Il figlio Nino, agente di polizia, venne ucciso con la moglie dai killer di Cosa nostra nel 1989. All’aula bunker riconobbe «faccia da mostro» durante un drammatico confronto all’americana
È morto Vincenzo Agostino, il papà dell'agente della polizia di stato Nino, ucciso da Cosa Nostra assieme alla moglie Ida Castelluccio, l'8 agosto 1989. Vincenzo Agostino, nato il 22 marzo 1937, era il papà coraggio, che non si era mai rassegnato alla morte del figlio e della nuora - incinta di qualche mese - e aveva da subito denunciato i tentativi di depistaggio legati al duplice omicidio.
Aveva una lunga barba bianca che - aveva detto - «non
avrebbe più tagliato» fino a quando non sarebbe emersa la verità sui mandanti
del duplice omicidio, sui silenzi e soprattutto sui depistaggi alle indagini.
Vincenzo ha continuato a combattere per il figlio anche dopo la morte di sua
moglie, Augusta Schiera, avvenuta a febbraio 2019.
La scomparsa di Vincenzo Agostino non rappresenta la fine
della battaglia intrapresa in nome di suo figlio, l'agente di polizia Nino, e
della moglie di quest'ultimo, Ida Castelluccio, trucidati da Cosa nostra il 5
agosto 1989. Per questo delitto - per cui furono molteplici le piste
investigative, di cui alcune totalmente depistanti - sono state accusate tre
persone, tra le quali il boss di Resuttana Nino Madonia, il killer preferito da
Toto' Riina, che ha optato per il rito abbreviato e nel 2021 è stato condannato
all'ergastolo, confermato anche in appello il 5 ottobre scorso.
Anche quel giorno Vincenzo - accompagnato dalle figlie, dai
nipoti e dalla sua inseparabile scorta ma senza più la moglie Augusta Schiera,
scomparsa nel 2019 - si presentò al palazzo di giustizia di Palermo. La sua
barba bianca, che aveva deciso di non tagliare finché non fosse stata fatta
giustizia per il proprio figlio, il passo lento ma deciso agevolato da un
bastone, dopo la sentenza Vincenzo Agostino fu netto, come sempre: «Sono
soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora.
Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei
accanto a me. Ora toglierò la scritta sulla sua lapide 'morta in attesa di
verità e giustizia. Si sta avvicinando il giorno in cui potrei tagliare la
barba, perché si avvia a conclusione anche il procedimento ordinario, in caso
di condanna posso dire che quel giorno posso mantenere la promessa che ho fatto
sulla tomba di mio figlio«.
«Oggi - aveva scritto su Facebook il mese prima rivolgendosi
alla moglie - avremmo festeggiato 64 anni di matrimonio. Ogni secondo senza di
te e' un'agonia, mi manchi infinitamente. Continuerò ad amarti, sempre tuo,
Vincenzo».
Gli altri due imputati - sotto processo con il rito
ordinario sono il boss dell'Arenella Gaetano Scotto, accusato del duplice
omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, uno amico di Nino Agostino,
accusato di favoreggiamento. Anche in questo procedimento Vincenzo -
costituitosi parte civile, assistito dall'avvocato Fabio Repici e con lui anche
le figlie, i nipoti e i familiari di Ida Castelluccio, tra gli altri - ha
sempre voluto essere presente, a ogni udienza, nonostante gli acciacchi dovuti
all'età.
Assisterà da altrove alla sentenza, essendo il processo alle
battute finali: hanno già discusso le parti civili, il 3 maggio e il 21 sono in
programma gli interventi dei difensori degli imputati e poi la Corte d'assise,
presieduta da Sergio Gulotta, dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la
sentenza.
(Fonte: La Stampa)
RIP
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