martedì 14 luglio 2009

Barone Alfredo Sant'Angelo, La spada di Roma, La Zisa editore, pp 128, euro 10 (ISBN 978-88-95709-08-6)


Il romanzo è ispirato alla figura, realmente esistita, del console romano Marco Claudio Marcello, al tempo della seconda guerra punica. Sullo sfondo, le lotte politiche interne alla Roma repubblicana, colta in un uno dei momenti più drammatici della sua storia millenaria, allorquando si trovò impegnata ad affrontare, sul proprio territorio l'esercito cartaginese comandato dal grande condottiero Annibale Barca. Il racconto, appassionante e coinvolgente, scorre veloce, quasi sui ritmi di un reportage giornalistica sino all'amara e tragica conclusione.

Alfredo Sant'Angelo, barone di Sant'Angelo (Palermo, 1965), laureato in filosofia, ha pubblicato nel 1996 la raccolta di poesie Poèsis et Peièsis. ha partecipato con successo a diversi concorsi letterari. E' responsabile del settore letterario dell'Associazione Opus. dalla sua grande passione per gli studi storici ha tratto stimolo ed alimento per la stesura di questa prima opera narrativa.

lunedì 13 luglio 2009

Amadore Nino, La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia", 144 € 10,00


Torna il libreria.

Gli imprenditori siciliani hanno integrato il codice etico con indicazioni precise di non collaborazione con le cosche, di obbligo di denuncia per le richieste del racket. Una strada che dovrebbe essere seguita anche dagli Ordini professionali vista la mole di soggetti coinvolti in inchieste di mafia e spesso condannati. Commercialisti, avvocati, ragionieri, architetti, ingegneri, medici e cosi' via coinvolti in inchieste di mafia, condannati e spesso rimasti al loro posto a presiedere i loro ben avviati studi professionali. Sono pure loro i rappresentanti della societa' civile cui si e' rivolto anche il presidente della Repubblica recentemente, con un appello alla solidarieta' antimafia. I rapporti dei liberi professionisti con la mafia, quell'intreccio diabolico che ormai va sotto il nome di 'zona grigia', insomma le collusioni, penalmente rilevanti o meno, sono l'oggetto di indagine del libro "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia", scritto dal giornalista del Sole 24 Ore Nino Amadore. Il libro, finora disponibile solo su Internet, sara' in libreria alla fine del mese edito dalla casa editrice palermitana La Zisa (www.lazisa.it). Il tentativo dell'autore e' quello di cogliere i contorni delle collusioni, di capire quali e quanti professionisti sono stati censurati dai rispettivi Ordini professionali per conclamati rapporti con Cosa nostra. In Sicilia in dieci anni sono stati almeno 400 i professionisti finiti nei guai per aver avuto contatti con la mafia. "Il mio - spiega l'autore - e' un tentativo: quello di disegnare i confini di questa zona grigia, di quantificare il fenomeno, di individuare le responsabilita'". Responsabilita' che, in tema di lotta alla mafia, ci sono e sono evidenti: sono quelle degli Ordini professionali i quali finora, a differenza di quanto fatto dagli imprenditori, si sono interrogati poco sulla necessita' di prendere una posizione netta contro il crimine organizzato. "Gli Ordini - continua Amadore - hanno un ruolo importante nella nostra societa'. Ecco perche' io credo che una condanna chiara senza equivoci della mafia, che abbia magari un riscontro nei codici deontologici , potrebbe avere un effetto rivoluzionario. E impedire, per esempio, che un commercialista sospettato di aver riciclato il denaro di una cosa possa dire: mica posso chiedere la fedina penale ai miei clienti".

venerdì 10 luglio 2009

"'ndrangheta. La relazione dell'Antimafia", Ed. La Zisa


'ndrangheta. La relazione dell'Antimafia, Ed. La Zisa, pp 216, euro 15
ISBN 978-88-95709-12-3


La ’ndrangheta calabrese, sottovalutata per lungo tempo, costituisce oggi la più pericolosa organizzazione criminale italiana di tipo mafioso. Oltre a controllare pressoché tutto il territorio d’origine, dagli anni Settanta in poi è riuscita a ramificarsi e a consolidarsi in alcune regioni del centro-nord, intessendo rapporti d’affari illeciti o falsamente leciti con organizzazioni locali, con settori delle istituzioni e della politica, e col mondo imprenditoriale. La Lombardia è diventata negli ultimi anni, tanto per fare un esempio, la quarta regione italiana per densità mafiosa, a prevalenza ’ndranghetista, anche per la debole azione di contrasto, non sappiamo fino a che punto per dabbenaggine o per interesse, degli organi istituzionali regionali e comunali. La relazione del Presidente della Commissione nazionale antimafia, Francesco Forgione, traccia un quadro esauriente, ancorché drammatico, della sua capacità di penetrazione e soprattutto di incunearsi ed espandersi in quasi tutti i settori della vita politica, sociale ed economica del Paese, come negli appalti di opere pubbliche, o nella gestione della sanità sia pubblica che privata; di intessere rapporti di collaborazione con altre associazioni similari sparse nel mondo, sia nel traffico di stupefacenti, che nel riciclaggio di denaro sporco. Di fronte alla pervicace invadenza di questo fenomeno, nonostante gli allarmi a suo tempo lanciati dalle forze dell’ordine, dalla magistratura, da studiosi e dalla stessa Commissione antimafia, lo Stato si trova spesso impreparato o non adeguatamente preparato ad affrontare questa emergenza criminale. Il documento, di rara perfezione stilistica ed espositiva, può avere, se non altro, la funzione di mettere tutti i cittadini italiani nella condizione di assumersi le proprie responsabilità di fronte ad un problema le cui conseguenze possono risultare ancora più gravi di quelle già in atto.

In Libreria - Pompeo Colajanni, "Le cospirazioni parallele", ed. La Zisa, pp.176 - euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-27-7)


Pompeo Colajanni, "Le cospirazioni parallele", ed. La Zisa, pp.176 - euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-27-7)


La guerra di liberazione contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista, combattuta in Italia tra il 1943 e il 1945, è stata una delle pagine più gloriose della più recente storia nazionale, il cui merito principale è stato quello di aver dato vita alla Repubblica democratica, che trova il suo atto fondativo nella Carta costituzionale approvata nel 1948. A questa guerra parteciparono intellettuali, militari, giovani, donne, operai, contadini, sacerdoti, dirigenti e militanti di partito, tutti animati dal desiderio di ridare onore e libertà ad una nazione che aveva subito l’onta di un regime tirannico ed una bruciante sconfitta militare. Le vicende narrate in questo libro hanno come punto di partenza la Sicilia, segnatamente la provincia di Caltanissetta, e attraverso quasi tutta l’Italia, giungono in Piemonte, dove Colajanni, smessa la divisa, ma non l’animo, di tenente di cavalleria, indossa i panni del partigiano, guidando, con lo pseudonimo di “Nicola Barbato”, i suoi uomini alla liberazione di Torino.


POMPEO COLAJANNI (Caltanissetta 1906-Palermo 1987), comandante partigiano nella guerra di liberazione nazionale in Piemonte, parlamentare comunista per diverse legislature alla Assemblea regionale siciliana prima e al Parlamento nazionale dopo, è stato per molti anni stimato dirigente nazionale dell’ANPI.

In libreria - “Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano” di Salvatore Badalamenti


In libreria - “Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano” di Salvatore Badalamenti, Ed. La Zisa, pp.160 - euro 13,00

IL LIBRO - Dal 1943 al 1950, anno della sua morte, Salvatore Giuliano è stato un protagonista di assoluto rilievo del banditismo siciliano. Tra le decine di delitti che gli sono stati attribuiti, spicca la strage di Portella della Ginestra del I maggio 1947, di cui ancora oggi non si conoscono i mandanti e i favoreggiatori. Ma, vittima inconsapevole della sua trista fama, è anche Montelepre, il piccolo e povero comune in provincia di Palermo che gli ha dato i natali. A questo paese, che ancora oggi non è riuscito a scrollarsi pienamente la sgradevole fama che lo circonda, è soprattutto dedicato il lavoro di Salvatore Badalamenti.

L’AUTORE - Salvatore Badalamenti è nato e cresciuto a Montelepre. Attualmente vive a Palermo e lavora nella segreteria di una scuola statale. Dal 1980 al 1985 è stato Consigliere comunale, per il Pci, del comune di Montelepre.

libreria - Giuseppe Mazzone, L'ULTIMA NOTTE PRIMA DELLA FINE DEL MONDO, ed. la Zisa (www.lazisa.it), pp.128 - euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-29-1)



Il libreria - Giuseppe Mazzone, L'ULTIMA NOTTE PRIMA DELLA FINE DEL MONDO, ed. la Zisa (http://www.lazisa.it/), pp.128 - euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-29-1)

Il LIBRO - Un barista eccentrico e creativo, una inquieta e talentuosa ricamatrice, una vaporosa commessa di lavanderia, un netturbino che somiglia ad Hemingway, due amiconi sempre in giro intenti a cogliere il senso della vita, un sarto verseggiatore, un ottantenne in palandrana, una modista mancata, la robusta titolare della lavanderia, una misteriosa ginecologa dal passato da dimenticare: le loro vicende si incrociano, assieme a tante altre, in un tratto di viale di una altrettanto misteriosa e sotterranea città siciliana, ultimo promontorio conosciuto prima dell’incerto, della voragine del vuoto. Storie trascurate di eroicità quotidiana, immerse in una nuvola di epicità assoluta.

L’AUTORE - Giuseppe Mazzone, giornalista professionista, ha diretto la Gazzetta di Siracusa e le redazioni di Messina e Catania del Giornale di Sicilia. Attualmente è editorialista dell’emittente Sesta Rete. Ha pubblicato il romanzo Via dei destini sparsi (Catania, 2000). Ha scritto numerosi testi teatrali, accolti favorevolmente dal pubblico e dalla critica, tra i quali si ricordano: Giornata; Sì, Don Giovanni; Belvedere; No, non sono Molly Bloom; Gente di fine secolo; Schiuma; Da grande volevo fare il corridore ciclistico, Invidia.

In libreria "L’ACQUARIO" di Francesco Scrima, Ed. La Zisa, pp.176, euro 12,00


In libreria "L’ACQUARIO" di Francesco Scrima, Ed. La Zisa, pp.176, euro 12,00
ISBN 978-88-95709-36-9


Il LIBRO - Una Palermo malata ed affascinante è lo sfondo di una vicenda tragica e misteriosa, piena d’amore e di violenza, disseminata di ordigni pronti ad esplodere e capaci di segnare, in modo definitivo, la vita dei due protagonisti, le loro anime fragili. Che cosa ha reso Alfonso solo un “uomo che guarda dalla finestra”? Che rapporto c’è fra la musica che scava nel suo cuore ed Irene, la giovane donna che è andata ad abitare l’appartamento di fronte al suo? E quali segreti nascondono, Alfonso ed Irene, nelle profondità dei loro animi tormentati? Muto testimone di questa storia è un pesciolino, solitario abitatore di un bellissimo acquario, fino a quando...

L’AUTORE: Francesco Scrima (Palermo, 1961) insegna lettere in un liceo della sua città. Dopo alcuni anni di giornalismo, ha esordito nella narrativa con il romanzo Teresa e le amiche (Roma, 1987). Sono poi venuti i romanzi: La spiaggia e il fuoco (Firenze, 1990); La notte dentro (Palermo, La Zisa, 1997) e Per avido amore (Palermo, La Zisa, 2003). Ha pubblicato, su varie riviste, liriche, racconti e testi teatrali. Fra il 2003 ed il 2008, si è impegnato nella realizzazione di due cortometraggi, girati con alcuni allievi del suo liceo.

Peppe Striano, “Una vincita maledetta”, prefazione di Piergiorgio Di Cara, pp. 128, euro 10.00, Ed. La Zisa


Peppe Striano, “Una vincita maledetta”, prefazione di Piergiorgio Di Cara, pp. 128, euro 10.00
ISBN 978-88-95709-39-0


«Una storia indiavolata come un blues. Strade di fuoco. Ritmi incalzanti. Un noir puro, distillato, come un rhum della migliore marca» Piergiorgio Di Cara

Tre personaggi, tre destini intrecciati, tre vite diverse ma in un qualche modo uguali, spinte sempre oltre i limiti ... Fred, un blues-man buon gustaio, Rhum&Nicotina, donne e serate esagerate, che non si fa mancare neanche il brivido estremo della Roulette Russa. Omar, poliziotto sempre "fuori dalle righe", con tanta voglia di riconquistare un rapporto perduto. Sofia, annoiata insegnante di lingue straniere, splendida, inquieta donna alla ricerca spasmodica di "non sa che cosa". Il poliziotto organizza un piano e coinvolge, con l'arma del ricatto, Fred e Sofia nel tentativo di mettere le mani su un grosso bottino, di quelli che cambiano la vita. Ma il destino mescola bene le sue carte: in un susseguirsi di colpi di scena sulle strade di New York e Las Vegas, Fred e Sofia si innamorano e scoprono che Ornar ha teso loro una trappola. Non meno furbi dell'astuto poliziotto, riescono, a loro volta a "fregarlo". Ma il destino beffardo ha in serbo una triste sorpresa anche per loro …

PEPPE STRIANO Nasce a Napoli nel 1974. Conseguita la maturità, si arruola nella Polizia di Stato e dopo due anni lascia la sua città per lavorare alle Scorte in una Palermo in piena rinascita. Chitarrista, cultore del blues e curioso della vita, ha “inseguito” le sue passioni in giro per il mondo. Vive tuttora a Palermo dove è impegnato da quasi dieci anni in delicate operazioni di polizia investigativa

In libreria Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960”. A cura di Davide Romano. Ed. La Zisa


Girolamo Li Causi, “Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960”. A cura di Davide Romano. Presentazione di Italo Tripi. Prefazione di Oliviero Diliberto, ed. La Zisa, pagg. 224, euro 9,90 (ISBN 978-88-95709-28-4)


Questa opera inedita di Girolamo Li Causi, terminata nel 1974, e non più rivista dall’Autore, è una lunga riflessione critica, ed autocritica, sull’attività svolta dal PCI e dalle classi dirigenti siciliane, negli anni della ricostruzione post-bellica, dai mesi immediatamente successivi allo sbarco delle truppe anglo-americane sino alla formazione dei governi Milazzo. Un arco di tempo lungo un quindicennio, durante il quale Li Causi assolse anche l’incarico di segretario regionale del partito. Da questo suo osservatorio privilegiato emerge il ritratto vivo e spesso pungente di uomini e vicende che hanno segnato la storia passata e presente dell’Isola.

GIROLAMO LI CAUSI (Termini Imerese 1906 - Roma 1977) è stato uno dei massimi dirigenti nazionali del Partito comunista italiano, al quale aderì giovanissimo poco dopo la sua fondazione. Parlamentare per diverse legislature, è stato per alcuni anni vice presidente della Commissione nazionale antimafia. Collaboratore e direttore di numerosi periodici, ha pubblicato: Il lungo cammino. Autobiografia 1906-1944, Roma, Editori Riuniti, 1974.
DAVIDE ROMANO (Palermo), giornalista. Ha scritto e scrive per numerose testate, tra le quali: Il Giornale di Sicilia, Il Mediterraneo, La Repubblica, Centonove, Antimafia2000, L’Ora, La Rinascita della Sinistra, Jesus, Avvenimenti, L’Inchiesta Sicilia, Narcomafie e Riforma. È stato anche fondatore e direttore responsabile del bimestrale di economia, politica e cultura Nuovo Mezzogiorno e del mensile della Funzione Pubblica Cgil Sicilia Forum 98. Ha pubblicato: L’amore maldestro (2001), La linea d’orizzonte tra carne e Cielo (2003), La buriana e altri racconti (2003),
Nella città opulenta. Microstorie di vita quotidiana (2003, 2004), L’anima in tasca (2004), Piccola guida ai monasteri e ai conventi di Sicilia (2005), Il santo mendicante. Vita di Giuseppe Benedetto Labre (2005), Dicono di noi. Il Belpaese nella stampa estera (2005) e La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo (2007).

Presentazione
di Italo Tripi

Il merito di ridare oggi voce ad un uomo politico come Girolamo Li Causi non risiede soltanto nella ricognizione storica di un periodo straordinariamente importante come il quindicennio 1944-1960, ma serve anche a mettere in luce il profilo e la consistenza di un politico lungimirante e tenace nel sostenere le ragioni di una scelta.
Il sempre più diffuso bisogno di “ritorno alla Storia” è indicativo delle difficoltà che stiamo attraversando e serve a recuperare il senso di un percorso, di un cammino, di una storia appunto che ci riguarda, ci appartiene.
La selezione degli scritti ad opera del curatore del libro che presentiamo mostra per intero la sua efficacia perché riesce a dare il senso di una stagione politica così ricca di avvenimenti che hanno visto la Sicilia al centro della storia nazionale come nel caso dello straordinario movimento contadino, della nascita del “partito nuovo” e la scelta autonomistica, della lotta alla mafia e dei riverberi a Portella della Ginestra dello scacchiere internazionale caratterizzato dalla cosiddetta “guerra fredda”.
La figura di Girolamo Li Causi emerge in tutta la sua brillantezza e, come nel caso dell’attentato del 16 settembre 1944 a Villalba, mette in mostra non solo l’acume politico ma anche la caratteristica umana di chi con coraggio e coerenza parla al cuore delle persone e fa muro alla furia criminale e assassina della mafia.
Muro che, fra l’altro, ha visto in decine di sindacalisti della Cgil i mattoni di una costruzione che della liberazione dal giogo politico mafioso ne ha fatto il presupposto dell’azione politica.
La lettura dei testi in appendice conferma in pieno le qualità dell’uomo Girolamo Li Causi e riassume le tappe più significative del decennio in questione.
Non posso tacere, in conclusione, che la Sicilia di oggi – afflitta da un grave declino delle sue classi dirigenti e segnatamente di quella politica e da una ostinata separatezza dal resto d’Italia – ha bisogno di ritrovare il bandolo della sua storia per capire come e dove orientare il cammino futuro, per dare fiducia e vigore alle nuove generazioni e impulso ad una stagione di profondi e ineluttabili cambiamenti.
Italo Tripi

Prefazione
di Oliviero Diliberto

Gli anni raccontati da Girolamo Li Causi in questo straordinario libro sono quelli decisivi della Repubblica italiana, quelli che l’hanno indelebilmente segnata, ne hanno condizionato il futuro sviluppo: anni che pesano ancor oggi. Dal 1944 al 1960, accade infatti praticamente tutto. La fine della guerra e la vittoria sul nazi-fascismo; la formazione dei primi governi democratici di unità nazionale e la successiva esclusione delle sinistre da essi; l’Assemblea Costituente e la nascita della Costituzione; l’attentato a Togliatti; la sconfitta delle sinistre nel ’48 e il centrismo; l’avanzata del Pci e delle sinistre a prezzo di lotte, politiche e sociali, grandi e terribili; le conseguenti repressioni di Scelba; la legge-truffa, e poi ancora la crisi del centrismo, le prime avvisaglie del nascente centro-sinistra, e infine la formazione dei governi Milazzo alla Assemblea regionale siciliana, resa possibile da una spaccatura all’interno della Democrazia cristiana, e la conseguente estromissione temporanea di questo partito dalle leve del potere.
In questi primi anni si coglie soprattutto la fine di una stagione di speranze aperta dalla Resistenza, la constatazione che la classe dirigente sceglie allora di non rompere decisamente con il passato, di non voltare pagina – anche e soprattutto per via del contesto internazionale, il mondo diviso in due blocchi, la guerra fredda degli anni più cupi –, in un continuiamo deteriore tra passato e presente, tra apparati dello Stato gravemente collusi con il regime fascista e riciclati, a vario titolo, in quelli della nuova Repubblica. I nemici di ieri diventano “utili” in quel momento per contrastare i nuovi nemici, i comunisti: e certo non solo in Italia. Le conseguenze di quelle scelte sciagurate, in Sicilia come nel resto del Paese, le paghiamo ancor oggi.
Li Causi racconta tutto ciò da un’ottica particolare, ma decisiva: la Sicilia del dopoguerra. L’autore narra, da protagonista, la battaglia contro la mafia, la connessione tra Stato, malavita organizzata, economia forte, le incursioni dei servizi americani. Oggi, tutto ciò ci appare più evidente. Sono emersi documenti, testimonianze, i fatti si delineano nella loro gravità e complessità: ma in Li Causi – attore protagonista tra i più importanti del periodo, a livello siciliano e nazionale – l’analisi è sin da quegli anni di una lucidità che oggi appare straordinariamente lungimirante. Aveva già chiaro tutto. E lo diceva.
L’autore – è quasi superfluo dirlo, ma forse non è inutile sottolinearlo in questi tempi di perdita colpevole di memoria – è stato personaggio leggendario. Incarcerato nel 1928 dopo la condanna a 20 anni di reclusione comminata dal tribunale speciale del fascismo, liberato nel ’43, è subito tra i capi della Resistenza nel Nord Italia, poi dirige il partito e le lotte per l’occupazione delle terre (e non solo) in Sicilia, è autorevole parlamentare e membro della direzione nazionale del Pci.
Popolarissimo e amatissimo tra le masse, Li Causi è l’alfiere della lotta contro la mafia, quando in certi ambienti politici (e giornalistici) essa non si poteva neppure nominare, negandosi addirittura la sua esistenza. Li Causi accusava apertamente di connivenza con la mafia i vertici dei partiti di governo in Sicilia, ad iniziare ovviamente dalla Dc, parlava delle collusioni con Cosa Nostra: lo faceva quando pochissimi, isolatamente, osavano farlo. Le prove giudiziarie sono venute a galla solo nei processi più recenti. Ma quelle politiche erano già allora di fronte agli occhi di chi voleva vederle. Li Causi univa dunque la capacità, straordinaria, di conoscenza e di analisi, ad un eccezionale coraggio.
Emerge a tutto tondo la figura di Li Causi comunista. Ma anche di Li Causi siciliano. Di quella Sicilia che ha dato straordinarie figure di dirigenti, nel corso dei decenni, al Pci nazionale, ma che ha visto protagonisti anche migliaia di donne e uomini meno noti o sconosciuti, militanti e dirigenti locali, politici e sindacalisti, che hanno dedicato al riscatto della propria Isola tutta la loro vita, non di rado mettendola concretamente a repentaglio e talvolta perdendola, proprio in nome e per via delle battaglie antimafia. Un nome per tutti: Pio La Torre.
Guttuso – altro siciliano illustre – amava ripetere, con la civetteria dei siciliani colti e cosmopoliti, che anche quando dipingeva una mela, c’era dentro la Sicilia. Se la portava dietro ovunque fosse e qualunque cosa facesse. Saudade isolana, ma anche coscienza della propria identità forte, delle radici che non si recidono, di valori che urlano dentro di sé. Ed è proprio in Sicilia che Li Causi matura alcune delle sue convinzioni più profonde, ad iniziare dall’adesione senza tentennamenti, e da subito, alla svolta togliattiana del ’44, la nascita del partito nuovo, capace di unire sempre la protesta alla proposta, l’identità e le alleanze. Li Causi è sempre attento all’unità delle masse, mai velleitario, nemico giurato del massimalismo. Egli crede e si batte per un partito che aderisse pienamente ai valori e ai principi della nuova Costituzione, scegliendo di tenere uniti democrazia e socialismo.
Li Causi fu dirigente comunista di prima grandezza. Pieno di umanità e partecipazione personale ai drammi del sottosviluppo, della povertà, dell’emarginazione sociale. In lui, nelle sue pagine, si avverte come prioritaria gli appaia la lotta contro le ingiustizie, i soprusi, le prepotenze dei potenti contro gli umili: Manzoni avrebbe detto le soperchierie. Passione politica, dunque, unita sempre alla tensione morale. Ma dal libro si chiarisce anche che nei comunisti siciliani la battaglia per la legalità e quella per il riscatto sociale non siano mai astrattamente scisse, anzi esse appaiono indissolubili tra loro: pena la sconfitta su entrambi i terreni.
Un esempio, dunque, ancora oggi vivissimo. Queste riflessioni politiche inedite, che commentano e si incrociano con alcuni passi significativi della sua vicenda autobiografica postbellica, sono quindi utili, feconde, istruttive. Ne dobbiamo essere grati ai brillanti curatori, che allegano anche pagine particolarmente struggenti, come le lettere di Li Causi dal carcere e le testimonianze dei compagni e dei dirigenti del Pci, seguite alla sua scomparsa.
Concludendo la lettura, mi viene spontaneo pensare (ripensare, ancora una volta) allo scioglimento di quel partito – il Pci – al quale Li Causi e intere generazioni di comunisti in Italia hanno dedicato l’intera propria vita. Anche questo straordinario libro, infatti, testimonia la grandezza e i meriti storici di quella comunità di donne e uomini che lo costituivano. Vi ho riflettuto con amarezza.
Ma è motivo di ottimismo e di speranza pensare anche che questo libro possa esser letto, e meditato, da una generazione ancor più giovane: quella che viene dopo la mia e non ha conosciuto il Pci, per un ovvio fatto anagrafico. A questi giovani, che oggi hanno vent’anni, e nascevano quando crollava il Muro di Berlino, questo libro insegna che ciò che è stato fatto era giusto farlo e che i comunisti italiani sono stati i protagonisti della lotta per la democrazia, la legalità, l’emancipazione del popolo: in definitiva, per un’Italia migliore.
In definitiva, questo libro ci insegna, ancora una volta, quanto sia straordinariamente vitale il vecchio principio che i filosofi ci ripetono da un migliaio di anni. Noi, oggi, riusciamo a vedere più lontano di chi ci ha preceduto non perché siamo più bravi, ma semplicemente perché siamo nani issati sulle spalle di giganti.

Oliviero Diliberto

Giovedì 17 luglio, Presentazione di "M. La lettera maledetta" di Emanuele Sinagra, Ed. La Zisa


Giorno 17 Luglio 2009 alle ore 18:30
Presentazione del libro
"La lettera maledetta"
di Emanuele Sinagra.
Saranno presenti alla tavola rotonda:
Davide Romanogiornalista e scrittore presidente della casa editrice La Zisa
Malde Vigneripsicoanalista e prefatrice del libro
Mario Pintacudainsegnante e scrittore
Emanuele Sinagramedico ed autore del libro
Seguirà un aperitivo.


“Ritroviamo con sollievo e con piacere nelle pagine del giovane autore del racconto la lettera maledetta quell’afflato magico della scrittura di cui parla Savater. Lo stile fantasioso e affabulatorio di Emanuele Sinagra ne merita il riconoscimento nel senso letterario del termine per il fluire dell’inventiva, per la capacità visionaria e per la scioltezza della forma che raggiunge in più di un brano livelli espressivi particolarmente felici ed in senso letterale per l’inquietante abilità rapportabile in alcuni tratti alle atmosfere dei saggi di De Martino, di mescolare ambientazioni rurali e delle terre di provincia a stilemi dal cupo disegno gotico (...). Come nelle antiche fiabe piene di streghe, di orchi e di avvenimenti ordalici, ci lasciamo attraversare dal racconto per giungere insieme all’autore ed al suo personaggio ad una plaga più rasserenata del vivere.” (Dalla presentazione di Malde Vigneri)


EMANUELE SINAGRA, (Palermo, 1983), nel 2001 ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Classico Giuseppe Garibaldi con la votazione di 100/100. Nel 2007 ha conseguito la laurea magistrale in Medicina e Chirurgia con la votazione di 110/110 e lode, con menzione della tesi ed ammissione al Premio Maurizio Ascoli. Da sempre ha seguito con passione la letteratura , il giornalismo, la storia dell’arte, la psicoanalisi e le lingue, in particolare il tedesco e l’inglese, coltivate nelle sue esperienze formative all’estero (Germania, Svezia e Polonia). Dal 2008 è medico in formazione presso la Scuola di Specializzazione in Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Palermo. Questo è il suo primo libro.

Un libro per l'estare


Torna in libreria "Palermo oppure Palermo. Le immagini dello spettacolo di Pina Bausch"


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"Palermo oppure Palermo. Le immagini dello spettacolo di Pina Bausch e il diario intimo di una città"

di Michele Di Dio e Mimmo Gerratana, ed. La Zisa – Palermo, pp. 192, euro 42,00 ISBN 978-88-8128-014-8

“Palermo oppure Palermo” nasce dalla collaborazione tra un fotografo e un giornalista. Lo spunto è lo spettacolo “Palermo Palermo”, che la grande coreografa tedesca Pina Bausch, da poco scomparsa, ha presentato in prima mondiale nel capoluogo siciliano. Dello spettacolo Michele Di Dio ha realizzato una serie di immagini, il testo di Mimmo Gerratana è nato invece nello stesso periodo in cui la Bausch girava per le vie della città prendendo idee e appunti per la messa in scena. Il libro mette, quindi, a confronto diverse “letture” di Palermo: quella di Pina Bausch, che dalle strade ha tratto simboli, metafore, movimenti; quella di Michele Di Dio, che ha costruito un proprio itinerario visivo nel balletto; infine, quella di Mimmo Gerratana, anch’essa metaforica e addirittura romanzata. Ma che parla di fatti di cronaca pur se deformati dalla sensibilità. Il risultato è un magnifico ritratto a più voci che va oltre la rappresentanza del reale: un ritratto delle speranze, le delusioni, le inquietudini, le ambiguità, gli incubi che attraverso una metropoli mediterranea oggi come ieri sempre più “sotto gli occhi del mondo”.

La Zisa - Chi siamo

La casa editrice La Zisa nasce nel 1988 a Palermo e in breve tempo si afferma nel settore dell'editoria di qualità con i suoi numerosi titoli pubblicati (saggistica di carattere storico-scientifico, saggistica d’attualità e narrativa di autori classici “ritrovati” e di scrittori emergenti).
Oggi La Zisa Comunicazione soc. coop. raccoglie questa preziosa eredità e la rilancia con l'apporto di un gruppo di giovani redattori, amanti dei buoni libri, motivati e innovativi, e soprattutto appassionati. Una sorta di “seconda generazione” intellettuale cresciuta e formatasi alla scuola dei fondatori della casa editrice.
Ed è solo grazie a questa passione che il nuovo gruppo redazionale è stato in grado in poco più i due anni di implementare il già nutrito catalogo di ben 40 titoli. Alcuni dei quali di discreto successo come il saggio del giornalista del Sole24Ore, Nino Amadore, “La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia” (3 ristampe in sei mesi); il dizionario “Le parole della mafia” (una tiratura quasi esaurita nell’arco di due stagioni) o la relazione della Commissione parlamentare Antimafia sulla ‘ndrangheta o, ancora, romanzi come “Il sarcofago dell’Imperatore” dell’archeologo Matteo Valentino e “I fiori e la polvere” di Dario Lo Bianco.