L'ex prete di
Monterosso che ebbe un figlio e si innamorò di una donna scrive un secondo
libro con pesanti accuse alla "Chiesa delle ipocrisie"
(Il Mattino di Padova, 02 febbraio 2015)
PADOVA.
Un libro che non mancherà di far discutere. Perché affronta argomenti
"scottanti" come pedofilia e celibato nella chiesa. Ma soprattutto
perché scritto da uno dei protagonisti della storia che alcuni anni fa
sconvolse la piccola comunità di Monterosso, vicino a Abano: don Sante Sguotti,
il prete che si innamorò di una donna ed ebbe un figlio. Per questo fu ridotto
allo stato laicale.
Don
Sante, fin dai primi anni di seminario, si è sempre distinto per le sue
posizioni critiche e ha così intrapreso un percorso di smarcamento dalla
«Chiesa delle ipocrisie», dimostrando nei fatti che un parroco con moglie e
figlio può dedicarsi alla vita pastorale con più intensità, passione, tempo,
efficacia e maturità spirituale di tantissimi suoi confratelli obbligati al
celibato.
Nel
suo primo libro, “Il mio amore non è peccato” (Mondadori, 2007), l’autore ha
messo nero su bianco la propria esperienza di vita portando sotto i riflettori
una battaglia personale che continua ancora oggi. Il celibato obbligatorio per
i prelati e la piaga della pedofilia del clero sono due fenomeni
indissolubilmente legati: «Perché maltrattare i preti sposati e proteggere i
preti pedofili? Questo è quello che è stato fatto».
Don
Sante ne è certo, e in queste pagine esprime un punto di vista unico, cioè
quello di un prete che, camminando a fianco della sua gente, raccoglie le
confidenze più inconfessabili e getta uno sguardo molto realista
sull’affettività-sessualità dei suoi confratelli. Alla domanda «Chi è il prete
pedofilo?», don Sante risponde: «Il miglior prete che si possa immaginare».
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