Anna Lenart, “Una viva nella lista dei morti ammazzati”,
Edizioni la Zisa, pp. 128, euro 12,00
Questo libro
è una testimonianza documentata, un reportage
piuttosto che un romanzo. Non è soltanto la descrizione dei fatti e misfatti
della mafia. Valutando gli eventi si capisce il perché la società degli uomini
d'onore risulti così stabile e da che cosa dipenda il funzionamento perfetto
della mafia.
Si racconta
nei dettagli come da un momento all'altro, senza colpa, si può capitare dentro
il vortice del sistema mafioso e non riuscire a tirarsene fuori.
Quando le
circostanze spingono alla disperazione più straziante, e inoltre si sa che
domani, dopodomani e in un lontano futuro sarà ancora peggio, come si supera
una situazione del genere? Il grande pensatore Hegel propone la propria
ricetta: “se gli insulti della vita diventano insopportabili, è giusto rinunciare
alla vita stessa”. La protagonista del racconto, al contrario, non rinnega
l'esistenza e con tutte le sue forze combatte l'oltraggio.
La storia è
tutta italiana, ma alcuni episodi si svolgono negli Stati Uniti. Infine viene evidenziata
l'attività mafiosa in Austria.
Il messaggio
del libro è semplice: credere nelle proprie forze. Anche quando sembra di
trovarsi in un lunghissimo tunnel oscuro e ci si rende conto della propria
fragilità, non bisogna lasciarsi spaventare dalle minacce circostanti.
Come nella toccante ultima scena del film “La strada” di
Fellini, esiste la splendida luce in fondo al tunnel, per la quale vale la pena
di passare attraverso le sofferenze.
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