Recensione di Loredana Simonetti (LEGGERE TUTTI N.122, GIUGNO-LUGLIO 2018, p. 52)
SALVATORE GIRGENTI, “Il caso Tancredi. Una storia
siciliana”, Edizioni La Zisa, 2018, pp. 160, euro 14,90
Sicilia, terra di profumi e gelosie, di infedeltà e
disonori, di sguardi bassi e ‘nturciunati’, quella terra che “Garibaldi se lo
sarebbe sognato di sbarcare a Marsala, se non ci fosse stato l’aiuto della
massoneria”, dove “cumannari è megghiu chi futtiri” e il predominio economico e
politico sul territorio fa appello al senso di abnegazione di matrimoni
d’alleanza. Ne “Il Caso Tancredi” di Salvatore Girgenti, c’è tutto questo e
l’assassinio di Massimo Tancredi, sindaco della città di Marsala, sembra
coinvolgere l’intera regione, con un flusso inarrestabile di tutte le cose che
non funzionano in Sicilia. Il maresciallo Altisi, piemontese di nascita, nelle
indagini si scontra con testimoni oculari che non vedono bene, lettere anonime
che citano i nomi degli assassini, contrasti geografici a causa delle sue
origini “nordiche” e poi amanti rimaste nell’ombra e uomini che pensano solo a
salvaguardare il loro onore.
“Le corna sono come i denti di un bambino: quando crescono
fanno male, ma poi ci si mangia bene.” La morte di Tancredi tira fuori tutto
quello che era sospeso, perché, come dice l’autore, il siciliano ha la memoria
più lunga di quella dell’elefante, non dimentica antichi rancori ed è sempre
pronto a fartela pagare.
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