lunedì 3 settembre 2018

Palermo 13 settembre, Alla Libreria del mare si presenta il saggio di Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi” (Ed. La Zisa)



In occasione della visita di papa Francesco a Palermo, giovedì 13 settembre, alle ore 17 e 30, presso la Libreria del mare di via Cala 50, si presenta  il saggio della giornalista Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Ne parleranno con l’autrice Giampiero Tre Re, teologo; e Pino Martinez, storico collaboratore e amico di don Pino Puglisi e componente del Comitato Intercondominiale di Brancaccio. Modererà l’incontro Davide Romano, giornalista ed editore.

 

 

Il libro: Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini, Edizioni La Zisa, pp. 200, euro 15,00


La vicenda di padre Pino Puglisi, nel tempo, è stata fonte di studi, inchieste, romanzi, film; tutte produzioni necessarie per mantenerne vivido il ricordo, per trasmettere un prezioso modello di vita alle nuove generazioni. Questo saggio si va a inserire nell’insieme di tale produzione creandosi uno spazio particolare. La vicenda di don Pino viene ripercorsa in modo dettagliato grazie a vari contributi originali, testimonianze e interviste. Il leitmotiv teorico è la riflessione linguistico-pedagogica su padre Puglisi, il quale ha tentato di dialogare con la mafia utilizzando un codice a essa sconosciuto: la parola. Codice intraducibile per individui che hanno scelto di abitare un mondo in cui le sole cornici interpretative sono intimidazione, violenza e morte. Secondo Lev Semënovič Vygotskij, la parola nasce prima del pensiero, il bambino impara a nominare le cose prima di conoscerle, ed è proprio il linguaggio a determinare la sua conoscenza e coscienza del mondo. Padre Puglisi ha dato la vita per la fede in questo principio, per le parole prima di tutto.

Federica Raccuglia è nata nel 1990 a Palermo. Giornalista pubblicista, scrive per “Si24.it” e “Il Giornale di Sicilia”. Cura diversi uffici stampa e conduce un programma di attualità e intrattenimento sulla web tv “Feel Rouge tv”. Nel 2012 ha conseguito la laurea triennale in “Giornalismo per uffici stampa” all’Università degli Studi di Palermo e nel 2014 la laurea magistrale in “Scienze dell’Informazione, della Comu­nicazione e dell’Editoria” presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.

lunedì 16 luglio 2018

Palermo 21 luglio, Presentazione libro "Follow the money. Sulle tracce di Giorgio Boris giuliano" di Valeria Siragusa (Edizioni La Zisa)




In occasione del 39esimo anniversario della morte del Capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, il 21 luglio alle ore 18 alla Biblioteca regionale siciliana “ A. Bombace” in Corso Vittorio Emanuele n. 429-431 a Palermo sarà presentato in anteprima nazionale “Follow the money. Sulle tracce di Giorgio Boris Giuliano", scritto da Valeria Maria Paola Siragusa, Edizioni La Zisa. Interverranno: Renato Cortese, Questore di Palermo che ha anche curato la prefazione del libro, Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, Giulio Francese, presidente dell'OdG Sicilia e Ivan D'Anna, poliziotto e ex componente della Catturandi nonché scrittore. Presente l’autrice. Il dibattito sarà moderato dalla giornalista, Ambra Drago.Sinossi
Non un romanzo, non un saggio, "Follow the Money" vuole essere un monito per i lettori a fare tesoro del proprio passato per recuperare un senso di appartenenza e comunità. Giorgio Boris Giuliano, cui questo libro è dedicato, capo della Squadra Mobile di Palermo, barbaramente ucciso alle spalle dalla mano vigliacca di Leoluca Bagarella il 21 luglio del 1979, è un giusto, insieme a tutti quei giusti che ci hanno lasciato in eredità una grande lezione di vita, generosità, operosità a tutti i costi e senza sconti nella legalità e nella compassione per il prossimo, e che ci consegnano, con la loro vita, preziose lezioni di comportamento.
Il libro è una raccolta di memorie e di ricordi personali di chi ha vissuto a fianco del vice Questore Boris Giuliano, di chi ne ha raccolto gli insegnamenti. Memorie di chi gli è stato sentimentalmente vicino: la famiglia, gli amici, i suoi figli, privati del padre, troppo presto.
Con gli occhi e le parole di un giornalista, una figura retorica che ricalca le orme del narratore fittizio, ognuno di noi è accompagnato a incontrare i co-protagonisti di questa storia vera attraverso le immagini di Palermo, in una lunga passeggiata attraverso le sue contraddizioni evidenti e, infine, la meta di questa fatica sarà un regalo prezioso fatto di memorie, ricordi, emozioni.

Valeria Maria Paola Siragusa, classe 71’ studi umanistici, lettrice e scrittrice per diletto più che per mestiere, alimenta la scrittura e allena la sua passione per la parola, misurandosi anche con scritture brevi, poesie e testi per canzoni.
Nel 2008 scrive Lamentu per la morte di Peppino Impastato che diventa uno spettacolo teatrale.
Nel 2010 scrive Terraomedine Safar testo per uno spettacolo musicale messo in scena da I Kajorda - gruppo musicale folk della realtà palermitana.
Lo stesso anno compone “ Close to the befinning of the Aquarium age” canzone dei titoli di coda di Sopralluoghi per un film su un poliziotto ucciso, a seguire scrive altri sette testi di canzoni.
Nel 2011 per non perdere la memoria e il ricco patrimonio di testimonianze raccolte per Sopralluoghi per un film su un poliziotto ucciso, lavora a “Il viaggio di Marcello” che diventerà “ Follow the Money”.

Arriva in libreria: Valeria Maria Paola Siragusa, “Follow the Money. Sulle tracce di Giorgio Boris Giuliano, poliziotto a Palermo”, Edizioni La Zisa, pp. 250, euro 15,00




Non un romanzo, non un saggio, Follow the Money vuole essere un monito per i lettori a fare tesoro del proprio passato per recuperare un senso di appar­tenenza e comunità.
Giorgio Boris Giuliano, cui questo libro è dedicato, capo della Squadra Mobi­le di Palermo, barbaramente ucciso alle spalle dalla mano vigliacca di Leoluca Bagarella il 21 luglio del 1979, è un giusto, insieme a tutti quei giusti che ci hanno lasciato in eredità una grande lezione di vita, generosità, operosità a tutti i costi e senza sconti nella legalità e nella compassione per il prossimo, e che ci consegnano, con la loro vita, preziose lezioni di comportamento.
Il libro è una raccolta di memorie e di ricordi personali di chi ha vissuto a fianco del Vice Questore Boris Giuliano, di chi ne ha raccolto gli insegnamenti. Memorie di chi gli è stato sentimentalmente vicino: la famiglia, gli amici, i suoi figli, privati del padre, troppo presto.
Con gli occhi e le parole di un giornalista, una figura retorica che ricalca le orme del narratore fittizio, ognuno di noi è accompagnato a incontrare i co-protagonisti di questa storia vera attraverso le immagini di Palermo, in una lunga passeggiata attraverso le sue contraddizioni evidenti e, infine, la meta di questa fatica sarà un regalo prezioso fatto di memorie, ricordi, emozioni.


Valeria Maria Paola Siragusa, classe ’71, segue studi umanistici; lettrice e scrittrice, per diletto personale, più che per mestiere, alimenta e allena una passione per la parola e per scritture brevi, poesie, testi per canzoni.
Nel 2008 scrive Lamentu per la morte di Peppino Impastato che diventa anche spettacolo teatrale.
Nel 2010 scrive Terraomedine Safar, testo per uno spettacolo musicale messo in scena da “I Kajorda”, gruppo musicale folk della realtà palermitana.
Nel 2010 scrive Close to the beginning of the Aquarian age, canzone dei titoli di coda del film Sopralluoghi per un film su un poliziotto ucciso, a seguire scrive altri sette testi per canzoni, in lingua inglese.
Nel 2011, per non perdere la memoria delle testimonianze raccolte durante la lavorazione del film Sopralluoghi, inizia a lavorare su Il viaggio di Marcello, nel 2018 è diventato Follow the Money.



In occasione della visita di papa Francesco a Palermo, arriva in libreria il saggio di Federica Raccuglia, “L’uomo del dialogo contro la mafia. La storia di padre Pino Puglisi”, Prefazione di mons. Giancarlo Maria Bregantini, Edizioni La Zisa, pp. 200, euro 15,00






La vicenda di padre Pino Puglisi, nel tempo, è stata fonte di studi, inchieste, romanzi, film; tutte produzioni necessarie per mantenerne vivido il ricordo, per trasmettere un prezioso modello di vita alle nuove generazioni. Questo saggio si va a inserire nell’insieme di tale produzione creandosi uno spazio particolare. La vicenda di don Pino viene ripercorsa in modo dettagliato grazie a vari contributi originali, testimonianze e interviste. Il leitmotiv teorico è la riflessione linguistico-pedagogica su padre Puglisi, il quale ha tentato di dialogare con la mafia utilizzando un codice a essa sconosciuto: la parola. Codice intraducibile per individui che hanno scelto di abitare un mondo in cui le sole cornici interpretative sono intimidazione, violenza e morte. Secondo Lev Semënovič Vygotskij, la parola nasce prima del pensiero, il bambino impara a nominare le cose prima di conoscerle, ed è proprio il linguaggio a determinare la sua conoscenza e coscienza del mondo. Padre Puglisi ha dato la vita per la fede in questo principio, per le parole prima di tutto.

Federica Raccuglia è nata nel 1990 a Palermo. Giornalista pubblicista, scrive per “Si24.it” e “Il Giornale di Sicilia”. Cura diversi uffici stampa e conduce un programma di attualità e intrattenimento sulla web tv “Feel Rouge tv”. Nel 2012 ha conseguito la laurea triennale in “Giornalismo per uffici stampa” all’Università degli Studi di Palermo e nel 2014 la laurea magistrale in “Scienze dell’Informazione, della Comu­nicazione e dell’Editoria” presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.



Arriva in libreria: Antonino Romano, “Nel mio silenzio. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 72, € 9,90



Il canto del poeta parla col silenzio quando la vita sembra ferire più del necessario con le sue prove. Come il celebre Albatros che cammina goffamente a terra fra gli altri uomini poiché conformato fisicamente per solcare i cieli con le sue grandi ali, la sensibilità di Romano sembra trovare la sua forma genetica nel silenzio e nella solitudine della dimensione poetica. Nei versi, l’autore crea e descrive il suo particolare luogo dell’anima in cui abitare; un rifugio dai rumori assordanti della vita, dell’amore, della morte. Un luogo da cui poter guardare il mondo dall’alto e ricominciare a volare.

Antonino Romano è nato a Palermo il 10 giugno 1977. Sposato e padre di due bellissimi gemellini, da sempre ha mostrato interesse per gli studi umanistici. Si è dedicato dapprima a quelli giuridici, poi a quelli filosofici, per approdare, infine, con questa opera prima, all’altro amore: la scrittura e la poesia.


mercoledì 11 luglio 2018

“Il coraggio degli uomini” di NICO PARENTE (LEGGERE TUTTI N.122, GIUGNO-LUGLIO 2018, 52)




Recensione del volume curato da ERNESTO DE CRISTOFARO, “Le verità nascoste. Da Aldo Moro a Piersanti Mattarella e Pio La Torre”, con la partecipazione di Antonio Fisichella, Edizioni La Zisa, pp. 156, euro 14,90

Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Due rappresentanti di opposte fazioni, ma uniti da un solo credo: la lotta a Cosa Nostra. DC il primo, comunista l’altro. Due posizioni da sempre in conflitto eppure unite, in quella terra di Sicilia dove lo Stato porta il nome di spietati criminali i quali, colti da delirio di onnipotenza e con la complicità dei poteri forti presenti in parlamento, hanno seminato panico e sangue per decenni attuando la così ribattezzata “strategia della tensione”. Due vittime, prima che di mafia, dello Stato, che li ha abbandonati come tanti altri. Non è un caso se il volume curato da Ernesto De Cristofaro con la partecipazione di Antonio Fisichella ha per incipit il delitto Moro, apripista di un oscuro intreccio tra Stato e gruppi armati, tra politica e terrorismo. Già, perché con il termine terrorismo non intendiamo soltanto mani armate al servizio della politica o della religione, bensì tutte quelle organizzazioni che attraverso la violenza mirano alla realizzazione dei propri obiettivi.

Una raccolta di saggi che vogliono far luce sul ruolo fondamentale di questi uomini di Stato, ma che non tralasciano altri martiri: Peppino Impastato, Falcone e Borsellino, Dalla Chiesa. Un omaggio all’impegno e al coraggio di questi uomini che hanno affrontato lo Stato combattendolo dall’interno, e che per questo hanno pagato con la vita.

Attraverso una meticolosa descrizione del contesto sociale dell’epoca, gli storici Settanta-Ottanta, gli studiosi raccoltisi attorno a questo volume mirano a far luce su due fatti di sangue ‘eccellenti’ per troppo tempo lasciati sepolti. Un volume necessario, da utilizzare nelle scuole. Per non dimenticare, perché la situazione attuale è conseguenza di quanto raccolto in queste pagine. Attraverso la violenza si può trasmettere la paura, si può forse intimare all’omertà. Ma il coraggio e le vite (troncate) di questi uomini non saranno mai dimenticate, non finché ci sarà qualcuno pronte a ripercorrerle. Perché “i libri non muoiono mai”. Parola di Luigi Bernardi.

Su Leggere:tutti di giugno-luglio una recensione del romanzo di SALVATORE GIRGENTI, “Il caso Tancredi. Una storia siciliana”, La Zisa



Recensione di Loredana Simonetti (LEGGERE TUTTI N.122,  GIUGNO-LUGLIO 2018, p. 52)

SALVATORE GIRGENTI, “Il caso Tancredi. Una storia siciliana”, Edizioni La Zisa, 2018, pp. 160, euro 14,90

Sicilia, terra di profumi e gelosie, di infedeltà e disonori, di sguardi bassi e ‘nturciunati’, quella terra che “Garibaldi se lo sarebbe sognato di sbarcare a Marsala, se non ci fosse stato l’aiuto della massoneria”, dove “cumannari è megghiu chi futtiri” e il predominio economico e politico sul territorio fa appello al senso di abnegazione di matrimoni d’alleanza. Ne “Il Caso Tancredi” di Salvatore Girgenti, c’è tutto questo e l’assassinio di Massimo Tancredi, sindaco della città di Marsala, sembra coinvolgere l’intera regione, con un flusso inarrestabile di tutte le cose che non funzionano in Sicilia. Il maresciallo Altisi, piemontese di nascita, nelle indagini si scontra con testimoni oculari che non vedono bene, lettere anonime che citano i nomi degli assassini, contrasti geografici a causa delle sue origini “nordiche” e poi amanti rimaste nell’ombra e uomini che pensano solo a salvaguardare il loro onore.
“Le corna sono come i denti di un bambino: quando crescono fanno male, ma poi ci si mangia bene.” La morte di Tancredi tira fuori tutto quello che era sospeso, perché, come dice l’autore, il siciliano ha la memoria più lunga di quella dell’elefante, non dimentica antichi rancori ed è sempre pronto a fartela pagare.

lunedì 9 luglio 2018

Palermo venerdì 13 luglio, Alla Bottega di Libera si presenta il saggio di Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, Edizioni La Zisa




Appuntamento venerdì 13 luglio, alle ore 17 e 30, presso la Bottega I Sapori ed i Saperi della Legalità di Libera, a piazza Castelnuovo 13, a Palermo, per la presentazione del saggio di Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa.

Insieme all’autore, interverranno: Dino Paternostro, responsabile dipartimento Legalità Cgil Palermo; Ettore De Conciliis, pittore; Aurelio Pes, drammaturgo; Rosario Mangiameli, storico; e Vittorio Teresi, magistrato. Modererà l’incontro il giornalista Rino Giacalone, Libera informazione


In libreria la terza edizione del saggio dello storico Francesco Petrotta, “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra”, presentazione di Pino Arlacchi, prefazione di Enzo Campo, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 12,00

Salvatore Giuliano era semplicemente un bandito oppure un eroe che lottava per l’Indipendenza della Sicilia? Era assoldato dai servizi segreti degli Stati Uniti d’America o apparteneva alle formazioni clandestine neofasciste? Aveva stretti rapporti con la mafia o lui stesso era un uomo di Cosa Nostra? E ancora: non tutti ritengono Salvatore Giuliano esecutore della strage di Portella della Ginestra, ma se una parte degli storici asserisce che con essa si tentò di fermare il primo movimento antimafia di massa, un’altra parte sostiene che gettò le condizioni in Italia per un golpe anticomunista. Numerosi gli interrogativi che avvolgono questo fatto storico e che ancora oggi alimenta dibattiti e crea miti popolari. Con sguardo critico questo saggio cerca di far luce sulla questione che, nonostante gli anni, non risulta ancora sopita.

Francesco Petrotta, studioso della strage di Portella della Ginestra e del movimento contadino e socialista a Piana degli Albanesi. Ha pubblicato diversi lavori, tra i quali: Quando Scelba imperava. Inchiesta sull’uccisione di Damiano Lo Greco (Istituto Poligrafico Europeo, 2016); La strage e i depistaggi. Il castello d’ombre su Portella della Ginestra (Ediesse, 2010); La repubblica contadina di Piana degli Albanesi del 1945 (La Zisa, 2006); Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini (La Zisa, 2001). Ha inoltre curato i volumi: Girolamo Li Causi, Portella della Ginestra. La ricerca della verità (Ediesse, 2007); Mafia e banditismo nella Sicilia del dopoguerra: la sentenza del processo di Viterbo per i fatti di Portella della Ginestra (La Zisa, 2002).


giovedì 5 luglio 2018

Arriva in libreria il toccante romanzo delle scrittrice peruviana Alcira Acosta finalmente in traduzione italiana!





“Pianto nel ventre”, con una nota di Paolo Coelho, Edizioni La Zisa, pp. 88, euro 9,90

“La decisione più coraggiosa che prendiamo ogni giorno è cercare di essere felici, qualunque cosa accada.”

“La visione di scrivere ‘Pianto nel Ventre’ è l’unica ragione per valorizzare la vita e promuovere i valori nella famiglia. Aiutare un’altra donna a scoprire e sfruttare il potenziale che ha, con l’obiettivo di diventare un’eccellente figlia, moglie, madre e amica”. 

Alcira Acosta è nata a Trujillo, in Perù nel 1962. Drammaturga, narratrice, umanista, specialista in comunicazione sociale e coa­ch di vita. Autrice di diverse opere teatrali che ha prodotto e diffuso, viaggiando attra­verso il Sud e Centro America.Vincitrice di numerosi premi e meritevole di grande riconoscimento per la sua intensa attività sociale dedicata alle donne e alle famiglie. Nel 1994 ha viaggiato in Isra­ele, per la premiere della sua opera teatrale Selvaggio domato. Nel 1999 a Panama per la premiere del suo primo lungometraggio Amore che Tra­sforma. La svolta decisiva è arrivata nel 2012, quando ha viaggiato in Italia portando in tour i suoi spettacoli: Il bacio della vita, La mia amica la Meno e molti altri monologhi. Attualmente è residente a Palermo, in Sicilia, è direttore fondatrice dell'Associazione DEBORAH’S. Un pro­getto sociale che aiuta le donne a valorizzare ed esternare la ricchezza interiore. Un progetto iniziato da oltre vent'anni nel paese d'origine.


mercoledì 27 giugno 2018

Un successo davvero inaspettato e piuttosto inconsueto per un volume di poesie scritte in dialetto siciliano.



Arriva in libreria la seconda edizione, rivista e accresciuta, di Maria Costanza, “Semu ricchi e altre poesie (in dialetto siciliano)”, prefazione di Letizia Passarello, Edizioni La Zisa, pp. 80, euro 8,00


Dall’incanto per la fioritura della vita a primavera, al ritratto ironico dei costumi moderni, questa raccolta di poesie celebra la bellezza dell’esistenza nella molteplicità delle sue forme e variazioni. Il divenire delle cose, attraverso l’inesorabile scorrere del tempo, muove la scrittrice al verso, rigorosamente cantato in dialetto siciliano. Immerso in questo scenario sonoro, il lettore potrà assistere all’appassionato racconto di tradizioni e luoghi, di significati e memorie.




Maria Costanza è nata ad Agrigento e per motivi di studio, all’età di diciotto anni, si trasferisce a Palermo, città dove ha svolto l’attività di docente di lettere e dove risiede tuttora. Introdotta dal padre, anche lui poeta, alla ricerca del bello, ha pubblicato presso la Montedit, nella collana Le Schegge d’Oro, la silloge Meditazioni poetiche, arrivando finalista nel concorso letterario “Il giro d’Italia delle poesie in cornice 2005”.

giovedì 21 giugno 2018

“Salvatore Giuliano era mafioso”. L’ultimo mistero negli archivi Usa svelato in un libro pubblicato dalle Edizioni La Zisa




Di SALVO PALAZZOLO (La Repubblica-Palermo, 1 maggio 2018)


Nel libro dello storico Petrotta i documenti dei servizi segreti americani “Mandanti dell’eccidio furono i boss, minacciati dalla lotta per le terre”

«Office of Strategic Services. Report n. J-228/2 gennaio 1944. La mafia si è riorganizzata e ha ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. Fra i suoi membri più pericolosi si segnala Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Firmato: agente Z». Dagli archivi americani emergono nuovi documenti dei servizi segreti che spazzano via, ormai definitivamente, il mito del bandito Salvatore Giuliano. Altro che moderno Robin Hood in lotta per l’indipendenza della Sicilia, Turiddu che ruba ai ricchi per dare ai poveri, già all’inizio della sua ascesa fra le montagne della provincia di Palermo era indicato dall’intelligence statunitense nella lista dei most dangerous leaders” i più temibili delle cosche, assieme a tale «Remigi, ai fratelli Di Maria, a Badalamenti. Ricercati per vari crimini commessi contro la proprietà e le persone — scriveva l’agente Z — i ribelli vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno venti elementi della città». Dopo la strage di Portella della Ginestra, del primo maggio di 41 anni fa, vennero scritte parole ancora più chiare: l’agente speciale del controspionaggio americano George Zappalà definiva la banda Giuliano «un’organizzazione terroristica mafiosa, accusata di aver commesso numerosi crimini in Sicilia».
Un libro riscrive la storia del bandito di Montelepre. Si intitola: “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Edizioni La Zisa). L’autore, Francesco Petrotta, è uno dei maggiori conoscitori della storia del movimento contadino siciliano. Dopo aver recuperato nuovi documenti nei National Archives americani ha riesaminato gli atti dei processi alla banda Giuliano e poi le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta. Tanti tasselli che adesso non descrivono più un bandito aiutato dalla mafia, ma un mafioso vero e proprio, che il primo maggio del 1947 non commise errori o ingenuità sparando sui contadini riuniti a Portella per la festa dei lavoratori. «Piuttosto, ritengo che abbia eseguito delle direttive dell’organizzazione criminale di cui faceva parte», dice Francesco Petrotta. E spiega: «Fino ad oggi, gli storici hanno cercato di scoprire i volti dei mandanti di Portella analizzando i rapporti che Giuliano intratteneva con alcuni uomini politici indipendentisti e del centrodestra. Credo invece che la strage doveva servire a salvaguardare il potere di Cosa nostra, messo in discussione nelle campagne dalle occupazioni delle terre da parte del movimento contadino, che all’epoca era il primo movimento di massa contro la mafia. E con quella strage — aggiunge l’autore della ricerca — Giuliano si schierò a tutela degli interessi della casta degli agrari di cui la mafia era parte integrante».
Ma mancano ancora molti tasselli di questa storia. Nonostante la lettera dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi che nel 1988 invitava alla desecretazione di tutti i documenti riguardanti Portella. Spiega ancora Petrotta: «Non sono a disposizione degli studiosi gli atti istruttori che furono fatti dalla procura di Palermo dopo la denuncia dell’onorevole Giuseppe Montalbano sui mandanti dell’eccidio, il 25 ottobre 1951. E risultano ancora secretati gli atti sull’omicidio del bandito Gaspare Pisciotta, ucciso il 9 febbraio 1954 all’Ucciardone».
Due anni prima dell’ultimo caffè — alla stricnina — il braccio destro di Giuliano aveva svelato in un interrogatorio che il bandito di Montelepre era un uomo d’onore, «battezzato — così avrebbe detto — in un convegno di alti dignitari della mafia». Chi erano quegli alti dignitari? Il verbale è ancora un segreto di Stato.


lunedì 18 giugno 2018

In occasione del 70° anniversario della nascita dello Stato d’Isrele, torna in libreria il saggio di Anna Momigliano, “Israele e gli altri. Un dissidio irrisolto”, prefazione di Tobia Zevi, Edizioni La Zisa, pp. 80, euro 12,00





“Lo Stato di Israele […] è grande più o meno quanto la Sicilia. Vi risiedono circa sei milioni di ebrei e due di arabi, senza contare gli abitanti della Cisgiordania. In più vi sono una serie di minoranze storiche ma non così conosciute: drusi, circassi, beduini, ecc. […] l’identità di questa terra è talmente complessa che possono percepirsi eccentrici, rispetto alla maggioranza, i giovani che non si riconoscono nella politica e nel mainstream; la classe media che perde potere d’acquisto e non riesce a pagarsi un affitto; gli arabi israeliani che si sentono cittadini di serie B; gli arabi cristiani rispetto alla maggioranza musulmana; i neri africani in rapporto alle altre etnie; le popolazioni beduine e nomadi; i lavoratori immigrati del Sud-est asiatico; i religiosi e i laici, entrambi; i russi o gli etiopici di fronte ai pionieri; i sefarditi nei confronti degli ashkenaziti. Il miracolo del sionismo consiste proprio nell’aver integrato – tra mille contraddizioni – milioni di esseri umani in pochissimi anni: solo tra il 1945 e il 1951 sbarcarono circa 685 mila immigrati, innestandosi su una popolazione di 650 mila persone, […]. Pensiamo a cosa succederebbe in Italia – considerato il livello dell’attuale dibattito pubblico – se arrivassero 65 milioni di immigrati nei prossimi cinque anni!”(dalla Prefazione di Tobia Zevi).


Anna Momigliano è caporedattrice di “Studio”, collabora con “Haaretz” e il “Corriere della Sera”. È autrice di “Karma Kosher, giovani israeliani tra guerra, pace, politica e rock ‘n roll” (Marsilio 2009) e “Il Macellaio di Damasco” (VandA 2013).


lunedì 11 giugno 2018

Torna in libreria l’avvincente romanzo di Francesco Alliata, “Il segreto dei Templari”, Edizioni la Zisa, pp. 160, euro 9,90



Giorgio De Santis è un professore di botanica che, casualmente, viene in possesso di alcune informazioni “riservate” che possono aiutare a ritrovare uno dei tesori più misteriosi dell’antichità, quello dei Templari. Comincia, novello Indiana Jones, un pellegrinaggio avventuroso che lo porterà ad attraversare mezza Europa e l’Africa del nord, sfuggendo a criminali incalliti e archeologi senza scrupoli, per far ritorno, infine, al suo lavoro e ai suoi affetti.

Francesco Alliata è stato un imprenditore, produttore cinematografico e regista italiano. Nasce a Palermo nel 1919, è Duca di Salaparuta e XIV Principe di Villafranca e del Sacro Romano Impero. Studia giurisprudenza e, in collaborazione con Roberto Rossellini, fonda la Panaria Film, che produrrà, tra gli altri, Vulcano con Anna Magnani e La carrozza d'oro di Jean Renoir.

Nel 2012 pubblica il “Segreto dei Templari” per le Edizioni La Zisa; nel 2015 esce “Il Mediterraneo era il mio regno” per Neri Pozza Editore. È scomparso il 1 luglio 2015.


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venerdì 8 giugno 2018

Un pomeriggio davvero speciale con Stefania Petyx e tanti altri amici














Metti un imprenditore coraggioso che sfida la mafia. Uno Stato che appare assente se non ostile e tanti amici che non si rassegnano e continuano a lottare con lui perché le cose in Sicilia, e non solo, cambino davvero. Ancora grazie a Daniele Ventura, Andrea Turco, Beatrice Raffagnino, Stefania Petyx, Giancarlo Cancelleri, Raffaele Genova e a tutti quelli che sono intervenuti, così numerosi, alla presentazione del libro "Cosa nostra non è cosa mia" (Ed. La Zisa) alla Feltrinelli di Palermo. Il cammino è appena iniziato!


giovedì 7 giugno 2018

Roma 13 giugno, Alla libreria Minerva si presenta l’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa





Appuntamento mercoledì 13 giugno, alle ore 18, presso la storica libreria Minerva di piazza Fiume 57, a Roma, per la presentazione dell’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Oltre all’autore, interverranno: Ottorino Ferilli, sindaco di Fiano Romano (Roma) e Diana Nicoleta Vasile.

Questo libro racchiude l’avvincente racconto di una sfida, o meglio, di una lunga corsa verso la vita che tenta ripetutamente di rigenerare se stessa. Ma per raggiungere questa meta è necessaria prima una fine, una caduta che spezzi il passo del corridore regalandogli un nuovo slancio prima dell’arrivo. Quella che il lettore si appresta a scoprire è la storia del giovane autore, Iulian Emil Murgoci, che senza giri di parole mette a nudo il proprio vissuto fatto di solitudine e depressione, uso di droghe e desiderio di morte, ma anche di coraggio e rinascita.

Iulian Emil Murgoci è nato a Ivesti, in Romania, il 13 settembre del 1988 e dal 1994 risiede in Italia, a Fiano Romano. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Via Luisa di Savoia, 14” di Roma, ha lavorato come benzinaio, operatore di call center e receptionist. Appassionato di corsa e ciclismo, nel 2012 ha partecipato alla Maratona di Roma terminandola con un tempo di 3 ore, 40 minuti e 51 secondi.

Il libro: Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 14,00


mercoledì 6 giugno 2018

Palermo 15 giugno, Alla chiesa anglicana un caffè con… i Valdesi, la più antica minoranza protestante in Italia!





“Eravamo tutti valdesi e non lo sapevamo!”. Narra la leggenda che avrebbe esclamato così il grande riformatore tedesco, Martin Lutero, incontrando una delegazione di Valdesi recatisi in Germania per incontralo. Ma chi sono questi “famosi” valdesi la cui esistenza era ignota anche a Lutero? Lo scopriremo insieme sorseggiando un buon caffè italiano e gustando dei deliziosi biscotti (russi).

Appuntamento venerdì 15 giugno, alle ore 17, presso la Chiesa anglicana “Santa Croce” di via Roma 467A, a Palermo,  per “incontrare” il pastore Teodoro Balma (1907-1994) autore del volume “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, meritoriamente ripubblicato dalle Edizioni La Zisa.  

Ne discuteranno: Peter Ciaccio, pastore valdese; Russell Ruffino, pastore anglicano e parroco della chiesa “Santa Croce”; Pietro Magro, sacerdote cattolico e responsabile dell’Upedi - Ufficio pastorale per l'ecumenismo e il dialogo interrelegioso; Rosaria Caruso, pastora evangelica Ministero Sabaoth; e Davide Romano, direttore editoriale delle Edizioni La Zisa e presidente dell’associazione La Tenda di Abramo – Culture e religioni in dialogo.

Alle 19, seguirà la messa in italiano celebrata secondo il rito anglicano. La partecipazione alla funzione è aperta a tutti.


Il libro: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, a cura di Italo Pons, prefazione di Antonio di Grado, Edizioni La Zisa, pagg. 256, € 16,00 (ISBN: 978-88-95709-84-0)
  
Questa di Teodoro Balma è più un'opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui impostazione risente, non poco, del clima politico - il ventennio fascista - nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l'Autore rende omaggio all'allora capo del governo - un atto dovuto onde evitare gli ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di valutazione-, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell'Uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo, sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in un'altra parte di questo nostro stupido mondo.

Teodoro Balma (1907-1994), pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha collaborato a diversi periodici: "Corriere di Sicilia", "Persona", "Protestantesimo", "La Luce", "L'Appello", "Gioventù Cristiana". Tra le sue opere, si ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana (Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania 1938).

Catarsi in versi in libreria! Tregor Russo, “Catarsi redentrice. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 56, euro 9,90 (ISBN 978-88-31990-03-5)




La catarsi del titolo è il moto dell’anima che attraversa le poesie di Tregor Russo. Il leitmotiv della raccolta è il desiderio (che sia di vita, morte o amore). Affidandosi ad un immaginario suggestivo, ancestrale e a tratti apocalittico, l’autore ci trascina verso il suo abisso. Ma nonostante la vertigine della caduta dia la sensazione di ebbrezza, in realtà quello che spinge le poesie di Russo è un movimento verticale: una salita, una redenzione che si finge precipizio. Catarsi Redentrice si dispiega pagina dopo pagina secondo questa ambivalenza; fra redenzione e dannazione, fra le luci e le ombre dell’uomo.

Tregor Russo è nato a Menfi (Ag) nel 1978. È insegnante accademico di musica, nonché artista internazionale, compositore, arrangiatore, cantante, polistrumentista e poeta. Catarsi Redentrice è la sua opera prima.


In libreria l’esordio di Davide Cataldo, “Vicin’ ò Mare. Poesie”, Edizioni la Zisa, pp. 80, euro 9,90 (ISBN 978-88-3199-005-9)





L’esordio in poesia di Davide Cataldo è un emozionante autoritratto che non smette mai di guardare l’Altro. Nelle liriche, sono gli altri e le cose a determinare l’identità del poeta. Che si tratti della donna amata dagli occhi “colore dell’olio…”, o degli oggetti e luoghi: la panchina, la terrazza, le Dunhill; questi elementi vanno a comporre l’universo interiore di Cataldo. Una dimensione abitata necessariamente sia dalla singolarità che dalla pluralità poiché “L’unione è completezza./L’unione è vita.”. Nonostante, a volte, l’incontro con l’altro da sé sia doloroso e apparentemente irrisolvibile, è nella condivisione, nella fusione tramite la materia poetica che il poeta può finalmente autodeterminarsi. Come scrisse Jean-Luc Nancy: «Noi dobbiamo riappropriarci di ciò che, già, ci ha resi “noi”, oggi, adesso, qui, il noi di un mondo che sente di non avere più senso ma di essere il senso stesso».

Davide Cataldo nasce a Palermo nel 1983. Oggi è titolare di un marchio appena nato d’abbigliamento, un fotografo freelance non professionista, gestore di attività ricettive, a quanto pare un poeta, e continua nel suo intento di realizzare sogni propri e altrui. Con fede in Dio e in se stesso.



A breve in libreria lo struggente romanzo di Elisabetta Inviati, “Lasciati abitare dall’amore. La Casa si Di Lucy”, Edizioni La Zisa, pp. 226, euro 16,00 (ISBN 978-88-3199-002-8)






Il romanzo è incentrato sui Mirabella: una famiglia sana, dai principi e valori saldi da trasmettere ai posteri. Una sorta di eredità spirituale che Tommaso, il capofamiglia, lascia ai figli, perché lasciarsi abitare dall’amore vuol dire farlo risiedere nel cuore come balsamo per le ferite dell’anima e manifestarlo agli altri con le azioni semplici, quotidiane, altruistiche. I personaggi introducono tematiche contemporanee sull’adozione, l’omicidio stradale, la violenza sulle donne e sui minori. Nell’intreccio non mancano la scoperta di segreti, collegamenti a eventi storici, dubbi e domande, che danno rilievo a delle personalità in divenire, e sollecitano il lettore a una visione diversa della vita. Per poterla dire come Tommaso Mirabella: “Se ogni uomo si facesse abitare dall’amore, il mondo sarebbe un luogo migliore”.

Elisabetta Inviati nasce ad Altofonte (PA) nel 1949. Nell’82 vince il Concorso di Scuola Materna Statale dove rimane a lavorare per oltre trent’anni. Si laurea in Filosofia, si abilita all’insegnamento delle Scienze dell’Educazione e fa esperienza in qualità di Psicopedagogista nella scuola dell’Infanzia e Primaria statale. Nel 2016 esordisce con il romanzo Un grido dal cuore, e nello stesso anno pubblica anche una silloge di poesie Uno scorcio d’anima.


Arriva in libreria: Giuseppe D’Agrusa, "Raccontare in poesia”, Edizioni La Zisa, pp. 80, € 9,90 (ISBN 978-88-3199-004-2)





Il corpus lirico della raccolta è la nostalgia. Lo sguardo attento di Giuseppe D’Agrusa sfiora in segreto i volti e le vite dei passanti soffermandosi sui quadri della quotidianità (siano i giochi di candidi panni stesi, un barbone o un’alba) per registrarne l’impressione trasfigurata dai suoi ricordi. Raccontare in poesia è un memoriale dove le immagini del passato si mescolano ai sogni, desideri e speranze del presente. Pagine di poesie abbacinate dal sole cocente siciliano e sferzate dal polveroso Scirocco. Solo all’ombra delle fronde delle jacarande il poeta colmo di meraviglia e malinconia può trovare refrigerio nella contemplazione della sua amata Sicilia e della sua anima.

Giuseppe D’Agrusa è nato a Palermo nel 1952, dove attualmente vive e lavora. Si diploma Perito commerciale, e frequenta la facoltà di biologia presso l’Università degli studi di Palermo. Nel 2013 esordisce con la sua prima silloge Le poesie nel cassetto, alla quale seguono altre pubblicazioni. Negli anni i suoi testi ricevono riconoscimenti e segnalazioni; le sue poesie sono presenti in diverse antologie e riviste letterarie.




Arriva fra gli scaffali delle librerie la silloge in “lingua” siciliana di Valeria Mandalà, “Ti cuntu ‘u cuntu, si ni vò fari cuntu… “, Edizioni La Zisa, pp. 66, euro € 9,90 (Isbn ISBN 978-88-31990-06-6)





“U Cuntu” di Valeria Mandalà è una dichiarazione d’amore in versi per la Sicilia. Le poesie, in dialetto palermitano, sono divise in tre sezioni: Natura e Sintimientu, Sicilia adurata, priestu cuntata e Stuori ri gienti. La Natura di cui si parla, non è solo quella dei paesaggi arsi, del mare attratto e respinto dalle rive, è anche la natura dei monumenti, delle strade di Palermo e provincia: una natura urbana impregnata di Storia e leggende popolari. Le poesie dell’autrice tracciano una mappa poetica dell’Isola raccontando con occhi sinceri e pieni di meraviglia il legame di sangue con la propria terra. I versi richiamano alla luce, al vento e al fuoco, all’anelito costante per la Bellezza che chi è nato in Sicilia porta sulla pelle come una firma.

Valeria Mandalà nasce a Trento nel 1973 da genitori palermitani. Nel 1998 si laurea in Lingue e Letterature inglese e tedesca all’Università degli Studi di Palermo. Dal 2002 è docente di Scuola dell’Infanzia presso la D.D. Alcide De Gasperi di Capaci. È amministratrice e redattrice di due pagine Instagram (@ig_panormus; @ig_sicily) e Facebook (Ig_sicilians) dedicate alle foto di Palermo e della Sicilia.

Novità in libreria: Beatrice Pillitteri, “Tensione Blu. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 50, euro 8,00 (Isbn 9788831990011)




Tensione Blu è il sincero e appassionato esordio di Beatrice Pillitteri in poesia. Il testo raccoglie, in versi, pezzi della sua vita da un presente più remoto a uno più recente. Questa sorta di biografia lirica è divisa in due sezioni: A sorsi ed Entropia, che rappresentano due momenti fondamentali nell’evoluzione dell’io lirico della raccolta. Queste sono le due tappe necessarie nell’educazione sentimentale dell’autrice; sentimenti intesi nella loro totalità e non solo con accezione romantica. Tramite la relazione con l’Altro, Pillitteri ci rende partecipi di tutto ciò che con dolore ha dovuto lasciare dietro di sé per poter crescere e conquistare alcuni doni preziosi della vita: il perdono, la speranza, la rinascita.

Beatrice Pillitteri (Palermo, 1992) frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. Oltre che di poesia, si diletta anche di musica.