: «Cosa Nostra gode purtroppo di una vasta rete di fiancheggiatori nell'ambito di una certa borghesia mafiosa, fatta di tecnici, di professionisti, di imprenditori, di esponenti politici e della burocrazia». Come potrebbero certi padrini potentissimi ma semi- analfabeti investire nell'edilizia in Lussemburgo, nell'acquisto di un pacchetto azionario alle Cayman o nell'acquisto di 12 miliardi di metri cubi di gas dall'azienda ucraina Revne per «un valore di mercato di tre miliardi di euro» senza «un'accorta analisi fatta da gente preparata, che conosce i mercati »? Come potrebbero appropriarsi degli appalti pubblici senza la complicità di architetti, ingegneri, commercialisti, funzionari regionali e comunali ben decisi a regolarsi sul loro lavoro come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano? Amadore ricorda, tra gli altri, il caso del tributarista coinvolto nell'«operazione Occidente » che vide l'arresto di 46 persone appartenenti in parte al giro di Salvatore Lo Piccolo. «Accusato di aver riciclato il denaro delle 10 famiglie mafiose si è difeso: "Ho solo fatto il mio lavoro di consulente, di certo non vado a chiedere la fedina penale di tutti i miei clienti". » Tema: i suoi «probiviri» non han niente da dire? Sempre lì torniamo: «quando» un Ordine può intervenire? Nel caso del processo per il riciclaggio del «tesoro » (stima: 150 milioni di euro) di Vito Ciancimino, il libro segnala come i professionisti condannati siano stati due: il tributarista palermitano Gianni Lapis e l'avvocato internazionalista romano Giorgio Ghiron. Cinque anni e 4 mesi a testa. Ma se Lapis è stato subito sospeso dall'Ordine di Palermo, Ghiron risulta, molti mesi dopo la sentenza, ancora al suo posto. O così dice il sito dell'Ordine di Roma. Come mai? Il destino personale dell'uomo, va da sé, non c'entra: se è innocente lo dimostrerà in Appello. Auguri. Ma resta il tema: perché, come sostiene il presidente dell'Ordine dei Medici Annibale Bianco, un Ordine dovrebbe attendere la sentenza in Cassazione per censurare un iscritto? Che ce ne facciamo di una sanzione supplementare se c'è già una sentenza che magari espelle il condannato dalla professione? Se un Ordine non serve a tenere ordine «al di là» degli iter giudiziari, a cosa serve? A organizzare belle cene in compagnia?

mercoledì 15 dicembre 2010

"Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia”, Yorick/La Zisa editore


Rosaria Brancato racconta lo "sguardo" di Graziella Campagna

"Con i tuoi occhi. Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia”, Yorick/La Zisa editore, pagg. 124, euro 12,90) è il libro scritto dalla giornalista Rosaria Brancato.

di Antonio Siracusano (Gazzetta del Sud, 14 dicembre 2010)

Il 12 dicembre del 1985, poco dopo le 19.30, a Villafranca Tirrena, una ragazza di 17 anni spariva dalla sua vita appena abbozzata. Nessuno poteva elucubrare che un'apparente "fuitina", in principio spacciata per liquidare la scomparsa, fosse in realtà il primo tentativo di distanziare una verità che avrebbe rivelato quel sicilianissimo "contesto" di memoria storica. E che in un quarto di secolo si sarebbe incaricata di rispondere "presente" al rovello interrogante di Leonardo Sciascia. Graziella Campagna c'è. La sua memoria ha un futuro. Il suo corpo martoriato, scoperto il 14 dicembre nell'area di un forte messinese abbandonato, è riuscito a farsi largo nel buio della giustizia, nella ragnatela delle complicità, nella palude dei silenzi.

"Con i tuoi occhi" (Storia di Graziella Campagna uccisa dalla mafia - Yorick- La Zisa editore, pagg. 124, euro 12,90) è il libro scritto dalla giornalista Rosaria Brancato che dà corpo e anima a quello sguardo narrante. Ne viene fuori una voce che nel transito della rievocazione, interpretata da Beppe Fiorello nella fiction "La vita rubata", racconta i sentimenti che in 25 anni hanno scardinato protezioni invalicabili, senza mai cedere alla rassegnazione.

«Noi abbiamo camminato per un quarto di secolo in mezzo ad ogni tipo di violenza e ostacolo – scrive nella prefazione Piero Campagna, il fratello di Graziella – ma ce l'abbiamo fatta e ce l'avremmo fatta anche se il percorso verso la giustizia e la verità fosse stato ancora più lungo, perché la nostra forza, oggi come ieri, è l'amore». È la strada maestra che percorre l'autrice del libro. Lo sguardo di Graziella vede il fratello chinarsi sul suo cadavere sfregiato dai colpi di fucile. Lo incoraggia nella ricerca degli assassini, delle ragioni che hanno armato le mani di due mafiosi.

Una forza inesauribile che respira angoscia, rabbia, soprusi, umiliazioni, oblio: «Lo sai, te ne accorgi che mi stanno uccidendo di nuovo, senti l'impercettibile rumore del grilletto, avverti l'occhio che prende la mira e sai che anche questa volta non potrai far nulla per evitarlo. Esci dall'aula, a poche decine di metri dai miei assassini, vorresti usare la logica della tua rabbia impotente e sparare anche tu. Ma aspetti, perché non hai altra scelta. Aspetti la sentenza, quella che mi ucciderà davvero la seconda volta». È il 28 marzo del 1990. L'assoluzione dei due carnefici (Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera) si rovescia come una pietra tombale sull'ansia di giustizia della famiglia. Graziella, però, non abbassa gli occhi e continua a vivere nei pensieri di Piero.

Fratello e sorella si parlano, crescono insieme, arriva la nipotina. L'autrice muove un dialogo intimo che sprigiona un indomabile rapporto familiare. I retroscena seppelliti da una sentenza bugiarda riaffiorano attraverso le testimonianze dei pentiti. La ragazza fu uccisa perché aveva visto un'agendina scottante che svelava la vera identità di Gerlando Alberti junior, latitante omaggiato e riverito a Villafranca. Il secondo processo straccia le assoluzioni e scrive quella verità negata per 19 anni.

È l'11 dicembre del 2004: "Ergastolo per entrambi gli imputati". Sentenza confermata in appello e in cassazione. La giustizia, disseminata di meschinità e depistaggi, recupera tardivamente la sua dignità. La memoria di Graziella rivive tra libri, strade e impianti sportivi che ci consegnano la sua storia. Ma c'è un'altra vita che non si è mai smarrita, raccontata dall'autrice attraverso un'incisiva capacità narrativa che lascia traspirare sensibilità introspettiva. «Sono convinto – scrive Piero Campagna – che solo grazie al fatto che siamo stati uniti oltre la morte abbiamo superato 25 anni d'ingiustizie».

Storia di Graziella Campagna, un libro della casa editrice La Zisa per ricordare e riflettere


La pubblicazione dedicata alla vittima di mafia uccisa nel 1985

Storia di Graziella Campagna, un libro della casa editrice La Zisa per ricordare e riflettere

(Corriere della Sera, 13 dicembre 2010)

«Con i tuoi occhi» della giornalista Rosaria Brancato, sarà presentato a Palermo il 17 dicembre.

PALERMO - Le vittime di mafia non sono tutte uguali. In alcune storie, più che in altre, la verità fatica a venire a galla, situazioni e particolari sono più difficili da decifrare. Tra queste c'è quella di Graziella Campagna, la ragazza di 17 anni, dipendente di una lavanderia, che la sera del 12 dicembre 1985 fu uccisa dalla mafia a Saponara, piccolo centro in provincia di Messina. La sua vicenda è l’emblema di come la menzogna possa trionfare fino a quando gli uomini onesti non trovano la forza di dire basta. In questo caso, gli uomini onesti assumono le fattezze dei familiari della ragazza. Su tutti, il fratello Piero, carabiniere di professione, eroe irriducibile per necessità. È grazie alla sua tenacia e alla solidarietà di chi gli si stringe attorno, è grazie al lavoro di giudici, avvocati ed esponenti delle forze dell’ordine che non si sottraggono al proprio dovere che, dopo 25 anni, la verità s'è imposta.

LA PUBBLICAZIONE - «Con i tuoi occhi», pubblicato dalla casa editrice palermitana «La Zisa», fa luce sulle passioni che hanno accompagnato coloro che hanno amato Graziella Campagna. E lo fa grazie alla penna ispirata della sua autrice, Rosaria Brancato, giornalista messinese che ha lavorato per quotidiani come Repubblica, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia, e L’Ora di Palermo. Brancato riesce a essere cronista fedele e narratrice fantasiosa allo stesso tempo. Lo fa tramite un artificio letterario messo a punto con sensibilità, portando alla luce i pensieri probabili che Graziella Campagna avrebbe elaborato in questi ultimi 25 anni se, il 12 dicembre 1985, una lupara armata da Gerlando Alberti junior e Gianni Sutera - condannati all’ergastolo, in Cassazione, il 18 marzo 2009 - non l’avesse massacrata con cinque colpi. Il libro sarà presentato a Palermo il 17 dicembre, alle 18, presso il salone della Chiesa valdese di via dello Spezio 43 (dietro il teatro Politeama), a Palermo. Sarà presente l’autrice. Intervengono: Daniele Billitteri, presidente Assostampa Sicilia; Rita Borsellino, eurodeputato; Piero Campagna, fratello di Graziella; Vittorio Corradino, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. Modera: Roberto Puglisi, giornalista.