martedì 26 settembre 2023

Lettera di Papa Francesco al giornalista palermitano Davide Romano

 



Una commovente lettera del Santo Padre rivela il suo apprezzamento per il lavoro del giornalista palermitano

Vaticano, 26 Settembre 2023 – (AGiCatt - Agenzia Cattolica di Stampa) Una luce di speranza e ispirazione si è diffusa all'interno della comunità ecumenica di volontariato "La Compagnia del Vangelo" e tra quanti seguono il prezioso lavoro di Davide Romano. Il fondatore di questa straordinaria iniziativa, che da anni si dedica con passione e dedizione al servizio dei più vulnerabili, ha ricevuto una commovente lettera da Papa Francesco, un messaggio di affetto e incoraggiamento che ha toccato il cuore di molti.

Nella sua missiva, il Santo Padre ha elogiato il percorso di fede personale di Davide Romano, un ministro di culto protestante che ha dedicato la sua vita a promuovere l'ecumenismo e il servizio disinteressato verso chi ha più bisogno. La lettera è stata inviata durante un momento particolarmente significativo, in cui il Papa ha voluto riconoscere l'impegno incessante di Romano nella creazione di una mensa per i poveri e altre attività caritative presso il convento di San Marco a Palermo, nel quartiere popolare del Capo.

A coadiuvare Davide Romano in questa nobile impresa, c'è suor Marie Jeanne Mulamba Meta, della congregazione delle Serve dei Poveri del beato Giacomo Cusmano. Insieme, hanno dimostrato un impegno straordinario nel portare il volto compassionevole di Gesù Cristo a coloro che spesso vengono dimenticati dalla società. La loro opera di amore e solidarietà ha ispirato Papa Francesco, che ha voluto esprimere la sua gratitudine in questa commovente lettera.

Nella missiva si legge che il Santo Padre "assicura il ricordo orante e, mentre ringrazia per il generoso servizio svolto a favore dei poveri e degli emarginati, manifestando loro il volto compassionevole di Gesù, invia volentieri il Suo benedicente saluto, che volentieri estende alle persone vicine e a quanti amorevolmente assiste."

Queste parole gentili e incoraggianti da parte di Papa Francesco hanno avuto un impatto profondo sulla comunità di "La Compagnia del Vangelo" e su tutti coloro che seguono il loro nobile lavoro. È un promemoria tangibile che il servizio disinteressato e la dedizione alla causa dei più bisognosi sono valori universali che uniscono le persone di fede in un impegno comune.

Nell'ambito di questa toccante lettera, un suggerimento prezioso è stato offerto da un collaboratore del vescovo di Roma: partecipare a un'udienza generale per incontrare di persona Papa Francesco. Questo incontro potrebbe rappresentare un momento significativo per condividere idee, ispirazioni e progetti futuri con il Santo Padre, consolidando ulteriormente il legame tra "La Compagnia del Vangelo" e la Chiesa Cattolica.

L'invito di Papa Francesco a Davide Romano e alla sua comunità è un riflesso del suo costante impegno a promuovere la fratellanza, l'unità e il servizio verso gli altri. È un richiamo a tutti noi a seguire l'esempio di questi straordinari volontari che lavorano instancabilmente per alleviare le sofferenze e diffondere l'amore nel mondo.

Questo commovente gesto del Papa ci ricorda che, anche nelle sfide del mondo moderno, l'amore e la solidarietà possono sempre trionfare. Insieme, possiamo costruire un mondo migliore per tutti, seguendo il messaggio di speranza e compassione del Santo Padre.

 

venerdì 15 settembre 2023

“Dimenticare Palermo” di Davide Romano


Ci sono infiniti modi per raccontare una città. E tante le chiavi di lettura da cui partire. Perché una città, soprattutto una grande città, ha tante sfaccettature che forse risulta difficile, per riassumerle tutte, dedicarvi anche una vita intera.

A Palermo, anche l’emarginazione ha caratteristiche del tutto particolari. Come l’opulenza, del resto. Falsa questa, come vera, verissima è l’altra. Quella cronica, e quella recente. Ma nella città del sole si vive e si convive con l’indigenza. Come una fatalità, come un destino crudele che non si può sovvertire, che si accetta, come si accetta l’illegalità diffusa, che in un modo o nell’altro può darti il pane quotidiano e qualche bene di consumo. Si può sopravvivere in questa città, purché ci si muova entro recinti ben definiti ed entro regole non scritte, ma da tutti conosciute e scrupolosamente applicate. In caso contrario, ci si può rimettere anche la vita. Perché Palermo, checché se ne dica, o per quanto voglia apparire a se stessa e agli altri, è una città grigia. Nel senso che qui tutto si confonde, e sembra quasi si annulli. Non sai come prenderla questa città, e quando credi di averla afferrata, di averla compresa, ecco che basta un qualcosa e ti sfugge tra le dita, si confonde agli occhi, ti appare diversa da quella che pensavi fino ad un attimo prima.

Appare bella Palermo, sontuosa direi. Allegra nelle sue vetrine illuminate, nella gente che sciama per le strade, nelle centinaia di rosticcerie profumate che trovi ad ogni angolo di strada, nella pasticcerie che ti adescano voluttuose per offrirti delizie mai assaporate, nei ristoranti sempre affollati stracolmi di pietanze stuzzicanti, nei mercati ricchi di cibi esposti con spudorata sensualità, sì, ti affascina Palermo, e la credi fortunata, felice, anzi “felicissima” come si diceva una volta. E poi, basta soltanto inoltrarti per una stradina secondaria, fare pochi passi lontano dal centro e ti trovi di fronte a spettacoli di miseria che avresti creduto appannaggio esclusivo di popolazioni del Terzo e Quarto Mondo. Ma non è una miseria dignitosa, come la puoi trovare in Africa, in Asia, o in Sud America. Non c’è dignità nella miseria palermitana, così come nella sua ricchezza.

Ti colpisce Palermo, al primo sguardo. Ti colpisce nei suoi monumenti. Quelli rimasti, ovviamente, ché molti per incuria sono andati perduti. Secoli di culture le più diverse, armonicamente assortite. Eppure non c’è città italiana con un paesaggio urbano così degradato come quello palermitano, e con una approssimativa e ingiuriosa conservazione dei suoi monumenti. Basti pensare alle vicende del suo Teatro Massimo, uno dei migliori del mondo, tenuto chiuso per oltre vent’anni, poi riaperto e immediatamente ricacciato nell’oblio. Ma la situazione dei teatri palermitani, tanti e bellissimi, abbandonati a se stessi, e talora destinati a magazzini o depositi di merci, è uno di quegli sprechi che gridano vendetta a Dio e agli uomini. Ma a Palermo si spreca tutto. Si sprecano le parole, ed anche la vita.

 Eppure a sentire i cittadini del capoluogo siciliano, Palermo è la più bella città del mondo, ha un clima invidiabile, vanta storia e tradizioni di tutto rispetto (ma quanti le conoscono veramente, e non per sentito dire?). Tanta devozione avrebbe dovuto partorire chissà quale crescita culturale, ed invece poco e niente. È un mistero inspiegabile, ma Palermo è anche la città dei misteri inspiegabili.

Non mi riferisco qui alle tante vicende di mafia che le hanno dato fama imperitura in tutti e cinque i continenti. Palermo, per fortuna, non è soltanto la capitale della mafia (e dell’antimafia, non dimentichiamolo), ma sembra che per il mondo intero l’unico argomento degno di nota riferito a questa città siano i delitti di Cosa Nostra. Questa opinione diffusa, quasi impossibile da contrastare e sradicare, ha a sua volta generato, proprio nel campo della cultura, una distorta visione della città stessa, anche tra le menti più lucide e colte che in essa operano ai più diversi livelli.

È una condanna, ormai. Un luogo comune, dal quale non si riesce a venirne fuori. Responsabilità degli altri, sicuramente. Ma non solo. La verità è che Palermo non vuole o non sa proporsi sotto altra luce.

Una città cannibale, qualcuno l’ha definita. E forse non ha sbagliato del tutto. Non credo che ci sia altra città al mondo che ami divorare se stessa, il suo passato, il suo presente e il suo futuro come Palermo. Una città che rifiuta la sua storia, quasi fosse un peso insopportabile, è giocoforza destinata a prendere in prestito modelli comportamentali altrui, non si confronta con essi, li accetta passivamente, senza offrire in cambio il contributo della propria identità, con la quale gli altri debbano a sua volta confrontarsi. In fin dei conti rimane soltanto una grande città di provincia, senz’anima.


Si può amare Palermo, soltanto odiandola. Nei suoi vizi secolari, e nei suoi miasmi segreti. Un città che si riunisce e si attarda volentieri di fronte a tavole riccamente imbandite, ma dove il pettegolezzo e la calunnia, la maldicenza e il rancore trasudano anche nelle chiacchiere frivole, nella fantasiosa mimica facciale e nella gesticolazione esuberante e talora un po’ sboccata. Dove il parlare chiaro e tondo è un difetto imperdonabile, e l’ammiccamento e il sottinteso una pregevole virtù. Un città ambigua, falsa e bugiarda. E frantumata in gruppi o caste che mai sono riusciti a identificarsi in un comune sentire. Un agglomerato di uomini e cose, più che una città, tenuta insieme da fili sottilissimi e inestricabili, da legami di convenienza e di subordinazione, imposti e accettati, ma sempre sul punto di esplodere in conati di violenta ribellione. Una ribellione che non si capisce bene, quando scoppia, verso chi sia diretta. Perché a Palermo tutti sono colpevoli e innocenti nello stesso tempo. O così almeno si vuol far credere, e forse il crederlo non è poi così errato.

Una città autolesionista, che non si ama e non si riconosce come città. Come tutto ciò sia potuto succedere e come rimanga immobile nei secoli, questo resta ancora una questione irrisolta. Ma Palermo è la città delle questioni irrisolte. Come quello di una classe dirigente capace, colta e moderna. Perché qui abbiamo imprenditori cialtroni e bottegai spocchiosi, politici boriosi ed egocentrici e intellettuali vanesii, popolino tracotante e piccola borghesia servile e ipocrita. Città incolta, Palermo. Improduttiva e gaudente. Opaca, anonima, stanca: una città che sospira e non respira.

Eppure la cronaca di ogni giorno, la più recente e la più antica, è ricca di storie straordinarie, che possono dare spunto ed alimento ad una produzione artistica di buona e talvolta ottima levatura. Storie grandi e storie piccole. Nelle quali un russo, un americano o un cinese possono ritrovarsi. Perché le storie degli uomini sono comprensibili da tutti, anche se, com’è naturale, possono essere diverse da quelle di altre città. Anzi, proprio la diversità ne costituisce il pregio maggiore.

 

Ci sono a Palermo, non meno che in altre città, personaggi, situazioni, vicende che possono aiutare a capire il mondo in cui viviamo. Oltre, ovviamente, allo spirito peculiare del luogo in cui tali storie nascono. Palermo vive le contraddizioni, le mode, i gusti, i drammi che vivono città come Roma, Milano, Parigi, Londra o New York. In modo diverso, senza dubbio, ma nella sostanza sono più le somiglianze che le differenze. Eppure la produzione letteraria di Palermo, tanto per fare un esempio, varca raramente i confini dell’isola (e, il più delle volte, della stessa provincia).

Calorosa e spietata, dunque. Partecipe e indifferente. Solidale ma inflessibile con chi cade. Che mette in mostra tonnellate di cibo, e non riesce a sfamare i poveri delle borgate maleodoranti. Che rimpinza di soldi un esercito di inutili burocrati, e nega un aiuto modesto a chi ne ha estremo bisogno. Che ha edificato centinaia di chiese, che venera la sua santa patrona, certificando in questo modo la sua religiosità, ma lascia che i suoi figli portatori di handicap vivano, o meglio muoiano, isolati come nei tempi antichi si usava fare con i lebbrosi. Che ama parlare di democrazia e di libertà, e nello stesso tempo insinua nella mente dei più che il potente di turno va rispettato, ossequiato e che soltanto da lui dipende il loro futuro. Che si crede moderna, ed invece è ancora maledettamente, tragicamente, inesorabilmente feudale. Che perfidamente, prima ti seduce e poi si nega.

Una città impossibile da decifrare. Che non è mai quella che sembra. Una città difficile da vivere per chi non è potente, per chi non ha amici potenti, per chi verso i potenti non ha alcun riguardo particolare. O, più semplicemente, per chi ha occhi per vedere, orecchie per sentire, e bocca per gridare la propria rabbia.

martedì 12 settembre 2023

Edizioni La Zisa: Custodi della Cultura e della Storia



Le Edizioni La Zisa rappresentano una delle realtà editoriali più significative e culturalmente rilevanti in Italia. Fondate con l'obiettivo di preservare e diffondere il patrimonio culturale e storico della Sicilia, questa casa editrice ha contribuito in modo sostanziale a valorizzare l'eredità culturale di questa regione, offrendo una piattaforma per scrittori, studiosi e artisti che condividono un profondo legame con la Sicilia. In questo articolo, esploreremo la storia e il contributo delle Edizioni La Zisa alla promozione della cultura e della storia siciliana.

Le Edizioni La Zisa sono state fondate nel 1988 a Palermo, in Sicilia. Il loro nome è un omaggio all'omonimo palazzo arabo-normanno situato nella città, simbolo dell'eclettismo e della ricca storia dell'isola. Sin dalla loro nascita, queste edizioni si sono impegnate a diffondere il patrimonio culturale siciliano attraverso la pubblicazione di libri, saggi, e opere d'arte.

Uno dei principali obiettivi delle Edizioni La Zisa è stato quello di preservare e promuovere la cultura e la storia della Sicilia. Hanno pubblicato opere che spaziano dalla letteratura siciliana classica alle ricerche storiche, dalla poesia contemporanea alle opere d'arte. Questa varietà di contenuti ha contribuito a far conoscere al pubblico sia la ricchezza culturale della Sicilia che i suoi momenti più significativi della storia.

Le Edizioni La Zisa hanno collaborato con numerosi autori e artisti siciliani di talento. Hanno fornito una piattaforma per la pubblicazione di opere letterarie e artistiche che altrimenti non sarebbero state riconosciute a livello nazionale e internazionale. Questa apertura all'arte e alla cultura siciliana ha aiutato a scoprire e promuovere nuovi talenti nell'isola.

Nonostante la loro radice in Sicilia, le Edizioni La Zisa hanno raggiunto una diffusione internazionale grazie alle loro pubblicazioni multilingue e alla partecipazione a importanti fiere del libro e eventi culturali. Ciò ha contribuito a far conoscere la cultura siciliana a un pubblico più ampio e a creare ponti culturali tra la Sicilia e il resto del mondo.

Le Edizioni La Zisa rappresentano un faro di cultura e storia siciliana. La loro dedizione alla promozione dell'identità culturale dell'isola, unita alla collaborazione con autori e artisti locali, ha contribuito a mantenere vivo il patrimonio storico e culturale della Sicilia. Il loro impegno nel diffondere questa eredità a livello nazionale e internazionale è un esempio di come la cultura possa fungere da ponte tra le persone e le comunità, trasmettendo la bellezza e la ricchezza di una regione e delle sue tradizioni al mondo intero.

domenica 10 settembre 2023

Palermo, Al Cep si torna in classe prima ma nel nome di Padre Pino Puglisi a 30 anni dal suo omicidio



All'istituto comprensivo Giuliana Saladino la campanella suonerà già domani con un evento speciale dedicato al parroco di Brancaccio, assassinato dalla mafia il 15 settembre del 1993, e un ospite d'eccezione: l'arcivescovo Corrado Lorefice

La data ufficiale per la riapertura delle scuole in Sicilia è mercoledì 13 settembre, ma alcuni istituti hanno deciso di anticipare e per molti studenti la campanella del nuovo anno scolastico suonerà già domani mattina, lunedì 11. Succederà anche all'istituto comprensivo Giuliana Saladino del Cep, dove però è previsto un evento molto speciale, in nome di Padre Pino Puglisi, a trent'anni dalla sua uccisione: alla riapertura della scuola sarà infatti presente anche l'arcivescovo Corrado Lorefice.

Alle 10, nella sede centrale della scuola, in via Barisano da Trani, si svolgerà un incontro, aperto anche al territorio, dal titolo: "Il messaggio di Padre Pino Puglisi alla scuola palermitana", al quale oltre all'arcivescovo, che concluderà i lavori, interverranno il dirigente scolastico Giusto Catania, la scrittrice Gabriella Cascio (autrice del libro "Ho incontrato Padre Puglisi", Edizioni La Zisa), il teologo Rosario Giuè (parroco a Brancaccio prima di Padre Puglisi), Gregorio Porcaro referente regionale di Libera e viceparroco di Pino Puglisi a Brancaccio. 

lunedì 28 novembre 2022

Palermo 10 dicembre, Un pomeriggio dedicato ai più piccoli con la presentazione del libro di Rosario Prestianni, "Ciccio", Ed. La Zisa


Pomeriggio dedicato ai più piccini e agli adulti che non hanno smesso di sognare. Appuntamento sabato 10 dicembre, alle 16 e 30, presso i locali della parrocchia San Luigi Gonzaga di via Gregorio Ugdulena 32, a Palermo, per la presentazione del libro di Rosario Prestianni, "Ciccio", edito dalla casa editrice La Zisa. Interverranno: don Francesco Machì e il giornalista Davide Romano. Sarà presente l'autore. 


Il libro: Rosario Prestianni, "Ciccio", Illustrazioni di Lucia Lo Giudice, Edizioni La Zisa


Se all’improvviso cambiassimo il nostro punto di vista immedesimandoci in qualcun altro, siamo sicuri che le cose ci apparirebbero allo stesso modo? Gli adulti guardano il mondo da una lente di ingrandimento in cui sono presenti pregiudizi, disillusioni, difficoltà e, a volte, la convinzione di sapere già tutto e di non poter più stupirsi di nulla. I bambini invece si affacciano alla realtà con spirito critico e ne osservano i dettagli e i particolari che i grandi si perdono per strada. Questo permette loro, spesso e volentieri, di avere un quadro più ampio e, perché no, più realistico di quello che pensiamo. E se invece guardassimo il mondo non con gli occhi di un bambino ma attraverso quelli di chi ci vede vivere e ci sta accanto senza poter parlarci? Forse saremo in grado di avere una visuale ancora più ampia di quello che viviamo durante le nostre faticose e pensierose giornate. Ciccio osserva, non ha consapevolezza di tutto quello che succede, ma con la sua tenerezza da “animale domestico” riesce a cogliere alcuni stati d’animo che riguardano il suo piccolo padroncino prima che gli adulti se ne possano accorgere. Il racconto scritto da Rosario Prestianni, che ha come protagonisti un gatto e un bambino, ci fa fermare per un attimo e ci dà la possibilità di guardare al di là dei nostri limitati orizzonti.


Rosario Prestianni è nato nel 1958. È al suo terzo lavoro come scrittore per bambini. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore. Innamorato della sua terra, si occupa di commercializzare prodotti tipici locali per la loro valorizzazione. Ha già pubblicato per la stessa casa editrice Il fantastico mondo di RosMari e Turi e il prodigioso cronoscopio.

Lucia Lo Giudice, nata a Palermo nel 1953, compie i suoi studi presso l’istituto d’arte di Palermo, diplomandosi maestro d’arte. In Emilia dal 1979, ha collaborato presso vari studi grafici come decoratrice e disegnatrice nell’ambito della ceramica d’arte. I suoi interessi oltre la pittura sono legati a tematiche sulla salute, per questo ha approfondito lo studio delle tecniche Shiatsu e Yoga, diplomandosi come operatrice Shiatsu.

mercoledì 16 novembre 2022

“C’è cattolicesimo e cattolicesimo. Ovvero la fede cattolica secondo Ernesto Buonaiuti” di Augusto Cavadi

 



Chi legga la nuova edizione dell’ Apologia del cattolicesimo di Ernesto Buonaiuti (La Zisa,  Palermo 2021, ed. or. Formiggini, Modena 1923) resta stupito almeno due volte.

Il primo choc è dovuto all’impavida sicumera con cui l’autore, presbitero e teologo, espone la sua “difesa” della Chiesa cattolica inanellando una serie di tesi che, a suo parere, sono quasi evidenti allo sguardo di un osservatore onesto e razionale: che esiste un Dio “al di fuori e al di sopra di tutti gli esseri sensibilmente percepiti” (p. 54); che “ha posto al vertice delle esistenze sensibili una volontà libera” (p. 59) ; che questo essere ha rovinato tutto con una “colpa originale, sconvolgimento morboso delle umane facoltà e delle umane attitudini” (p. 61);  che Dio stesso (nella seconda persona della Trinità) si è incarnato per realizzare, “col suo eccelso sacrificio e la sua inarrivabile abnegazione, un tesoro di meriti, da cui potranno attingere, senza esaurirlo, fino alla consumazione dei secoli, i figli innumerevoli del dolore e della colpa” (ivi); che questo Dio-uomo ha fondato una Chiesa “visibile” che possiede “l’infallibile potere di trasmettere e interpretare la parola del divino Maestro” (p. 62); che, dal 1500 in poi (con la filosofia moderna e il protestantesimo) si è infranto “questo meraviglioso ed organico piano sistematico” con la conseguenza che “da quattro secoli il pensiero e la moralità del nostro così detto mondo civile vanno miseramente barcollando nell’oscurità di una notte lunga e penosa” (p. 70); che comunque non va perduta la speranza/certezza  che la società moderna troverà la “salvezza” “il giorno in cui, ai piedi dell’insegnamento cattolico, reciterà la sua netta palinodia” (p. 73).

Nelle pagine dell’agile libretto – scritto, per altro, con raffinata arte letteraria – non c’è traccia di dubbi né dal punto di vista metafisico (come se, ad esempio, agnostici come Kant e atei come Feuerbach non fossero mai esistiti) né dal punto di vista storico (come se la tanto esaltata Chiesa medievale non avesse indetto né Crociate né caccia agli eretici né processi alle streghe): incredibile!

Non ci si è ancora ripresi dal primo choc che si viene colpiti da una seconda batosta quando si apprende che questo libro, pur così deciso nel difendere l’indifendibile, è stato “incluso nell’ Index librorum proibitorum” ed ha contribuito alla scomunica papale dell’autore! Motivi dell’inspiegabile decisione magisteriale?

Forse perché ospitato in una Collana di opere di autori vari, ciascuna delle quali dedicata alla apologia di una religione diversa (La Zisa stessa ha ripubblicato, sinora, Apologia dell’ebraismo e Apologia dell’islamismo); forse perché troppo condiscendente al filone agostiniano e mistico piuttosto che al filone tomista e dottrinale; forse perché, in ciò pericolosamente vicino al protestantesimo, vuol “provare la validità della dottrina più riferendosi alla Bibbia che non alla tradizione e all’autorità del magistero” (così Andrea Panerini a p. 15) o perché insiste sull’aspetto rivoluzionario del vangelo di Gesù quale “integrale rovesciamento degli umani valori” (p. 18).

Emerge prepotente, dunque, almeno una domanda: cos’hanno in comune il cattolicesimo del primo ventennio del XX secolo con il cattolicesimo del primo ventennio del XXI secolo? Quasi a metà del cammino temporale li divide il crinale del Concilio ecumenico Vaticano II (1962 – 1965) e neppure le politiche reazionarie di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sono riuscite a frenarne le conseguenze sconvolgenti. Papa Francesco è, nonostante tutte le sue cautele teologiche e la sua devozione religiosa datata, l’icona di un cambiamento di paradigma: dirsi cattolici oggi è toto coelo differente dal dirsi cattolici cento anni fa.

Ma se una comunità-istituzione cambia così radicalmente, come può continuare a ritenersi “costituita da Dio” quale  “organo del magistero celeste, attuantesi nella storia”, sotto “la guida inerrante della Chiesa docente diretta dal supremo gerarca” (p. 62) ? O ha sbagliato prima o sta sbagliando adesso. Chi non coglie questo dilemma non può capire nulla della tragedia del cattolicesimo odierno. Chi ritiene che stia sbagliando adesso, non può che rifiutare la maggior parte delle ricerchef filosofiche scientifiche, storiche, archeologiche, filologiche in atto dentro e fuori i confini delle Chiese cristiane (ricerche ardite, ma sofferte, perché mettono in discussione tutte le tesi della catechesi tradizionale esposte, ad esempio, nel libro di Buonaiuti).

Chi, invece, ritiene che la Chiesa cattolica abbia sbagliato prima, soprattutto quando un papa (Pio IX) è arrivato a proclamare (1870) il dogma dell’infallibilità pontificia nelle questioni di fede e di morale, non può continuare a dirsi cattolico. Infatti, se si intestardisce in questa dichiarazione di appartenenza confessionale, si condanna inesorabilmente all’incomprensione: è, per così dire, cattolico per equivoco e non può stupirsi se chi cattolico non è gli attribuisca certezze, pensieri, atteggiamenti pratici che egli non si sogna di condividere neppure la notte.

venerdì 4 novembre 2022

Palermo 18 novembre, Si presenta il saggio di Ernesto Buonaiuti “Apologia del cattolicesimo”


Appuntamento venerdì 18 novembre, alle ore 18, presso la chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, in via Porto Salvo 1 (Piazza Marina), a Palermo, per la presentazione del saggio di Ernesto Buonaiuti, “Apologia del cattolicesimo”.

Intervengono: Augusto Cavaditeologo laicoRosario Giuèrettore della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo; e Salvo Menna, responsabile regionale di Noi Siamo Chiesa

Modera Davide Romanogiornalista.

 

Il libro

Ernesto Buonaiuti, “Apologia del cattolicesimo”, Edizioni La Zisa

L’Apologia del cattolicesimo venne pubblicata per la prima volta a Roma nel 1923 all’interno della collana Apologie, creata e diretta da Angelo Fortunato Formiggini. L’Apologia e il saggio di apologetica religiosa intitolato Verso la luce, guadagnarono al Buonaiuti la scomunica papale e la messa all’indice di tutte le sue opere. Le argomentazioni, così come affrontate dal Buonaiuti nell’Apologia, non si basavano più sui precetti della filosofia scolastica ma erano impregnate di un misticismo che diede vita ad una sorta di antitetico individualismo dell’anima. È lo stesso Buonaiuti a chiarire sin dall’inizio la sua tesi apologetica: «il movimento religioso, scaturito dalla predicazione del Vangelo, rappresenta la perfezione soprannaturale nello sviluppo della religiosità umana, e che del cristianesimo, sigillato e consacrato dalla luce incontaminata di un divino afflato rivelatore, il cattolicismo costituisce in una completa identità sostanziale la logica realizzazione nella storia».

Ernesto Buonaiuti (1881-1946), illustre esponente della corrente modernista italiana, presbitero e accademico, nei suoi studi indagò ogni aspetto e ogni figura appartenente alla storia cristiana. Oltre all’Apologia possiamo ricordare, tra i suoi scritti più significativi, Lutero e la Riforma religiosa in GermaniaGioacchino da FioreStoria del cristianesimo e l’autobiografia dal titolo Pellegrino di Roma.

mercoledì 26 ottobre 2022

Arriva in libreria: Cesare Rattoballi, "Servo per amore. Saggio per una Teologia e per una Spiritualità del servizio", Edizioni La Zisa




Cesare Rattoballi, "Servo per amore. Saggio per una Teologia e per una Spiritualità del servizio", Presentazione di Corrado Lorefice, Prefazione di Vito Impellizzeri

Ogni essere umano è chiamato al servizio, è questo il senso più profondo del l’essere persone inserite in una comunità. Servire non è una debolezza, non può essere considerato un dovere altrui, ma è una necessità anche per noi stessi, per dare un senso più profondo alla nostra esistenza. Sentirsi parte di un consorzio umano significa entrare in empatia con gli altri e tutti, nel nostro piccolo, possiamo e dobbiamo dare un contributo alla serenità e alla felicità delle persone che ci circondano. Leggendo quest’opera è possibile comprendere quale sia effettivamente il vero ruolo di ciascuno di noi: donarsi agli altri senza aspettarsi nulla in cambio. Il vero senso della vita allora si trova nelle piccole cose, nel tempo che dedichiamo agli altri, nella nostra volontà di fare del bene e così siamo in grado di spogliarci delle sensazioni negative, del senso di abbandono e di nullità che si insinua e accompagna l’uomo del nostro secolo. Prendendo esempio da chi ha donato la Sua vita per noi, allora possiamo e dobbiamo trovare la forza per rompere gli schemi e metterci al servizio degli altri gratuitamente.


Don Cesare Augusto Rattoballi è nato a Palermo e qui si è formato presso il seminario minore e maggiore S. Mamiliano, frequentando poi il corso di laurea in teologia presso la pontificia facoltà di Sicilia. È stato ordinato presbite ro il 23 marzo 1985 dal cardinale Salvatore Pappalardo. Ha ricoperto diversi incarichi nell’Arcidiocesi di Palermo: vice parroco in Santa Lucia; parroco presso le parrocchie di San Carlo Borromeo a Pagliarelli, di San Giuseppe a Campofelice di Fitalia, dell’Immacolata Concezione a Godrano, dove il beato martire don Giuseppe Puglisi è stato parroco e suo formatore; attualmente presta il suo servizio presso la parrocchia dell’Annunciazione del Signore. Ha fatto parte ed ha guidato diversi gruppi e associazioni: Gruppo famiglia Camminare Insieme a livello nazionale; RnS; Coursillos de Cristianidad; Agesci regionale; Fse; Foulard Blancs a livello nazionale; Sistema delle Cellule parrocchiali di Evangelizzazione; Confraternite. È stato padre spirituale presso il pensionato universitario di Casa Bianca e al propedeutico del seminario di Palermo. Dal 23 marzo 1996 è monaco diocesano con la regola di vita “restate ed andate”. È impegnato nel promuovere la cultura della legalità.

mercoledì 5 ottobre 2022

Palermo venerdì 14 ottobre, Al Boccone del Povero si presenta il volume di Caterina Zabbia, “Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario”.

 



Appuntamento venerdì 14 ottobre, alle ore 17,30, presso la chiesa del Boccone del Povero di piazzetta San Marco 8 (al Capo), per la presentazione del volume di Caterina Zabbia, “Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario”. 

Insieme all’autrice, interverranno: suor Marie Jeanne Meta Mulamba Tshibadi SdP, superiora del convento; Davide Romano, giornalista specializzato in informazione religiosa; e Marcello Fedele, segretario dell’associazione “Amici di Gregorio Fasulo”. 


Il libro: Caterina Zabbia, “Gregorio, un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario”, Presentazione di padre Luigi Pingelli Oad, Prefazione di padre Mario Genco Oad, Nota di don Carmelo Vicari

Quest’opera racchiude le tracce di un’esistenza silenziosamente votata all’accettazione del sacrificio: quella del terziario agostiniano Gregorio Fasulo. L’ardente ricerca di un disegno superiore incastonato nell’esistenza umana, in grado di giustificarne il dolore e le privazioni come momenti di massima vicinanza al divino, è la nota dominante di questo racconto, nonché degli sforzi compiuti dall’autrice, e nipote, per metterne insieme i pezzi. Chiamato “attraverso la malattia e la sofferenza” a farsi “modello di santità nello stato di vita secolare”, Gregorio Fasulo dimostrò che è possibile “percorrere la via di assimilazione a Cristo anche nella normalità della condizione laicale”.

Caterina Zabbia, nata a Palermo il 2 febbraio 1953, ha conseguito nella stessa città i diplomi di Scuola Magistrale e di Istituto Magistrale. Dopo alcuni anni di insegnamento nella provincia di Trapani, svolge attualmente l’attività di insegnante specializzata nel sostegno nella scuola primaria a Palermo. Ha realizzato con gli alunni laboratori teatrali e di canto corale. Fa parte sin da bambina di Azione Cattolica, nella quale è educatrice dei ragazzi; svolge inoltre la funzione di catechista. Appassionata di canto corale, fa parte del coro della parrocchia Sant’Ernesto e di quello della Cattedrale di Palermo.


 


martedì 28 giugno 2022

Palermo 6 luglio, Si presenta Al Fresco il saggio di Pietro Piro, “Solidarietà senza confini. Scritti sulla linea umano/disumano”, Edizioni La Zisa

 


Appuntamento mercoledì 6 luglio, alle ore 18.00, presso il caffè bistrot “Al Fresco” di via Giuseppe Sclafani 1, a Palermo, per la presentazione del saggio di Pietro Piro, “Solidarietà senza confini. Scritti sulla linea umano/disumano”, Edizioni La Zisa.

Insieme all’autore interverranno: Mario Catalano, Ornella Papitto e Giuseppe Lo Bello.

 

Il libro: Il socialismo e il comunismo sono defunti, eppure rimangono ad ossessionarci. Non è possibile sbarazzarci dei valori e degli ideali che ne erano l’impulso, perché rimangono intrinseci a quella “buona vita” che lo sviluppo sociale ed economico mira a creare. Ma cosa resta oggi di queste ideologie? Quali sono i valori che tramontano e quelli che sorgono? Gli interventi raccolti in questo volume, vogliono fornire alcuni elementi di riflessione – senza nessuna pretesa di fornire un’ideologia forte da contrapporre alla nuova ondata di arroccamenti identitari che vorrebbe riportarci indietro all’epoca dei naziona­lismi e dei muri – di analisi, di meditazione e di critica. Originariamente, questo volume doveva intitolarsi: Contributi per la comunità concreta.

Il titolo del volume voleva omaggiare l’intuizione comunitaria di Adriano Olivetti. Intuizione che rinnova la fiducia nell’uomo di poter costruire una comunità responsabile che sappia vivere, amare e lavorare, non solamente per produrre benessere economico ma anche per elevare le coscienze. La Comunità immaginata da Olivetti è operosa, con­creta, relazionale, partecipata, eterogenea, in continua formazione e alla ricerca ostinata di un senso che sia valido per l’uomo. Non è forse in questa direzione che dobbiamo provare ad indirizzare i nostri sforzi? Nel costruire realtà sociali che mettano al centro la persona e i valori positivi che riesce ad esprimere? Oggi viviamo in una fase del capitalismo consumistico in cui la produzione industriale alimenta lo spreco e l’inquinamento.

Dentro questa dinamica perversa, l’uomo si sente parte integrante di questo inutile spreco perché si rende conto che è soltanto una minuscola ruota di un potente ingranaggio che lo stritola e lo rende sempre più disumano. Oggi manca una visione organica della persona che includa le dimensioni del produrre, dell’abitare, del fare cultura, storia e memoria. È per questo motivo che la comunità concreta è tutta ancora da costruire. Le basi ideali sono state gettate ma è urgente che ci si innamori nuovamente di queste basi per farle fiorire ancora e poi ancora.

 

PIETRO PIRO (Termini Imerese 1978) è uno studioso attento alle dinamiche di disumanizzazione radicale del nostro tempo. Ha svolto importanti ricerche in ambito filosofico, politico, educativo, sociale, religioso. Ha fondato la Biblioteca Veni Creator Spiritus. I suoi più recenti volumi sono: L’uomo nell’ingranaggio, Edizioni La Zisa, Palermo 2019; Perdere il lavoro smarrire il senso: esperienze educative e altri saggi di sociologia critica, Mimesis, Milano-Udine 2018.

mercoledì 15 giugno 2022

Palermo 22 giugno, Si presenta "Una VITA contro per coltivare la SPERANZA. Memorie di un sindacalista" di Gianni La Greca



Secondo appuntamento delle "Letture... Al Fresco!" mercoledì 22 giugno, alle ore 18, in via Giuseppe Sclafani 1, a Palermo, con la presentazione del volume di Gianni La Greca, "Una VITA contro per coltivare la SPERANZA. Memorie di un sindacalista", pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Insieme all'autore, interverranno Beppe De Santis, giornalista e politologo, e Giuseppe Oddo, studioso di storia e cultura del territorio.

L’opera racconta la storia di un uomo che sin dalla sua infanzia sente di dover fare qualcosa contro le ingiustizie e l’indifferenza. Gianni La Greca pone così la sua vita al servizio del sindacato, spendendo tutte le sue forze per cercare di risolvere alcune delle questioni sociali più spinose. Si interessa dei diritti dei lavoratori, ma anche che tutto si svolga sempre secondo la norma, non solo in riferimento al diritto vero e proprio, ma anche secondo una discriminante morale.

La sua forza è non abbassare mai la testa davanti alle avversità e alle ingiustizie affermando sempre con convinzione il suo parere. Da comunista sembra quasi strano che uno degli elementi fondamentali della sua vita sia la fede. Ma è proprio questa che ha dato la possibilità al protagonista di questa storia di poter andare avanti nonostante le difficoltà incontrate lungo il cammino. L’autore, infatti, ad un certo punto è costretto a rinunciare a quella che per lui è una vocazione e saranno proprio la sua fede e la sua curiosità a dargli la possibilità di guardare al futuro con ottimismo.

Alla fine però, nonostante tutto, non è possibile rinunciare a quello che si è e che si sente neanche nei momenti di sconforto.


mercoledì 1 giugno 2022

Corso base di lingua e cultura araba “Salam!”


L’arabo è non solo la lingua di quasi 2 miliardi di musulmani, ma è anche una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite ed è parlata da più di 400 milioni di persone. Insomma, la quarta lingua più parlata del mondo. Una lingua sempre più necessaria anche nell’ambito lavorativo.

Per questi motivi le Edizioni La Zisa, insieme all’associazione La Tenda di Abramo – culture e religioni in dialogo, hanno deciso di organizzare un corso base di lingua e cultura araba che avrà luogo a partire da venerdì 24 giugno (dalle ore 18,00 alle ore 20,00) e che avrà la durata di 10 ore (2 ore a settimana per cinque incontri, sempre il venerdì) presso la sede della casa editrice in via Vann’Antò 16, Palermo

Le lezioni saranno tenute da un insegnante qualificato madrelingua araba. Laureato in lingue straniere e traduzioni presso l’Università degli studi di Tunisi, risiede da diversi anni in Italia dove conduce da molto tempo corsi di lingua araba a diversi livelli.

Il costo è di soli 90 euro. A richiesta, al termine del corso verrà rilasciato un attestato.

Per informazioni e iscrizioni: tel. 091 5509295; cell. 327 9053186 o scrivere a: ass.latendadiabramo@gmail.com




Lezione 1:

 

- Alfabeto: ء،ا،ب،ت،و،ي،ث

- Vocali brevi e vocali lunghe, skun e shiadda (raddoppio).

- Argomento grammatica: "AL taarif" (l'articolo)

- Argomento culturale: I saluti e alcuni termini più popolari in arabo.

 

Lezione 2:

 

- Alfabeto: ج،ح،خ،د،ذ

- Argomento grammatica: Pronomi personali isolati e suffissi.

- Argomento culturale: La cucina araba (cibo, bevande e dolci tipici)

 

Lezione 3:

 

- Alfabeto:ر،ز،س،ش،ص،ض

- Argomento grammatica: Gli interrogativi, domande e risposte.

- Argomento culturale: Il matrimonio tradizionale.

 

Lezione 4:

 

- Alfabeto:ط،ظ،ع،غ،ف،ق

- Argomento grammatica: Le preposizioni.

- Argomento culturale: l'Islam, religione e cultura

 

Lezione 5:

 

- Alfabeto:ك،ل،م،ن،ه،و،ي

- Argomento grammatica: I dimostrativi e i luoghi (sopra, sotto, davanti, dietro, accanto.)

- Argomento culturale: La società (alcune usanze, rapporti famigliari, la donna.)


Corso base di lingua e cultura giapponese “Banzai!”

 


 

Sushi, ma non solo, manga e anime, ma non solo. Il Giappone sorprende con la sua cultura così diversa dalla nostra. Dalle tradizioni alla cucina, passando per la religione, la moda, la vita quotidiana, i divertimenti, le relazioni personali e professionali. Il Giappone sorprende e meraviglia ad ogni istante.

Per avvicinarci un po’ di più a quest’antica e sofisticata cultura, che da sempre affascina gli occidentali, le Edizioni La Zisa e l’associazione La Tenda di Abramo – culture e religioni in dialogo organizzano un corso base di lingua e cultura giapponese che avrà luogo a partire da martedì 21 giugno 2022, dalle 18,00 alle 20,00, e che avrà la durata di 10 ore (2 ore a settimana per 5 incontri, sempre di martedì) presso la sede della casa editrice in via Vann’Antò 16 (di fronte pizzeria Naif), a Palermo.

 

Di seguito il programma del corso:

 

Primo incontro:

Introduzione alla lingua giapponese:

- differenze hiragana, katakana, romaji

- Presentazione

 

Secondo incontro:

Forma positiva e forma negativa

Mestieri e professioni

Nazionalità

 

Terzo incontro:

introduzione ai tre gruppi verbali

Verbi più comuni

Forma interrogativa

 

Quarto incontro:

Vocaboli (cibo, oggetti della classe)

Primi kanji

Numeri

 

Quinto incontro:

Differenza tra keigo e futsu kei

Età

Frasi per situazioni comuni: Ristorante, posta, supermercato... ecc.

 

L’insegnante:

Gloria Gucciardi ha sempre amato la cultura giapponese, sin da quando era bambina il suo sogno era di vivere in Giappone. Ha studiato giapponese, per più 6 anni e ha conseguito un alto punteggio nel JLPT (N5/N4/N3), l'esame di proficenza ufficiale giapponese, valutato da madrelingua.

Dopo aver tenuto la prima edizione del corso di giapponese della casa editrice La Zisa ha continuato il suo lavoro da insegnante dando ripetizioni a universitari che studiavano lingua. E ora è di nuovo qui con voi, per insegnare in un'altra edizione del corso "Ongaeshi: la gentilezza della lingua giapponese"

 

Il costo è di soli 90 euro (la quota comprende il materiale didattico).

A richiesta, al termine del corso sarà rilasciato un attestato.

Per informazioni e iscrizioni: tel. 091 5509295; cell. 327 9053186 o scrivere a: ass.latendadiabramo@gmail.com

 

 


lunedì 30 maggio 2022

In libreria: Rosario Prestianni, "Ciccio", Illustrazioni di Lucia Lo Giudice, Edizioni La Zisa, pp. 50, euro 12,90



Se all’improvviso cambiassimo il nostro punto di vista immedesimandoci in qualcun altro, siamo sicuri che le cose ci apparirebbero allo stesso modo? Gli adulti guardano il mondo da una lente di ingrandimento in cui sono presenti pregiudizi, disillusioni, difficoltà e, a volte, la convinzione di sapere già tutto e di non poter più stupirsi di nulla. I bambini invece si affacciano alla realtà con spirito critico e ne osservano i dettagli e i particolari che i grandi si perdono per strada. Questo permette loro, spesso e volentieri, di avere un quadro più ampio e, perché no, più realistico di quello che pensiamo. E se invece guardassimo il mondo non con gli occhi di un bambino ma attraverso quelli di chi ci vede vivere e ci sta accanto senza poter parlarci? Forse saremo in grado di avere una visuale ancora più ampia di quello che viviamo durante le nostre faticose e pensierose giornate. Ciccio osserva, non ha consapevolezza di tutto quello che succede, ma con la sua tenerezza da “animale domestico” riesce a cogliere alcuni stati d’animo che riguardano il suo piccolo padroncino prima che gli adulti se ne possano accorgere. Il racconto scritto da Rosario Prestianni, che ha come protagonisti un gatto e un bambino, ci fa fermare per un attimo e ci dà la possibilità di guardare al di là dei nostri limitati orizzonti.

Rosario Prestianni è nato nel 1958. È al suo terzo lavoro come scrittore per bambini. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore. Innamorato della sua terra, si occupa di commercializzare prodotti tipici locali per la loro valorizzazione. Ha già pubblicato per la stessa casa editrice Il fantastico mondo di RosMari e Turi e il prodigioso cronoscopio.

Lucia Lo Giudice, nata a Palermo nel 1953, compie i suoi studi presso l’istituto d’arte di Palermo, diplomandosi maestro d’arte. In Emilia dal 1979, ha collaborato presso vari studi grafici come decoratrice e disegnatrice nell’ambito della ceramica d’arte. I suoi interessi oltre la pittura sono legati a tematiche sulla salute, per questo ha approfondito lo studio delle tecniche Shiatsu e Yoga, diplomandosi come operatrice Shiatsu.

lunedì 21 marzo 2022

Padre Puglisi, un messaggio del Papa alla casa editrice La Zisa che ha pubblicato un libro sul beato

 


Il Vaticano ha ricevuto il volume "Testimone di Cristo fino alle profondità più nascoste. La parabola di don Puglisi" scritto da Chiara Antonina Messina e dedicato al parroco di Brancaccio

Un messaggio dal Vaticano per ringraziare la casa editrice palermitana La Zisa per il dono del libro "Testimone di Cristo fino alle profondità più nascoste. La parabola di don Puglisi", scritto da Chiara Antonina Messina e dedicato alla figura del parroco di Brancaccio, padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia e beatificato.

Un messaggio dal Vaticano per ringraziare la casa editrice palermitana La Zisa per il dono del libro "Testimone di Cristo fino alle profondità più nascoste. La parabola di don Puglisi", scritto da Chiara Antonina Messina e dedicato alla figura del parroco di Brancaccio, padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia e beatificato.

Il volume è stato inviato a Papa Francesco che, si legge nel messaggio, "esprime apprezzamento per l'impegno di diffondere la figura di un modello di saggezza evangelica e di straordinaria donazione di sè al prossimo". "Fa piacere sapere che il Papa ha ricevuto il nostro dono - afferma la casa editrice - e che lo ha apprezzato. Nella missiva ci ringrazia e ci incoraggia a continuare nel nostro lavoro forti del suo sostegno e della sua benedizione".

(Repubblica-Palermo, 18 MARZO 2022)