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venerdì 12 marzo 2010

Le Edizioni la Zisa bandiscono il 1° Concorso nazionale di narrativa “Racconti d’Italia. L’Italia si racconta”.


In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, le Edizioni la Zisa bandiscono il 1° Concorso nazionale di narrativa “Racconti d’Italia. L’Italia si racconta”.

dal sito http://www.lazisa.it/

Art. 1 In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Le Edizioni La Zisa bandiscono il I Concorso nazionale di narrativa “Racconti d’Italia. L’Italia si racconta” finalizzato alla selezione di racconti da pubblicare gratuitamente in un volume curato dalla stessa casa editrice.

Art. 2 Per partecipare alla selezione basterà acquistare due volumi a scelta dal catalogo delle Edizioni La Zisa (www.lazisa.it), come parziale contributo alle spese organizzative.


Art. 3 Il racconto dovrà essere inviato, entro e non oltre il 30 dicembre 2010, direttamente al nostro indirizzo di posta elettronica: edizionilazisa@gmail.com
o per al seguente indirizzo:
Edizioni La ZisaVia F.Guardione 5/E90139 Palermo
allegando la prova d’acquisto dei due volumi (scontrino fiscale o fattura in cui risultino i titoli dei volumi acquistati) o, in alternativa, sarà possibile fare l’ordine direttamente dal nostro sito www.lazisa.it specificando nell’e-mail di conferma ACQUISTO LIBRI PER CONCORSO “Racconti d’Italia. L’Italia si racconta”.

Art. 4 L'opera inviata (non più di una per autore) dovrà essere inedita (o comunque l'autore dovrà ancora detenerne i diritti; a tal fine l'autore dovrà dichiarare l'opera frutto della sua inventiva e di sua libera disponibilità) e dovrà essere tassativamente compresa fra un minimo di 10 cartelle (o 18.000 caratteri spazi inclusi) e un massimo di 25 cartelle (o 45.000 caratteri spazi inclusi).


Art. 5 Il partecipante dovrà allegare un breve curriculum vitae con dati anagrafici, indirizzo tradizionale, e-mail e recapito telefonico.


Art. 6 I primi 3 classificati della verranno pubblicati congiuntamente in un libro a cura e a spese dell'editore, che si riserverà gli interventi editoriali che riterrà opportuni. Gli autori pubblicati riceveranno 3 copie omaggio godendo dello sconto del 40% (+ spese di spedizione) sulle altre copie che volessero eventualmente acquistare.


Art. 7 Ogni autore selezionato per la pubblicazione riceverà un contratto editoriale.


Art. 8 Il giudizio verrà operato insindacabilmente dall'editore e da una giuria di esperti lettori di sua fiducia. I risultati verranno comunicati ai partecipanti via posta elettronica e nel web entro la fine del mese di febbraio 2011, mentre la pubblicazione del volume è prevista entro la fine del primo quadrimestre trimestre del 2011.


Art. 9 L’opera pubblicata verrà promossa e distribuita attraverso i consueti canali delle Edizioni La Zisa. Copie del volume verranno inviate in omaggio al Presidente della Repubblica ed ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

Art. 10 Qualora si ritenesse non soddisfacente la quantità e/o la qualità delle opere pervenute, la pubblicazione premio potrà non aver luogo o essere rimandata alla selezione successiva.


Art. 11 La partecipazione al concorso “Racconti d’Italia. L’Italia si racconta” implica l'accettazione di tutte le norme indicate nel presente bando.


Art. 12 Ai sensi della legge 96/675 i partecipanti al concorso consentono alle Edizioni La Zisa il trattamento dei dati personali e delle loro opere secondo quanto previsto dal presente bando.

Il numero di marzo di “Focus Storia” parla del “Maestro del Sonno Eterno” (Edizioni La Zisa) di Dario Piombino Mascali


Il numero di marzo di “Focus Storia” parla del “Maestro del Sonno Eterno” (Edizioni La Zisa) di Dario Piombino Mascali

(…) Naturali sono anche le migliaia di corpi che riposano nella cripta dei Cappuccini di Palermo (la stessa della "bella addormentata" di Salafia). «La nascita delle catacombe dei Cappuccini risale alla fine del 'Soo, quando furono scoperti casualmente, in una fossa comune, i corpi di 45 frati perfettamente conservati. Da allora si sviluppò un grande sito di sepoltura in uso fino alla fine dell'8oo, inizialmente riservato ai Cappuccini e poi esteso a nobili, alti prelati e borghesi» riprende Piombino Mascali. «La stessa Rosalia aveva un permesso solo provvisorio per rimanere nelle catacombe. Ma le peregrinazioni della sua famiglia in Italia e all'estero non consentirono di darle diversa sistemazione».
Le condizioni ambientali di questo luogo (e di altri in Sicilia), come l'assenza di umidità e una temperatura costante, consentivano l'essiccazione naturale. «Favorita tra l'altro da una tecnica rudimentale ma efficace, chiamata "scolatura": i corpi erano a volte posizionati seduti o in piedi per permettere il drenaggio dei liquami cadaverici».
PIETRIFICATI. Avvolti nel più profondo mistero sono stati invece, per anni, i metodi dei "pietrificatori". «Tra la fine del '700 e la prima metà del '900 alchimisti e medici fuori dagli ambienti accademici si misero in testa di pietrificare tessuti animali (e poi corpi) fino a ottenere una durezza simile alla roccia» spiega Luigi Garlaschelli, chimico dell'Università di Pavia.
Il maestro della "pietrificazione", il bellunese Girolamo Segato (1792-1836), fu osannato dai contemporanei: «Gli dedicarono opere teatrali e odi, e quando morì fu sepolto a Firenze, accanto a Michelangelo e Machiavelli» racconta lo studioso. «Alcuni suoi preparati sembrano impregnati di sostanze minerali, altri sembrano più che altro disidratati: di sicuro Segato non rivelò nulla del suo procedimento, nonostante i tanti tentativi di imitazione».
All'epoca l'imbalsamazione era tornata in auge dopo secoli di stop, coincisi col diffondersi del cristianesimo che la riteneva incompatibile con la risurrezione. «Nel 392 d. C. l'imperatore Teodosio vietò riti e pratiche sui cadaveri che andassero oltre la semplice unzione» spiega Piombino Mascali. Anche nel Tardo Medioevo prevalse il rifiuto di ogni tipo di violazione del cadavere limitandosi alla cosiddetta "clisterizzazione" ovvero all'immissione di decotti aromatici nel retto.
«Ma esisteva anche un altro sistema che consisteva nella bollitura e nella separazione dei tessuti molli dalle ossa: era riservato ai crociati caduti in battaglia e ne permetteva il rientro e la sepoltura in patria. Anche il "santo" re di Francia Luigi IX (morto nel 1270) e il teologo Tommaso d'Aquino (morto nel 1274) non sfuggirono al calderone bollente» conclude Piombino Mascali.
E oggi? Chi, per il proprio cadavere, aspirasse a qualcosa di più di una comparsata in tv, può offrirsi volontario all'anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens, il "re" della plastinazione. Con la tecnica da lui brevettata i liquidi corporei sono sostituiti con molecole di silicone e le salme si induriscono diventando opere d'arte. In pose "viventi" per l'eternità.

Anita Rubini

PER SAPERNE DI PIÙ
“Il maestro del sonno eterno”, Dario Piombino Mascali (Edizioni La Zisa). I segreti di Alfredo Salafia, mummificatore.

venerdì 5 marzo 2010

Ecco la formula segreta del signore delle mummie. La Zisa pubblica un libro che svela i segreti del maestro del sonno eterno.


IL SUO "fluido della perfezione" ha spopolato nei primi anni del Novecento, non soltanto nella sua Palermo, ma persinoa New York dove impiantò la Salafia permanent method embalming company offrendo anche una sorta di pacchetto "soddisfatti o rimborsati". Alfredo Salafia, nato nel capoluogo siciliano nel 1869, di professione era imbalsamatore. Così si legge anche sulla sua carta identità del tempo. M a poco o nulla si è mai saputo della sua vita e della sua formula miracolosa di imbalsamazione che ha trasformato la piccola Rosalia Lombardo, morta nel 1920 a causa di una broncopolmonite o forse di una malattia "esotica", e custodita con altre duemila mummie nelle catacombe dei Cappuccini, in una sorta di simbolo dell' immortalità che ha fatto il giro del mondo. Adesso il manoscritto di Salafia dal titolo "Nuovo metodo speciale per la conservazione del cadavere umano intero allo stato permanentemente fresco", rimasto inedito per quasi un secolo, è al centro del libro "Il maestro del sonno eterno", scritto da Dario Piombino-Mascali, giovane antropologo e ricercatore messinese dell' Accademia Europea di Bolzano, pubblicato dalla casa editrice La Zisa, che sarà presentato il 5 marzo alle 18 alla libreria Feltrinelli. Per la prima volta si ripercorre nel dettaglio il metodo di imbalsamazione di Salafia che in vita non si specializzò mai in Medicina, ma coltivò un costante esercizio nella chimica, nell' anatomia e nell' estetica inoltrandosi nella professione partendo con esperimenti tassidermici sui corpi degli animali per arrivare poi agli esseri umani. Alla base del metodo c' era la famosa formula segreta che Salafia non rivelò mai pubblicamente prima della sua morte, ma che in qualche modo dovette diffondersi tra alcuni allievi come testimoniano un paio di documenti - riportati nella pubblicazione - successivi alla morte dell' imbalsamatore. «Il fatto - scrive Piombino-Mascali - che Salafia abbia perfezionato il proprio fluido entro il 1901 suggerisce che egli sia stato uno dei primi a mettere a punto una formula d' imbalsamazione "moderna" non più costituita da sostanze tossiche come l' arsenico e il mercurio, altamente nocive per l' operatore». La formula scovata dal ricercatore fra le carte sepolte dall' oblio è molto precisa: una parte di glicerina, una di formalina al quaranta per cento satura di zolfato di zinco e con il dieci per cento di cloruro di zinco secco, una ancora di alcool satura di acido salicilico. Tutto somministrato con una sola iniezione, come suggerisce Salafia, preferibilmente attraverso un' arteria femorale. «Messa a nudo un' arteria femorale - riporta l' autore attingendo al manoscritto di Salafia - si incide la parete superiore per una lunghezza capace di lasciare il tubetto di vetro con la direzione verso il tronco: si lega bene il tubetto di vetro all' arteria e si lega pure l' altro lato dell' arteria; si apre il rubinetto e così sarà iniziata l' iniezione endovasale». Si legge ancora nel manoscritto dell' imbalsamatore: «Per ottenere una pressione uguale e costante, l' iniezione endovasale, deve eseguirsi a mezzo di una vaschetta di vetro con tubo di gomma posta a m. 1,50 più alta dell' arteria da cui si vuole introdurre il liquido conservativo». Con questa procedura la piccola Lombardo si è mostrata per decenni con un viso turgido e rotondeggiante, grazie anche a iniezioni di paraffina disciolta in etere. «La glicerina - spiega l' autore del libro - faceva sì che il cadavere non si disidratasse troppo, oltre a donare elasticità e uniformità di colore ai tessuti. La formalina esercita un' azione disinfettante e disidratante e i sali di zinco una funzione antisettica e preservativa. Infine l' alcool agiva sia come veicolo che come sostanza conservativa e penetrante, mentre l' acido salicilico preveniva la formazione di funghi». All' interno del corpo di Rosalia Lombardo, grazie all' impiego di una sofisticata apparecchiatura radiografica, Piombino-Mascali ha potuto anche rivelare nel cranio ancora intatti entrambi gli emisferi cerebrali, nella cavità toracica la struttura polmonare e a livello addominale il fegato. Oggi, però, il ricercatore lancia un serio allarme sulle condizioni del corpo della bambina: «Sono evidenti - scrive Piombino-Mascali - un certo oscuramento del volto così come lo sbiadimento dei capelli e tessuti per un processo di fotossidazione. È in atto un progressivo deterioramento imputabile alla continua esposizione alla luce. Inoltre l' aumento dell' umidità e l' inquinamento atmosferico all' interno delle catacombe forma acidi corrosivi che minacciano la sua conservazione». Così l' incuria e i tempi lunghi degli iter burocratici rischiano di rovinare un processo che aveva il sapore dell' eternità. Per intervenire sulla bambina adesso si attende un immediato benestare dalla Soprintendenza ai Beni culturali. Ma Salafia imbalsamò oltre cento corpi, fra cui personaggi illustri come Francesco Crispi, di cui restaurò il corpo, e ancora il cardinale Michelangelo Celesia, il senatore Giacomo Armò, l' etnografo Giuseppe Pitrè e il conte di Francavilla. E fra quelli ancora oggi conservati nella cripta dei cappuccini, oltre alla piccola Rosalia, il fratello Ernesto Salafia e il vice console Giovanni Paterniti. Del corpo dello stesso Salafia, invece, come fosse una beffa del destino, non rimane nulla. Forse l' abito blu che indossava al momento della morte avvenuta nel 1933 per un' emorragia cerebrale, giace dimenticato sul fondo di una tomba del cimitero di Santa Maria di Gesù. - CLAUDIA BRUNETTO

martedì 2 marzo 2010

CONCORSO NAZIONALE DI POESIA "CYRANO". PUBBLICA GRATIS CON LA ZISA




1. È possibile partecipare con opere poetiche inedite o in parte edite.


2. Per partecipare alla selezione basta acquistare due volumi a scelta nel catalogo della Casa Editrice La Zisa, come contributo alle spese organizzative.


3. Bisogna, quindi, inviare le poesie allegando la prova d’acquisto dei due volumi (scontrino fiscale o fattura in cui risultino i titoli dei volumi acquistati) o in alternativa è possibile fare l’ordine direttamente dal nostro sito http://www.lazisa.it/ specificando nell’e-mail di conferma ACQUISTO LIBRI PER SELEZIONE “PUBBLICA GRATIS”.


4. Le opere poetiche possono essere inviate in forma cartacea, al seguente indirizzo:
La Zisa Comunicazione soc. coop.
Via F.Guardione 5/E
90139 Palermo


o via e-mail al seguente indirizzo
edizionilazisa@gmail.com


5. In allegato alle poesie è necessario inviare una scheda bio-bibliografica, dati anagrafici e recapito dell’autore.


6. Le opere inviate saranno valutate da esperti lettori della casa editrice La Zisa. A selezione ultimata l’opera vincitrice verrà segnalata sul sito internet http://www.lazisa.it/. Saranno inoltre assegnate delle menzioni alle altre opere finaliste.


7. L’opera vincitrice della selezione verrà pubblicata gratuitamente nella collana di poesia italiana contemporanea “Le Rondini” della Casa Editrice La Zisa.


8. Il vincitore di ogni sessione riceverà 20 copie dell’opera pubblicata.


9. L’opera pubblicata verrà promossa e distribuita attraverso i consueti canali della Casa Editrice La Zisa.


10. Oltre alla pubblicazione in volume dell’opera vincitrice, è prevista la segnalazione e/o eventuale pubblicazione antologica di opere ritenute particolarmente meritevoli.


11. Le opere dovranno essere inviate entro e non oltre il 30 dicembre del 2010. La pubblicazione dell’opera premiata è prevista per il primo trimestre del 2011.

domenica 28 febbraio 2010

In libreria: Salvatore Battaglia, "Armonie" (Poesie), La Zisa, pp.128 - euro 9,90


Prefazione di Roberto Deidier. Con una nota Alda Merini

Il linguaggio poetico di Salvatore Battaglia «è tutto improntato alla colloquialità: il poeta scrive in seconda persona, si rivolge incessantemente a un “tu”; ha bisogno dell’ “altro” perché il grumo delle proprie pulsioni affettive possa identificarsi in un oggetto preciso, nel nome di un personaggio, così come ha bisogno di quell’entità oltre lo spazio della pagina, che è il lettore. Per questo si ha l’impressione che il discorso amoroso si rivolga al contempo alla donna che ne è la controparte e a un invisibile pubblico: il racconto dell’amore non è autoreferenziale, non ricade su se stesso perché è segnato da altro, fin dal suo sgorgare» (dalla Prefazione di Roberto Deidier).



Salvatore Battaglia, è nato e vive a Palermo. Presidente dell’ associazione culturale “Investimento e sviluppo (Inves)”, ha pubblicato, tra gli altri, i saggi: Comunità ecclesiale e società nella tradizione e nel rinnovamento (1981), In attesa della Seconda Repubblica. Sussurri e grida di ferragosto (1994), Da Berlusconi a Dini: passaggio per la Seconda Repubblica (1995) e le raccolte di poesie: Armonia a tre voci (1996), Storia romantica (1997), Sentimenti (1999), Ad una compagna comunista (2002) e Il canto della bellezza (2003).

venerdì 26 febbraio 2010

SPECIALE LIBRI: "BUTTANA DI LUSSO", LE CONFESSIONI DI UNA ESCORT (LA ZISA)








(9Colonne) - Roma, 21 feb - Ufficialmente si chiamano escort, ovvero accompagnatrici per uomini d'affari che non potendosi portare in viaggio la moglie o la compagna, affittano una ragazza per affrontare in maniera più piacevole le noiose cene di lavoro e trascorrere in compagnia anche il dopocena. Esistono decine e decine di agenzie, soprattutto online, che propongono donzelle per tutti i gusti, ma cosa ancora più interessante, anche per tutte le tasche. Navigando tra i vari siti ci si rende subito conto però che le escort tutto sono tranne che semplici accompagnatrici. Offrono servizi "particolari" in cui la trasgressione è la parola d'ordine. In altre parole, se siete stanchi della solita routine e volete provare qualcosa di diverso, inventate una cena di lavoro e noleggiate una escort, per un'ora o per tutta la notte, a seconda delle vostre esigenze. Certo, raccattare una ragazza per strada può creare diversi problemi, non solo perché si rischia di essere beccati da amici e conoscenti, ma anche perché si può essere accusati di favoreggiamento della prostituzione con tutto quello che ne consegue.
Esplorando il mondo a luci rosse dei palermitani, prima che il fenomeno balzasse agli onori della cronaca per le note vicende dei politici italiani, Alessia Cannizzaro, autrice di "Buttana di lusso"(La Zisa) si è imbattuta in Chiara, giovane escort nostrana che, per nulla intimorita dall'idea di riferire vizi e virtù dei suoi clienti, ha deciso di raccontare la sua vita a luci rosse.
(PO / Fam)

lunedì 22 febbraio 2010

A marzo in libreria: Walter Ferreri, “La verità sul 2012”, Edizioni la Zisa, pp. 112, euro 9,90


ISBN: 978-88-95709-55-0

Dalla lettura di questo libro ognuno di noi potrà rendersi perfettamente conto «come il 2012 sia un anno come gli altri e che la sua elezione a “anno del giudizio” non sia nient’altro che un’invenzione di alcuni autori, scaturita da una loro interpretazione acritica del calendario Maya, al quale si è voluto attribuire un significato che non trova riscontro tra gli studiosi di questo popolo. Il motivo che li ha indotti a fare queste previsioni è essenzialmente di tipo economico […]: un libro che tratta di future catastrofe di eventi spettacolari o eccezionali ha molto facilmente più successo di uno […] che si limiti a raccontare la realtà dei fatti».
«La storia è permeata da “profeti” e “veggenti” che hanno previsto innumerevoli volte la fine del mondo. Spesso questi comportamenti sono stati dettati da una interpretazione letterale di scritti antichi, ai quali si attribuiscono grande autorità o addirittura infallibilità. Anche nel caso dei Maya, […] la tendenza è stata quella di sopravvalutare molto le loro possibilità di previsione, […] I Maya avevano una notevole conoscenza del cielo, ma […] La loro scienza non gli permetteva di fare previsioni precise su molti avvenimenti astronomici futuri». (dalle Conclusioni dell’Autore)

Walter Ferreri, astronomo, svolge la sua attività professionale presso l’Osservatorio Astronomico di Torino. È autore di una ventina di libri e fondatore, nel 1977, della rivista di astronomia ”Orione”, della cui versione attuale – “Nuovo Orione” – ricopre la carica di direttore scientifico. Per le sue scoperte e ricerche nel campo degli asteroidi l’Unione Astronomica Internazionale ha conferito il nome “Ferreri” all’asteroide 3308 EP.
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mercoledì 17 febbraio 2010

Dal primo marzo in libreria: Alessia Cannizzaro (a cura di), "Buttana di lusso. Confessioni di una escort", La Zisa


Dal primo marzo in libreria

Alessia Cannizzaro
(a cura di)

Buttana di lusso
Confessioni di una escort

pp. 80, euro 9,90

ISBN 978-88-95709-54-3

Edizioni La Zisa
http://www.lazisa.it/


E l'onorevole mi disse: "Picchiami, sono un bambino cattivo!"


Una città a luci rosse annidata tra le pieghe di un perbenismo di facciata. Palermo è anche questo. E a svelarne il suo lato oscuro è Chiara (o almeno così dice di farsi chiamare), una escort palermitana che da anni lavora proprio nella sua città. Sesso a pagamento, in casa o in trasferta, appartamenti di lusso come alcove, o hotel fuori porta. Tra i suoi clienti politici, avvocati, professionisti in genere, tutta gente della “Palermo bene”. Chiara ci racconta, senza falsi pudori, vizi e virtù di una città sommersa, conditi da particolari piccanti e non sempre prevedibili.

Alessia Cannizzaro è giornalista professionista, laureata in Scienze della Comunicazione e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Da anni lavora per tv e testate locali e nazionali. E proprio per un quotidiano palermitano ha condotto un’inchiesta sulla Palermo a luci rosse.

Introduzione di Alessia Cannizzaro

Ufficialmente si chiamano escort, ovvero accompagnatrici per uomini d’affari in viaggio, che non potendosi portare la moglie o la compagna, affittano una ragazza per affrontare in maniera più piacevole le noiose cene di lavoro e trascorrere in dolce compagnia anche il dopocena.
Esistono decine e decine di agenzie, soprattutto online, che propongono gentil donzelle per tutti i gusti, ma cosa ancora più interessante, anche per tutte le tasche. Navigando tra i vari siti ci si rende subito conto però che le escort tutto sono tranne che semplici accompagnatrici.
Le foto, quasi tutte in desabbillé, mostrano donne dalle curve generose che poco lasciano all’immaginazione. E i messaggi lasciati dalle dirette interessate sono a dir poco inequivocabili. L’offerta è sì di trascorrere una piacevole serata, ma a casa o in albergo, ovvero in luoghi chiusi e lontani da occhi indiscreti. Nessun riferimento, invece, alle eventuali cene di lavoro per cui in teoria dovrebbero essere assoldate. Offrono servizi “particolari” in cui la trasgressione è la parola d’ordine. In altre parole, se siete stanchi della solita routine e volete provare qualcosa di diverso, inventate una cena di lavoro e noleggiate una escort, per un’ora o per tutta la notte, a seconda delle vostre esigenze. Certo, raccattare una ragazza per strada può creare diversi problemi, non solo perché si rischia di essere beccati da amici e conoscenti, ma anche perché si può essere accusati di favoreggiamento della prostituzione con tutto quello che ne consegue. Difficile poi spiegarlo a casa!
Ma attenzione a chiamare le cose con il giusto nome. Il fenomeno delle escort trovate via Internet può essere tranquillamente, e senza paura di essere smentiti, definito prostituzione online, in quanto le ragazze si vendono per scopi dichiaratamente sessuali. I siti, come ci confermano le autorità preposte al controllo, hanno infatti sede legale all’estero per ovviare le misure di chiusura, previste dall’ordinamento italiano. Anche le ragazze, per sfuggire ai controlli non hanno una sede fissa, ma girano per l’Italia. Il gioco è semplice: basta cercare sui principali motori di ricerca, come Google per intenderci, “escort Palermo” e spulciare i vari siti.
Le ragazze sono divise per categoria (Top class, Deluxe, International, oltre che Trans, Gay e Lesbo), per regioni e poi anche per città. Ma a dispetto di un nord brulicante di escort, il sud, e nello specifico Palermo, sembra non disporre di una così vasta scelta. La maggior parte delle ragazze che operano nell’hinterland palermitano in realtà sono straniere o residenti in altre città, disposte comunque ad un bel viaggio isolano.
Si legge chiaramente in tutti i siti che le ragazze sono in tour per le varie città e sono disposte a raggiungere il cliente o a spostarsi da una sede all’altra con un preavviso di minimo tre giorni. I prezzi variano dalle 500 euro all’ora ai 3000 euro per l’intero week-end. Poi ovviamente c’è chi pratica lo sconto fedeltà per i clienti affezionati e chi, per evitare fregature, chiede il pagamento anticipato o una caparra al momento della prenotazione.
Discorso diverso per i siti che raccolgono annunci privati. In questo caso le bacheche vengono aggiornate quotidianamente e la scelta si fa molto più ampia. Le si può facilmente contattare via e-mail o telefonare al numero di cellulare pubblicato nell’annuncio. Messi al bando, stando a quanto scritto nei siti, gli sms e le chiamate anonime. Privacy sì, ma fino ad un certo punto.
Esplorando il mondo a luci rosse dei palermitani, prima che il fenomeno balzasse agli onori della cronaca per le note vicende dei politici italiani, mi sono imbattuta in Chiara, giovane escort nostrana che, per nulla intimorita dall’idea di riferire vizi e virtù dei suoi clienti, ha deciso di raccontarmi la sua vita a luci rosse. (Alessia Cannizzaro)

Indice:
7. Introduzione
11. La mia “prima volta”… a pagamento!
22. Giovani rampanti, belli e insoddisfatti
31. Giochi di potere fuori e dentro le lenzuola
49. Da avvocato a “cliente” abituale
58. Nobiltà perversa e perbenista
66. Quattro chiacchiere con Chiara…
71. Ringraziamenti

lunedì 15 febbraio 2010

Invito-Palermo 5 marzo, Presentazione volume di Dario Piombino-Mascali, "Il Maestro del Sonno Eterno", Ed. La Zisa




La S.V. è invitata alla presentazione del volume


di Dario Piombino Mascali
"Il Maestro del Sonno Eterno”


Presentazione di Arthur C. Aufderheide
Prefazione di Albert R. Zink


ISBN 978-88-95709-52-9
Edizioni La Zisa
http://www.lazisa.it/


pp. 128, euro 12,00

che avrà luogo il 5 marzo alle ore 18
presso la libreria Feltrinelli
di via Cavour, 133
a Palermo

Interverranno:
Franco Nicastro, presidente Ordine dei giornalisti di Sicilia
Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, già ministro provinciale dei Frati minori Cappuccini di Palermo.
Albert R. Zink, direttore scientifico Eurac di Bolzano – Istituto per le mummie e l’iceman
Dario Piombino-Mascali, ricercatore e paleopatologo presso l’Eurac di Bolzano e autore del saggio

Modererà: Alessia Franco, giornalista


Quali segreti custodisce Rosalia Lombardo, la ‘Bella Addormentata’ delle Catacombe di Palermo, ritenuta a ragione la più bella mummia del mondo? Quali alchimie hanno permesso la perfetta conservazione di una bambina di due anni, a quasi un secolo dalla sua morte? Chi ne è stato l’artefice? Tali interrogativi, rimasti per lunghissimo tempo irrisolti, trovano ora finalmente risposta in questo saggio dell’antropologo Dario Piombino-Mascali. Una ricostruzione appassionante della vicenda che lega la piccola Rosalia Lombardo ad Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano dai contorni finora velati dalla leggenda. Un viaggio avvincente, che l’autore compie prendendo per mano il lettore e conducendolo nel cuore di una storia mai rivelata prima, se non attraverso frammenti e contraddizioni. Un’attenta e meticolosa indagine, che coniuga il rigore scientifico ad uno stile accattivante ed esaustivo.
Dario Piombino-Mascali, nato a Messina nel 1977, è ricercatore presso l’Accademia Europea (EURAC) di Bolzano, dove coordina il Progetto “Mummie Siciliane”. Borsista della National Geographic Society, è stato recentemente insignito del titolo di membro onorario dall’American Society of Embalmers. Collabora attivamente con il Museo Archeologico dell’Alto Adige, i Musei Vaticani ed i Musei Reiss-Enghelhorn per lo studio scientifico di mummie umane.

Recensione de “Il prato e il pozzo” di Maria Teresa De Sanctis, ed. La Zisa



“COM’E’ STUPIDO IL MALE” di Augusto Cavadi
“Centonove” 12.2.2010
Secondo la Prefazione di Francesco Gambaro, la raccolta “Il prato e il pozzo” (La Zisa, Palermo 2009) di Maria Teresa De Sanctis contiene “racconti, anche filosoficamente ardui”. Nella misura in cui ciò è vero, è lecito leggerli con gli occhiali del filosofo. Il che significa, innanzitutto, rinunziare a focalizzare l’aspetto linguistico ed estetico, insomma l’aspetto propriamente letterario. Da questa angolazione infatti tutto ciò che ho da notare, da semplice lettore della strada, è che l’autrice mostra una cura insolita della parola. E forse è proprio in questa attenzione al vocabolo e alla costruzione della frase che si annida la differenza fra la scrittura di un ‘pensatore’ e la scrittura di uno ’scrittore’. Alcuni di noi, filosofi per mestiere e per passione, usiamo la lingua; altri, uomini e donne di letteratura, fruiscono della lingua. Altrimenti detto: alcuni ci serviamo della lingua come mero veicolo per dire altro, autori come la De Sanctis servono la lingua per farla risuonare nella maniera quanto più musicale possibile. Chi utilizza la lingua può essere un filosofo o uno scienziato o un teologo, non uno scrittore: solo chi si cura della lingua, per toglierle opacità e farla risplendere, merita d’essere chiamato scrittore (o poeta). Non sono in grado di dire se Maria Teresa sia una ‘grande’ scrittrice, ma so con certezza che appartiene alla famiglia degli scrittori. O, per lo meno, che si candida seriamente ad entrarci. Come negare questo status a chi confida di essere abitata dal “gusto per la parola cercata, inseguita e amata infine”? Ad una autrice che tiene ad evidenziare, nel dettato dei suoi racconti, un “ritmo nascosto” che è “poesia dell’esistenza, del dolore, del mistero”? (Si potrebbe notare che lo stile del giornalista dovrebbe assumere qualcosa della trasparenza comunicativa del filosofo-scienziato senza però rinunciare a qualcosa del fascino evocativo del narratore-poeta: ma è una notazione da chiudere rigorosamente fra parentesi se non si vuole perdere il filo della recensione).Subito dopo aver distinto la scrittura teoretica dalla scrittura letteraria, devo però subito aggiungere che filosofia e poesia non sono alternative ma, di solito, si intrecciano intimamente. La ragione di questo intreccio? Entrambe (se non sono chiacchierologia) vogliono dire la vita. Sono desiderio di togliere il velo all’esistenza. Con una parola abbastanza sputtanata, ma non facilmente sostituibile, cercano verità. E’ la stessa De Sanctis a confessare, nella sua Introduzione, l’origine esperienziale della sua ispirazione fantastica: “Ascolto quel che accade e basta questo per avere sempre qualcosa da raccontare”. Un buon libro di letteratura (che è sempre, come in questo caso, “una prosa che sa di poesia”) vale se ci fa conoscere un po’ meglio la dimensione nascosta, ma profonda, della realtà: esattamente come ogni buon libro di filosofia.Ma, in concreto, in questi brevi racconti, quali sono i temi filosofici toccati? Mi limiterei a sottolinearne due.Primo: l’enigma del dolore, della sofferenza, del male. E’ esagerato affermare che è il filo conduttore di questa antologia, di questo florilegio? No, ma a patto di una precisazione: non è il negativo in generale che sembra ferire direttamente il cuore di Maria Teresa De Sanctis, bensì quel negativo che dipende dalla volontà umana. Non il dolore che possono provocare, innocentemente, un terremoto o un fulmine; bensì il dolore per così dire superfluo che possono provocare uno stupro o un bombardamento aereo. Questo è il male che scandalizza di più e per il quale l’autrice non ha altri aggettivi che: “stupido”. Alla domanda angosciata ed angosciante sul perché del male, poeti e filosofi - in questo affratellati non solo fra loro ma con l’intero genere umano - non hanno risposte. Possono solo spostare la questione dalle cause prime alle prospettive future; dall’eziologia alla teleologia: come contrastare il male, smussarne gli aculei, eroderne la sovranità tracimante?Ma così, passando dalla diagnosi alla terapia, incontriamo un secondo tema del libro (anzi, probabilmente, il tema generatore): il tema dell’amore. Lo so: si ha pudore nel pronunziare un vocabolo tanto inflazionato, ma i poeti devono essere spudorati e ripetere - come fosse la prima volta - ciò che è stato già detto un milione di volte. Per fortuna, anche la De Sanctis è affetta da questa mancanza di pudore e si lascia scappare: “Si vive per questo? Sì, per l’amore, per l’altro, per celebrare la gioia dell’essersi trovati, scoperti e riuniti”.Data la rilevanza del tema, si potrebbe chiudere con l’accenno al l’amore come senso dell’esistere; ma non resisto alla tentazione di una nota in calce sul tema del tempo. Che cos’è il tempo? La filosofia tramanda da secoli la considerazione di sant’Agostino: se nessuno me lo chiede, lo so; se qualcuno mi chiede di spiegarlo, non lo so più. Ebbene, un possibile riflettore puntato sul tempo può farne emergere una delle tante sfaccettature: il tempo come occasione per sperimentare la vita eterna. Noi siamo abituati a pensare che la vita eterna inizia (se inizia) ‘dopo’ la vita terrena, temporale appunto. Ma è così? O non ha forse ragione l’anonimo autore del vangelo tradizionalmente attribuito a Giovanni , secondo il quale la vita eterna o si sperimenta ora o non la si sperimenta mai? In ogni ipotesi, è esattamente quello che sostiene anche l’autrice di questi racconti (che, molto probabilmente, non pensava minimamente a nessuna Scrittura sacra) quando scrive che “il mistero del tempo” è “sentirsi così vicino all’eterno, al supremo, al sublime”. Per l’evangelista e per la scrittrice palermitana molto ‘laica’ l’eternità non è nessuna fuga ultra-fisica: è sperimentare l’estasi dell’amore. E’ la nostra vita terrena non ‘quantitativamente’ estesa nel tempo, bensì ‘qualitativamente’ intensificata in alcuni momenti apicali che ci strappano alla impermanenza e alla transitorietà. Un personaggio di de Crescenzo l’ha espresso in maniera scanzonatamente napoletana: visto che non possiamo allungare la vita, cerchiamo almeno di allargarla.

venerdì 29 gennaio 2010

QUANDO L' ISOLA ERA FRONTIERA. GLI ANNI RUGGENTI DI LI CAUSI






L' EDITRICE La Zisa pubblica "Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 19441960", opera inedita di Girolamo Li Causi, terminata nel 1974, e non più rivista dall' autore. Il libro (a cura di Davide Romano, interventi di Italo Tripi e Oliviero Di Liberto, 224 pagine, 9,90 euro) è una lunga riflessione critica, ed autocritica, sull' attività svolta dal Pci e dalle classi dirigenti siciliane, negli anni della ricostruzione post-bellica, dai mesi immediatamente successivi allo sbarco delle truppe anglo-americane sino alla formazione dei governi Milazzo. Un arco di tempo lungo un quindicennio, durante il quale Li Causi assolse anche l' incarico di segretario regionale del partito. Da questo suo osservatorio privilegiato emerge il ritratto vivo e spesso pungente di uomini e vicende che hanno segnato la storia passata e presente dell' Isola. Li Causi (nato Termini Imerese nel 1906, morto a Roma nel 1977) è stato uno dei massimi dirigenti nazionali del Partito comunista italiano, al quale aderì giovanissimo poco dopo la sua fondazione. Parlamentare per diverse legislature, è stato per alcuni anni vice presidente della Commissione nazionale antimafia. Collaboratore e direttore di numerosi periodici, ha pubblicato: "Il lungo cammino. Autobiografia 19061944" (Editori Riuniti, 1974). «Il merito di ridare oggi voce ad un uomo politico come Girolamo Li Causi - scrive Italo Tripi nella prefazione - non risiede soltanto nella ricognizione storica di un periodo straordinariamente importante come il quindicennio 1944-1960, ma serve anche a mettere in luce il profilo e la consistenza di un politico lungimirante e tenace nel sostenere le ragioni di una scelta. Il sempre più diffuso bisogno di "ritorno alla Storia" è indicativo delle difficoltà che stiamo attraversando e serve a recuperare il senso di un percorso, di un cammino, di una storia appunto che ci riguarda, ci appartiene». (Repubblica, 25 marzo 2009)

sabato 23 gennaio 2010

CLT - Palermo / S. Rosalia, l’“impostura” interclassista dei gesuiti



Roma, 22 gen (Velino) - “Ego Rosalia Sinibaldi Quisquine et rosarum domini filia amore dni mei Iesu Cristi ini hoc antro habitari decrevi” (Io Rosalia di Sinibaldo, padrone della Quisquina e delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo, ho deciso di vivere in questa grotta): recita così, in un latino medievale impastato di siciliano, l’incisione nella grotta della Quisquina (Ag), attribuita alla Santuzza. Più volte, negli ultimi decenni, era stata avanzata la tesi che quel rinvenimento, risalente al 1624, fosse in realtà un falso storico. Adesso ci sono le prove (o almeno così pare) che dietro quel graffito non ci sia la nobile eremita, vissuta nel XII secolo, ma la “mano” interessata della Compagnia di Gesù, ben 500 anni più tardi. A svelare forse definitivamente l’arcano è Giancarlo Santi nel suo “Ego Rosalia. La Vergine palermitana tra santità ed impostura” (La Zisa). Testo-chiave dell’indagine è un manoscritto conservato nella biblioteca comunale di Palermo, pubblicato per la prima volta in appendice al volume e finora trascurato dagli studiosi, che proverebbe come l’“operazione Santa Rosalia” sia stata concepita a tavolino a Palermo per volontà “politica”. “All’inizio del ‘600, Rosalia era una vecchia santa dimenticata, la cui devozione era limitata a poche persone nei pressi del monte Pellegrino, dove secondo la tradizione avrebbe trascorso i suoi ultimi giorni - afferma Santi al VELINO -. In pochi mesi, però, riuscì a scalzare tutti gli altri, nonostante il capoluogo siciliano contasse all’epoca quattro protettrici (Agata, Cristina, Oliva e Ninfa, ndr) e ben 21 santi protettori”.

Invocata nel corso di una processione durante la peste del 1624, la Santuzza avrebbe fermato l’epidemia, che fino ad allora aveva ucciso 30 mila palermitani, un quarto del totale della popolazione. Quello stesso pomeriggio furono scoperte le sue reliquie e poco più di un mese dopo, alla Quisquina, fu ritrovata la grotta del suo primo eremitaggio con la celebre incisione, scoperta casualmente da due intagliatori di pietre palermitani. Il tutto condito di miracoli e guarigioni inspiegabili, come attesta il “Di Santa Rosalia Vergine Palermitana”, l’edificante opera del gesuita Giordano Cascini, che ne aveva ricostruito l’albero genealogico facendola discendere addirittura da Carlo Magno. Le deposizioni giurate raccolte nel manoscritto analizzato da Santi, però, raccontano un’altra storia, ben più complessa. La diffusione della vulgata sulla Santuzza, infatti, non era stata lineare, tanto che nel 1642 alla Congregazione dei Riti fu presentata una denuncia per cancellare dal Martirologio romano il riferimento alla discendenza dal re carolingio e la dimora alla grotta della Quisquina. Il tribunale ecclesiastico aprì un’inchiesta per acquisire notizie sui miracoli che si erano verificati e sul ritrovamento dell’antro e ascoltò dodici testimoni del paese in cui, meno di 20 anni prima, era stata scoperta la caverna.

“Le loro deposizioni e il linguaggio utilizzato non combaciano con la versione tramandata nei loro scritti dai gesuiti, dimostrando che l’iscrizione è un falso - spiega Santi -. Uno di loro afferma esplicitamente che l’ordine di andare a guardare lì dentro era venuto dal governatore Giuseppe Emanuele Ventimiglia. La scoperta dell’iscrizione fu dunque la conseguenza di un volere manifestato a Palermo dalle alte gerarchie isolane”. Una decisione “politica”, maturata in un fase drammatica della città, flagellata dalla peste. Il motivo? Nessuna delle quattro patrone era nata a Palermo, al contrario di Rosalia, e in un momento tanto difficile la Santuzza, di casato nobile ma vissuta in assoluta povertà, rappresentava l’optimum, perché era una santa “interclassista” in cui tutti i ceti sociali potevano riconoscersi. Soprattutto, permise ai gesuiti di “sconfiggere” i francescani, che stavano cercando di imporre il culto di Benedetto il Moro, e di gestire da quel momento in poi il patronato della città. “Rosalia sarà sempre una santa gesuita e una fonte di potere e vantaggi per la Compagnia di Gesù”, scrive Santi. Un modello di successo, esportato anche nelle terre di missione della Compagnia, dalla Cina al nuovo Mondo, soprattutto in California e Paraguay. Grazie anche all’epigrafe posticcia. Ma come diceva Francis Bacon, le cui parole aprono il volume, “l’uomo preferisce credere a ciò che gli piacerebbe fosse vero”.
(Paolo Fantauzzi) 22 gen 2010 18:35

giovedì 21 gennaio 2010

Gian Antonio Stella recensisce “La zona grigia” di Nino Amadore (ed. La Zisa)



Corriere della Sera
Opinioni & CommentiTuttifrurri
di Gian Antonio Stella


IL DISORDINE CHE FA COMODO AGLI ORDINI


A cosa servono gli Ordini se non tengono ordine tra i loro iscritti, pretendendo il rispetto delle regole deontologiche? Era una domanda lecita dopo la scelta dell'Ordine degli Avvocati di non muover foglia contro i neo-colleghi imputati della truffa all'esame di Catanzaro, quando copiarono in 2.295 su 2.301 lo stesso tema. E legittima dopo la scoperta che l'Ordine dei Medici non si era mai accorto (in venti anni!) che Girolamo Sirchia aveva al Policlinico una segretaria pagata non dall'ospedale ma da un'industria farmaceutica fornitrice. Ma è una domanda obbligata oggi dopo la lettura di La zona grigia / Professionisti al servizio della mafia edizioni «La Zisa». In cui Nino Amadore, del Sole 24 Ore, ricostruisce le ambiguità e i silenzi dei vari Ordini nei confronti degli associati coinvolti in faccende di mafia, camorra, 'ndrangheta. Colletti bianchi che, a sentire il presidente di Cassazione Gaetano Nicastro, sono indispensabili ai criminali: «Cosa Nostra gode purtroppo di una vasta rete di fiancheggiatori nell'ambito di una certa borghesia mafiosa, fatta di tecnici, di professionisti, di imprenditori, di esponenti politici e della burocrazia». Come potrebbero certi padrini potentissimi ma semi- analfabeti investire nell'edilizia in Lussemburgo, nell'acquisto di un pacchetto azionario alle Cayman o nell'acquisto di 12 miliardi di metri cubi di gas dall'azienda ucraina Revne per «un valore di mercato di tre miliardi di euro» senza «un'accorta analisi fatta da gente preparata, che conosce i mercati »? Come potrebbero appropriarsi degli appalti pubblici senza la complicità di architetti, ingegneri, commercialisti, funzionari regionali e comunali ben decisi a regolarsi sul loro lavoro come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano? Amadore ricorda, tra gli altri, il caso del tributarista coinvolto nell'«operazione Occidente » che vide l'arresto di 46 persone appartenenti in parte al giro di Salvatore Lo Piccolo. «Accusato di aver riciclato il denaro delle 10 famiglie mafiose si è difeso: "Ho solo fatto il mio lavoro di consulente, di certo non vado a chiedere la fedina penale di tutti i miei clienti". » Tema: i suoi «probiviri» non han niente da dire? Sempre lì torniamo: «quando» un Ordine può intervenire? Nel caso del processo per il riciclaggio del «tesoro » (stima: 150 milioni di euro) di Vito Ciancimino, il libro segnala come i professionisti condannati siano stati due: il tributarista palermitano Gianni Lapis e l'avvocato internazionalista romano Giorgio Ghiron. Cinque anni e 4 mesi a testa. Ma se Lapis è stato subito sospeso dall'Ordine di Palermo, Ghiron risulta, molti mesi dopo la sentenza, ancora al suo posto. O così dice il sito dell'Ordine di Roma. Come mai? Il destino personale dell'uomo, va da sé, non c'entra: se è innocente lo dimostrerà in Appello. Auguri. Ma resta il tema: perché, come sostiene il presidente dell'Ordine dei Medici Annibale Bianco, un Ordine dovrebbe attendere la sentenza in Cassazione per censurare un iscritto? Che ce ne facciamo di una sanzione supplementare se c'è già una sentenza che magari espelle il condannato dalla professione? Se un Ordine non serve a tenere ordine «al di là» degli iter giudiziari, a cosa serve? A organizzare belle cene in compagnia?

mercoledì 20 gennaio 2010

Giancarlo Santi, “Ego Rosalia. La vergine palermitana tra santità e impostura”, Ed. La Zisa


Recensione di Davide Romano


La devozione dei palermitani, e non solo, verso la vergine Santa Rosalia è universalmente nota, meno nota è invece la vicenda che riguarda l’invenzione, assai probabile, della sua figura…
Il titolo del saggio è stato suggerito dalle due parole che danno inizio all’iscrizione incisa da santa Rosalia nella grotta della Serra Quisquina, eremo in cui, secondo la leggenda, la romita visse a lungo prima di trasferirsi nella più nota cavità del Monte Pellegrino. Attraverso il nome Sinibaldi, la terza parola dell’iscrizione, il gesuita Giordano Cascini riuscì nel ‘600 a ricostruire alcuni tratti della sconosciuta vita della Santa, soprattutto la sua discendenza da Carlo Magno. Per avvalorare l’autenticità dell’incisione, Cascini raccontò nella sua celebre opera, Di Santa Rosalia Vergine Palermitana, come avvenne la casuale scoperta del graffito da parte di due muratori palermitani. La narrazione di Cascini ha fatto storia divenendo una diffusa e radicata credenza garantita dalla Compagnia di Gesù.
Da sempre tuttavia sono stati avanzati dubbi sulla veridicità dell’iscrizione, l’unico documento che prova la storicità di Rosalia “Sinibaldi”.
L’ipotesi del falso è sostenuta in una coraggiosa opera, Santa Rosalia nella storia e nell’arte di monsignor Paolo Collura, che sin dal suo apparire, nel 1977, ha suscitato molte polemiche ma ha pure segnato una svolta negli studi rosaliani. Nel 1988 Valerio Petrarca ha poi colmato alcune lacune del discorso di Collura individuando non solo un realistico artefice dell’impostura ed il suo movente, ma chiarendo anche il contesto storico e devozionale in cui sarebbe maturato il sospettato imbroglio. Con la suggestiva ricostruzione di Petrarca, l’affaire Quisquina diventa un autentico romanzo giallo in cui si narra di un intrigo palermitano inatteso e sconcertante. Se risultasse provato per via documentale quanto ipotizza lo studioso, ovvero che l’iscrizione fu incisa dalla Compagnia di Gesù per costruire una degna Patrona di Palermo, ci troveremmo innanzi al più clamoroso falso religioso del ‘600 siciliano.
L’incisione della Quisquina, ritenuta da alcuni una impostura e da altri un indelebile segno della santità di Rosalia, è dunque l’ambigua protagonista della ricerca qui condotta.
Quanto c’è di attendibile nelle affermazioni di chi sostiene l’autenticità del graffito e di chi invece ne denunzia la falsità? I fatti che portarono alla sua avventurosa scoperta si svolsero davvero nel modo in cui sono stati raccontati dai gesuiti? E se alla Quisquina si perpetrò un falso, chi fu il colpevole?
L’Autore trova le difficili risposte in un inedito manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo riuscendo così a colmare un secolare vuoto negli studi rosaliani.
Ego Rosalia si svolge come un’intrigante detective story in cui, partendo dal dubbio, si indaga per svelare l’enigma nascosto nell’iscrizione. Ben documentato e di facile lettura, il saggio si rivolge sia allo studioso, sia al lettore interessato ai segreti che si celano nella sfuggente vicenda di Rosalia “Sinibaldi”, illusoria immagine creata dagli uomini, caricatura della poco conosciuta ma storica santa Rosalia.

Giancarlo Santi, nato a Siracusa nel 1946, vive a Catania; giornalista pubblicista, ha collaborato con il Touring Club Italiano, con la terza pagina del quotidiano La Sicilia e con varie riviste scrivendo di feste popolari, di tradizioni religiose, di itinerari culturali siciliani. Nel 2001 ha pubblicato La strada dei Santi, viaggio sentimentale per le feste religiose di Sicilia. Si interessa di speleologia ed è coautore dei libri Le grotte del territorio di Melilli (1997) edito dal Comune di Melilli e Dentro il Vulcano, le grotte dell’Etna (1999) edito dall’Ente Parco dell’Etna.

Dario Piombino-Mascali, “Il Maestro del Sonno Eterno”, Edizioni La Zisa-Palermo, pp. 144, euro 12




Quali segreti custodisce Rosalia Lombardo, la ‘Bella Addormentata’ delle Catacombe di Palermo, ritenuta a ragione la più bella mummia del mondo? Quali alchimie hanno permesso la perfetta conservazione di una bambina di due anni, a quasi un secolo dalla sua morte? Chi ne è stato l’artefice? Tali interrogativi, rimasti per lunghissimo tempo irrisolti, trovano ora finalmente risposta in questo saggio dell’antropologo Dario Piombino-Mascali. Una ricostruzione appassionante della vicenda che lega la piccola Rosalia Lombardo ad Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano dai contorni finora velati dalla leggenda. Un viaggio avvincente, che l’autore compie prendendo per mano il lettore e conducendolo nel cuore di una storia mai rivelata prima, se non attraverso frammenti e contraddizioni. Un’attenta e meticolosa indagine, che coniuga il rigore scientifico ad uno stile accattivante ed esaustivo.


Dario Piombino-Mascali (dario.piombino@eurac.edu), nato a Messina nel 1977, è ricercatore presso l’Accademia Europea (EURAC) di Bolzano, dove coordina il Progetto “Mummie Siciliane”. Borsista della National Geographic Society, è stato recentemente insignito del titolo di membro onorario dall’American Society of Embalmers. Collabora attivamente con il Museo Archeologico dell’Alto Adige, i Musei Vaticani ed i Musei Reiss-Enghelhorn per lo studio scientifico di mummie umane.

Arriva in libreria – “Ego Rosalia. La Vergine palermitana tra santità ed impostura”, Ed. La Zisa, pp. 464, euro 25,90




Il titolo del saggio è stato suggerito dalle due parole che danno inizio all’iscrizione incisa da santa Rosalia nella grotta della Serra Quisquina, eremo in cui, secondo la leggenda, la romita visse a lungo prima di trasferirsi nella più nota cavità del Monte Pellegrino. Attraverso il nome Sinibaldi, la terza parola dell’iscrizione, il gesuita Giordano Cascini riuscì nel ‘600 a ricostruire alcuni tratti della sconosciuta vita della Santa, soprattutto la sua discendenza da Carlo Magno. Per avvalorare l’autenticità dell’incisione, Cascini raccontò nella sua celebre opera, Di Santa Rosalia Vergine Palermitana, come avvenne la casuale scoperta del graffito da parte di due muratori palermitani. La narrazione di Cascini ha fatto storia divenendo una diffusa e radicata credenza garantita dalla Compagnia di Gesù.
Da sempre tuttavia sono stati avanzati dubbi sulla veridicità dell’iscrizione, l’unico documento che prova la storicità di Rosalia “Sinibaldi”.
L’ipotesi del falso è sostenuta in una coraggiosa opera, Santa Rosalia nella storia e nell’arte di monsignor Paolo Collura, che sin dal suo apparire, nel 1977, ha suscitato molte polemiche ma ha pure segnato una svolta negli studi rosaliani. Nel 1988 Valerio Petrarca ha poi colmato alcune lacune del discorso di Collura individuando non solo un realistico artefice dell’impostura ed il suo movente, ma chiarendo anche il contesto storico e devozionale in cui sarebbe maturato il sospettato imbroglio. Con la suggestiva ricostruzione di Petrarca, l’affaire Quisquina diventa un autentico romanzo giallo in cui si narra di un intrigo palermitano inatteso e sconcertante. Se risultasse provato per via documentale quanto ipotizza lo studioso, ovvero che l’iscrizione fu incisa dalla Compagnia di Gesù per costruire una degna Patrona di Palermo, ci troveremmo innanzi al più clamoroso falso religioso del ‘600 siciliano.
L’incisione della Quisquina, ritenuta da alcuni una impostura e da altri un indelebile segno della santità di Rosalia, è dunque l’ambigua protagonista della ricerca qui condotta.
Quanto c’è di attendibile nelle affermazioni di chi sostiene l’autenticità del graffito e di chi invece ne denunzia la falsità? I fatti che portarono alla sua avventurosa scoperta si svolsero davvero nel modo in cui sono stati raccontati dai gesuiti? E se alla Quisquina si perpetrò un falso, chi fu il colpevole?
L’Autore trova le difficili risposte in un inedito manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo riuscendo così a colmare un secolare vuoto negli studi rosaliani.
Ego Rosalia si svolge come un’intrigante detective story in cui, partendo dal dubbio, si indaga per svelare l’enigma nascosto nell’iscrizione. Ben documentato e di facile lettura, il saggio si rivolge sia allo studioso, sia al lettore interessato ai segreti che si celano nella sfuggente vicenda di Rosalia “Sinibaldi”, illusoria immagine creata dagli uomini, caricatura della poco conosciuta ma storica santa Rosalia.

Giancarlo Santi, nato a Siracusa nel 1946, vive a Catania; giornalista pubblicista, ha collaborato con il Touring Club Italiano, con la terza pagina del quotidiano La Sicilia e con varie riviste scrivendo di feste popolari, di tradizioni religiose, di itinerari culturali siciliani. Nel 2001 ha pubblicato La strada dei Santi, viaggio sentimentale per le feste religiose di Sicilia. Si interessa di speleologia ed è coautore dei libri Le grotte del territorio di Melilli (1997) edito dal Comune di Melilli e Dentro il Vulcano, le grotte dell’Etna (1999) edito dall’Ente Parco dell’Etna.

sabato 16 gennaio 2010

“Il libro nel cassetto” La casa editrice La Zisa seleziona operare letterarie di nuovi autori in lingua italiana.



“Il libro nel cassetto”. La casa editrice La Zisa (http://www.lazisa.it/) seleziona opere letterarie di nuovi autori in lingua italiana da pubblicare nelle proprie collane di narrativa, poesia e saggistica. Per partecipare è sufficiente inviare la propria opera (corredata da nome, cognome, indirizzo, numeri telefonici, e-mail, una breve nota autobiografica e dichiarazione di proprietà del testo: qualora ci siamo terzi inserire per esteso i nomi degli autori con relativo consenso) entro e non oltre il 28/02/2010 a:

Edizioni La Zisa
via Francesco Guardione, 5/E
90139 – Palermo;

o via e-mail a: manoscritti@lazisa.it

Gli autori delle opere ritenute idonee per la pubblicazione riceveranno una proposta editoriale. I dattiloscritti non saranno restituiti.

Per info: tel. 091 331104 - cell. 328 4728708 o 329 0326070; e-mail: presidente@lazisa.it - segreteria@lazisa.it

martedì 12 gennaio 2010

Dario Piombino-Mascali, “Il Maestro del Sonno Eterno”, pp. 144, euro 12,00, Edizioni La Zisa




Dario Piombino-Mascali, “Il Maestro del Sonno Eterno”, Presentazione di Arthur C. Aufderheide, Prefazione di Albert R. Zink, pp. 144, euro 12,00, Edizioni La Zisa-Palermo

Quali segreti custodisce Rosalia Lombardo, la ‘Bella Addormentata’ delle Catacombe di Palermo, ritenuta a ragione la più bella mummia del mondo? Quali alchimie hanno permesso la perfetta conservazione di una bambina di due anni, a quasi un secolo dalla sua morte? Chi ne è stato l’artefice? Tali interrogativi, rimasti per lunghissimo tempo irrisolti, trovano ora finalmente risposta in questo saggio dell’antropologo Dario Piombino-Mascali. Una ricostruzione appassionante della vicenda che lega la piccola Rosalia Lombardo ad Alfredo Salafia, imbalsamatore palermitano dai contorni finora velati dalla leggenda. Un viaggio avvincente, che l’autore compie prendendo per mano il lettore e conducendolo nel cuore di una storia mai rivelata prima, se non attraverso frammenti e contraddizioni. Un’attenta e meticolosa indagine, che coniuga il rigore scientifico ad uno stile accattivante ed esaustivo.


Dario Piombino-Mascali (dario.piombino@eurac.edu), nato a Messina nel 1977, è ricercatore presso l’Accademia Europea (EURAC) di Bolzano, dove coordina il Progetto “Mummie Siciliane”. Borsista della National Geographic Society, è stato recentemente insignito del titolo di membro onorario dall’American Society of Embalmers. Collabora attivamente con il Museo Archeologico dell’Alto Adige, i Musei Vaticani ed i Musei Reiss-Enghelhorn per lo studio scientifico di mummie umane.

lunedì 11 gennaio 2010

Palermo 13 gennaio, Augusto Cavadi presenta il libro "Il prato e il pozzo" di Maria Teresa De Sanctis (ed. La Zisa)


Il 13 gennaio alle ore 17
a Palermo
presso la Sala delle lapidi a Palazzo delle Aquile
Augusto Cavadi, scrittore e filosofo
presenterà

"Il prato e il pozzo"
racconti
di Maria Teresa de Sanctis
(ed. La Zisa - www.lazisa.it -, pp. 64, euro 7)

l'autrice Maria Teresa de Sanctis

leggerà alcuni brani accompagnata
dal chitarrista Ivan Cammarata, autore delle musiche originali

« ...I protagonisti di questi racconti: attraversati da quell’atroce dualità che è la coincidentia oppositorum. Il dono della vita è anche una ferita e “la morte soltanto vince la morte”. I protagonisti di questi racconti: inventati e inventati per essere veri.. ». (dalla prefazione di Francesco Gambaro)

giovedì 7 gennaio 2010

Alessia Cannizzaro, “Buttana di lusso. Confessioni di una escort palermitana”, La Zisa, pp. 144, euro 12,00





Una città a luci rosse annidata tra le pieghe di un perbenismo di facciata. Palermo è anche questo. E a svelarne il suo lato oscuro è Chiara (o almeno così dice di farsi chiamare), una escort palermitana che da anni lavora proprio nella sua città. Sesso a pagamento, in casa o in trasferta, appartamenti di lusso come alcove, o hotel fuori porta. Tra i suoi clienti politici, avvocati, professionisti in genere, tutta gente della “Palermo bene”. Chiara ci racconta, senza falsi pudori, vizi e virtù di una città sommersa, conditi da particolari piccanti e non sempre prevedibili. Un libro/confessione che farà tremare i palazzi del potere…

Alessia Cannizzaro è giornalista professionista, laureata in Scienze della Comunicazione e in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Da anni lavora per tv e testate locali e nazionali. E proprio per un quotidiano palermitano ha condotto un’inchiesta sulla Palermo a luci rosse.