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mercoledì 27 giugno 2018

Un successo davvero inaspettato e piuttosto inconsueto per un volume di poesie scritte in dialetto siciliano.



Arriva in libreria la seconda edizione, rivista e accresciuta, di Maria Costanza, “Semu ricchi e altre poesie (in dialetto siciliano)”, prefazione di Letizia Passarello, Edizioni La Zisa, pp. 80, euro 8,00


Dall’incanto per la fioritura della vita a primavera, al ritratto ironico dei costumi moderni, questa raccolta di poesie celebra la bellezza dell’esistenza nella molteplicità delle sue forme e variazioni. Il divenire delle cose, attraverso l’inesorabile scorrere del tempo, muove la scrittrice al verso, rigorosamente cantato in dialetto siciliano. Immerso in questo scenario sonoro, il lettore potrà assistere all’appassionato racconto di tradizioni e luoghi, di significati e memorie.




Maria Costanza è nata ad Agrigento e per motivi di studio, all’età di diciotto anni, si trasferisce a Palermo, città dove ha svolto l’attività di docente di lettere e dove risiede tuttora. Introdotta dal padre, anche lui poeta, alla ricerca del bello, ha pubblicato presso la Montedit, nella collana Le Schegge d’Oro, la silloge Meditazioni poetiche, arrivando finalista nel concorso letterario “Il giro d’Italia delle poesie in cornice 2005”.

giovedì 21 giugno 2018

“Salvatore Giuliano era mafioso”. L’ultimo mistero negli archivi Usa svelato in un libro pubblicato dalle Edizioni La Zisa




Di SALVO PALAZZOLO (La Repubblica-Palermo, 1 maggio 2018)


Nel libro dello storico Petrotta i documenti dei servizi segreti americani “Mandanti dell’eccidio furono i boss, minacciati dalla lotta per le terre”

«Office of Strategic Services. Report n. J-228/2 gennaio 1944. La mafia si è riorganizzata e ha ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. Fra i suoi membri più pericolosi si segnala Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Firmato: agente Z». Dagli archivi americani emergono nuovi documenti dei servizi segreti che spazzano via, ormai definitivamente, il mito del bandito Salvatore Giuliano. Altro che moderno Robin Hood in lotta per l’indipendenza della Sicilia, Turiddu che ruba ai ricchi per dare ai poveri, già all’inizio della sua ascesa fra le montagne della provincia di Palermo era indicato dall’intelligence statunitense nella lista dei most dangerous leaders” i più temibili delle cosche, assieme a tale «Remigi, ai fratelli Di Maria, a Badalamenti. Ricercati per vari crimini commessi contro la proprietà e le persone — scriveva l’agente Z — i ribelli vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno venti elementi della città». Dopo la strage di Portella della Ginestra, del primo maggio di 41 anni fa, vennero scritte parole ancora più chiare: l’agente speciale del controspionaggio americano George Zappalà definiva la banda Giuliano «un’organizzazione terroristica mafiosa, accusata di aver commesso numerosi crimini in Sicilia».
Un libro riscrive la storia del bandito di Montelepre. Si intitola: “Salvatore Giuliano, uomo d’onore. Nuove ipotesi sulla strage di Portella della Ginestra” (Edizioni La Zisa). L’autore, Francesco Petrotta, è uno dei maggiori conoscitori della storia del movimento contadino siciliano. Dopo aver recuperato nuovi documenti nei National Archives americani ha riesaminato gli atti dei processi alla banda Giuliano e poi le dichiarazioni di storici collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta. Tanti tasselli che adesso non descrivono più un bandito aiutato dalla mafia, ma un mafioso vero e proprio, che il primo maggio del 1947 non commise errori o ingenuità sparando sui contadini riuniti a Portella per la festa dei lavoratori. «Piuttosto, ritengo che abbia eseguito delle direttive dell’organizzazione criminale di cui faceva parte», dice Francesco Petrotta. E spiega: «Fino ad oggi, gli storici hanno cercato di scoprire i volti dei mandanti di Portella analizzando i rapporti che Giuliano intratteneva con alcuni uomini politici indipendentisti e del centrodestra. Credo invece che la strage doveva servire a salvaguardare il potere di Cosa nostra, messo in discussione nelle campagne dalle occupazioni delle terre da parte del movimento contadino, che all’epoca era il primo movimento di massa contro la mafia. E con quella strage — aggiunge l’autore della ricerca — Giuliano si schierò a tutela degli interessi della casta degli agrari di cui la mafia era parte integrante».
Ma mancano ancora molti tasselli di questa storia. Nonostante la lettera dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi che nel 1988 invitava alla desecretazione di tutti i documenti riguardanti Portella. Spiega ancora Petrotta: «Non sono a disposizione degli studiosi gli atti istruttori che furono fatti dalla procura di Palermo dopo la denuncia dell’onorevole Giuseppe Montalbano sui mandanti dell’eccidio, il 25 ottobre 1951. E risultano ancora secretati gli atti sull’omicidio del bandito Gaspare Pisciotta, ucciso il 9 febbraio 1954 all’Ucciardone».
Due anni prima dell’ultimo caffè — alla stricnina — il braccio destro di Giuliano aveva svelato in un interrogatorio che il bandito di Montelepre era un uomo d’onore, «battezzato — così avrebbe detto — in un convegno di alti dignitari della mafia». Chi erano quegli alti dignitari? Il verbale è ancora un segreto di Stato.


lunedì 18 giugno 2018

In occasione del 70° anniversario della nascita dello Stato d’Isrele, torna in libreria il saggio di Anna Momigliano, “Israele e gli altri. Un dissidio irrisolto”, prefazione di Tobia Zevi, Edizioni La Zisa, pp. 80, euro 12,00





“Lo Stato di Israele […] è grande più o meno quanto la Sicilia. Vi risiedono circa sei milioni di ebrei e due di arabi, senza contare gli abitanti della Cisgiordania. In più vi sono una serie di minoranze storiche ma non così conosciute: drusi, circassi, beduini, ecc. […] l’identità di questa terra è talmente complessa che possono percepirsi eccentrici, rispetto alla maggioranza, i giovani che non si riconoscono nella politica e nel mainstream; la classe media che perde potere d’acquisto e non riesce a pagarsi un affitto; gli arabi israeliani che si sentono cittadini di serie B; gli arabi cristiani rispetto alla maggioranza musulmana; i neri africani in rapporto alle altre etnie; le popolazioni beduine e nomadi; i lavoratori immigrati del Sud-est asiatico; i religiosi e i laici, entrambi; i russi o gli etiopici di fronte ai pionieri; i sefarditi nei confronti degli ashkenaziti. Il miracolo del sionismo consiste proprio nell’aver integrato – tra mille contraddizioni – milioni di esseri umani in pochissimi anni: solo tra il 1945 e il 1951 sbarcarono circa 685 mila immigrati, innestandosi su una popolazione di 650 mila persone, […]. Pensiamo a cosa succederebbe in Italia – considerato il livello dell’attuale dibattito pubblico – se arrivassero 65 milioni di immigrati nei prossimi cinque anni!”(dalla Prefazione di Tobia Zevi).


Anna Momigliano è caporedattrice di “Studio”, collabora con “Haaretz” e il “Corriere della Sera”. È autrice di “Karma Kosher, giovani israeliani tra guerra, pace, politica e rock ‘n roll” (Marsilio 2009) e “Il Macellaio di Damasco” (VandA 2013).


lunedì 11 giugno 2018

Torna in libreria l’avvincente romanzo di Francesco Alliata, “Il segreto dei Templari”, Edizioni la Zisa, pp. 160, euro 9,90



Giorgio De Santis è un professore di botanica che, casualmente, viene in possesso di alcune informazioni “riservate” che possono aiutare a ritrovare uno dei tesori più misteriosi dell’antichità, quello dei Templari. Comincia, novello Indiana Jones, un pellegrinaggio avventuroso che lo porterà ad attraversare mezza Europa e l’Africa del nord, sfuggendo a criminali incalliti e archeologi senza scrupoli, per far ritorno, infine, al suo lavoro e ai suoi affetti.

Francesco Alliata è stato un imprenditore, produttore cinematografico e regista italiano. Nasce a Palermo nel 1919, è Duca di Salaparuta e XIV Principe di Villafranca e del Sacro Romano Impero. Studia giurisprudenza e, in collaborazione con Roberto Rossellini, fonda la Panaria Film, che produrrà, tra gli altri, Vulcano con Anna Magnani e La carrozza d'oro di Jean Renoir.

Nel 2012 pubblica il “Segreto dei Templari” per le Edizioni La Zisa; nel 2015 esce “Il Mediterraneo era il mio regno” per Neri Pozza Editore. È scomparso il 1 luglio 2015.


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venerdì 8 giugno 2018

Un pomeriggio davvero speciale con Stefania Petyx e tanti altri amici














Metti un imprenditore coraggioso che sfida la mafia. Uno Stato che appare assente se non ostile e tanti amici che non si rassegnano e continuano a lottare con lui perché le cose in Sicilia, e non solo, cambino davvero. Ancora grazie a Daniele Ventura, Andrea Turco, Beatrice Raffagnino, Stefania Petyx, Giancarlo Cancelleri, Raffaele Genova e a tutti quelli che sono intervenuti, così numerosi, alla presentazione del libro "Cosa nostra non è cosa mia" (Ed. La Zisa) alla Feltrinelli di Palermo. Il cammino è appena iniziato!


giovedì 7 giugno 2018

Roma 13 giugno, Alla libreria Minerva si presenta l’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa





Appuntamento mercoledì 13 giugno, alle ore 18, presso la storica libreria Minerva di piazza Fiume 57, a Roma, per la presentazione dell’opera di Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, pubblicato dalle Edizioni La Zisa. Oltre all’autore, interverranno: Ottorino Ferilli, sindaco di Fiano Romano (Roma) e Diana Nicoleta Vasile.

Questo libro racchiude l’avvincente racconto di una sfida, o meglio, di una lunga corsa verso la vita che tenta ripetutamente di rigenerare se stessa. Ma per raggiungere questa meta è necessaria prima una fine, una caduta che spezzi il passo del corridore regalandogli un nuovo slancio prima dell’arrivo. Quella che il lettore si appresta a scoprire è la storia del giovane autore, Iulian Emil Murgoci, che senza giri di parole mette a nudo il proprio vissuto fatto di solitudine e depressione, uso di droghe e desiderio di morte, ma anche di coraggio e rinascita.

Iulian Emil Murgoci è nato a Ivesti, in Romania, il 13 settembre del 1988 e dal 1994 risiede in Italia, a Fiano Romano. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Via Luisa di Savoia, 14” di Roma, ha lavorato come benzinaio, operatore di call center e receptionist. Appassionato di corsa e ciclismo, nel 2012 ha partecipato alla Maratona di Roma terminandola con un tempo di 3 ore, 40 minuti e 51 secondi.

Il libro: Iulian Emil Murgoci, “L'uomo di ferro”, Edizioni La Zisa, pp. 180, euro 14,00


mercoledì 6 giugno 2018

Palermo 15 giugno, Alla chiesa anglicana un caffè con… i Valdesi, la più antica minoranza protestante in Italia!





“Eravamo tutti valdesi e non lo sapevamo!”. Narra la leggenda che avrebbe esclamato così il grande riformatore tedesco, Martin Lutero, incontrando una delegazione di Valdesi recatisi in Germania per incontralo. Ma chi sono questi “famosi” valdesi la cui esistenza era ignota anche a Lutero? Lo scopriremo insieme sorseggiando un buon caffè italiano e gustando dei deliziosi biscotti (russi).

Appuntamento venerdì 15 giugno, alle ore 17, presso la Chiesa anglicana “Santa Croce” di via Roma 467A, a Palermo,  per “incontrare” il pastore Teodoro Balma (1907-1994) autore del volume “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, meritoriamente ripubblicato dalle Edizioni La Zisa.  

Ne discuteranno: Peter Ciaccio, pastore valdese; Russell Ruffino, pastore anglicano e parroco della chiesa “Santa Croce”; Pietro Magro, sacerdote cattolico e responsabile dell’Upedi - Ufficio pastorale per l'ecumenismo e il dialogo interrelegioso; Rosaria Caruso, pastora evangelica Ministero Sabaoth; e Davide Romano, direttore editoriale delle Edizioni La Zisa e presidente dell’associazione La Tenda di Abramo – Culture e religioni in dialogo.

Alle 19, seguirà la messa in italiano celebrata secondo il rito anglicano. La partecipazione alla funzione è aperta a tutti.


Il libro: Teodoro Balma, “Il popolo della Bibbia. Storia e martirio dei Valdesi”, a cura di Italo Pons, prefazione di Antonio di Grado, Edizioni La Zisa, pagg. 256, € 16,00 (ISBN: 978-88-95709-84-0)
  
Questa di Teodoro Balma è più un'opera di buona divulgazione che non di mera erudizione storiografica, la cui impostazione risente, non poco, del clima politico - il ventennio fascista - nel quale fu concepita e scritta. Nonostante quel che possa sembrare ad un lettore poco attento, soprattutto nelle pagine finali del libro, dove l'Autore rende omaggio all'allora capo del governo - un atto dovuto onde evitare gli ostacoli della censura e non di certo per piaggeria o per un errore di valutazione-, tutto il volume è un inno alla libertà, alla strenua difesa dei propri ideali, alla tolleranza, alla dignità dell'Uomo, viste attraverso le vicende ultrasecolari e drammatiche dei Valdesi, il primo ed unico movimento di Riforma religiosa, sorto nel Medioevo e giunto sino ai nostri giorni. Le vicende e i personaggi narrati scandiscono in rapida sintesi le tappe salienti di un lungo processo di democrazia religiosa ancora in buona parte insoluto, che oggi, ampliando il discorso, non riguarda più soltanto il culto Valdese, ma ciascun credo, specialmente laddove esistono Chiese con posizioni dominanti, i cui destini si intrecciano, in un rapporto di connivenza, e talvolta si identificano col potere politico stesso. Questo avviene al tempo in cui siamo, sino al paradosso che gli abusanti di un luogo, spesso diventano gli abusati in un'altra parte di questo nostro stupido mondo.

Teodoro Balma (1907-1994), pastore valdese, teologo, giornalista e scrittore, ha esercitato la sua attività pastorale in diverse città italiane, come Napoli, Catania, Riesi, Venezia e Torino, lasciando in ciascuna il segno della sua forte personalità. Ha collaborato a diversi periodici: "Corriere di Sicilia", "Persona", "Protestantesimo", "La Luce", "L'Appello", "Gioventù Cristiana". Tra le sue opere, si ricordano: Storia dei Valdesi (Milano 1929), Lineamenti di dottrina cristiana (Catania 1934), Voci degli Apostoli (Catania 1938), Il Costume Valdese (Catania 1938).

Catarsi in versi in libreria! Tregor Russo, “Catarsi redentrice. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 56, euro 9,90 (ISBN 978-88-31990-03-5)




La catarsi del titolo è il moto dell’anima che attraversa le poesie di Tregor Russo. Il leitmotiv della raccolta è il desiderio (che sia di vita, morte o amore). Affidandosi ad un immaginario suggestivo, ancestrale e a tratti apocalittico, l’autore ci trascina verso il suo abisso. Ma nonostante la vertigine della caduta dia la sensazione di ebbrezza, in realtà quello che spinge le poesie di Russo è un movimento verticale: una salita, una redenzione che si finge precipizio. Catarsi Redentrice si dispiega pagina dopo pagina secondo questa ambivalenza; fra redenzione e dannazione, fra le luci e le ombre dell’uomo.

Tregor Russo è nato a Menfi (Ag) nel 1978. È insegnante accademico di musica, nonché artista internazionale, compositore, arrangiatore, cantante, polistrumentista e poeta. Catarsi Redentrice è la sua opera prima.


In libreria l’esordio di Davide Cataldo, “Vicin’ ò Mare. Poesie”, Edizioni la Zisa, pp. 80, euro 9,90 (ISBN 978-88-3199-005-9)





L’esordio in poesia di Davide Cataldo è un emozionante autoritratto che non smette mai di guardare l’Altro. Nelle liriche, sono gli altri e le cose a determinare l’identità del poeta. Che si tratti della donna amata dagli occhi “colore dell’olio…”, o degli oggetti e luoghi: la panchina, la terrazza, le Dunhill; questi elementi vanno a comporre l’universo interiore di Cataldo. Una dimensione abitata necessariamente sia dalla singolarità che dalla pluralità poiché “L’unione è completezza./L’unione è vita.”. Nonostante, a volte, l’incontro con l’altro da sé sia doloroso e apparentemente irrisolvibile, è nella condivisione, nella fusione tramite la materia poetica che il poeta può finalmente autodeterminarsi. Come scrisse Jean-Luc Nancy: «Noi dobbiamo riappropriarci di ciò che, già, ci ha resi “noi”, oggi, adesso, qui, il noi di un mondo che sente di non avere più senso ma di essere il senso stesso».

Davide Cataldo nasce a Palermo nel 1983. Oggi è titolare di un marchio appena nato d’abbigliamento, un fotografo freelance non professionista, gestore di attività ricettive, a quanto pare un poeta, e continua nel suo intento di realizzare sogni propri e altrui. Con fede in Dio e in se stesso.



A breve in libreria lo struggente romanzo di Elisabetta Inviati, “Lasciati abitare dall’amore. La Casa si Di Lucy”, Edizioni La Zisa, pp. 226, euro 16,00 (ISBN 978-88-3199-002-8)






Il romanzo è incentrato sui Mirabella: una famiglia sana, dai principi e valori saldi da trasmettere ai posteri. Una sorta di eredità spirituale che Tommaso, il capofamiglia, lascia ai figli, perché lasciarsi abitare dall’amore vuol dire farlo risiedere nel cuore come balsamo per le ferite dell’anima e manifestarlo agli altri con le azioni semplici, quotidiane, altruistiche. I personaggi introducono tematiche contemporanee sull’adozione, l’omicidio stradale, la violenza sulle donne e sui minori. Nell’intreccio non mancano la scoperta di segreti, collegamenti a eventi storici, dubbi e domande, che danno rilievo a delle personalità in divenire, e sollecitano il lettore a una visione diversa della vita. Per poterla dire come Tommaso Mirabella: “Se ogni uomo si facesse abitare dall’amore, il mondo sarebbe un luogo migliore”.

Elisabetta Inviati nasce ad Altofonte (PA) nel 1949. Nell’82 vince il Concorso di Scuola Materna Statale dove rimane a lavorare per oltre trent’anni. Si laurea in Filosofia, si abilita all’insegnamento delle Scienze dell’Educazione e fa esperienza in qualità di Psicopedagogista nella scuola dell’Infanzia e Primaria statale. Nel 2016 esordisce con il romanzo Un grido dal cuore, e nello stesso anno pubblica anche una silloge di poesie Uno scorcio d’anima.


Arriva in libreria: Giuseppe D’Agrusa, "Raccontare in poesia”, Edizioni La Zisa, pp. 80, € 9,90 (ISBN 978-88-3199-004-2)





Il corpus lirico della raccolta è la nostalgia. Lo sguardo attento di Giuseppe D’Agrusa sfiora in segreto i volti e le vite dei passanti soffermandosi sui quadri della quotidianità (siano i giochi di candidi panni stesi, un barbone o un’alba) per registrarne l’impressione trasfigurata dai suoi ricordi. Raccontare in poesia è un memoriale dove le immagini del passato si mescolano ai sogni, desideri e speranze del presente. Pagine di poesie abbacinate dal sole cocente siciliano e sferzate dal polveroso Scirocco. Solo all’ombra delle fronde delle jacarande il poeta colmo di meraviglia e malinconia può trovare refrigerio nella contemplazione della sua amata Sicilia e della sua anima.

Giuseppe D’Agrusa è nato a Palermo nel 1952, dove attualmente vive e lavora. Si diploma Perito commerciale, e frequenta la facoltà di biologia presso l’Università degli studi di Palermo. Nel 2013 esordisce con la sua prima silloge Le poesie nel cassetto, alla quale seguono altre pubblicazioni. Negli anni i suoi testi ricevono riconoscimenti e segnalazioni; le sue poesie sono presenti in diverse antologie e riviste letterarie.




Arriva fra gli scaffali delle librerie la silloge in “lingua” siciliana di Valeria Mandalà, “Ti cuntu ‘u cuntu, si ni vò fari cuntu… “, Edizioni La Zisa, pp. 66, euro € 9,90 (Isbn ISBN 978-88-31990-06-6)





“U Cuntu” di Valeria Mandalà è una dichiarazione d’amore in versi per la Sicilia. Le poesie, in dialetto palermitano, sono divise in tre sezioni: Natura e Sintimientu, Sicilia adurata, priestu cuntata e Stuori ri gienti. La Natura di cui si parla, non è solo quella dei paesaggi arsi, del mare attratto e respinto dalle rive, è anche la natura dei monumenti, delle strade di Palermo e provincia: una natura urbana impregnata di Storia e leggende popolari. Le poesie dell’autrice tracciano una mappa poetica dell’Isola raccontando con occhi sinceri e pieni di meraviglia il legame di sangue con la propria terra. I versi richiamano alla luce, al vento e al fuoco, all’anelito costante per la Bellezza che chi è nato in Sicilia porta sulla pelle come una firma.

Valeria Mandalà nasce a Trento nel 1973 da genitori palermitani. Nel 1998 si laurea in Lingue e Letterature inglese e tedesca all’Università degli Studi di Palermo. Dal 2002 è docente di Scuola dell’Infanzia presso la D.D. Alcide De Gasperi di Capaci. È amministratrice e redattrice di due pagine Instagram (@ig_panormus; @ig_sicily) e Facebook (Ig_sicilians) dedicate alle foto di Palermo e della Sicilia.

Novità in libreria: Beatrice Pillitteri, “Tensione Blu. Poesie”, Edizioni La Zisa, pp. 50, euro 8,00 (Isbn 9788831990011)




Tensione Blu è il sincero e appassionato esordio di Beatrice Pillitteri in poesia. Il testo raccoglie, in versi, pezzi della sua vita da un presente più remoto a uno più recente. Questa sorta di biografia lirica è divisa in due sezioni: A sorsi ed Entropia, che rappresentano due momenti fondamentali nell’evoluzione dell’io lirico della raccolta. Queste sono le due tappe necessarie nell’educazione sentimentale dell’autrice; sentimenti intesi nella loro totalità e non solo con accezione romantica. Tramite la relazione con l’Altro, Pillitteri ci rende partecipi di tutto ciò che con dolore ha dovuto lasciare dietro di sé per poter crescere e conquistare alcuni doni preziosi della vita: il perdono, la speranza, la rinascita.

Beatrice Pillitteri (Palermo, 1992) frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. Oltre che di poesia, si diletta anche di musica.