martedì 16 febbraio 2010

Libri/ Salafia, il maestro imbalsamatore che vinceva la morte




-- IL VELINO -- Roma, 15 FEB (Velino) - Leggenda vuole che Alfredo Salafia, il piu' importante imbalsamatore del Novecento, abbia portato con se' il segreto della sua mistura in grado di vincere la morte, come mostra il caso della piccola Rosalia Lombardo, la bambina di due anni morta nel 1920 di broncopolmonite e perfettamente conservata nella cripta dei Cappuccini a Palermo. Dopo una lunga e trionfale carriera, Salafia - che aveva lavorato fra l'altro al corpo di Francesco Crispi e il cardinal Michelangelo Celesia - aveva invece intenzione di rendere note il suo metodo di conservazione. Probabilmente avrebbe dato anche alle stampe i risultati della sua esperienza decennale se non fosse morto improvvisamente nel 1933 a causa di un ictus. Lo ha scoperto l'antropologo e ricercatore Dario Piombino-Mascali, che ha scoperto gli appunti autografi di Salafia, contenenti peraltro la formula della sua mistura "magica", e adesso confluiti in un saggio pubblicato in questi giorni dalla casa editrice palermitana La Zisa, "Il Maestro del Sonno Eterno".
E' stato cosi' possibile scoprire che a permettere ai cadaveri di sopravvivere al tempo era una composizione di glicerina, formalina, sali di zinco, alcol e acido salicilico. "Niente di straordinario dal punto di vista degli ingredienti, a eccezione della formalina, il cui primo utilizzo risale solo a pochi anni prima che Salafia iniziasse la sua attivita' - afferma al VELINO Dario Piombino -. Ma la vera caratteristica era una soluzione di paraffina sciolta in etere, che iniettata sotto pelle era in grado di dare un effetto di turgore al volto". E proprio la paraffina e' il componente che a distanza di 90 anni fa sembrare la piccola Rosala Lombardo una qualsiasi bambina dormiente.

A conservare gli appunti di Salafia erano dei discendenti della sua seconda moglie, nemmeno loro consapevoli dell'importanza di quegli scritti ne' del lontano parente acquisito, ai quali Piombino e' arrivato ricostruendo l'albero genealogico dell'imbalsamatore. Tramite la loro lettura, e' stato anche possibile scoprire le quantita' che questi raccomandava per gli interventi sui corpi da mummificare (almeno sette litri di fluido, da iniettare per via endovasale nel sistema arterioso) e la decisione di non ricorrere all'arsenico e al mercurio, nocivi per la salute. Ma Salafia sembra aver realizzato anche un'altra magia, oltre al lato estetico delle sue "opere": la conservazione degli organi interni dei cadaveri. L'analisi radiografica della piccola Rosalia Lombardo ha infatti permesso anche di sfatare una leggenda metropolitana tanto diffusa a Palermo, ovvero il fatto che l'intervento dell'imbalsamatore fosse limitato alla testa della bambina e che la copertina che la ricopre servisse in realta' a coprire lo scheletro del corpicino. Niente di piu' falso, assicura Piombino: "cervello, fegato e parte di uno dei due polmoni appaiono radiodensi e nonostante l'essiccazione appaiono perfettamente conservati". Conoscendo la formula utilizzata da Salafia, adesso sara' possibile studiare le corrette misure per la conservazione dei suoi principali lavori, a cominciare proprio da Rosalia Lombardo.
(fan) 151903 FEB 10 NNNN

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