Le rivelazioni dell’ex parroco di Monterosso salito alla ribalta per la storia d’amore con una parrocchiana da cui ha avuto un figlio, poi sospeso «a divinis» dal Papa
PADOVA Il libro dice molto, se non tutto,
fin dalla copertina e dal titolo: «Prete pedofilo si diventa. Pedofilia e
celibato nella Chiesa di papa Francesco». A firmarlo è Sante Sguotti l’ex
parroco di Monterosso, frazione di Abano ai piedi dei Colli Euganei, sospeso «a
divinis» da papa Benedetto VXI per la storia d’amore con la sua parrocchiana
Tamara Vecil, divenuta di dominio pubblico nel 2007. Pochi mesi dopo, vestito
in clergyman blu scuro, dal salotto pomeridiano di «Buona Domenica» annunciava
la nascita di suo figlio. Da quel momento, dalla riduzione allo stato laicale,
di don Sante si erano un po’ perse le tracce: sospeso da papa Ratzinger aveva
lasciato Monterosso per trasferirsi con la nuova famiglia sui colli Berici, a
Lovertino di Albettone e lavorare come camionista in una cooperativa.
Ora l’ex sacerdote
innamorato torna a far
parlare di sé con un libro scandalo sulla pedofilia nel clero. Duecento pagine
(con la prefazione di don Franco Barbero, anche lui sospeso da papa Wojtyla nel
2003 per le critiche al celibato dei preti) sulla pedofilia nel clero, respinte
nel 2007 da Mondadori e pubblicate poche settimane fa dall’editrice palermitana
«La Zisa», a cui Sante Sguotti affida «una parte della propria esperienza di
sacerdote e un’analisi completa e commentata di fatti presi dalla cronaca,
italiana e non solo».
Ammettendo: «Cito anche tre casi che ho
conosciuto nel mio vissuto all’interno della chiesa padovana». L’intenzione è
sempre quella, la stessa che ormai otto anni fa lo spinse ad abbandonare Roma
per guidare l’esperienza (naufragata) di una «chiesa cattolica dei peccatori »:
denunciare l’immobilismo della gerarchia ecclesiastica. «Nemmeno con l’elezione
di papa Francesco – attacca l’ex prete – ci sono stati dei cambiamenti, si è
solo un po’ più prudenti. Nella concretezza però si tenta di nascondere. Si
cambierà solo quando ci sarà la volontà di denunciare, anche in procura, chi si
macchia di un reato così infamante: bisogna pensare che c’è una vittima che
deve avere giustizia e non solo delle poltrone o dei poteri da difendere. Da
noi non c’è la volontà di far emergere certi fatti ». E quando deve descrivere
il prototipo del prete-pedofilo, Sante Sguotti tratteggia «il prete perfetto:
quello che si presenta in pubblico come il miglior sacerdote possibile. L’insospettabile».
Non mancheranno le polemiche. (Corriere
della Sera, 03 febbraio 2015)
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