Dal
nostro catalogo. Era
il 1991 e le Edizioni La Zisa mandavano in libreria un volume che raccoglieva i
contributi di magistrati del calibro di Rocco Chinnici, Paolo Borsellino,
Giovanni Falcone, e tanti altri, sul tema del contrasto alle organizzazioni
criminali. Erano tempi di un’antimafia concreta, impopolare e difficile,
diffamata e delegittimata, anche dalle Istituzioni. Un’antimafia che non conosceva
il favore dei media e dell’associazionismo.
Ed
erano anche tempi in cui una piccola ma coraggiosa casa editrice palermitana, La
Zisa, si schierava dalla parte di un manipolo di magistrati che oggi tutti
celebrano come eroi, ma che nel 1991 godevano di ben altra considerazione da
parte di colleghi, politici e concittadini.
Salvatore
Barresi, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Giacomo Conte, Giuseppe Di Lello, Giovanni
Falcone, Alfredo Galasso, Francesco Petruzzella (a cura di), Aldo Rizzo e Carlo
Smuraglia, “Sulla pelle dello Stato. Istituzioni, magistratura e criminalità
organizzata dalla complicità al risveglio del diritto”, con una nota di Luciano
Violante, Edizioni La Zisa, Palermo 1991, pp. 192, euro 16,00
“A
fronte di una situazione che ha visto venire meno le garanzie e le regole della
democrazia in vaste aree geografiche del Paese, alcuni uomini rinchiusi nei
palazzi di giustizia hanno rappresentato, per lungo tempo, uno dei pochi punti
di riferimento per la difesa della legalità e dei diritti di libertà dei
cittadini. Le istituzioni dello Stato, che avrebbero avuto il compito di
provvedere con l’azione politica e di governo, hanno delegato ad essi la lotta
alla mafia e alla camorra.
Per
lungo tempo, la magistratura italiana ha giocato un ruolo ambiguo e oscuro, in
rapporto alla presenza e alla crescita del fenomeno mafioso sul territorio e
nelle istituzioni.
Questo
avveniva tanto nell’ottica di un evidentissimo ‘collateralismo’ alla classe politica che, contestualmente,
governava il Paese. Quanto anche per la mancanza di necessari momenti di
analisi e riflessione da parte dei singoli magistrati.
Oggi
le cose sono in parte cambiate. Al cospetto della traboccante invadenza dei
partiti all’interno delle Istituzioni, settori consistenti della magistratura
hanno tentato e tentano di affermare la propria indipendenza e autonomia; messa
alla prova dei fatti, una generazione di uomini impegnati nei palazzi di
giustizia di mezza Italia ha dimostrato di nutrire grandi ideali, una forte
capacità di resistenza, un ammirevole spirito di sacrifici e, molto spesso,
anche l’intelligenza per contribuire a trasformare l’esistente”. (dalla quarta
di copertina)
Nessun commento:
Posta un commento