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martedì 27 marzo 2018

In libreria: Maria Costanza, “Semu ricchi e altre poesie (in dialetto siciliano)”, prefazione di Letizia Passarello, Edizioni La Zisa, pp. 80, euro 8,00




Dall’incanto per la fioritura della vita a primavera, al ritratto ironico dei costumi moderni, questa raccolta di poesie celebra la bellezza dell’esistenza nella molteplicità delle sue forme e variazioni. Il divenire delle cose, attraverso l’inesorabile scorrere del tempo, muove la scrittrice al verso, rigorosamente cantato in dialetto siciliano. Immerso in questo scenario sonoro, il lettore potrà assistere all’appassionato racconto di tradizioni e luoghi, di significati e memorie.

Maria Costanza è nata ad Agrigento e per motivi di studio, all’età di diciotto anni, si trasferisce a Palermo, città dove ha svolto l’attività di docente di lettere e dove risiede tuttora. Introdotta dal padre, anche lui poeta, alla ricerca del bello, ha pubblicato presso la Montedit, nella collana Le Schegge d’Oro, la silloge Meditazioni poetiche, arrivando finalista nel concorso letterario “Il giro d’Italia delle poesie in cornice 2005”.

I misteriosi intrecci nella Sicilia del dopoguerra fra gli Usa e il bandito Salvatore Giuliano




Arriva in libreria il romanzo di Marco Palumbo, “La stella mancante”, prefazione di Rino Francaviglia, Edizioni La Zisa, pp. 212, euro 14,00

In una Sicilia a stelle e strisce, un professore dell’Università di Harvard conduce un’indagine storica sul banditismo e i suoi più celebri esponenti, ignaro, però, dello squarcio che sta aprendo sulla ricerca della sua stessa origine e identità. Immaginando un secondo dopoguerra diverso, l’autore mette in scena un racconto che si tinge di giallo e che ha come palcoscenico una Sicilia indipendente e annessa agli Stati Uniti d’America nel 1950, quando, in seguito all’iniziativa dei movimenti indipendentisti, l’isola si prepara ad un cinquantennio di sviluppo e prosperità. È in questo contesto che un professore venuto da Boston indagherà sulle vicende di un famigerato bandito Salvatore creduto morto dai più.

Marco Palumbo è nato a Palermo nel 1964. Conseguita la laurea in Scienze Politiche e la specializzazione in Diritto Regionale, intraprende la carriera nella pubblica amministrazione. In seguito a esperienze ministeriali svolte in continente, torna definitivamente in Sicilia nel 1996, dove svolge tuttora mansioni dirigenziali presso gli uffici della Regione.

lunedì 26 marzo 2018

Storia di un imprenditore coraggioso abbandonato dallo Stato ma che ha continuato a lottare contro Cosa Nostra.




Arriva in libreria Daniele Ventura (con la collaborazione di Franca Stefania Lo Cicero), “Cosa nostra non è cosa mia”, prefazione di Stefania Petyx, Edizioni La Zisa, pp. 48, euro 8,00

“Questa è la mia storia, la storia di un bambino divenuto ragazzo che ha combattuto contro la sua paura più grande, una paura chiamata ‘Cosa nostra’. Poco dopo aver realizzato il mio sogno con tanti sacrifici, mi sono trovato prima minacciato e poi abbandonato dallo Stato italiano, lo stesso Stato che prima ti chiede di denunciare il racket, ma che poi ti lascia in preda alle conseguenze delle tue denunce, solo e disperato. Da bambino sono cresciuto a Brancaccio, un quartiere della periferia di Palermo tristemente noto per la sua delinquenza, il rione dove la mafia ha ucciso don Pino Puglisi, una zona con mille contraddizioni e tanta criminalità.
Da piccolo non potevo scendere giù in strada a giocare con gli altri bambini, perché mentre noi, famiglia semplice, cattolica, vivevamo nella legalità, i nostri vicini avevano uno o più parenti in galera o agli arresti domiciliari, e la situazione nei dintorni del palazzo dove abitavamo non era affatto tranquilla. Ogni tanto i miei genitori si chiedevano come mai, immersi in quel mondo intriso di illegalità, tutti e sei i loro figli, grazie a Dio, non avessero preso brutte strade, costretti nella realtà di un quartiere a cui alla fine abbiamo imparato a voler bene, pur senza lasciarci contagiare dalla sua prevalente indole malavitosa”. (dall’Introduzione dell’Autore)

Daniele Ventura (Palermo, 1984) nasce e cresce nel difficile quartiere di Brancaccio, dominato dalla delinquenza. Appartenente a una famiglia modesta e di sani principi, riesce a rimanere estraneo al clima prevalentemente malavitoso del rione. Si diploma in ragioneria e svolge svariati lavori, prima di aprire un bar-ristorante nella sua città. Dovrà quindi fare i conti con la mafia e affrontare un processo che lo porterà a far condannare i suoi estorsori. Da allora è impegnato in prima linea nella lotta contro la mafia. È sposato, ha un figlio e continua a vivere in Sicilia.

martedì 20 marzo 2018

Palermo 27 marzo, Si presenta “Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario” (Ed. La Zisa) di Caterina Zabbia




“Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario” è il titolo dell’opera di Caterina Zabbia, mandato in questi giorni in libreria dalle Edizioni La Zisa, che sarà presentata martedì 27 marzo, alle ore 17,30, presso il salone della parrocchia di Sant’Ernesto, sita in via Campolo 11, a Palermo. Oltre all’autrice, interverranno padre Giuseppe Turco, agostiniano; padre Mario Genco, agostiniano scalzo; e don Carmelo Vicari, parroco di Sant’Ernesto. Modererà il giornalista Francesco Inguanti.

Il libro: Caterina Zabbia, “Gregorio. Un fiore cresciuto sulle zolle del Calvario”, Presentazione di padre Luigi Pingelli Oad, Prefazione di padre Mario Genco Oad, Nota di don Carmelo Vicari, Edizioni la Zisa, Pp. 80, Euro 9,90

Quest’opera racchiude le tracce di un’esistenza silenziosamente votata all’accettazione del sacrificio: quella del terziario agostiniano Gregorio Fasulo. L’ardente ricerca di un disegno superiore incastonato nell’esistenza umana, in grado di giustificarne il dolore e le privazioni come momenti di massima vicinanza al divino, è la nota dominante di questo racconto, nonché degli sforzi compiuti dall’autrice, e nipote, per metterne insieme i pezzi. Chiamato “attraverso la malattia e la sofferenza” a farsi “modello di santità nello stato di vita secolare”, Gregorio Fasulo dimostrò che è possibile “percorrere la via di assimilazione a Cristo anche nella normalità della condizione laicale”.

Caterina Zabbia, nata a Palermo il 2 febbraio 1953, ha conseguito nella stessa città i diplomi di Scuola Magistrale e di Istituto Magistrale. Dopo alcuni anni di insegnamento nella provincia di Trapani, svolge attualmente l’attività di insegnante specializzata nel sostegno nella scuola primaria a Palermo. Ha realizzato con gli alunni laboratori teatrali e di canto corale. Fa parte sin da bambina di Azione Cattolica, nella quale è educatrice dei ragazzi; svolge inoltre la funzione di catechista. Appassionata di canto corale, fa parte del coro della parrocchia Sant’Ernesto e del coro della Cattedrale di Palermo.

In libreria: Amal Hazeen, “Ğamāl al-Bannā. Una nuova visione dell’Islam”, Edizioni La Zisa, pagine 96, euro 12,00




"Questo testo vuole mettere in risalto le fondamenta di un pensiero diverso in seno all’Islam e di dargli voce in Occidente. L’autore era un po’ conosciuto in Italia perché concedeva diverse interviste a giornalisti italiani, ma i suoi scritti che possono esporre bene la sua visione dell’Islam esistono solo in arabo. Perciò, quando ho scelto il capitolo oggetto della ricerca, la mia intenzione era di esporre una visione islamica diversa da quella tradizionale conosciuta in Occidente. Ma non solo, siccome provengo da un paese oggi a maggioranza islamica e poiché mi sta tanto a cuore il dialogo interreligioso, soprattutto con gli ebrei e i musulmani, questa mia scelta intendeva anche cercare e trovare delle basi solide per un incontro proficuo o un punto comune, sia a livello religioso che sociale e politico, da cui partire e lavorare insieme, ebrei, musulmani e cristiani, per il bene comune delle nostre società". (dall’Introduzione di Amal Hazeen)


Amal Hazeen è palestinese. Da più di 20 anni vive a Roma. È docente di Metodologia della ricerca e del lavoro scientifico, di Dialogo interreligioso e Introduzione all’Islam alla Pontificia Università Urbaniana e presso la  Pontificia Università Gregoriana. Ha lavorato al Programma alimentare mondiale per diversi anni e dal 1995 collabora con la Sala stampa della Santa Sede. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze dell’Educazione e un master in Studi arabi e d’Islamistica. Oltre a diversi articoli su riviste specializzate, ha pubblicato il volume “Il coraggio di cambiare la storia. Il dialogo ebraico-cristiano dal Concilio a Giovanni Paolo II” (EMI, 2008).

lunedì 19 marzo 2018

Palermo 29 marzo, Si presenta “Labieno” (Ed. La Zisa) di Filippo Ferrandi



“Labieno”, romanzo storico di Filippo Ferrandi, pubblicato dalle Edizioni La Zisa, torna a Palermo dopo un piccolo tour di presentazioni in altre città del Paese. Appuntamento giovedì 29 marzo, alle ore 18, presso i locali del “British Institutes” di via Re Federico 18/Bis, a Palermo. Insieme all’autore interverrà Gabriella Maggio.

Il libro: Filippo Ferrandi, “Labieno”, Edizioni La Zisa, pp. 168, euro 15,90

Le sorti della Repubblica romana dipendono dai destini di due temibili schieramenti, quello dell’impavido Cesare e quello aristocratico, capeggiato dagli irriducibili generali pompeiani. Ma ciò che realmente guiderà le mosse di questo duello è una diversa concezione del potere: lasciare che sia un uomo solo alla guida di Roma, con l’effetto immediato di esautorare il Senato, e con esso un’intera tradizione politica, o credere a rischio il destino del Popolo romano, e lottare per una causa chiamata “Libertà” e “Repubblica”? In un clima di tensione, tra il frastuono delle armi e le urla di battaglia, emerge il profilo di un nobile stratega dall’indiscusso talento per la guerra: Tito Labieno. Un tempo amatissimo alleato di Cesare, Labieno opporrà resistenza alla solitaria corsa al potere del Dittatore, fronteggiandolo nel ruolo di una perfetta nemesi lungo l’arco del racconto.

Filippo Ferrandi è nato a Palermo nel 1988. Si è laureato in Studi Storici, Antropologici e Geografici presso l’Università degli Studi di Palermo, lavora come docente nelle scuole secondarie superiori e ha insegnato Italiano agli stranieri. Animato da un profondo interesse per la Storia Romana, e i suoi illustri personaggi, si dedica alla ricerca sul tema.

Arrivano in libreria i “Racconti Indipendenti” (Ed. La Zisa) di Antonino Saetta





Spaziando da scenari onirici a copioni di fantascienza, questa raccolta di racconti si presenta al lettore come una sfida che non nasconde i suoi tratti più provocatori. Gli squarci aperti dalla scrittura sui futuri destini della specie umana si alternano a narrazioni apparentemente più ordinarie, ma altrettanto caratterizzate da contorni sognanti e pertanto fumosi. Mescolando a dovere ingredienti dal sapore acre, come gli egoismi di classe e l’aggressività, il gusto per la guerra e l’ibridazione robotica, ciò che viene fuori è un ritratto irriverente della natura umana.

Antonino Saetta è nato a Palermo il 22 aprile 1995. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico “Umberto I”, ha iniziato lo studio dell’ingegneria cibernetica presso l’Università degli Studi di Palermo. Parla fluentemente l’inglese e il tedesco e ha vissuto in Polonia in occasione di un’esperienza Erasmus. Porta il suo nome in memoria del nonno, morto per mano mafiosa prima della sua nascita.

Antonino Saetta, “Racconti Indipendenti”, Edizioni la Zisa, pp. 132, euro 10,00

giovedì 15 marzo 2018

Palermo 23 marzo, evento per i più piccini e non solo: presentazione del “Fantastico mondo di RosMari” di Rosario Prestianni e Maria Di Leto (Ed. la Zisa)



Un pomeriggio in compagnia dei favolosi personaggi del “Fantastico mondo di RosMari” (Edizioni la Zisa). Appuntamento venerdì 23 marzo, alle ore 17, presso la Sala degli Specchi di Villa Niscemi, in piazza dei Quartieri 2, a Palermo.  Interverranno Rosario Prestianni e Maria Di Leto, autori, e Marco Anello, dirigente Miur dell’Ambito territoriale di Palermo.

In un mondo fantastico, popolato da creature curiose e dall’animo gentile, prendono forma incredibili avventure in grado di accendere la fantasia di grandi e piccini. Accadrà, così, di conoscere una vivace famiglia di coniglietti e un viaggio alla ricerca dell’ignoto, o il felice ritorno a casa di chi, strappato alla propria terra, ha attraversato innumerevoli peripezie, e infine una principessa dai piedi di zenzero che attende speranzosa l’arrivo del principe.

Rosario Prestianni è nato nel 1958. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore che ama la vivace compagnia dei più piccoli. Innamorato della terra siciliana, si dedica alla ricerca e tutela dei prodotti locali, commercializzando pane di farine di antichi grani siciliani.

Maria Di Leto è nata a Palermo nel 1968 e ha studiato architettura. Da sempre appassionata di arte, da più di 25 anni si dedica con creatività all’insegnamento nella scuola primaria. Nel tempo libero coltiva l’amore per l’illustrazione.

Rosario Prestianni, “Il fantastico mondo di RosMari”, Illustrazioni di Maria Di Leto, Edizioni la Zisa, pp. 112, Euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-94-0)

mercoledì 14 marzo 2018

Magenta (Mi) 17 marzo, Si presenta il saggio di Sara Generali “Per conoscer... dov’io fossi. La selva e altri luoghi nella Divina Commedia” (Ed. La Zisa)



Appuntamento con Sara Generali,  sabato 17 marzo alle 17 e 30, presso la libreria "Le memorie del mondo",  alla Galleria Portici n. 5, a Magenta (Mi), per conversare con lei intorno al suo saggio  “Per conoscer... dov’io fossi. La selva e altri luoghi nella Divina Commedia”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa.

Il libro: Sara Paola Generali, “Per conoscer... dov’io fossi. La selva e altri luoghi nella Divina Commedia”, Edizioni la Zisa, pp. 176, euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-83-4)

L ’oggetto di questa tesi è costituito dall’individuazione, analisi e interpretazione di una serie mirata di luoghi, particolarmente significativi, presenti nelle prime due cantiche della Commedia dantesca: luoghi rappresentati sia in senso allegorico-simbolico e metaforico sia nel significato letterale, naturale o geografico, dei termini. [...] Per ogni luogo si è fornito un elenco delle ricorrenze, si è svolta [...] un’indagine delle fonti dalle quali Dante avrebbe tratto ispirazione e si è eseguita un’analisi di diversi commenti, antichi e moderni, cercando di operare un’ulteriore messa a fuoco sul piano critico e interpretativo. Ognuno dei luoghi analizzati presenta una possibilità di lettura a molteplici livelli e impieghi dello stesso termine in contesti tra loro molto differenti: la geografia dell’opera spazia continuamente da un livello fisico a uno metaforico, costruendo una fitta rete di richiami e interconnessioni dalle forti valenze simboliche poiché, come afferma il professor Enrico Malato: «Nulla, in Dante, è casuale».  (dall’Introduzione e dalle Conclusioni di Sara Paola Generali)

Sara Paola Generali (Milano, 1989), dottoressa in Lettere moderne all’Università degli Studi di Milano e diplomata in flauto traverso al Conservatorio Guido Cantelli di Novara, insegna italiano, storia e geografia nelle scuole secondarie.


“L’origine del male. Sul pensiero filosofico dell’ultimo Pareyson”. Una bella e stimolante recensione di AUGUSTO CAVADI




L’origine del male. Sul pensiero filosofico dell’ultimo Pareyson (La Zisa, Palermo 2016, pp. 112), di Giada Trapani, si presta almeno a tre prospettive di lettura. E’, infatti, prima di tutto, uno studio su Luigi Pareyson (1918-1991): e, da questa angolazione, ha il merito di evocare uno dei maggiori pensatori italiani del XX secolo, maestro di Umberto Eco e di Gianni Vattimo. Secondariamente è uno studio su una delle fonti principali della meditazione speculativa dello stesso Pareyson: il filosofo Friedrich Wilhelm Joseph Schelling ( 1775-1854), a sua volta uno dei maggiori pensatori del XIX secolo. Per quanto interessanti, queste prime due angolazioni riguardano direttamente la storia della filosofia e, dunque, intrigano molto di più gli specialisti della disciplina che il lettore “comune”. A quest’ultimo, invece, può interessare piuttosto la terza prospettiva da cui questo testo della Trapani si presta a essere letto: la domanda, inquietante e universale (cui si riferisce il titolo stesso della monografia), su “l’origine del male”. Ed è su quest’aspetto che mi propongo di dire qualcosa nel corso della presentazione del libro della Trapani previsto, in compagnia di Giampiero Tre Re, presso la Libreria del Mare (a Palermo, in via Cala 50) venerdì 16 marzo alle 17,30. Le cronache quotidiane, ma prima ancora la biografia di ciascuno di noi, sono sommerse da eventi dolorosi: bambini che nascono con gravi malformazioni genetiche, individui irresistibilmente attratti dal sadismo e dal masochismo, terremoti e uragani, conflitti tribali e guerre mondiali… Il quadro non si alleggerisce certo se lo sguardo si amplia sino a coinvolgere gli altri animali senzienti della Terra o le catastrofi cosmiche in milioni o forse miliardi di galassie. Di fronte a questi dati irrefutabili si registrano molte, diversissime, reazioni. Una prima reazione è il voltarsi dall’altra parte, il decidere di non farci caso. Di non pensarci, almeno sino a quando non veniamo visitati dal male nell’intimità della nostra casa. Pascal parlerebbe della strategia del divertissment. Pareyson accenna a qualcosa di simile quando parla di “nichilismo consolatorio, come forma di eudemonismo” che “va alla ricerca della felicità percorrendo una strada sollevata dal peso della pena e del dolore” (così la Trapani a p. 90). Un modo simile di non pensarci è di affidarsi a una Volontà superiore che chiamiamo talvolta Destino talvolta Dio : la “rassegnazione” pagana degli stoici o di molte correnti del cristianesimo (da alcuni passi evangelici al fideismo di circoli cattolici e protestanti contemporanei). Una terza reazione ha trovato in sant’Agostino il suo maestro e in Leibniz il suo esponente estremista: il male c’è, ma come risvolto inevitabile del bene. Agostino: Dio ha voluto creare un essere libero (e la libertà è un bene), ma l’uomo ha usato male la libertà (il peccato è appunto male morale) e, di conseguenza, ha sperimentato la sofferenza (il male fisico come effetto del male morale: l’anima si è ribellata a Dio, il corpo si è ribellato all’anima, l’universo si è ribellato al corpo). Tutta questa tragedia ha costituito la condizione di possibilità dell’incarnazione redentrice: “ O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere  redemptorem ! ”. Insomma, alla fin dei conti, un mondo con un Dio incarnato per riparare il peccato dell’uomo è un mondo migliore di un mondo senza peccato, senza sofferenze, ma anche senza Cristo. Leibniz va oltre: questo mondo, con i suoi chiaroscuri di bellezza e di bruttezza, non è solo migliore di un mondo senza libertà, ma – dal momento che Dio è sommamente buono e sommamente potente – è “il migliore dei mondi possibili” (l’autrice del saggio ne riferisce alle pp. 66 – 67). I tentativi di salvare onnipotenza e assoluta bontà divina non convincono l’ebreo Hans Jonas: dopo Auschwitz bisogna scegliere fra un Dio onnipotente ma non buono e un Dio buono ma non onnipotente. Siamo a una quarta, possibile, reazione davanti al tema del male nell’universo: Dio, per creare il mondo, si è ritratto (antica dottrina dello zim-zum), lasciando uno spazio alle creature. In quello spazio egli non ha più potestà: accetta il rischio che le cose vadano come devono andare, o come gli uomini vogliono che vadano, senza poter interferire attivamente. Sia i cristiani Agostino e Leinbiz sia l’ebreo Jonas cercano nella libertà umana la chiave di spiegazione dell’enigma costituito dal male: ma non è questo un orizzonte troppo antropocentrico? Soprattutto alla luce delle scoperte cosmologiche da Copernico all’astronomia contemporanea, come cercare in un esserino comparso pochi secondi fa la ragion d’essere di sconvolgimenti che hanno interessato l’universo da tempi immemori e, per non andare troppo lontano, gli animali del nostro pianetino (vedi dinosauri) ben prima della comparsa dell’homo sapiens (e, sia pur condizionatamente, liber)? E’ sulla base di simili considerazioni che pensatori come Schelling (e come Pareyson che a lui si rifà) ritengono inevitabile allargare enormemente il campo d’indagine e spingersi a cercare l’origine del male, del negativo, in Dio stesso (o comunque si voglia denominare il Fondamento primo e assoluto da cui scaturisce momento per momento tutto ciò che è): non accettano di “affermare che la sola libertà dell’uomo può sostenere l’intero peso del male che dilaga nell’universo”, convinti che una visuale solo etica “si rivelerebbe troppo ristretta per un affare così immane e sconvolgente” (p. 101). Il male si squaderna nell’universo non come un imprevisto – più o meno riparabile, più o meno provvidenziale – ma come espressione necessaria di una ferita originaria nel cuore stesso della Sorgente abissale di ogni ente. L’ipotesi interpretativa non è facile da sintetizzare perché si basa sull’intuizione vertiginosa che ci sia “Dio prima di Dio” (p. 103). Schelling infatti distingue, nella sfera del divino, la Persona di Dio da una più radicale, abissale, Natura divina che come un humus primordiale contenente di tutto, tanto di positività quanto di negatività: “La natura di Dio è il desiderio che prova Dio di generare se stesso, è il volere esistere di Dio. Ma il volere di Dio è privo di luce, di forma, di ordine: è il <<volere nel volere>>, è la bramosia cieca, il buio dell’irrazionale, il cupo mistero di Dio.[…] Dio esce dall’abisso per divenire Dio vivente, personale e conquista la sua personalità attraverso il suo movimento in cui si realizza la sua libertà.[…] Il principio  oscuro e il principio di luce in Dio sono inseparabili” (pp. 56 – 57). Insomma: “per Pareyson, come per Schelling, il male è nel mondo perché è già in Dio” (p. 58). Tutta questa teoria vorrebbe illuminare ciò che accade ogni giorno sotto i nostri occhi: “La vita, che è conflitto tra il bene e il male, rispecchia l’originaria lotta che è già nell’Assoluto, e la storia degli uomini che diventa strumento e fine della vittoria del positivo sul negativo riverbera l’affermazione che si è compiutamente realizzata eternamente in Dio, e attraverso la quale Dio si costruisce come persona che si fa” (p. 59). Se Dio stesso, in quanto “libertà originaria, ha avuto una profonda radicale esperienza del negativo al punto da averlo vinto e debellato per sempre, ciò significa che Dio stesso non è pensabile se non come contenente in sé il male per quanto questo si mostri già superato e vinto all’interno stesso della positività di Lui”; non è pensabile senza ammettere “una zona d’ombra nella positività originaria stessa” (p. 103). Ma se è inquinata la Sorgente, tutto il corso del ruscello ne risentirà: “Il dolore, l’insopprimibile tristezza umana, la malinconia di ogni vita, la sofferenza, la finitezza della condizione umana, il fatto ampiamente constatabile che il male è contemporaneamente nel cuore di ogni realtà vivente e dell’universo intero, secondo il nostro filosofo, hanno la loro radice proprio in questa zona d’ombra intrinseca alla positività stessa” (ivi). Non è questo il luogo opportuno per approfondire questa concezione del male, ma almeno un cenno lo si deve all’idea di Dio che essa comporta: un Dio pensato non più come pura Trascendenza, ma come Trascendenza-Immanenza; non monoteisticamente (né tanto meno teisticamente) , ma pan-en- teisticamente. Un’osservazione in margine. Queste opinioni su Dio differiscono molto dall’idea che di Dio mostrava di avere Gesù di Nazareth, almeno se ci basiamo sui vangeli (canonici ed extra-canonici). Tale differenza può mettere in crisi la fede (nell’accezione abituale del vocabolo) del credente “comune”? Dipende dalla nostra attrezzatura esegetica in campo biblico. Se siamo ancorati a una visione medievale di Gesù come Onnisciente, incaricato di rivelare le verità divine più segrete, quasi una sorta di cassaforte metafisica a disposizione dei teologi, apprendere che egli avesse una concezione di Dio altissima, ma imperfetta, può risultare sconvolgente. Se, invece, alla luce degli studi biblici degli ultimi due secoli, abbiamo riscoperto la vera umanità di Gesù, e dunque abbiamo capito che egli non era un esperto di tematiche speculative ma un maestro di vita, allora le indicazioni più tipicamente evangeliche (riguardanti l’impegno per una società improntata alla sobrietà, alla nonviolenza, alla solidarietà, alla fraternità e così via) resteranno valide, per nulla intaccate. Personalmente, insomma, ho molte riserve sulle teorie pareysoniane circa l’origine del male, ma non mi sognerei di dichiararle eretiche: vanno esaminate e discusse laicamente come laicamente va vagliata ogni teoria filosofica. Eretico, in questo campo, può essere chi viola l’ortoprassi più che l’ortodossia: chi conta di vivere al riparo della sofferenza, anche a costo di seppellirsi nel bunker del proprio privato per non vedere né ascoltare il dolore dell’universo.

(Siciliainformazioni.it, 13 marzo 2018)


mercoledì 7 marzo 2018

Per i tipi delle Edizioni La Zisa arriva in libreria “L'uomo di ferro” di Iulian Emil Murgoci




Questo libro racchiude l’avvincente racconto di una sfida, o meglio, di una lunga corsa verso la vita che tenta ripetutamente di rigenerare se stessa. Ma per raggiungere questa meta è necessaria prima una fine, una caduta che spezzi il passo del corridore regalandogli un nuovo slancio prima dell’arrivo. Quella che il lettore si appresta a scoprire è la storia del giovane autore, Iulian Emil Murgoci, che senza giri di parole mette a nudo il proprio vissuto fatto di solitudine e depressione, uso di droghe e desiderio di morte, ma anche di coraggio e rinascita.

Iulian Emil Murgoci è nato a Ivesti, in Romania, il 13 settembre del 1988 e dal 1994 risiede in Italia, a Fiano Romano. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Via Luisa di Savoia, 14” di Roma, ha lavorato come benzinaio, operatore di call center e receptionist. Appassionato di corsa e ciclismo, nel 2012 ha partecipato alla Maratona di Roma terminandola con un tempo di 3 ore, 40 minuti e 51 secondi.

Il libro: Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 14,00

Bagheria (Pa) 10 marzo, Si presenta il romanzo di Mariceta Gandolfo "Sotto il cielo di Palermo. Storie di famiglie" (Ed. La Zisa)



Sabato 10 marzo alle ore 16.45 sarà presentato a Palazzo Aragona Cutò di Bagheria "Sotto il cielo di Palermo. Storie di famiglie", ultima fatica di Mariceta Gandolfo, ex insegnante presso il Liceo classico Francesco Scaduto. Durante la presentazione, oltre all'autrice, interverranno il professore Domenico Figà già Dirigente Scolastico del Liceo Scaduto e il professore Domenico Aiello.
L'incontro, aperto a chiunque abbia interesse a partecipare, sarà ulteriormente impreziosito dalla lettura di brani del romanzo da parte delle allieve del laboratorio teatrale del Liceo Scaduto, diretto dalla professoressa Gabriella Paredes.
"Sotto il cielo di Palermo. Storie di famiglie" è un romanzo che narra le vicende di due famiglie, distanti e diversissime tra loro, destinate ad incontrarsi, sullo sfondo di una Palermo che troneggia sovrana, con i suoi riti, il suo dialetto, le sue usanze. La storia si sviluppa in un arco temporale molto vasto, dai primi anni del '900 fino agli anni '60, in cui la realtà storica dei fatti viene sapientemente miscelata all'artificio narrativo, creando una trama a metà tra finzione e realtà. Protagoniste una famiglia composta da un intraprendente giovanotto milanese, commesso di una cartoleria a Milano, che viene mandato dal suo principale a dirigere una succursale a Palermo, e una famiglia di cui fa parte un'agiato gabelloto, originario di una delle zone più interne ed arretrate della Sicilia, che ambisce ad assicurare un futuro da “borghese” ai suoi figli. Da queste due scelte di vita scaturiranno tutte le vicende, i destini, gli amori.
Mariceta Gandolfo, profondamente legata alle due famiglie protagoniste, ha scelto di essere la voce narrante di questo romanzo. L'autrice, conosciuta tra la cittadinanza bagherese soprattutto per il suo ruolo di insegnante presso il Liceo Scaduto, si è da sempre dedicata alla scrittura e alla direzione di vari testi teatrali, ha collaborato alla rivista Mezzo Cielo e attualmente scrive per la rivista di psicologia Link. Al momento insegna presso l’Università Leonardo Da Vinci di Palermo.

giovedì 1 marzo 2018

Per i più piccini! Siete pronti a entrare nel “Fantastico mondo di RosMari” in compagnia di Rosario Prestianni e di Maria Di Leto?




In un mondo fantastico, popolato da creature curiose e dall’animo gentile, prendono forma incredibili avventure in grado di accendere la fantasia di grandi e piccini. Accadrà, così, di conoscere una vivace famiglia di coniglietti e un viaggio alla ricerca dell’ignoto, o il felice ritorno a casa di chi, strappato alla propria terra, ha attraversato innumerevoli peripezie, e infine una principessa dai piedi di zenzero che attende speranzosa l’arrivo del principe.


Rosario Prestianni è nato nel 1958. Papà di quattro figli, è un appassionato sognatore che ama la vivace compagnia dei più piccoli. Innamorato della terra siciliana, si dedica alla ricerca e tutela dei prodotti locali, commercializzando pane di farine di antichi grani siciliani.

Maria Di Leto è nata a Palermo nel 1968 e ha studiato architettura. Da sempre appassionata di arte, da più di 25 anni si dedica con creatività all’insegnamento nella scuola primaria. Nel tempo libero coltiva l’amore per l’illustrazione.

Arriva in libreria: Rosario Prestianni, “Il fantastico mondo di RosMari”, Illustrazioni di Maria Di Leto, Edizioni la Zisa, pp. 112, Euro 12,00 (ISBN 978-88-99113-94-0)