“Gabbie
invisibili” potrebbe essere una storia come altre, ma non è così. Sono tante
piccole storie, quanti i diversi personaggi, all’interno di una grande storia,
quella della famiglia Mac Mahon. Su tutti i personaggi, ciascuno protagonista
della propria storia, campeggia la figura di Annie, che assume il ruolo di
protagonista assoluta dell’intero racconto. Per chi, da bambina, ha vissuto gli
anni Cinquanta, Annie, compenetrata nel ruolo di chi deve comunicarsi per la
prima volta, ed è felice di farlo, sembra incarnare tutte le brave bambine di
quegli anni, con le loro ansia e i loro timori. Già dalle prime pagine sono
chiari alcuni temi e topoi fondamentali: le regole discriminate e
discriminanti, per maschi e femmine; l’assolutismo della Chiesa e dell’uomo di
fede che non ammette punti di vista diversi; la paura della confessione che
induce a mettersi a nudo, ma nel contempo la consapevolezza di avere agito
secondo l’imprinting ricevuto; e, ancora, andando avanti, la competizione del
figlio con il padre; la brava ragazza che ritarda il suo ingresso
all’università per aiutare la famiglia; le scelte dei figli diverse da quelle
che vorrebbero i genitori; la vera amicizia tra due persone del tutto
differenti. E’ questo il tessuto ideologico dell’intero racconto, che suscita
l’attenzione e la mantiene viva per tutto l’arco dello sviluppo narrativo, la
cui cronologia giunge ai nostri giorni. L’ambiente è il New Jersey, ma potrebbe
essere anche l’ Italia…, non è una componente fondamentale. Ciò che importa è
l’evoluzione di una società lanciata nel progresso, un mondo che cambia,
lasciando dietro di sé i frammenti di una famiglia che si spezza, un mondo che
porta nuove verità, ricche di esaltanti promesse: il boom economico, la nuova
morale sessuale, la vita militare che schiude nuovi orizzonti e lascia
trasparire il sangue che scorre nel Vietnam. In questo nuovo scenario, in cui
Annie cresce e diventa adulta, accadono vari colpi di scena che lasciano
presagire chissà quali sviluppi: Annie, che fino ad ora ha impersonato il Bene,
si innamora di Jeremy, il fratello acquisito dal quale è attratta sessualmente,
e con lui consuma l’unico rapporto fisico. Jeremy, simbolo del peccato
refrattario ai buoni consigli, dopo essersi macchiato di crimini orrendi, pare
acquisisca una sensibilità e una maturità che non gli appartengono: piange vere
lacrime, parte per il Vietnam per combattere una guerra che ritiene giusta e
che pensa possa essere per lui motivo di palingenesi. In realtà nulla cambia: cambiano
i tempi, i luoghi, le circostanze, ma gli uomini restano tali e quali. La
brutalità della guerra negherà a Jeremy l’unica dignità che gli resta, la
dignità di soldato, e noi lo ricorderemo come une eroe negativo, un antieroe.
Annie, dopo un’altalena di momenti di felicità e di tormento, durante i quali
cerca risposte nella religione che l’ha sempre sostenuta, matura la decisione
di sposare Kevin, il marito-padrone. Con il matrimonio, tutto si
ricompone-_l’unica smagliatura è stata la storia col fratello- e il cerchio si
chiude: Annie, nonostante le sollecitazioni di Rob di cui forse è innamorata, e
benchè desideri col marito quel rapporto paritario imposto dal neofemminismo,
da cattolica non riesce a sciogliere le briglie delle istituzioni, la Chiesa e
la famiglia, e, come spinta da una accettazione fatalistica della propria vita,
si sottomette interamente al marito, così come ha fatto nei confronti della
madre. La mancata determinazione la consegna ad una infelicità permanente.
Annie resterà per sempre col marito che non ama più e dal quale non è amata,
dove non c’è posto per la ribellione ma solo per l’implosione. Annie è
prigioniera di se stessa, della sua stessa vita, di cui, per certo, non è mai
stata la vera protagonista.
Le
esperienze dell’Autore ragazzo, dell’Autore medico, dell’Autore trapiantato in
America vengono assemblate nella mente di Colonna Romano e trovano la loro
dimensione attraverso il filtro evocativo della fantasia, per comporre un
universo dell’invenzione, che affonda le sue radici nel sentimento del passato
e del presente. Nella narrazione, la fabula si alterna all’ intreccio e
l’aspetto tematico, l’impossibilità di ciascuno
dei personaggi di uscire dai propri schemi mentali e pragmatici e la
consapevolezza di essere condannato a restare in quella “forma” che ognuno di
loro si è data, diventa denominatore comune di personaggi differenti che si
mantecano con la loro diversità emotiva. Le loro caratteristiche e le loro
storie irrisolte. La limpidezza dello stile dà concretezza alle vicende e alla
realtà dell’animo umano. Le tecniche di cui l’Autore si serve, il discorso
diretto, l’analessi, una pseudo metalessi rendono la narrazione più vivace.
Erino
Colonna Romano, “Gabbie invisibili. Una rivoluzione vista da lontano”, romanzo,
Edizioni La Zisa, pp. 256, euro 16,00
In
una piccola cittadina del New Jersey, Riverton, dagli anni cinquanta ai nostri
giorni, si svolge la vita di Ann, una donna che quasi inconsapevolmente conduce
una silenziosa battaglia con se stessa per liberarsi da quelle strutture
mentali e psicologiche che la tengono ingabbiata con fili invisibili e, per
questo, tanto più crudeli, all’interno di un modello di vita che intimamente
rifiuta, ma che non è in grado di abbandonare. Da bambina, Annie è ubbidiente e
“la vita le sembrava un gioco divertente con istruzioni facili da osservare”;
da adolescente e, poi, da adulta, quelle istruzioni e quelle regole ricevute da
un’educazione tradizionalista e religiosa diventeranno la sua prigione, le
toglieranno la libertà di scegliere e di amare. Nata negli anni del baby boom,
l’esplosione demografica verificatasi nei 10- 15 anni successivi alla fine
della seconda guerra mondiale, Ann vive nel mezzo della rivoluzione culturale
degli anni sessanta. La Beat Generation, i sit-in e le marce, i movimenti per i
diritti civili e per l’uguaglianza delle donne, con la loro forte spinta
innovativa, a poco a poco metteranno in crisi le sue certezze con interrogativi
angoscianti così come i personaggi e le vicende che attraverseranno la sua
vita: la tragica fine della sorella, il rapporto imprevedibile col
fratellastro, la singolare amicizia con Cathy, il rapporto irrisolto con la
madre, la difficile relazione col marito, le scelte operate dalle figlie. Sono
tutti personaggi che, non diversamente da Ann, sembrano avvitarsi su se stessi,
prigionieri di scelte illusorie.
Pietro
Colonna Romano (soprannominato Erino) nasce a Palermo il 14 agosto 1948. Si
laurea in Medicina all’Università di Palermo nel 1976 e l’anno seguente si
trasferisce negli Stati Uniti. Per sedici anni insegna Anestesiologia alla
Hahnemann University di Philadelphia. Da dodici anni lavora come anestetista al
Pennsylvania Hospital di Philadelphia. È sposato e padre di due figli. Questo è
il suo primo romanzo, scritto in inglese e poi liberamente tradotto in
italiano.
Nessun commento:
Posta un commento